12 30 6 C'ERA UNA VOLTA LA BORSA DI CORDA A RETE… MA ORA IL FUTURO LE ARRIDE
Il Consiglio dei Ministri dello scorso 22 dicembre non ha ritenuto di prorogare ulteriormente la data di messa al bando dei sacchetti in plastica visto che proroga di un anno c'era già stata, al contrario di quanto avvenuto negli altri Paesi europei dove l'attuazione della direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio è in corso da un anno. Né il provvedimento è di ieri visto che risale a quattro anni fa, Governo Prodi. "E' una grande innovazione, quella introdotta dal governo - ha commentato il ministro Stefania Prestigiacomo, che si è opposta all'introduzione dell'ennesima proroga - che segna un passo in avanti di fondamentale importanza nella lotta all'inquinamento, rendendoci tutti più responsabili in tema di riuso e di riciclo. Perché il provvedimento possa però produrre risultati concreti, è necessario il coinvolgimento pieno degli operatori commerciali, della piccola e della grande distribuzione, perché sperimentino su larga scala sistemi di trasporto alternativi ai sacchetti di plastica, e dei cittadini".
Esprime la sua soddisfazione la Coldiretti aggiungendo "Gli italiani sono tra i massimi utilizzatori in Europa di shoppers in plastica con un consumo medio annuale di 300 sacchetti a testa. In Italia arriva un quarto dei 100 miliardi di pezzi consumati in Europa dove vengono importati per la maggioranza da Paesi asiatici come la Cina, Thailandia e Malesia. Il 28% di questi sacchetti diventa rifiuto e va ad inquinare l'ambiente in modo pressoche' permanente poiche' occorrono almeno 200 anni per decomporli".
"Il divieto di commercializzazione dei sacchi da asporto merci non conformi ai requisiti di biodegradabilità indicati dagli standard tecnici europei vigenti entra in vigore il 1° gennaio 2011. In pratica ci vorrà ancora qualche settimana dato che è possibile smaltire i sacchetti ancora disponibili a condizione che "la cessione sia operata in favore dei consumatori ed esclusivamente a titolo gratuito".
L'altra campana (1)
Provvedimento inapplicabile un anno fa, e inapplicabile oggi dice la Federazione gomma plastica, che raccoglie i produttori di manufatti come i sacchetti, in Italia si usano "shopper" per 200mila tonnellate, con un fatturato sugli 800 milioni di euro e 4mila dipendenti impegnati in un centinaio di fabbriche.
I sacchetti di plastica «vantano quantità riciclate pari a circa 65mila tonnellate» e - osservano i produttori - i costi stimati per cambiare i macchinari e adeguarli alla plastica biodegradabile «sono mediamente pari a 30-50mila euro per impianto, in relazione alla dimensione».
"Pur esprimendo il massimo rispetto per le istituzioni", Unionplast (l'Associazione dei trasformatori di materie plastiche) sostiene che per entrare in funzione occorre l'emanazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, del decreto attuativo previsto dalla Legge 296/06 da approvarsi da parte della Commissione Europea. Questa, sicono, ha già bocciato analoga iniziativa francese. Negano che esista una direttiva europea che preveda la messa al bando
del sacchetto di plastica. Sostengono che il sacchetto di plastica è conforme alla direttiva 94/62/CE (art. 9) dal
momento che rispetta 3 delle 4 possibili opzioni utili per la valorizzazione del fine vita: riutilizzo, recupero di energia, recupero di materia. Ancora: il sacchetto in biopolimero non è riutilizzabile (è monouso per definizione), non è recuperabile per via energetica e soprattutto non è riciclabile mentre il sacchetto in plastica è riutilizzabile più volte, recuperabile per via energetica e riciclabile.
Il tentativo di esclusione dei sacchetti in plastica dunque sarebbe "iniquo, irrealizzabile e manifestamente inutile da un punto di vista della tutela ambientale".
L'altra campana (2)
Perplesse anche le catene di supermercati, come fa osservare la Federdistribuzione, che ricorda come «in questo quadro di riferimento confuso appare irrealistica l'abolizione dei sacchetti di plastica dall'inizio del prossimo anno, senza che questa decisione generi caos e si rifletta in minor servizio al consumatore». Le catene di supermercati, sia chiaro, sono prontissime a cambiare il tipo di sacchetti, come fanno già alcuni colossi, ma chiedono certezza per sé, per i loro fornitori e soprattutto per i clienti.
Qualcuno è già in pista
Qualcuno è già in pista. In molti Comuni i regolamenti avevano già messo al bando la plastica ma l'imprenditoria non è stata con le mani in mano. Un esempio: Il cotone, una materia prima tutta al naturale
Ecottonbag é il nuovo shopper in cotone nato per salvaguardare l'ambiente e ridurne l'inquinamento. Il cotone è un materiale biodegradabile al 100%, ha un basso impatto ambientale rispetto alla carta (causa di deforestazioni) e rispetto ai prodotti chimici e derivati (non biodegradabili al 100%) Ecco Ecottonbag, BIODEGRADABILE, RESISTENTE E PRATICA.
La forma a rete permette alla borsa di adattarsi al contenuto senza rompersi e contenere alimenti e prodotti che non troverebbero spazio in una borsa di tessuto tradizionale. E' molto resistente e può portare fino a 15 kg. Vuota è leggerissima. Capacità e resistenza di carico sono più elevate rispetto a prodotti in carta o biopolimeri. Dimensione tascabile del prodotto ripiegato anche dopo l'utilizzo. Ovviamente l'ecottonbag risponde a quanto richiesto dalla più recente normativa europea in materia di gestione dei rifiuti, che indica nella riduzione del rifiuto 'a monte' l'obiettivo prioritario da perseguire. In questo contesto sono indubbiamente le soluzioni riutilizzabili rispetto a quelle monouso che danno il migliore risultato ambientale complessivo.
Da precisarci che non siamo stati pagati per fare pubblicità al prodotto…!
La vecchia borsa a rete. I meno giovani ricorderanno il tempo in cui occorrevano le borse per fare la spesa. La più pratica, certo non per cose piccole, era la borsa di corda a rete. Vuota portava via poco spazio e aveva due manici, sempre di corda, che non tagliavano le mani come fanno i sacchetti di plastica quando il contenuto pesa parecchio.
Comunque sia bene così
I(n ogni caso il divieto c'é. Le resistenze pure. Il tempo necessario per andare a regime scontato. Abbiamo superato il punto di non ritorno. Bene.
Adesso ci sarebbe da guardare dentro al problema degli imballaggi specie verso quelle confezioni che impiegano plastica a piene mani magari come contenitori di piccoli oggetti…