COMMISSIONE UE, VIA AL KYOTO 2: L'EUROPA LABORATORIO DELLE NUOVE SFIDE

Approvato dalla Commissione Europea il piano per la lotta al cambiamento climatico; un testo che dovrà però passare attraverso le sabbie mobili del Parlamento europeo e del confronto tra governi.

Le proposte di Bruxelles confermano la riduzione delle emissioni di gas serra del 20% nel periodo 2012-2020, l'innalzamento dell'uso delle energie rinnovabili fino al 20% e quello di biocarburanti al 10%. Il tutto si iscrive nel cosiddetto Kyoto 2, la nuova strategia, per ora sottoscritta solo dall'Europa, chiamata a dar seguito al Protocollo i cui effetti scadranno proprio nel 2012.

Secondo il presidente della Commissione, Josè Manuel Barroso, realizzare il piano «sarà un vero impegno ma anche un buon affare» visto che costerà solo lo 0,5% del Prodotto interno lordo del Vecchio continente, ovvero 60 miliardi o tre euro alla settimana per cittadino, mentre lasciare strada al surriscaldamento potrebbe bruciare fino al 20% della nostra ricchezza.

A partire dal 2013, dunque, le industrie che inquinano di più, come i produttori di elettricità, pagheranno tutte le emissioni di Co2, mentre oggi dispongono di una serie di quote assegnate gratuitamente e pagano solo quelle in eccesso.

Una scelta che ha scatenato le critiche delle aziende di tutta Europa, terrorizzate dai costi per la sua attuazione: per la Confindustria Ue la nuova strategia porterà ad «un aumento significativo del prezzo dell'elettricità» (10-15%) e di altri prodotti. Attacchi rimandati al mittente da Bruxelles, secondo cui la nuova politica verde creerà un milione di posti di lavoro e solo nel campo dei biocombustibili farà aumentare gli investimenti di 150 miliardi di euro all'anno. Ad ogni buon conto rispetto ai primi progetti la Commissione ha già accolto molti «suggerimenti» dell'industria concedendo ai settori particolarmente esposti alla concorrenza dei paesi in cui non vigono norme per la salvaguardia ambientale un periodo di transizione durante il quale continueranno ad avere le quote gratuite. Bruxelles si è anche riservata il diritto di imporre tassa extra ai prodotti provenienti dai paesi inquinatori (come Usa e Cina, come il resto dell'Asia) e consentirà di ricorrere agli aiuti di stato (oggi illegali) che mireranno allo sviluppo di tecnologia pulita. Le industrie potranno anche sviluppare l'innovativa (ma costosa) tecnica per sotterrare le emissioni di Co2 e sfilarle così dal computo delle emissioni da pagare. Dodici gli impianti che saranno costruiti per questa operazione: uno in Italia, a Porto Marghera.

Tutti i paesi dovranno fare la loro parte per centrare i target europei: l'Italia, come tutti gli altri stati, dovrà tagliare del 20% le emissioni di gas serra industriali, del 13% quelle dei settori esterni a Kyoto (si va dai riscaldamenti domestici ad agricoltura e trasporti, settori in cui l'obiettivo medio europeo è del 10%) e portare al 17% l'impatto delle fonti rinnovabili sul mix energetico nazionale (oggi siamo al 5,2%). Un compito che il ministro per le Politiche comunitarie Emma Bonino, pur promuovendo il piano nel suo complesso, ha definito «troppo oneroso».

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