“GLACIER CARE 2006”, IL FUTURO DEI GHIACCIAI ITALIANI:
Milano, 19 settembre 2007 - Le Alpi italiane stanno perdendo a ritmo sostenuto una della masse glaciali più imponenti e una preziosa riserva idrica.
E’ questo il risultato finale del programma “Glacier Care 2006” realizzato dal prof. Claudio Smiraglia, presidente del Comitato Glaciologico Italiano, e dal suo gruppo di ricerca, con la collaborazione di Janssen-Cilag, azienda farmaceutica del gruppo Johnson&Johnson, nell’ambito di un innovativo programma di formazione per i propri dipendenti.
Un team composto da 27 dipendenti dell’azienda, infatti, organizzati in tre gruppi, ha effettuato rilevazioni scientifiche per 62 giorni studiando il comportamento del più grande ghiacciaio vallivo italiano, il Ghiacciaio dei Forni in alta Valtellina nel Comune di Valfurva (SO).
I monitoraggi segnalano fra l’altro una riduzione media di spessore durante l’estate di circa 3 m nel settore inferiore del ghiacciaio. E’ come se il ghiacciaio avesse perso una lama d’acqua di 2,7 m; anche la sua lunghezza è diminuita di oltre 20 m. Sono risultati che confermano una tendenza in atto ormai da tempo, una malattia dall’inevitabile e rapido decorso.
“Se le tendenze climatiche di questi ultimi due decenni – si legge nella nota di sintesi - continueranno senza modifiche sostanziali (temperature estive elevate e precipitazioni invernali molto scarse), il Ghiacciaio dei Forni si avvierà a una intensa trasformazione il cui inizio è già in atto.
Con una riduzione di spessore per fusione simile a quella misurata e con un flusso dal bacino di alimentazione così ridotto, nell’arco di due decenni la lingua dei Forni si sarà estinta (lo spessore medio della lingua del ghiacciaio è stato infatti valutato in 50-60 metri, sia con metodi geofisici sia con algoritmi fisico-matematici) Già ora sono visibili ampie sezioni di roccia scoperta sulle seraccate di collegamento fra i bacini di alimentazione e la lingua di ablazione.
Nell’arco di pochi decenni questi collegamenti di ghiaccio si ridurranno, trasformando l’attuale Ghiacciaio dei Forni, di tipo alpino vallivo, in tre ghiacciai nettamente isolati di tipo pirenaico di circo. E’ un fenomeno già in atto in numerosi altri ghiacciai italiani, come quello della Brenva ai piedi del Monte Bianco (Valle d’Aosta) o il Fellaria Orientale ai piedi del Bernina (Lombardia). La lingua ricoperta di detrito, che, come emerso dai monitoraggi riduce la fusione in quanto protegge il ghiaccio sottostante, potrebbe sopravvivere per un altro decennio, per poi ridursi a placche isolate e fossili di ghiaccio sepolto dal detrito”.
Questa la previsione, in sintesi, contenuta nella nota finale redatta dal Prof. Claudio Smiraglia, Professore Ordinario di Geografia Fisica presso l’Università degli Studi di Milano-Dipartimento di Scienze della Terra, con la collaborazione di Guglielmina Diolaiuti, Professore Aggregato di Glaciologia e Climatologia Alpina presso la stessa università e della dott.ssa Claudia Mihalcea.
In particolare, lo studio, realizzato con il contributo operativo di Janssen-Cilag, rileva come, per quanto riguarda la velocità della lingua del ghiacciaio, la velocità superficiale media annua (stimata dai valori estivi) sia risultata di meno di 10 metri e in particolare si sia rivelata inversamente correlata all’altitudine. Infatti, mentre nel settore inferiore della lingua la velocità è stata calcolata attorno ai 4-5 m, nel settore superiore si aggira attorno ai 16 m. Va segnalato che si tratta di valori inferiori rispetto a quelli misurati da Desio negli Anni ‘20 (60 m) e negli Anni ‘30 (40 m), nonché a quelli misurati dallo stesso Professor Smiraglia negli Anni 90 (20 m).
I risultati dell’elaborazione dei dati raccolti sul terreno ben s’inquadrano nel contesto dell’attuale dinamica criosferica alpina e permettono di formulare alcune osservazioni sulla situazione del Ghiacciaio dei Forni, il maggior apparato vallivo delle Alpi Italiane.
Sui Forni si evidenziano diversi fenomeni che confermano la situazione di intenso regresso glaciale in atto da qualche decennio e suggeriscono un’accelerazione di questa tendenza:
- sensibile riduzione di lunghezza (più decine di metri all’anno per un totale di poco meno di 1.5 km dal 1925 a oggi)
- sensibile riduzione di spessore su tutta la lingua
- velocità ridotta che indica scarsi spessori con alimentazione poco efficiente dai grandi bacini collettori che non riescono a sopperire alle perdite del settore inferiore.
“L’iniziativa, prima nel suo genere, ha avuto lo scopo di coniugare l’attività di formazione e di sviluppo di competenze trasversali nei dipendenti di Janssen-Cilag Italia con un’attività di responsabilità sociale verso la comunità e l’ambiente in cui viviamo” - commenta Massimo Scacabarozzi, amministratore delegato di Janssen-Cilag.
Il misurarsi in una situazione inusuale e inaspettata – aggiunge Elisabetta Galli, HR Director di Janssen-Cilag – fuori dalla propria zona di confort, permette ai manager coinvolti di affinare competenze tecnico-professionali fondamentali per chi, come loro, viene chiamato giornalmente ad affrontare sfide sempre nuove ”.
“I dati raccolti sul ghiacciaio e la loro elaborazione hanno permesso di ampliare la conoscenza di un fenomeno ambientale il cui significato e la cui importanza si stanno sempre più evidenziando in periodi di siccità come quello che stiamo vivendo” – ha dichiarato il Prof Smiraglia -. “I ghiacciai italiani costituiscono infatti una riserva strategica significativa che negli ultimi anni ha fornito al Po una quantità d’acqua paragonabile a quella di quattro grandi bacini artificiali. D’altra parte gli scarsi accumuli nevosi invernali impediscono a questa risorsa di ricostituirsi e fanno presagire che se non si verificherà un deciso cambiamento climatico nell’arco di pochi decenni essa potrebbe estinguersi”.
Janssen-Cilag S.p.A., parte del Gruppo Johnson & Johnson, è azienda leader nel settore farmaceutico con oltre 75 specialità medicinali in commercio. Nata dalla fusione di due grandi realtà farmaceutiche del Gruppo J&J, la Janssen Pharmaceutica e la Cilag, è presente in Italia dal 1995 con le due sedi di Cologno Monzese e di Borgo San Michele. Janssen-Cilag in Italia conta oltre 1.100 dipendenti e un fatturato 2005 di 454 Mln di euro.
Elisa Bertuzzi