09 09 20 IN ITALIA TROPPA CO2. A RISCHIO 86 NUOVI IMPIANTI

Una "rilevante differenza di valutazione" tra il Governo e l'Europa. Questo è quello che successo sull'assegnazione delle quote di CO2 tra il 2006 e il 2008 in Italia. Cosa che potrebbe mettere a rischio di chiusura 86 "nuovi" impianti nel nostro Paese. A rivelarlo una relazione del Comitato nazionale per la gestione delle attività del Protocollo di Kyoto inviata al Governo, ai ministri dell'Economia, dell'Ambiente e dello Sviluppo economico.

Questo, sintetizzando la relazione, quanto accaduto: nella forma, all'interno del Piano nazionale di assegnazione (Pna) 2008-2012 delle quote di CO2 si è pensato con aspettative troppo alte e di ridurre le emissioni di CO2 più di quanto poi si sia riusciti a fare, nella sostanza, ce n'è semplicemente troppa. Ora, per annullarla, o si chiudono gli impianti che la producono o si comprano le quote di CO2 in più sul mercato. In particolare, pronti a vendere le proprie quote in surplus ci sono Francia e Germania. E il conto potrebbe essere piuttosto alto: per risanare il deficit di CO2 2008-2012 bisognerebbe acquistare quote pari a 56 milioni di tonnellate di CO2. Considerando che una tonnellata costa circa 15 euro, l'Italia dovrebbe pagare, per comprare la CO2 risparmiata da un altro Paese, circa a 840 milioni di euro al 2012. Ma soltanto nel 2009, per le 37 milioni di tonnellate di CO2 in più che abbiamo emesso, il costo sarà di 555 milioni di euro. Una cifra, si osserva nella relazione, che senza "stanziamento" risulterebbe "un esborso netto per gli operatori". Nella redazione del Pna 2008-2012 si è tenuto conto della "necessità di assicurare la competitività alle imprese nazionali" per non pesare troppo sui costi di adeguamento e del fatto che la quantità totale di quote contribuisca a riportare il Paese dentro gli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto. Il Piano di assegnazione dedica un determinato ammontare di quote ai 'nuovi impianti' (definito Riserva nuovi impianti, per quegli impianti che entrano in produzione dopo la notifica del Piano, ma anche quelli esistenti in cui sono state effettuate modifiche sostanziali) pari a 84,65 milioni di tonnellate su un totale di 201,63 milioni di tonnellate di CO2 dell'intero Piano per il periodo 2008-2012. Il punto è che per questi impianti, in totale 86, sono già sfumate al primo agosto 2009 68,91 tonnellate di CO2, lasciandone appena 15,73 per 4 anni. Tra questi, ci sono 26 acciaierie, 20 attività di combustione, 19 impianti termoelettrici, 10 cartiere, 6 raffinerie, 2 metanodotti, 2 cementerie e un impianto di teleriscaldamento.

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