GIOVEDÌ 16 GIORNATA MONDIALE DELL'ALIMENTAZIONE
Per la Giornata alcuni stralci dal rapporto della Fao.
Sicurezza alimentare mondiale: Il cambiamento climatico interessa tutti noi. Ma la conseguenza peggiore sarà per centinaia di milioni di piccoli agricoltori, pescatori e persone che dipendono dalle attività silvicole: categorie che sono già vulnerabili e insicure sotto il profilo alimentare. Influendo sulla disponibilità di terra, acqua, biodiversità e prezzi degli alimenti, l'aumento della domanda di biocarburanti prodotti da colture alimentari influisce anche sui poveri.
La Giornata mondiale dell'alimentazione ci permette ancora una volta di denunciare la piaga che colpisce 862 milioni di persone sottonutrite in tutto il mondo. La maggior parte vive in zone rurali in cui l'agricoltura rappresenta la principale fonte di reddito. Inoltre si sono già arrestati i progressi per raggiungere l'obiettivo del Vertice mondiale sull'alimentazione: dimezzare entro il 2015 il numero delle persone che soffrono la fame nel mondo. Riscaldamento globale e boom dei biocarburanti minacciano di far aumentare il numero delle persone sottonutrite nei prossimi decenni. Il presente documento analizza queste sfide e come affrontarle. le sfide del cambiamento climatico e della bioenergia
Il cambiamento climatico influirà sull'idoneità dei terreni ad accogliere vari tipi di colture, di bestiame, ma anche su pesca e pascoli. Influirà su salute e produttività delle foreste, su parassiti e malattie, su biodiversità e ecosistemi. Saranno cancellate molte aziende agricole per cause come l'aumento dell'aridità, l'impoverimento delle falde idriche, la salinizzazione e l'innalzamento dei mari.
L'agricoltura non è solo vittima del cambiamento climatico, ma anche fonte di gas ad effetto serra. La produzione agricola e gli allevamenti rilasciano nell'atmosfera questi gas e sono causa di una parte significativa delle emissioni di metano (da parte del bestiame e delle terre umide, specialmente i campi
di riso) e di ossido nitroso (dovuto all'uso di fertilizzanti). Cambi di sfruttamento dei terreni, come deforestazione e degradazione del suolo (due effetti devastanti di pratiche agricole non sostenibili) rilasciano grosse quantità di carbonio nell'atmosfera, contribuendo così al riscaldamento globale.
L'agricoltura dovrebbe invece contribuire a diminuire le emissioni di gas a effetto serra attraverso misure specifiche quali la riduzione della deforestazione, il miglioramento della gestione e conservazione delle foreste, il miglior controllo degli incendi, le attività agroforestali per la produzione di cibo o energia e il sequestro del carbonio nel suolo, il recupero dei terreni attraverso attività controllate di pascolo, il miglioramento della nutrizione dei ruminanti, la gestione più efficiente dei rifiuti provenienti dal bestiame, includendo il recupero di biogas, e altre strategie per conservare le risorse di terra e acqua, migliorandone qualità, disponibilità eefficienza di sfruttamento.
La soluzione dei biocarburanti per ridurre le emissioni di carbonio e diminuire la dipendenza dai combustibili fossili presenta gravi implicazioni per la sicurezza alimentare, nonché per lo sfruttamento attuale e futuro delle terre agricole.
Le conseguenze del cambiamento climatico saranno disomogenee fra Paesi e regioni. La Cina, con 140 milioni di persone sottonutrite, dovrebbe guadagnare 100 milioni di tonnellate di produzione cerealicola, mentre per l'India, i cui sottonutriti sono 200 milioni, si prevede una perdita di 30 milioni di tonnellate.
Secondo il Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change), un gran numero di specie saranno a rischio di estinzione con l'aumentare delle temperature medie globali. Di particolare interesse sono i parenti delle principali specie coltivate che sopravvivono in natura. Ad esempio, ricerche del Gruppo Consultivo sulla Ricerca Agriola Internazionale basate sui modelli di distribuzione dei parenti selvatici di tre colture di prima necessità per i poveri (arachidi, fagioli dall'occhio e patate) indicano che entro il 2055 sarà a rischio di estinzio ne una percentuale fra il 16 e il 22% di specie selvatiche.
Non vi sono dubbi sul fatto che il cambiamento climatico stia alterando la distribuzione di malattie e parassiti di specie animali e vegetali; ma i relativi effetti, e la loro reale portata, sono difficili da prevedere.
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Al fine di ridurre al minimo l'impatto del cambiamento climatico sulla fame, occorre la massima collaborazione fra gli scienziati che studiano il cambiamento climatico, e fanno previsioni per il lontano futuro, e gli esperti che lavorano sulla gestione dei rischi legati alle catastrofi e alla sicurezza alimentare, che si occupano del "qui ed ora". Devono essere esplorati nuovi metodi per finanziare l'impegno destinato a
contrastareirischiderivantidalclimaeagarantirelasicurezzaalimentare, tra cui: strumenti di microfinanza per comunità e famiglie; espandere il ruolo del settore privato; aumentare il ruolo delle fondazioni; consentire
ai poveri delle zone rurali di accedere al sistema di mercato dei crediti di carbonio.
Conclusione
Molto può essere fatto per ridurre la quantità di gas ad effetto serra emessi dall'agricoltura: nell'adottare le varie strategie e pratiche del settore, è importante considerare questo obiettivo. Tuttavia, questa riduzione, da sola, non è sufficiente, e i suoi effetti si avvertiranno solo nella seconda metà del secolo. Il riscaldamento globale è già una realtà e le strategie di adattamento sono ormai questioni urgenti, soprattutto per i Paesi poveri più vulnerabili. L'umanità deve imparare a convivere con il cambiamento climatico. Ma
non possiamo lasciare che il cambiamento climatico diventi un'ulteriore aggravante sulla fame nel mondo, un ulteriore fattore di allargamento del divario fra paesi ricchi e Paesi poveri. L'odierna Giornata mondiale
dell'alimentazione deve essere, per tutti, l'occasione per capire che i componenti più deboli della famiglia globale subiranno le peggiori conseguenze. Non dimentichiamoli.