VINCENZO FERRARA, DELLA CONFERENZA NAZIONALE SUL CLIMA: “IN AGRICOLTURA IL VERO SPRECO DI ACQUA”

Acqua: 72,5% nei campi; il 15,4% industrie; il 12% quasi metà perso, nei consumi domestici, un decimo di quelli agricoli

Un po’ come se fosse il binomio teoria e pratica. «Chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti è una buona idea, fa risparmiare tre litri d´acqua. Ma migliorare una tecnica di coltivazione è molto più utile: un chilo di riso può costare mille litri di acqua o 6 mila litri di acqua, un chilo di cotone 3.400 litri di acqua o 20 mila litri. Se si risparmiasse il 10 per cento dell´irrigazione, e si può fare molto di più, si otterrebbe l´equivalente dell´acqua usata in tutte le case degli italiani». Vincenzo Ferrara è il climatologo chiamato dal ministero dell´Ambiente a coordinare la Conferenza nazionale sul clima che si terrà ufficialmente il 12 e il 13 settembre, ma che di fatto è già partita sperimentalmente perché la siccità di questi giorni spinge a rifare i conti del sistema idrico.

Sul piano pratico significa semplicemente rifare tutti i conti. «Prendiamo ad esempio il caso di una nuova centrale elettrica. Finora è stata spesso costruita in riva al mare, ma quell´impianto è destinato a durare 50 - 60 anni: prima di mettere in moto le ruspe è meglio accertarsi che non finisca sott´acqua. E prima di investire in un´industria che ha bisogno di molta acqua meglio capire se tra dieci anni quell´acqua ci sarà ancora e quanto costerà».

Adattarsi all´acqua che manca. Ma anche a quella che precipita all´improvviso violenta. «Finora si è costruito spesso, in barba alle leggi, nell´alveo di piena dei fiumi, fidando nello stellone. Questo stellone diventerà sempre è più raro e gli abusi non potranno più essere tollerati. Così come, prima di costruire un´autostrada, non basteranno più le vecchie garanzie di tipo idrogeologico: per non buttare via decine di milioni di euro sarà meglio assicurarsi che quel terreno reggerà anche con il nuovo clima».

Lo sforzo di riconversione maggiore però è per il settore agricolo. «Non c´è dubbio. I numeri parlano chiaro il 72,5 per cento dei prelievi idrici finisce nei campi; il 15,4 per cento va alle industrie; il 12 per cento viene indirizzato verso le case, anche se per colpa delle condizioni degli acquedotti questo 12 per cento si riduce a un 6,5 per cento effettivo, cioè 74 chilometri cubi l´anno, poco più di un decimo di quello che viene utilizzato dall´agricoltura».

E proprio il tema dell’agricoltura «sarà uno dei temi principali della conferenza di settembre. Ma qualcosa si può dire subito. Ad esempio se innaffio a pioggia e i campi non hanno drenaggio ottengo il massimo dello spreco. Bisogna fare il contrario: irrigazione calibrata e recupero delle acque, avendo cura di non mescolare quelle pulite e quelle inquinate. In Olanda per ottenere un chilo di grano usano 600 litri di acqua, in Italia ne servono 2.400. E poi c´è il problema di base: cosa coltivare. Nelle zone più aride alcuni prodotti finiranno fuori mercato».

Quindici – Federutility

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