GREENPEACE. CAMBIAMENTI CLIMATICI: IN AUMENTO I DANNI DA EVENTI ESTREMI

Perdite del settore assicurativo passate da una media di 4 miliardi/anno negli anni ottanta, a 40 miliardi/anno negli anni novanta. Nel 2005 il picco con quasi 225 miliardi

Inverno torrido al sud e devastanti cicloni al nord, ma non è solo l’Europa ad essere colpita dagli effetti dei cambiamenti climatici in queste prime settimane del 2007. Anche gli Stati Uniti accusano il colpo degli effetti del riscaldamento globale e la neo presidentessa della Camera, Nancy Pelosi, ha appena creato una Commissione che lavorerà su iniziative tese a ridurre l'effetto serra.

Il tutto per la felicità di Al Gore: il suo film “The Unconvinient Truth” non potrebbe essere più attuale, specialmente in Italia.

I cambiamenti climatici sono una realtà e da diverso tempo anche le maggiori compagnie assicurative internazionali diffondono dati e rapporti. Il settore finanziario infatti registra su scala globale danni crescenti dovuti ai fenomeni climatici estremi. Secondo Munich Re (Climate Change and Disaster Losses: Understanding and Attributing Trends and Projections, 2006) le perdite totali del settore assicurativo a livello mondiale sono passate da una media di 4 miliardi/anno negli anni ottanta, a 40 miliardi/anno negli anni novanta. Nel 2005 si è avuto il picco, sfiorando quota 225 miliardi. I danni assicurati sono invece passati da 400 milioni/anno negli anni ottanta a 83 miliardi nel 2005.

Secondo la compagnia assicurativa Swiss Re (The effects of Climate

Change: storm damage in Europe on the rise, 2006), le perdite dovute a tempeste invernali come quella causata dal ciclone Kyrill sono attualmente pari a 2,6 miliardi di euro in Europa. Tra 80 anni si potrà raggiungere quota 3,5 miliardi di euro. Questo metterà a dura prova la capacità delle assicurazioni di far fronte ai rischi dei cambiamenti climatici e la Società avverte che occorrerà studiare soluzioni concertate con altri soggetti del mondo economico e sociale.

«Quello a cui stiamo assistendo è un primo monito degli effetti del riscaldamento globale sul Pianeta» commenta Francesco Tedesco, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. «Per fermare il riscaldamento globale bisogna che i Paesi industrializzati abbattano le proprie emissioni del 30 per cento al 2020 e di oltre il 60 per cento al 2050. L’iniziativa della Commissione Europea di proporre un obiettivo unilaterale di abbattimento del 20 per cento al 2020 è coraggioso, ma non sufficiente». Occorre fare di più: l’Italia è in colossale ritardo nel rispetto degli obblighi di Kyoto e delle rinnovabili, servono obiettivi vincolanti al 2020.

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