ADDIO CEMENTO D'ASSALTO MA DI LAVORO NE RESTA TANTO DA FARE. IN ALTRO MODO
L'età del cemento è finita? forse. Certo, facile dirlo in un momento di crisi che, nata proprio dallo scoppio della bolla immobiliare, ha trascinato il settore delle costruzioni e le sue imprese in una recessione nerissima, che non è proprio quello che volevamo: perchè di costruzioni e di costruttori continuerà ad esserci bisogno in un futuro prossimo, specie ora che il modello dell'efficienza energetica impone nuovi e avanzati standard industriali per realizzare manufatti abitativi e produttivi. Ma non è la crisi a farci essere ottimisti, ma il fatto che il tema del consumo di suolo oggi non è più un tabù. Lo leggiamo anche nei programmi elettorali e nelle parole pronunciate da molti candidati di tutti gli schieramenti, anche se c'è chi, come Ambrosoli o la Carcano, si spinge oltre, parlando apertamente di consumo di suolo a zero. Sembra un secolo rispetto a quando, in realtà solo 6 anni fa, Legambiente in Lombardia lanciava la sfida, inventando anche il binomio 'consumo di suolo', terminologia fino ad allora sconosciuta nel linguaggio della politica e che fece storcere il naso a molti. Poco dopo, con INU e Politecnico di Milano, costituivamo il primo Osservatorio Nazionale sul consumo di suolo, divenuto ora Centro di Ricerca. E poi lanciavamo una proposta di legge popolare, su cui abbiamo raccolto 13.000 firme (vere) di cittadini lombardi, ma rimasta ahinoi lettera morta, per tre anni inevasa dal Consiglio Regionale della Lombardia: evidentemente nè maggioranza nè opposizione ci credevano veramente. Adesso, non ci sono più scuse.
E insieme a questo sforzo, per sistematizzare la conoscenza e comunicare il problema, le nostre battaglie, fatte dai cento circoli Legambiente della Lombardia, continuavano contro le speculazioni e, soprattutto, contro le grandi infrastrutture inutili che hanno costellato l'ultimo quindicennio della programmazione regionale. Anche su questo versante registriamo i primi, seppur tardivi, segnali di ravvedimento. Intanto perchè non siamo più soli a mettere in discussione la 'grande sfida autostradale lombarda', ormai sono sempre più apertamente comitati, reti, ma anche sindaci e organizzazioni sindacali a criticare le incoscienti certezze di chi, come l'ex assessore regionale Cattaneo o l'ex presidente di provincia Penati, ha legato la propria scommessa di consenso alle promesse di una Lombardia a docici corsie. E quel dissenso, di cui noi per molti anni abbiamo interpetato il ruolo di voce isolata, non è più un fiume carsico, ma trova crescente riscontro nelle dichiarazioni di candidati al governo della regione. Certo, su questo versante c'è ancora molto da lavorare e da lottare, perchè le lobby autostradali sono forti di clientele elettorali e molto radicate nel mondo della finanza. Ma a una mente libera oggi non può sfuggire che il futuro della mobilità della Lombardia non può essere affidato al rafforzamento e all'estensione generalizzata della maglia viaria, ma a una sua più razionale gestione, insieme alla risoluzione di alcuni nodi critici. Oltre che ad un ammodernamento ed efficientamento del network e dell'offerta di servizi di mobilità collettiva. E che questa visione non è nè desviluppista nè depressiva dell'economia, che ha bisogno di infrastrutture: non diciamo no alle infrastrutture, ma poniamo il problema di QUALI infrastrutture sono prioritarie. Perchè per troppo tempo la politica ha fatto l'equivalenza infrastrutture=strade. Ma anche le fogne e i depuratori sono infrastrutture, e ne abbiamo un drammatico bisogno, quantificabile in investimenti nell'ordine dei 15 miliardi di euro, la gran parte dei quali per fare tante piccole opere, solo per citare un esempio di infrastruttura dimenticata.
Allora a tutti, buon voto. Sapendo che, comunque vada, queste elezioni segneranno un cambiamento, la fine di un'epoca. A seconda di chi vincerà, ma soprattutto delle qualità umane di chi governerà, il cambiamento potrà essere più o meno facile, più o meno positivo, ed assomigliare, quindi, ad un vero miglioramento.
Damiano De Simine (X)
(x) Il suo curriculum, alla prima nomina alla guida di Legambiente Lombardia, - lo é tuttora - come illustrato su "La Gazzetta di Sondrio" del 20 ottobre del 2006, all'indirizzo http://www.gazzettadisondrio.it/7226-damiano_di_simine_nuovo_presidente_...