Sottopasso sul Lungo Mallero è diventato (m. 1,70 da tre) uno stretto, insicuro, budello!
La comunicazione è ufficiale: il sottopasso di Via Ventina, quello sospirato da una parte notevole di chi viene a Sondrio, in genere in orario di lavoro, si fa ancora attendere un altro mese. Era stata sottolineata, e condivisa, la professionalità dell'intervento a linea ferroviaria interrotta ed era stato visto con soddisfazione l'alacre andamento dei lavori. Per fine novembre si pensava alla ripresa del traffico sull'asse Moro-Tonale. Poi Natale, poi gennaio, poi febbraio e adesso a primavera. Due dei motivi addotti sono poco consistenti. Il fatto che l'asfaltatura deve andare a primavera non lo è in quanto se era prevista per Natale l'apertura vuol dire che era stato messo nel conto di asfaltare in inverno, no? Lo stesso si può dire del 'maltempo' in quanto non solo i giorni sono stati pochi ma addirittura in quei giorni i lavori non si sono interrotti e ne abbiamo documentazione fotografica. Pare abbia un suo peso l'aver trovato sottoservizi “ammalorati”. Ci faceva però presente 'un auto-pendolare' che ogni mattina, salvo sabato e domenica, passando lì davanti, vede ormai da diverse settimane il deserto e non intervenendo i lavori non vanno certo avanti. Siamo ormai a 200 giorni da quando la ferrovia, posate le travi, ha ripreso il suo via vai. Nelle voci, che ci guardiamo bene da raccogliere ma che per cronaca è giusto riportare, chi dà la colpa all'impresa, chi la difende dicendo che forse starà aspettando i soldi per i lavori fatti, chi dice, peraltro cosa smentita, che i soldi stanziati non bastano e infine chi dice che la rampa di accesso al ponte dovrà essere, per via di cambi di progetto, una salita alla Pantani. Su questo spieghino i tecnici chiarendo altresì a che punto siamo. Concordi comunque tutti nell'aspettarsi, andata buca sotto l'albero di Natale o nella calza della Befana, di trovare nell'uovo pasquale il regalo che farà risparmiare a tanti tempo e carburante.
Sottopassino (Lungo Mallero Cadorna)
Trattazione più ampia per il sottopassino di cui nessuno parla, e nemmeno noi pur avendo cose da dire, per la semplice ragione che non volevamo accuse di scriverne per partito preso. In realtà fatta e persa la battaglia per la continuazione del traffico veicolare chi aveva promosso ill Comitato o collaborato alle sue raccolte firme e alle altre iniziative, ha considerato chiusa la questione. L'hanno continuata solo i residenti nei due edifici prossimi all'ex passaggio a livello per una loro questione di legittima tutela dei loro interessi
Se per il sottopassone ci sono infatti e motivi e spiegazioni da parte del Comune, tutt'altra è la situazione del 'sottopassino' del Lungo Mallero. Diversa per flussi di traffico dato che qui il grosso era rappresentato dai veicoli. Quasi nessuno in bicicletta (sull'altra sponda del Mallero corre la pista che dal centro arriva al Parco Bartesaghi) e pochi pedoni da quando è stata trasferito l'Istìtuto Professionale Fossati. Diversa anche perchè di questo nessuno, in primo luogo gli utemti, riesce a saper qualcosa
I precedenti
Si ricorderanno i precedenti, le massicce raccolte di firme per il mantenimento del transito delle auto. All'inizio l'allora assessore all'urbanistica aveva detto che tecnicamente non era possibile. Dimostrato invece da parte del Comitato che possibile era venne opposta l'impossibilità economica al che il Comitato presentò un progetto che addirittura dimostrava come fosse possibile spendere meno rispetto al progetto del Comune. Sul giornale la nostra posizione era esplicitamente di carattere urbanistico per via dell'interruzione della 'gronda', storicamente tale da Gombaro sino, quasi alla confluenza del Mallero in Adda, alla 'polveriera'. (Basta andare su nella zona della Bellavista o delle strade consortili per vedere la sera lo sviluppo della 'gronda' ora spezzata). Si è considerata l'opera pubblica, non il contesto pianificatorio e l'incidenza sul Piano della Mobilità, se ci fosse eppure dovrebbe esserci. Le argomentazioni non servivano, la decisione era presa con un finale non proprio brillante...
Calamità del 1987
Ovviamente consegnato così alle future generazioni un corso d'acqua che nella calamità del 1987 non ha fatto alcun danno nonostante l'ingente portata e la quantità di materiale solido ed esclusivamente grazie ad aver avuto la continuità della 'gronda' che ha permesso a 28 fra cucchiai e pale di svuotare il Mallero che così a metà agosto ha potuto assorbire l'altra grande piena mentre chi non aveva svuotato l'alveo, Poschiavo, ha avuto danni ingentissimi. Spezzata questa continuità per un lungo tratto, oltre 200 metri, il Mallero non ha strada alzaia su entrambe le sponde. Qualcuno il problema se lo sarà posto.
Ragioni dei ritardi
Le ragioni addotte per i ritardi del sottopassone non possono valere per il sottopassino. Niente problemi di sottoservizi visto che tutto è coperto, niente maltempo dato che, documentazione fotografica alla mano, gli operai hanno lavorato anche in quei giorni in cui il tempo è stato pessimo e con l'acqua nello scavo. Niente problemi di sicurezza. E allora?
Residenti in rivolta
Se il Comitato, persa la battaglia, ha deposto le armi (civilissime!) non le hanno invece deposte i residenti che lamentavano il danno che l'opera avrebbe loro portato con l'impraticabilità della rampa di accesso al cortile interno, alle relative attività e ad un'area edificabile. Va detto per completezza che il 25 giugno dello scorso anno in Comune, in sede di conferenza stama, due rappresentanti dei residenti avevano sollevato il problema di tale impraticabilità dell'accesso, con i conseguenti danni. L'assessore aveva risposto che la Giunta aveva sottoposto il quesito ai tecnici i quali avevano escluso tale pericolo. Iniziati i lavori gli stessi hanno inoltrato un “Ricorso straordinario al Presidente della Repubblica”. Ne avevano dato notizia ma senza alcun dettaglio in quanto i residenti avevano risposto che il problema era in mano agli avvocati. E nulla si è saputo al riguardo nè da loro nè dal Comune.
I lavori sono andati avanti, un po' a spizzico fino alla recente novità.
Novità: la strettoia-budello
La novità è venuta dal getto del muro in calcestruzzo, parete est che sale dritto dal punto più basso, sotto la linea ferroviaria, e, dopo una trentina di metri devia a sinistra restringendo la sede. Dai tre metri la larghezza scende così sino a circa un metro e settanta (ce lo avevano telefonato ma abbiamo voluto accertarcene ed è così) in corrispondenza della rampa di cui sopra. Ci dicono che in questo modo l'accesso alle auto, “e non solo alla Panda” sarebbe garantito mentre non è detto per il furgone. Una strettoia-budello, fosse così, provvidenziale per superare il problema, evitando richieste di risarcimento che non sarebbero ovviamente di pochi spiccioli
Si tratta di una modifica importante che va oltre le sorprese o gli incidenti di percorso di qualsiasi opera pubblica ma nel sito comunale non ci sono deliberazioni né del progetto variato con variazione non di poco conto, né sul Ricorso dei richiedenti, sebbene è pensabile che non sia stata l'impresa a procedere, sua sponte, con la variante.
Strettoia-budello e normativa sulle piste ciclabili
L'art. 7 della legge che regola la materia detta le norme per la larghezza delle corsie e degli spartitraffico
- Il primo comma: “Tenuto conto degli ingombri dei ciclisti e dei velocipedi, nonché dello spazio per l'equilibrio e di un opportuno franco laterale libero da ostacoli, la larghezza minima della corsia ciclabile, comprese le strisce di margine, è pari ad 1,50 m. Resta a disposizione dei pedoni una striscia di circa 20 cm. Potrebbe esserci un'eccezione riducendola a 1 metro ma in tal caso ai pedoni resterebbero in tutto 70 cm circa.
- Per quanto riguarda i marciapiedi il Decreto ministeriale 5 novembre 2001 n.6792 recita:
“3.4.6 Larghezza del marciapiede
La larghezza del marciapiede va considerata al netto sia di strisce erbose o di alberature che di dispositivi di ritenuta. Tale larghezza non può essere inferiore a metri 1,50. Sul marciapiede possono, comunque, trovare collocazione alcuni servizi di modesto impegno...”.
Non solo il niet alle auto ma anche alle biciclette
Avendo a disposizione non più 3 metri ma soli 170 centimetri l'unica soluzione potrebbe esser quella di declassare il sottopassino ciclo-pedonale a pedonale semplicemente. Poco male tanto di lì di ciclisti ne passavano ben pochi, come di pedoni. Chiusa la scuola il passaggio, intenso, era di sole auto per le quali, appunto, quella strada svolgeva quel ruolo urbanistico di 'gronda' che non è stato considerato nella scelta di limitare il sottopasso a ciclisti e pedoni. Con il progetto presentato dal Comitato, aperto alle auto - eventualmente anche solo a quelle delle Forze dell'Ordine e di interesse pubblico - di problemi non ce ne sarebbero stati
Sicurezza
Per finire già che l'abbiamo evocato un problema di sicurezza c'è ma d'altra natura ed è già motivo di preoccupazione. Una signora che per via della residenza sarà una quasi solitaria utente punta il dito con il fatto che il sottopassino non è dritto.A valle delle ferrovia fa un anolo per cui chi si inoltra potrebbe trovarsi alle prese con un malintenzionato in attesa nell'angolo morto. Al suggerimento avanzato a suo tempo dal nostro giornale di installare telecamere aggiungiamo quella di integrare con uno specchio che faccia vedere a chi entra l'intero percorso e quindi eventuali presenze dato che qui, al contrario degli altri sottopassi, il percorso sarà quasi costantemente deserto.
Red