FRANA DI SPRIANA – ANALISI DI UNA GRANDE PALEOFRANA SOPRA LA CITTA’ DI SONDRIO

Nota inviata al quotidiano “La Provincia di Sondrio” e pubblicata mercoledì 20:

Sul giornale di oggi, martedì 19, leggo la lettera di Natale Contini titolata “Val Pola e Spriana sono le bufale del secolo?”. Il commento di Edoardo Cerini si conclude con la frase “Perché qualcuno che abbia il coraggio di dire le cose come stanno, da queste parti, prima o poi dovrà anche uscire”.

Ho parecchio da dire su entrambe le “non-bufale” e non da uomo della strada, ma da protagonista in entrambi i casi. Potrei in merito dare tutti i dettagli occupando, se basta, un’intera pagina ma farò una sintesi partendo, cronologicamente, da Spriana. Domani la storia, interessante, della Val Pola. In fin dei conti aver fatto risparmiare mille miliardi di denaro pubblico, in quattro gatti come eravamo, merita perlomeno una citazione. In tempi di tangentopoli qui c’era qualcuno che invece andava controcorrente. Naturalmente non faceva notizia..

Spriana

Primavera 1977. Sono Presidente della C. Montana unica della Valtellina oltre che Sindaco di Sondrio. Ci sono problemi a Spriana, nella paleofrana che anche in passato ha avuto alcuni scossoni, tanto da richiedere l’intervento del Genio Civile nei primi anni sessanta con uno studio approfondito (che non si rivelerà sbagliato soffrendo però del limite della scienza di allora con tecniche d’indagine sommarie). Il geologo di fiducia della C.M., dr. Palestra di Tirano, sale in frana. Torna nel pomeriggio ed entra a razzo nella Stua di Palazzo Pretorio. Bianchissimo in faccia, espressione tirata mi fa un quadro allarmante. Da calcoli sommari, dice, ci sono 13 milioni di mc in movimento. Per capire cosa vuol dire è come se Piazza Garibaldi fosse piena del materiale per oltre due km di altezza. Previsione, nei suoi foglietti a quadretti con calcoli fatti a mano per cubare l’ammasso, centrata in ordine di grandezza anche se i milioni saranno una ventina ma questo cambia poco.

Ordine urgente al chiavennasco geom. Maraffio che arriva in frana, stabilisce 52 caposaldi e comincia a lavorare con il laser. Ogni volta che arrivano i dati, pianto lì il resto e mi faccio da solo i calcoli per vedere subito la situazione, solo dopo passandoli all’Ufficio Tecnico. I caposaldi 6 e 14 viaggiano al ritmo di un metro e mezzo la settimana. Il Sindaco di Spriana, Lino Del Maffeo, con la sua guardia Varisto salgono ogni giorno sulla frana: circa 600 metri di dislivello con una base lungo il Mallero di almeno 700. Il bastone che mettono nei crepacci il giorno dopo è sceso. Oltre quota 1000 un brontolio sotterraneo continuo. Occorre avere nervi saldi perché da una parte c’è chi dice che la frana è il pallino del Sindaco di Sondrio - ma non potevo dare la velocità della frana per il punto che viene dopo - e c’è chi, pubblicando i dati, verrebbe preso dal panico. La s.ra Jole Sozzani, Hotel Posta, mi chiederà 50 volte in quel periodo se si può restare o c’è da andare via… Ometto una serie di particolari, fra cui un Piano di emergenza casalingo ma efficientissimo avendo assunto un parametro altissimo di realizzabilità, in attesa di quello ufficiale, di prontissimo intervento redatto con un paio di assessori, ing. Capo e Comandante dei Vigili.

Il sottoscritto con il Vicepresidente della C. Montana ing. Moratti partecipano alla seduta della Giunta Regionale che, su mia garanzia personale ma con l’avallo di tutto il Consiglio Comunale del capoluogo e del Direttivo della C.M., delibera l’intervento. 700 milioni di lire, pari in valore oggi a 2,297 milioni di €uro, nominando una commissione scientifica formata dal prof. Villa, Presidente dei geologi italiani e poi anche di Italia Nostra, dal prof. Cancelli cattedratico al Politecnico e dall’ing. Coffano idraulico. Il problema viene affrontato da ogni parte e con tutti i mezzi che il progresso tecnico e scientifico ha fornito. Oggi si direbbe che è una specie di TAC avendo definito fino nel profondo il corpo di frana, la portata dei corsi d’acqua sotterranei, lo stato delle rocce, la saldezza del piede, una fortuna. Quello che conta è che, mentre Maraffio prosegue con il suo laser il quadro che si va delineando consente di non avere l’acqua dell’incertezza permanente alla gola. Ci sono anche indicativi segnali. Ne cito due. 1) Un tubo inclinometrico viene spezzato dal movimento a 37 metri di profondità, in roccia sana! 2) Un terremoto modesto tra Bergamo e Crema allerta il prof. Villa che alle due di notte telefona perché si proceda subito a rilevazioni visto che le onde sismiche scelgono come vie privilegiate gli antichi corsi dei fiumi. Il mattino io, Moratti, Del Maffeo e i tecnici saliamo in frana e i geofoni ci rendono un impressionante ticchettio continuo, ovviamente risultante poi dai grafici, segno di una grande liberazione di energia. E qui sta il punto, mai emerso pienamente anche se da me in qualche circostanza accennato, e cioè quello della ipotesi, provabilissima, che il movimento della paleofrana sia stato riattivato dal terremoto del Friuli. Utile per il futuro: l’acqua provoca qualche scadimento siperficiale. Un forte terremoto dovrebbe far rizzare subito le orecchie.

Torniamo allo studio.

La bonifica non è possibile. Finito lo studio e fatti i conti i costosi drenaggi nel corpo frana migliorerebbero sì la situazione ma porterebbero il coefficiente di sicurezza ad 1,12. Un margine risibile, una soluzione non percorribile. Il piede regge, e questa è la fortuna. Il collasso eventuale potrebbe pertanto avere molte variabili sino all’ipotesi totale. Il guaio è rappresentato dalle ipotesi intermedie, con la formazione di un lago e, date le pendenze, rischio di salto del tappo con un colpo di maglio sulla sottostante città di Sondrio. L’ing. Del Felice – che con l’ing. Merizzi aveva fatto uno studio – aveva anche la geniale idea di una diga ad arco nelle Cassandre aperta sotto per bloccare il materiale solido. Viene comunque avanti l’idea del “troppo pieno”, come la vasca da bagno o il lavandino che nel caso l’acqua si alzi di livello scaricano l’eccedenza. L’on. Tarabini riesce a far finanziare l’opera, per la quale si era positivamente battuto anche l’on. Bettini. Si fa il by-pass ancora oggi in costruzione. Nel caso che la valle si otturi il by-pass assicurerà il defluire delle acque del Mallero, annullando il rischio di salto del tappo.

Probabilità di collasso e necessità di intervento Avendo masticato a fondo la questione, su temi poi vissuti fin da bambino data la professione di mio padre, e, quel che più conta, sintetizzando tutti i pareri di autorevolissimi tecnici, anche internazionali venuti a vedere la frana, posso dire che c’è una doppia combinazione da tenere presente. Da un lato la probabilità di collasso sembra ridotta e per la solidità del piede e per le ragioni che hanno determinato la ripresa vistosa di attività. Dall’altro a questa probabilità ridotta corrisponde il rischio altissimo per Sondrio di finire come S. Antonio Morignone nel caso l’evento si verificasse. Combinando dunque i due elementi l’intervento è giustificato.

Per essere però chiari i tentativi di far accettare la proposta di galleria fino al Comune di Castione con la costruzione poi di un dissipatore, forse solo in acciaio inossidabile per reggere alle energie in gioco date le portate e il grande dislivello, hanno altra origine e non mi pare possano rientrare in una visione di oculato utilizzo del pubblico denaro.

Ultima considerazione: detto quanto sopra tenere sotto controllo temperatura, glicemia, colesterolo e quant’altro di questa frana resta indispensabile, né più né meno come certi ammalati che se vengono tenuti sotto controllo possono svolgere una vita regolare senza sorprese.

Ceriani parlava nella frase citata di “coraggio”. Oggi non ne occorre per dire le cose come stanno. Allora magari ne occorreva per fare certe scelte e battersi contro altre, come quella dei 1000 miliardi per la Val Pola. Ne parlerò nella seconda puntata.

Cordialmente

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
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