TERRITORIO: IL MIELE, UN PRODOTTO DA RIVALUTARE
Nel Concorso di giornalismo promosso dalla Associazione Produttori Apistici della provincia di Sondrio (periodo di pubblicazione: 10.2.2000/31.1.2001) è risultato vincitore Ermanno Sagliani per l'articolo pubblicato sul quotidiano "La Provincia di Sondrio" che, ringraziando tale Associazione, di seguito pubblichiamo.
15 aprile 2001
La provincia di Sondrio ne offre un'ampia gamma purtroppo ancora sconosciuta ai consumatori
IL MIELE, UN PRODOTTO DA RIVALUTARE
L'apicoltura è sempre stata legata alla tradizione alpina in Valtellina e Valchiavenna
Nell'alimentazione nazionale riteniamo non esista prodotto naturale più completo, più vivo e pregnante, del miele. Esso non esaurisce la propria funzione col solo rapporto energetico. La sua valenza simbolica è elevata, magica nella sua liquidità dorata e splendente di luce. Lo abbiamo assaporato tutti nella prima infanzia come alimento di alto contenuto energetico, spalmato sul pane diventava dolce squisito. Il suo sapore risveglia ancora una segreta nostalgia dell'infanzia che cova in noi.
Il miele vergine, integrale, come quello di montagna, che non ha subito trattamenti termici, è estremamente utile all'organismo per l'azione regolatrice sulle varie parti del corpo, per le molteplici proprietà, anche battericide e fissative di calcio e magnesio nel sistema osseo. Il miele non è solo alimento, è serenità visiva naturale, memoria, offerta rituale, perpetuando tradizioni di antichi popoli della Terra. E' un piccolo sole domestico che restituisce tutta l'energia di Elio, l'astro infuocato, artefíce, attraverso il polline dei fiori e le meravigliose elaborazioni delle api, di questa magia di colore, profumo, dolcezza.
Essenziale requisito del miele è di potersi sposare a qualsiasi altro alimento senza mai perdere il suo gusto originario. E così assaporiamo il miele di montagna nella tipica "cupéta", dolce al miele e noci racchiuso tra due cialde, da consumare per tradizione il 17 gennaio a S. Antonio, come pegno della consuetudine del Gabinàt. Oppure nelle pastafrolle "Sebastopoli" di frutta secca, esclusività del noto e defunto pasticciere Pietro Gianoli di Lanzada.
E ancora miele nel dimenticato "cicc balós" di Valmalenco, cotto sul focolare nella piccola tazza di pietra ollare con latte, uvette, noci e farina gialla di mais, nato dall'inventiva contadina. Quel sapore in più di granoturco è inimitabile e non stanca il palato. A un brunch mondano ho recentemente trovato crostini di segale al miele millefiori, presto esauriti dagli ospiti.
Si dice che il miele favorisca l'assorbimento del glucosio da parte delle cellule del tessuto muscolare, eserciti azione diuretica e depurativa grazie alle essenze e agli acidi organici, migliori le prestazioni fisiche ed abbia un effetto dilatante sulle coronarie, aumentando l'energia del muscolo cardiaco.
Per questo gli alpigiani ne hanno sempre fatto ampio uso, consolidando, così, la vocazione rurale del miele. L'apicoltura è sempre stata legata alla tradizione alpina in Valtellina e Valchiavenna, nel cuore delle Alpi Retiche del Bernina. Un tempo attività molto diffusa nella modesta economia autarchica delle famiglie contadine, tipica delle zone alpine, ai giorni nostri esiste ancora, con piccoli apiari a conduzione familiare, attuata con passione, indipendentemente dal guadagno, per la sola soddisfazione di produrre esigue partite di miele. Il settore, purtroppo è in decrescita. Ma perché sviluppare l'apicoltura? E' opportuno farlo per le elevate potenzialità che il territorio montano della provincia offre per la produzione dei miele, con ambienti naturalistici incontaminati, con possibilità di produzioni di particolare pregio.
Inoltre l'apicoltura è per i giovani un'opportunità di iniziare un'attività produttiva, con modesto impiego di capitale, la cui professionalità si può acquisire presso l'Associazione Produttori Apistici di Sondrio. Il miele locale è un prodotto di pregio, in simbiosi alla storia e alla più profonda tradizione della provincia, fondamentale all'immagine turistica e agroalimentare.
L'apicoltura giova anche ad altri comparti agricoli, migliorando in quantità e qualità i raccolti frutticoli e quelli dell'ormai scomparso grano saraceno, dalla fioritura tardiva, quindi buona fonte di nettare a fine estate. Nell'area di Teglio il Molino Filippini ha promosso un recente progetto di recuperare del grano saraceno.
La provincia di Sondrio offre un'ampia gamma di mieli, in infinite varietà di sapori, in gradualità di profumi, purtroppo ancora sconosciuti ai consumatori. Miele di valle e di alta montagna, miele dell'ombroso sottobosco orobico e quello più vigoroso del solatio versante retico. Etereo miele millefiori dal morbido profumo, miele di rododendro di unicità monofloreale, bianco e cristallino, delicatissimo. E ancora produzioni ingentilite da venature rarefatte di tiglio.
Il primato degli alveari più numerosi, oltre il centinaio, è del Comune di Piateda, a oriente di Sondrio. Si contano sul palmo della mano, invece, quelli di Montagna, Ponte, Tresivio.
L'associazionismo, molto sentito dagli apicoltori, li riunisce sotto le insegne dell'Associazione Produttori Apisticí della provincia di Sondrio, con scopo di tutela e aiuto, disciplina di produzione, rigida regolamentazione a tutela del produttore e del consumatore. Solo quando il prodotto presenta certi requisiti d'esame, il comitato del
marchio rilascia, già dal 1985, fascette di garanzia a tutela dal miele di dubbia provenienza introdotto sul mercato.
Purtroppo la maggioranza degli apicoltori tende a non mettere gli appositi contrassegni sul prodotto. Il traguardo è quello della Dop, denominazione di origine protetta, indispensabile qualifica per imporsi sul mercato contro la concorrenza e per ottenere finanziamenti regionali. 1 produttori più solidi in provincia vendono il miele senza la Dop, non essendo intenzionati a sostenere i costi aggiuntivi che detto marchio comporterebbe.
La globalizzazione permette di reperire e commerciare miele proveniente da ogni parte del mondo e a costi più contenuti. Il miele di montagna autentico ha costi elevati, ma è un prodotto di alta caratterizzazione territoriale. Esiste inoltre un tacito conflitto tra piccoli produttori bobbisti e grandi aziende per diversità d'orientamento e d'opinione. Di conseguenza sono diminuiti sia gli associati Apa, sia gli apicoltori.
E' un segnale allarmante. Il presidente dell'Apa Gianpaolo Palmieri si batte tenacemente per far comprendere l'importanza del contrassegno Dop, di forte caratterizzazione del miele di montagna vincente sui marchi biologici più generici.
Il futuro stesso dell'apicoltura della provincia di Sondrio è in gioco.
E' uno sviluppo distorto quello dell'apicoltura provinciale, perché a volte alcuni produttori non hanno compreso, per fini clientelari, l'importanza di una denominazione Dop di origine. Forse ci sono state anche responsabilità politiche, il controllo carente, una pianificazione senza equilibrio e il settore apiario di montagna è andato in crisi. Eppure il comparto apistico ha lavorato molto e con impegno per il miglioramento di qualità. L'apicoltura provinciale é nata da uno stato di trascorsa necessità, ma è un universo che possiede ampie capacità di sviluppo. La montagna resta il suo fulcro centrale, un'opportunità e una particolarità da non trascurare. Eppure l'apicoltura di valle é una risorsa privilegiata. "Un immenso deposito di fatiche", come scrisse Carlo Cattaneo. E di ricchezze.
Ermanno Sagliani
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