Quota 7814 mEtRI in deltaplano!

Angelo D'Arrigo, il noto pilota di deltaplano impegnato
nell'ambizioso progetto ecologico di seguire in volo le rotte di
migrazione dei rapaci, dopo essere stato trainato fino a 7.000
metri, ha toccato quota 7814 metri, altezza mai raggiunta con tale
mezzo. L'episodio è avvenuto sopra il Terminillo; dopo il
decollo dall'aeroporto militare di Guidonia, il deltaplano di
D'Arrigo si è sganciato dal traino di un apparecchio
ultraleggero ed è rientrato sulla pista di Guidonia dopo oltre
due ore di volo

L'impresa di D'Arrigo rientra in un complesso programma di test
su mezzi ed attrezzature in vista del prossimo sorvolo
dell'Everest. Infatti il quarantaduenne pilota siciliano ha in
programma questa nuova tappa del suo progetto iniziato tempo
addietro seguendo i rapaci nel Sahara ed attraverso il Canale di
Sicilia e seguito lo scorso anno dalla "Siberian Migration", un
volo lungo 5500 km per guidare la grande migrazione di una
specie di gru in via d'estinzione, le Siberian Cranes, dalla
Siberia alle rive del Mar Caspio.

Prima del test in volo sono state effettuate prove a terra,
grazie anche all'appoggio della Aeronautica Militare. In una
camera ipobarica del Centro Sperimentale Medicina Aerospaziale
di Pratica di Mare è stata simulata un'ascesa fino a quota 13100
mt che, se è consueta per chi vola nelle cabine pressurizzate
degli aerei, non lo è affatto per chi l'affronta appeso alle ali
di un deltaplano, sebbene protetto da speciali tute isotermiche.
La A.M. ha anche assistito il pilota durante il recente test in
volo.

Invece, in una camera climatica dei laboratori FIAT, è stato
simulato un volo a - 42,5° e con 130 km/h di vento, valori molto
vicini a quelli reali in alta quota.

Le varie prove a terra ed in volo mirano ovviamente a sottoporre
le attrezzature alle condizioni che si riscontreranno durante il
sorvolo dell'Everest: il freddo agisce sui materiali rendendoli
più fragili, mentre con l'altitudine e la rarefazione dell'aria
aumentano i rischi di ipossia, vale a dire la mancanza di
ossigeno al cervello, tanto che il pilota ha testato anche due
sistemi di respirazione artificiale, uno primario ed uno di
soccorso, quello che in caso di necessità gli permette di
scendere velocemente a quote più vivibili.
Gustavo Vitali



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Gustavo Vitali
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