Mountain Wilderness International. Dal Kalashnikov alla Piccozza e dal Burqa al Casco da arrampicata

Sono rientrati in Italia in questi
giorni, dopo un mese di assenza, i sette istruttori di alpinismo
inviati dall’associazione Mountain Wilderness in Afghanistan,
per gestire il primo corso di “Environment Friendly
Mountaineering”, riservato ad un gruppo di giovani afghani
interessati ad acquisire le conoscenze teoriche e pratiche
necessarie per proporsi in un prossimo futuro come
accompagnatori di spedizioni alpinistiche, di trekking
naturalistici, o come rangers dei nuovi parchi nazionali montani
che il governo del paese intende istituire in tempi brevi.


Al Corso, che si è svolto nell’alta valle del Panjshir, ai piedi
del monte Mir Samir, di 6000 metri d’altezza, ha arriso un pieno
successo. Secondo molti commentatori esso ha rappresentato una
tessera non secondaria del mosaico da cui dovrà nascere il nuovo
Afghanistan. Sia come sia, di certo il lusinghiero risultato
raggiunto dimostra che la realtà afghana è fortunatamente molto
più articolata di quanto il pubblico occidentale è

stato sollecitato a immaginare.


Il Corso è stato frequentato da 22 allievi; al termine, ciascuno
di loro ha ricevuto un diploma di partecipazione. Tra gli
allievi spiccava la presenza di due coraggiose ragazze: Rohina e
Siddiqa. Entrambe hanno superato brillantemente ogni prova, su
roccia, neve e ghiaccio. Rohina ha dichiarato alla stampa: “ Tre
anni fa, sotto i Talebani, non potevo neppure uscire di casa da
sola. Ora ho scalato una montagna, ho imparato ad usare ramponi,
piccozza, corda. Mi sembra un sogno!”

Al Corso hanno partecipato anche otto ex-mujaheddin, selezionati
dall’Agenzia americana che si occupa del reinserimento dei
guerriglieri nelle attività civili (DDR).


L’associazione Mountain Wilderness International opera da tempo
per riportare tra le alte montagne dell’Hindu Kush afghano il
flusso di un turismo d’avventura, rispettoso dei valori
ambientali e dell’eredità culturale delle locali popolazioni
valligiane. Nel 2003 una squadra di alpinisti di Mountain
Wilderness ha scalato nuovamente, dopo 25 anni di oblio, la
massima elevazione dell’Afghanistan: il monte Noshaq, di 7500
metri di quota. Lo scopo dell’impresa ( denominata Missione Oxus
– Montagne per la Pace) era quello di diffondere nel mondo il
messaggio che è di nuovo possibile compiere ascensioni e
trekking nell’Afghanistan nord-orientale, senza correre rischi
derivanti da instabilità politica o da atti di brigantaggio.

L’odierna iniziativa ha rappresentato un secondo, fondamentale
passo della strategia di comunicazione di Mountain Wilderness.
Non soltanto è possibile ritornare in Afghanistan, ma chi lo
farà potrà utilizzare da ora in poi i servizi di un gruppo di
giovani accuratamente formati.

Il prossimo anno, grazie all’intervento della Cooperazione
Italiana e dell’IsIAO( Istituto Italiano per l’Africa e
l’Oriente ), verranno organizzati altri corsi di alpinismo e
gestione del turismo d’avventura, ai quali potranno accedere
anche quei valligiani che abitano nelle zone più periferiche e
depresse del paese.

La realizzazione del Corso odierno è stata resa possibile dal
finanziamento dell’USAID, dell’UNEP e dell’AKF ( Fondazione Aga
Khan) e dalla collaborazione disinteressata di varie
organizzazioni e ditte: Grivel, Roca, Mello’s, Scarpa , Aku,
Ferrino, Patagonia. Un grazie alla Suola di Alpinismo La Majella,
del CAI di Chieti.

La squadra degli istruttori era così composta:

Carlo Alberto Pinelli – Capo Missione

Giorgio Mallucci – Direttore tecnico

Eva Oomen, Enrico Bonino, Fausto Fiocca, Valerio Gardoni,
Alessandro Ojetti.
Marco Vasta



GdS 20 VIII 05 
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Marco Vasta
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