Mondiali di sci: requisitoria di Marco VItale ma anche l'altra campana, la nostra. A prova di bomba La campana (fuori fase) - Il precedente: Mondiali 1985 - L'autore - La cultura metropolitana ha colpito ancora - E la cavalleria? - Cantonate - La montagn

La campana (fuori fase) - Il precedente: Mondiali 1985 - L'autore - La cultura metropolitana ha colpito ancora - E la cavalleria? - Cantonate - La montagna senza l'uomo é morta - I sermoni ambrosiani - Gli altri soggetti - Ma all

LA CAMPANA
(FUORI FASE)

TITOLO: “E' fondamentale un
confronto Mondiali, salviamo almeno il salvabile”

AUTORE: Marco Vitale

GIORNALE: La Provincia di Sondrio

GIORNO: sabato 19 agosto 2004

PAGINA: prima (fondo) e continuazione in 12a.

PRESENTAZIONE:“Sull'argomento Mondiali di sci del 2005 ospitiamo
volentieri un intervento di Marco Vitale, il noto economista e
opinionista del Corriere della Sera che ha voluto inviarci il
suo pensiero”.

IL
PRECEDENTE: MONDIALI 1985

Taglio, tono, contenuti,
firma sono tali da richiedere una messa a punto, visto il
precedente del 1985, di quei mondiali, sempre in Alta Valle.
Allora come un macigno venne gettata sull’evento la questione
del taglio delle piante: ben 4000, dicevano, in pieno Parco
Nazionale dello Stelvio. Tutti a dolersi, dalle Alpi alle
Piramidi per questo massacro ambientale, di poveri pini, abeti,
larici e via dicendo. Due anni e mezzo dopo c’era ancora il
ricordo, al punto che in Consiglio Regionale alcuni collegarono
la frana di S. Antonio (!!!), distante km, al taglio delle
piante, clamorosa cartina di tornasole della mistificazione del
1985, senza precedenti. Il sottoscritto allora era stato
chiamato in RAI a Roma per discutere del problema in diretta.
Niente bla-bla ma documentazione inoppugnabile della situazione
reale: 45 piante in tutto con diametro superiore ai 45 cm.
(pochi mesi dopo, in base ai piani di assestamento, nel Parco fu
autorizzato l’abbattimento, regolarissimo, di 10.000 piante;
tanto per fare un confronto), 1700 e rotti poco più che arbusti,
foto in cui si dimostrava che la zona interessata dal taglio
pochi anni prima era completamente pelata, eccetera.

Il guasto ormai era fatto, gli italiani continuarono a pensare
alla gentaglia che abitava la Valtellina, assassini di alberi,
anzi di boschi interi, indifesi. In provincia di Sondrio ci sono
160.000 ettari di territorio buscabile, visto che negli altri
circa 160.000, sopra i duemila metri, gli alberi non vengono per
legge naturale. Che il bosco in pochi anni sia passato da 90.000
a 100.000 ettari, e quindi con centinaia di milioni di alberi,
era notizia che non interessava nessuno…

L'AUTORE

Vediamo dunque di fissare
alcuni punti.

Intanto l’autore: Marco Vitale, 69 anni compiuti da 29 giorni,
già docente universitario, fondatore di società, studi e simili,
primo Presidente del Gruppo Arca - nel quale c’é anche la Banca
Popolare di Sondrio -, Presidente dell'AIFI, l'Associazione
italiana delle società di merchant banking, membro di vari
Consigli di Amministrazione, è stato Presidente e riordinatore
delle Ferrovie Nord Milano, assessore alle attività economiche
del Comune di Milano e Commissario straordinario dell'Ospedale
Maggiore di Milano. Persona quindi ben introdotta nei “salotti
buoni” e ai “piani alti”.

Non che questo impressioni. Spesso capita, salendo quei piani di
cui sopra, di trovare maggiore disponibilità. Il discorso è un
altro visto che si potrebbe rispondere con lo stesso tono.
Sarebbe legittimo ma non producente per diversità, non di
argomenti, ma di accredito. E allora limitiamo la veemenza e
sostituiamola nei limiti e nelle possibilità come si conviene
alla cultura montanara di fronte alla cultura metropolitana e a
una sua tipica manifestazione.

LA
CULTURA METROPOLITANA HA COLPITO ANCORA

Già, perché l’articolo di
fondo del quotidiano “La Provincia di Sondrio” di sabato 21
agosto è proprio il frutto di quella cultura metropolitana di
cui si doleva spesso il compianto sen. Della Briotta per una sua
costante, quella di costituire una sorta di lente deformante
rispetto ai nostri problemi. Le nostre cose da Piazza del Duomo
viste cioé con occhi ben diversi da chi una zona montana abita
trovando in essa ragione di sopravvivenza.

Sarebbe dunque legittimo stare sulla stessa lunghezza d’onda
visto il tono usato: apocalittico, come questa frase “La
Valfurva non è più l'ultimo paradiso e non ci sono mai più
speranze che ritorni ad esserlo. L'unica questione rimasta
aperta è se deve diventare definitivamente un inferno come già
tante altre località delle Alpi sono diventate“.

Il pensiero, per parallelismo, corre ad Antonio Cederna nel
periodo in cui aveva preso di mira, qualche volta con ragione,
qualche volta no, sempre con linguaggio bellico. Ci sovviene un
titolo a tutta pagina sul Corriere, “Grattacieli in Valtellina”.
E magari in giro per l’Italia ci credevano anche. E’ vero che
chi veniva qui restava deluso visto e considerato che se i
grattacieli ci sono li si vedono, ma la maggior parte non aveva
l’occasione di appurare di persona che nella Valle dell’Adda non
stava affatto sorgendo una seconda Manhattan! Non solo
grattacieli, ma la guerra contro la Statale 36 del lago, sua, di
alcuni ambienti milanesi di Italia Nostra. Secondo il sommo
geologo, punta di diamante dello schieramento anti-36, non
sarebbe mai stata utilizzata perché sarebbe franata tutta nel
Lario. Risultato: anni di ritardi, spropositato aumento della
lunghezza delle gallerie, e quindi dei costi, per “la tutela
dell’ambiente” ma anche per la felicità delle imprese.

E LA
CAVALLERIA?

Taglio e toni aggressivi ma
anche, sia consentito, una caduta di stile nei confronti del
Sindaco di Valfurva, Idilia Antonioli. Noi, cosa volete, siamo
ancora di quelli che aprono la porta e fanno passare prima una
donna, di quelli che se c’è una signora in piedi si alzano e
cedono il posto. Parità o non parità le donne si meritano che la
cavalleria rimanga anche se molti non sanno più cosa sia.

Assunta infatti lei come archetipo degli “amministratori-cementificatori”,
quintessenza del male – cui contrappone il sommo Bene, “ben
rappresentato da Enzo Venini, capace rappresentante del Wwf” (!)
-, lui la gratifica con un malizioso attributo “forse grazie
alla sue radici Anas”. E questo per attribuirle la
determinazione, appena attenuata da un “sembra”, a “ricoprire la
Valle, che un felice slogan chiamava: «l'ultimo paradiso», con
una gigantesca colata di cemento”. A parte la sostanza che
andrebbe dimostrata e non soltanto enunciata, c’era bisogno di
forzare i toni?


CANTONATE
L’articolista vogliamo
credere che non abbia inventato niente. In questo caso
evidentemente si è rifatto a quanto qualcuno di cui si fidava
gli ha detto. E giù cantonate: scherzi della mancata verifica
delle fonti.

1) Impianti: una perla, ad esempio: ”Chi, impedendo un
ragionevole ammodernamento degli impianti, che il Parco e la
Sovrintendenza erano disposti a concedere 10 anni fa, ha spinto
Santa Caterina sulla via del declino?”.

C’è agli atti, e noi stessi ne conserviamo copia, il
provvedimento di quel periodo della Soprintendenza su un
impianto che aveva ottenuto tutte le altre autorizzazioni.
Negativissimo, altro che disponibilità! Fra l’altro nelle
motivazioni del no figurava “la tutela dei fiorellini” di cui
notoriamente sono cosparsi le pendici innevate… Un no che aveva
fatto imbestialire perché al no per il mini-cavo dell’impianto
di risalita di Valfurva si accompagnava il silenzio assoluto sul
maxi-cavo in Trivigno (elettrodotto-Svizzera-Italia, autorizzato
dai Beni Ambientali con la dizione “zona di nessun interesse
paesistico”!!!!!!).

2) Reati: “Questi intervento è anche necessario per
ripristinare la legalità. Infatti l'elenco delle illegalità
realizzate sia Bormio che a Valfurva, sulla base di quanto
emerge dalla stampa e dalle varie cause in corso, è abbastanza
terrificante”.

Dov’è questo elenco? Dove sono queste cause? Dove i
provvedimenti? Dove le sentenze? La pratica aperta in Europa è
frutto di iniziative ambientaliste unilaterali. Il TAR non ha
accolto la richiesta di sospensiva presentata dagli stessi. Chi
ha dato al dr. Vitale queste notizie?

3) Strada: c’è dell’altro. “In una valle che non ha
ancora realizzato la circonvallazione di Morbegno e di Tirano?”.
La Valle?!? La Valle non è in difetto:è parte lesa dato che non
ha ancora avuto, come invece sacrosantamente giusto, i due
interventi citati con il resto. Non è lei ma l’ANAS a doverli
fare.

4) Intanto il Parco... C’era qualcos’altro invece da fare
per cui il dr. Vitale, mute in proposito forse le sue fonti,
dovrebbe strigliare energicamente, come ha fatto con altri e con
il Sindaco di Valfurva, gli ambientalissimi responsabili del
Parco.

Ne parla solo per dire che il nuovo Presidente non va bene,
addirittura che la sua nomina è avvenuta violando la legge (ma
se é così perché non si va in Magistratura?). Dovrebbe invece
allargare l’angolo visuale: dall’ampliamento del Ministro
Martora di quasi trent’anni fa la prima importantissima cosa che
il Parco avrebbe dovuto fare è il Piano territoriale (tocca al
Piano dire cosa si può fare e cosa no), ma colpevolmente non c’è
ancora, salvo una bozza che ha dormito parecchio. Sappiamo che
c’è qualcuno cui non va giù che il Piano oltre a flora e fauna
debba tener presente anche di quel particolare tipo di bipedi a
statura eretta che non hanno nessuna voglia di dover fare la
valigia per andare altrove a guadagnarsi un pezzo di pane per
lasciare la loro terra sotto una cappa di vetro ad edificazione
dei domenicali milanesi che il loro territorio se lo sono
mangiato. Ma un punto è incontrovertibile: precisato che la
tutela dell’ambiente è da perseguire va però a chiare lettere
sancito che non è l’uomo al servizio dell’ambiente ma
l’ambiente al servizio dell’uomo
.


La montagna senza
l’uomo è morta


“Il confronto non è solo tra ambientalisti e
amministratori-cementificatori. E' tra due concezioni dello
sviluppo”. Una visione manichea dunque, con i buoni da una parte
e i cattivi dall’altra, per “uno sviluppo che valorizzi e non
uccida la montagna”. La montagna senza l’uomo è morta ma l’uomo
in montagna ci resta non per esortazione o per decreto bensì se
ne esistono le condizioni. Non mangia, lui e famiglia, con le
visioni bucoliche da naturalisti da week-end.

Un guaio, secondo Vitale, “puntare sempre e solo barbaramente
sullo sci, un monoprodotto in lento e generale declino”. Ci dica
allora quale sia la ricetta sostitutiva. Visto il suo curriculum
potrebbe illuminarci in proposito, ovviamente non in astratto,
ma in concreto con conti economico finanziari attendibili.

Da notare che ce n’è anche per le nostre due banche che
“finanziando l'una o l'altra concezione dello sviluppo,
finiscono per assumerne una responsabilità primaria”.

Hanno risposto. Per la Popolare il C.d.L. Melazzini che ha
ovviamente dimostrato l’inconsistenza dell’affermazione. Dal
Credito Valtellinese è venuto l’invito alla prossima
presentazione de “I profili dello sviluppo”, come a dire che qui
siamo gente seria, non bru-bru.

Cosa dovremmo del resto dire allora di tutti gli Istituti
bancari nazionali, anche quelli cui il dr. Vitale ha
autorevolmente collaborato se applicassimo questa bizzarra
teoria?

I
SERMONI AMBROSIANI

Siamo per la verità
abituati ai sermoni ambrosiani. Ciclici.

- E allora vorremmo ricordare, ad esempio, che Milano è arrivato
ad aprire il suo depuratore con un quarto di secolo di ritardo
rispetto a Sondrio. Erano partiti insieme, e quello più
complicato era il sondriese in quanto metà per reflui civili e
metà per scarichi chimici. Immensamente più bravi e
ambientalmente attenti quelli di Sondrio rispetto a quelli di
Milano, assessore Vitale compreso.

- E allora vorremmo ricordare, altro esempio, che è stato
Sondrio ad insegnare a Milano come urbanisticamente trovare il
punto di sintesi fra pubblico e privato con realizzazioni di
grande utilità pubblica e ambientalmente utili. Non sono venuti
da Milano a insegnarci; siamo andati a Milano a insegnare

- E allora vorremmo ricordare, altro esempio, che un quarto di
secolo fa era stato predisposto un piano territoriale per la
Valtellina che era quanto di meglio prodotto allora in Italia,
con soluzioni di tutela straordinariamente innovative.

Perché non è stato attuato, visto che ormai tutto il dovuto era
stato fatto?

Perché è stato fermato. A Sondrio? No, a Milano.

GLI
ALTRI SOGGETTI
Ma forse il dr. Vitale
si è accorto di essersi spinto oltre

“Intendiamoci, questi speculatori fanno il loro mestiere…
discutere con loro non ha senso. E' ad altri soggetti che ci si
deve rivolgere, quei soggetti che istituzionalmente sono
demandati a raggiungere un equilibrio tra i vari interessi
contrapposti subordinandoli ad uno comune…”

In un articolo del 30 giugno scorso sul Corriere della Sera in
cui Vitale attacca il berlusconismo ma ce n’ha anche per il
versante opposto (“i chiacchieroni nazionali dei partiti del
centrosinistra che non sono pronti a governare“) trova il modo
di scrivere “Alla provincia di Sondrio fa cappotto il candidato
della Lega, perché è un medico serio, un senatore esperto e di
successo, perché è lontano dall’orrenda ondata di affarismo che,
soprattutto in Alta Valle, sta devastando la Valtellina, con la
millantata copertura della Regione”. (Curioso constatare che
esattamente un anno prima, 21 agosto 2003 – archiviare i files
risulta comodo…! -, su Panorama era l’on. Andreotti a dichiarare
“Il Presidente della Commissione Esteri del Senato, Fiorello
Provera, medico della Valtellina, è persona di grande valore”,


Ma allora questa
Valtellina

non è tutto un disastro !


Ma allora questa Valtellina non è tutto un disastro e c’è chi è
in grado di uscire da quello che Vitale apoditticamente chiama
“gigantesco pasticcio”.. C’è dunque la Provincia che sta per
varare, una volta risistemato, il Piano Territoriale-Paesistico;
c’e magari anche la stessa Comunità Montana dell’Alta Valle,
visto che il suo Presidente avv. Trabucchi – che ha portato a
sintesi le diverse esigenze per il problema del canal Viola AEM,
- non viene travolto dalla furia iconoclasta dell’articolista. E
poi magari c’è anche un po’ di altra gente che ha nei cromosomi
la tradizione valtellinese del buon amministrare, intesa nella
sua accezione più ampia…

Bormio o la Valfurva non diventeranno la succursale di Quarto
Uggiaro. Non ci saranno le colate di cemento ipotizzate, quelle
che si sono viste occupare a macchia d’olio il territorio
comunale milanese. Non ci sarà quel disastro tratteggiato a
tinte fosche.


VALTELLINA PERCHE'?


Una sola domanda: ma perché tanta ostinazione contro la
Valtellina con il silenzio totale invece sulla preparazione
delle Olimpiadi di Torino?
Già, perché?

GdS 


GdS 30 VIII 04 
www.gazzettadisondrio.it

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