La frana di Spriana. Il convegno di martedì 14. La storia. Il futuro: distruggerà Sondrio?
 Il convegno di Sondrio - 1977: 
 l'inizio - 13 milioni di metri cubi, che sberla!  - I 
 caposaldi 6 e 14: un metro e mezzo la settimana! - In Regione
 Il convegno di 
 Sondrio
 La riunione che si è tenuta a Sondrio, nella sala Vitali, per 
 l’organizzazione dell’Ulivo, di Legambiente e della CGIL,in 
 particolare con una ampia e documentatissima relazione tecnica 
 dell’arch. Giovanni Bettini – a suo tempo presentatore da 
 deputato di una proposta di legge per la frana di Spriana è 
 servita a fare il punto sulla situazione in modo oggettivo. 
 Chiaramente sul tavolo il problema della continuazione dei 
 lavori del by-pass – e ne parleremo – cui è legata la 
 continuazione del lavoro delle maestranze oggi a rischio nel 
 caso di interruzione, ma nel quadro dell’interrogativo di fondo: 
 c’è il pericolo? C’è da finire l’opera in tempi stretti?
 La presenza del Sindaco, dr.ssa Bianchini, non è stata obbligo 
 formale ma testimonianza di quanto fatto e dell’interesse del 
 Comune per il problema.
 Ci è parso doveroso, chiamati ad intervenire, di dire la nostra, 
 visto il ruolo avuto in passato, sinteticamente questa: “La 
 probabilità di caduta della frana in tempi brevi è remota, in 
 particolare quella di un collasso catastrofico e in presenza di 
 una piena centenaria del Mallero. A questa bassa probabilità si 
 accompagna però il quadro catastrofico che si produrrebbe per la 
 città di Sondrio. La combinazione dei due elementi è tale da 
 richiedere il completamento in tempi brevi del by-pass.
 Quanto poi al secondo by-pass sarebbe opportuno prima di dare il 
 via fare una verifica, come un’altra sulla indispensabilità del 
 costoso rivestimento in acciaio”.
 Avendo accennato al ruolo avuto in passato è bene chiarire, sia 
 per un’utile ricostruzione che per un contributo all’esame del 
 problema.
1977: 
 L’INIZIO
 Primavera del 1977. Arrivo abbastanza presto nel mio ufficio di 
 Presidente della Comunità Montana unica di Valtellina, la 
 maggiore d’Italia con 65 Comuni, 2620 kmq di territorio, 205 
 membri nell’assemblea. Un grande Ente, che però dava fastidio a 
 Milano e quindi, purtroppo, ghigliottinato pochi anni dopo e 
 diviso in quattro. “Divide et impera”, una ricetta sempre in 
 voga. Appena arrivato il lunghissimo segretario dr. Gavazzi – ne 
 era rimasto impressionato Montanelli in un suo articolo di quasi 
 tutta la terza pagina del Corriere della Sera – mi informa che 
 si sta muovendo la frana di Spriana e che il geologo dr. 
 Palestra è già salito per andare a vedere. Si tratta di una 
 paleofrana, pochi km a monte di Sondrio, che ogni tanto si mette 
 in movimento. Si era svegliata infatti nei primi anni ’60 e 
 l’ing. Del Pecchia, Ingegnere Capo del locale Genio Civile, 
 aveva fatto fare un accurato studio, allora tranquillizzante. 
 Ora, numero uno in Regione, non ci sentirà molto, proprio 
 rifacendosi allo studio da lui fatto fare allora, certamente 
 valido ma con i mezzi d’indagine allora disponibili.
 Significativo del resto che i vecchi di Arquino, Caparè e altri 
 centri abitati in zona, ricordando i precedenti movimenti, 
 dicessero che stavolta è diverso rispetto ai casi precedenti.
 13 milioni di 
 metri cubi, che sberla!
 A metà pomeriggio, nella “Stua” di Palazzo Pretorio, che è il 
 mio ufficio di Sindaco di Sondrio (senza maggioranza ma comunque 
 Sindaco e sorprendentemente questa situazione durerà tutto il 
 mandato con grandi realizzazioni) arriva il geologo. La faccia è 
 tirata, anche se il dr. Palestra non perde i suoi modi abituali 
 da gentiluomo. Mi fa vedere dei fogli sui quali ha, 
 “sommariamente, mi precisa”, tentato una cubatura della frana. 
 Terribile: 13 milioni di metri cubi (dopo gli studi con una 
 serie di rilevazioni in profondità verrà stabilito in 20 milioni 
 la massa in movimento; pregevolissima pertanto la valutazione 
 del dr. Palestra basata sostanzialmente sulla sua esperienza e 
 su una stima “esterna”). Torniamo a quella comunicazione. Appena 
 me la fa lo guardo inebetito: 13 milioni di metri cubi, che 
 sberla! Poche settimane prima in Valmasino c’era stata la frana 
 di Sasso Bisolo, che ha visto il primo impiego sul campo del 
 geologo dr. Michele Presbitero, allora all’Assessorato 
 all’Ecologia non avendo la Regione un servizio geologico, ora 
 Segretario Generale dell’Autorità di Bacino del Po. Si trattava 
 di circa un milione di metri cubi, con grandi massi dietro ai 
 quali durante i sopraluoghi ci si riparava dato che la montagna 
 scaricava ancora e il maltempo impediva la visibilità. Quel 
 milione di metri cubi aveva creato un paesaggio da Inferno 
 dantesco. E qui si trattava di tredici milioni, una quantità 
 tale che richiede esempi per essere valutata da non addetti ai 
 lavori. L’esempio che facevo era quello dello Stadio, oppure di 
 Piazza Garibaldi, tutto pieno per un’altezza di un paio di km…
 Subito, senza porre tempo in mezzo, incarico prima verbale per 
 fare in fretta, poi con regolare delibera, al geom. Ma raffio di 
 Chiavenna che fa, uno dei primissimi, le misurazioni con il 
 laser.
 I caposaldi 6 e 
 14: un metro e mezzo la settimana!
 Sistemati 52 caposaldi in frana comincia la misurazione della 
 febbre. Alcuni riposano tranquilli, altri passeggiano più o meno 
 in fretta ma due di questi caposaldi ne hanno una da cavallo. 
 Sono il 6 e il 14. Sono passati oltre 28 anni ma queste cose non 
 si dimenticano visto che questi due disgraziati si divertivano a 
 preoccupare il Sindaco con i loro spostamenti: viaggiavano un 
 metro e mezzo la settimana. C’erano altri segnali. L’allora 
 Sindaco di Spriana Lino Del Maffeo con la sua guardia Varisto, 
 scomparsi entrambi, salivano e nelle fenditure del terreno 
 collocavano un bastone trasversalmente per trovarlo, l’indomani, 
 parecchio più sotto. Sistema rudimentale per valutare il 
 movimento ma efficace. Altro sistema empirico quello di salire a 
 quota 900 e oltre e sentire, da certe posizioni, un brontolio 
 sotterraneo.
 Le notizie in città sono girate e non sono pochi quelli che 
 ritengono che questa frana sia un pallino del Sindaco di 
 Sondrio. Se dico come stanno le cose si rischia il panico e 
 quindi lasciamoli dire mentre mettiamo in campo localmente 
 quello che possiamo fare da soli, compresa l’ispezione alla 
 condotta dell’ENEL, ex Vizzola dopo aver ottenuto la sospensione 
 del flusso di acqua diretto alla centrale in zona cimitero e, 
 ovviamente, un piano di emergenza molto funzionale.
 In Regione
 In Regione l’ing. Del Pecchia, come detto avanti, non ci sente e 
 si va per via politica, sempre però supportata dai tecnici, 
 quelli interni, altri esterni di grande esperienza con 
 collaborazioni gratuite.
 Assessore all’Ecologia è Nino Pisoni. Sa che in Valtellina c’è 
 gente seria che non ha nessuna intenzione di far sprecare soldi. 
 Siamo al Pirellone a fianco della Giunta Regionale io e il mio 
 vice in Comunità Montana, ing. Enrico Moratti, tecnico di valore 
 e Presidente da una vita dell’Ordine degli Ingegneri, Siamo 
 scesi a Milano giocando la nostra faccia e la nostra credibilità 
 personale. Lo studio della frana richiede infatti 700 milioni 
 (del 1977!). Oltre un paio di milioni di €uro oggi, quattro 
 miliardi di vecchie lire, oggi. Non per interventi ma solo per 
 lo studio, con una serie di attrezzature, di indagini le più 
 diverse, con la necessità di una pista che consenta di portare 
 in frana le diverse apparecchiature. Pisoni ci guarda e chiede 
 se siamo sicuri di over deliberare una cifra del genere. 
 Rispondo che il Sindaco di Sondrio e Presidente della Comunità 
 Montana, come il vice Moratti, non ha il minimo dubbio ed è 
 pronto a rispondere ovunque di questa scelta. Pisoni va, si 
 siede, la Giunta delibera. Incarico al prof. Floriano Villa 
 (Presidente dell’Ass. Geologi italiani e poi anche Presidente 
 nazionale di Italia Nostra), al prof. Andrea Cancelli 
 (Cattedratico al Politecnico) e all’ing. Cofano, esperto di 
 idraulica. Vengono subito a Sondrio, andiamo in frana. Comincia 
 il lavoro.
E qui finisce la prima puntata. Il seguito sul prossimo 
 numero.
 Alberto 
 Frizziero
 GdS 30 VI 05  
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