Ecosistema Urbano 2005 di Legambiente Raccolta differenziata dei rifiuti: solo 11 città italiane, fra cui Sondrio, in regola

Lecco è la regina, evviva la
regina. Ecosistema Urbano di Legambiente, con i suoi 100mila e
più dati raccolti “alla fonte” delle amministrazioni comunali ed
elaborati insieme all’Istituto di Ricerche Ambiente Italia,
stila una graduatoria delle città italiane, da quella dove la
qualità ambientale è migliore alla più arretrata: e allora prima
di tutto va reso merito a chi quest’anno occupa il gradino più
alto del podio. Nella città manzoniana è ottima la raccolta
differenziata, buona la depurazione delle acque, discreto il
trasporto pubblico, e gli alti livelli di reddito non si
traducono automaticamente in sperpero di energia e risorse
naturali. Tratti distintivi che accomunano l’intero plotone
delle “top ten”: città medio-piccole, del centro-nord (Livorno e
Pisa le più meridionali), con una tradizione di buona
amministrazione e servizi pubblici abbastanza efficienti. Molto
più deludente è la performance delle metropoli: Napoli e Torino
arrancano, anche Milano fatica nonostante il dato di eccellenza
nella raccolta differenziata dei rifiuti, solo Roma mostra
qualche segno incoraggiante di miglioramento. Infine, il Sud:
con pochissime eccezioni (Matera, Caltanissetta, Campobasso), i
capoluoghi del Mezzogiorno mostrano un volto ambientale
decisamente sgradevole, dove la malagestione della cosa pubblica
ereditata dal passato si somma ad una generale mancanza di
dinamismo. Emblemi di questa arretratezza, l’abusivismo edilizio
e il caos rifiuti: la metà dei mattoni fuorilegge si concentra
in sole quattro regioni (Puglia, Calabria, Sicilia e Campania),
mentre in nessun capoluogo del Sud la raccolta differenziata
tocca il 15% in quasi tutti è sotto il 10%. Due questioni –
illegalità edilizia ed emergenza rifiuti – che chiamano in causa
scelte politiche sciagurate o fallimentari: in un caso il
condono edilizio del 2003, che ha portato pochi quattrini nelle
casse dello Stato ma ha rilanciato alla grande l’industria delle
costruzioni illegali; nell’altro i dieci anni e più di gestione
commissariale del ciclo dei rifiuti in tutte le regioni del Sud,
che non hanno prodotto alcun beneficio strutturale.

Anche le vincitrici, però, è bene che non si cullino sugli
allori. Perché il loro è un primato relativo, figlio
essenzialmente della mediocrità generale. E dire che le
performance pretese da Legambiente non sono da mondo di utopia,
da eden ideale, tanto che chi in un caso, chi nell’altro, già le
ha messe in pratica. E’ da libro dei sogni pensare che una città
possa avere zero case abusive come Aosta? E’ fantasia una
raccolta differenziata sopra il 50% come a Verbania? E’ da folli
credere che possano esistere altre città come Siena con più di
30 metri quadrati di isola pedonale per abitante? O ancora
pensare a un uso del trasporto pubblico pari a quello di Trieste
o a una mobilità in bici paragonabile a quella di Ferrara?

Ma quanto conta, per lo stato attuale del Paese e per il suo
futuro, la condizione ambientale dei 103 capoluoghi di
provincia? Conta molto, moltissimo. Qui vive un terzo della
popolazione italiana, qui si concentrano ricchezze culturali e
risorse umane di straordinario pregio e valore, ma qui viene
anche originato un altissimo impatto ambientale (la “impronta
ecologica” delle città capoluogo è proporzionalmente assai più
alta del loro peso demografico). Da qui bisogna partire per dare
all’Italia uno sviluppo veramente sostenibile. Invece le città
sono da tempo ai margini dei dibattiti e delle scelte in tema di
sviluppo, investimenti, infrastrutture. Delle centinaia di opere
pubbliche “strategiche” secondo il governo Berlusconi, inserite
cioè nell’elenco della Legge Obiettivo, meno di dieci riguardano
le città; problema “quantitativo” di per sé già rilevante, cui
se ne aggiunge uno “qualitativo” che incide ancora di più: le
città italiane hanno bisogno di infrastrutture, ma soprattutto
hanno bisogno, come l’intero territorio nazionale, di priorità
diverse, di “più ambiente”, nel campo delle politiche
infrastrutturali. Servono grandi programmi di ammodernamento e
di manutenzione straordinaria di quello che c’è, invece si
concentrano le risorse disponibili (poche) sulle nuove opere;
occorre potenziare tutte le forme di mobilità alternative alle
strada, a cominciare dal trasporto su ferro, invece si continua
a privilegiare l’investimento in nuove autostrade. I risultati
di questo “mix” di errori ed omissioni è che si stanziano molti
miliardi di soldi pubblici per il Ponte sullo Stretto di Messina
– un’opera che lascerebbe irrisolti i drammatici problemi di
mobilità dei passeggeri e delle merci di cui soffre il
Mezzogiorno - e non s’investe un euro per dotare le grandi aree
metropolitane di sistemi efficienti e puliti di trasporto
pubblico oppure per evitare che gli acquedotti di Napoli e di
Torino perdano, come accade oggi, più del 30% dell’acqua immessa
in rete.

Tutto questo reca danno non solo all’ambiente: dall’energia, ai
trasporti, ai rifiuti, il miglioramento ambientale delle città è
uno straordinario motore d’innovazione tecnologica e dunque di
competitività per l’intero Paese. Come sottolinea spesso il
vicepresidente di Confindustria Pasquale Pistorio, l’Italia deve
tornare a scommettere sulla ricerca, sulla conoscenza,
sull’innovazione di processo e di prodotto, nell’interesse delle
generazioni future e pure in quello di chi fa economia. Noi di
Legambiente condividiamo al 100%, e per questo siamo
particolarmente contenti che da quest’anno Ecosistema Urbano sia
presentato in collaborazione con il Sole 24 Ore, il più diffuso
e uno dei più autorevoli giornali economici europei.

Le città italiane hanno fame di politiche più coraggiose, più
dinamiche, su scala nazionale come locale; hanno un bisogno
estremo di scelte pubbliche che ne valorizzino i tesori e ne
aggrediscano i mali. L’ordinaria amministrazione non basta, c’è
bisogno che i governi nazionali si accorgano che in Italia c’è
una grande, urgente, “questione urbana” – di cui il degrado
ambientale è parte importante –, e che gli stessi sindaci
gettino di più il cuore oltre l’ostacolo. Il pericolo di una
“decadenza italiana” comincia nelle città, nelle città si
cominci a contrastarlo.
Roberto
Della Seta (x)


(x)

Presidente nazionale di
Legambiente



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Roberto Della Seta (x)
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