BIT 2005: un punto di vista socio-politico
I Paesi dell’Europa
orientale puntano sul turismo
Qualche considerazione sulla BIT 2005: una diversa chiave di
lettura di talune affermazioni ormai usuali nel nostro Paese.
A metà febbraio, come d’uso, a Milano si è svolta l’annuale
BIT-Borsa Internazionale del Turismo, la maggiore fiera del
genere che si tenga in Italia ed una delle più importanti
d’Europa.
Non è mio compito commentare l’esposizione sul piano turistico.
Anche se lo stand tellino, nell’ambito di quanto fatto dalla
Regione Lombardia, non mi è parso né eccezionale né fornito di
una dépliantistica particolarmente completa od evoluta.
Ma il mio interesse, che qui esporrò, è d’altro genere. Una
fiera come la BIT, per moltissimi paesi d’Europa e non solo, è
un momento fondamentale per “presentarsi” al pubblico.
In tal senso è certo assai interessante notare come gran parte
dei Paesi dell’Europa dell’Est un tempo “al di là del muro”,
siano oggi massicciamente presenti.
Non fu sempre così: chiunque abbia viaggiato sa che, in molti di
quei Paesi, un turismo troppo curioso era punto gradito. Ed
anche in quelli più aperti come l’ex Yugoslavia si cercava di
convogliare il visitatore verso le mete più note ed attrezzate
(e in Istria, nell'italianissima Istria
regalata a Tito, di fronte alle Isole Brioni, ove la
strada correva a pochi metri dal mare, era vietato agli
stranieri andare sulla battigia e men che meno fare foto! NdR).
Oggi tutto è cambiato. Paesi come l’Ungheria o la Repubblica
Ceca gareggiano con in più noti luoghi dell’Europa occidentale,
quanto a frequentazioni turistiche.
La Slovenia e la Croazia, ormai da anni, hanno riacquistato
l’antica importanza, offrendo anche mete prima quasi ignote del
loro territorio.
Ma altri si stanno prepotentemente affacciando.
Da qualche tempo
grandi spazi alla BIT per Polonia e Romania. Mentre da un paio
di anni la Serbia cerca, nel turismo, una sorta di “riscatto” da
un recente passato in cui fu dipinta (forse con qualche
esagerazione) come una nazione aggressiva ed imperialista. Me lo
hanno fatto capire chiaramente in una breve intervista.
La Slovacchia, dopo qualche tempo d’assenza, è tornata con un
buon stand; mentre due dei tre Paesi caucasici, l’Armenia e la
Georgia, erano presenti con ben tre stand di discrete dimensioni
e con buon materiale.
Ovviamente il padiglione russo era di notevole importanza, ed
anche l’Ucraina, ormai da tre anni, si è aperta verso il turismo
occidentale, cui punta parecchio. Anche la Bulgaria, prima
sempre in tono minore, questo anno era presente in forze. Quanto
ai Paesi Baltici, dopo una partenza in sordina, si stanno
imponendo, con ottimo materiale e mete prestigiose.
Insomma i Paesi dell’Europa orientale puntano moltissimo sul
turismo, lo spingono fortemente e saranno certo mete importanti
in un prossimo futuro. E qui il discorso si fa interessante su
un piano socio-politico …
Turismo italiano al top
Vistando vari stand ove ho amici, scopro che in Ungheria il
turismo italiano va alla grande, in Polonia pure, in Croazia
siamo in crescita e che in Slovenia abbiamo addirittura superato
(in ingressi e pernottamenti) il numero dei tedeschi. Obiettivo
che sino a qualche anno fa sembrava inarrivabile.
Un po’ perplesso, rispetto a quanto si sente dire e si scrive
nel nostro Paese sul “drammatico calo” del turismo italiano,
chiedo a Franca, segretaria dell’amico Boris che, da anni
direttore dell’ufficio del turismo sloveno a Milano, è pure , da
parecchio, presidente dell’ADUTEI (associazione che riunisce
gran parte degli uffici turistici stranieri presenti in Italia),
lumi in proposito.
La risposta è decisa: tutti i Paesi dell’ADUTEI, compresi alcuni
non troppo convenienti per noi italiani come la Germania,
registrano un aumento di presenze italiane nell’anno 2004.
Qualcosa allora non quadra. Credo sia il caso di fare chiarezza,
sia a livello nazionale che tellino.
Anche perché pareri similari si raccolgono in varie province
italiane montane, quali il Trentino e ancor di più l’Alto Adige.
L’amica Uta, responsabile del settore stampa altoatesino per i
giornalisti di lingua italiana, mi segnala, da un paio di anni,
come, causa la netta crisi germanica, il turismo italiano
–costantemente in crescita- stia ormai prendendo il sopravvento
nella sua provincia.
A questo punto, a livello nazionale, viene almeno il dubbio che
certe statistiche vengano manipolate o comunque lette "ad usum
delphini" per giustificare talune asserzioni politiche. Il
centro-sinistra, da sempre, attacca a tutto campo l’attuale
Governo italiano. Ogni cosa fatta è sempre errata e la crisi
incombe. Il che sarà, almeno in parte, anche vero. Tuttavia è
certo altrettanto vero che la crisi - ad esempio - è europea
(vedi Germania) e non solamente italiana.
I dati del turismo italiano nei Paesi dell’ADUTEI, cioè le
principali nostre mete turistiche, ci fanno chiaramente capire
che la crisi non è poi così profonda, visto che vi sono sempre
più italiani che si recano da Lubiana a Mosca, da Varsavia ad
Atene.
Forse nell’ansia d’affermare che “tutto va male, tutto si
sfascia” molti giornali hanno un po’ esagerato!
I nostri servizi
non sono all’altezza
Ma la cosa riguarda parecchio anche noi tellini.
Nella nostra
provincia, certo a vocazione turistica non meno di Trentino od
Alto Adige, tutte le volte che si parla di crisi turistica si
invocano le scuse più diverse. Non c’è neve, ha piovuto, ha
piovuto troppo poco, la stagione è stata sfavorevole, era troppo
caldo, le strade sono pessime, ecc. ecc.
Solo pochi hanno il coraggio di ammettere che il problema è di
tipo diverso.
Perché tanti italiani preferiscono l’Alto Adige?
Perché, a parità di spesa, trovano servizi assolutamente
superiori. E non solo ma una natura più rispettata, villaggi
meglio tenuti, una segnaletica sentieristica eccellente e via di
questo passo.
Questa estate siamo stati tre giorni a Innsbruck, bella e
piacevole capitale del Tirolo austriaco. Bella ma per noi
italiani non certo a buon mercato! Ebbene, Innsbruck rigurgitava
di italiani al punto che in ogni ristorante, in ogni albergo, in
ogni negozio si sentiva il nostro idioma.
Visto che la crisi non è poi così generalizzata e che sono
ancora molti gli italiani che fanno turismo, sarebbe il caso che
in Valtellina si avesse il coraggio di ammettere che per molti,
troppi anni si è vissuti di rendita, sulla vicinanza di Milano e
della Padania. Che si è puntato troppo sulla monocultura dello
sci di discesa, che tutta una serie di servizi non sono
all’altezza di una moderna regione turistica.
Se sapremo metter mano a questi problemi forse, anche da noi, le
statistiche torneranno ad essere di segno realmente positivo. E
non solo in agosto ma per tutto l’anno!
Nemo
Canetta
GdS 28 II 05
www.gazzettadisondrio.it