Bema, unico Comune isolato dall'Italia, simbolo dei problemi della montagna

149 abitanti ma non un paese morto - L'errore di pensare
solo al dato demografico - Bema simbolo della montagna
italiana - Una "LETTERA APERTA" significativa -  Un
commissario per la strada.


149
ABITANTI MA NON UN PAESE MORTO


Bema, in provincia di Sondrio, sulle Prealpi Orobie a 800
metri slm, con un territorio di 19,75 Kmq che si stende fra
i 450 e i 1900 metri ha oggi solo 149 abitanti residenti.
Come gli altri centri in quota delle Orobie ha infatti
sofferto dello spopolamento progressivo molti essendo scesi
a valle dove ci sono i servizi a portata di mano.

149 abitanti ma non un paese morto o in agonia, tutt'altro.
Basti pensare all'esistenza di una Pro-Loco che a settembre,
in particolare, organizza la Sagra del
Fungo - una tradizione che dura dal 1985 e che ora si tiene nel  centro
polifunzionale, a prova anche di maltempo - che richiama un
numero impressionante di turisti ...buongustai, peraltro
clienti fedeli anche in altri periodi del locale Ristorante.
I più "atletici" salgono al Rifugio Ronchi, di proprietà
comunale e affidato in gestione.


L'ERRORE DI PENSARE SOLO AL DATO DEMOGRAFICO

Chi pensa al dato demografico, un medio condominio di
Milano, sbaglia.

Va tenuto infatti conto - i dati Istat lo dimostrano - di
quante seconde case vi siano. In parte degli antichi
residenti che, scesi a fondovalle, hanno mantenuto il loro
presidio abitativo nel paese, frequentandolo specie d'estate
e in parte di altri, anche di fuori provincia, che hanno
scoperto il valore dell'ambiente, il clima, il paesaggio e
magari anche, oltre l'assenza della calura anche l'assenza
delle fastidiosissime zanzare...

Una montagna che vive dunque.


bema simbolo
della montagna italiana


Una montagna che vive, con gente che presidia il territorio
rendendo un servizio alla collettività. Gente che,
scegliendo di restare, sa che questo ha un costo, in termini
di servizi ed anche di rischi.

Non é più quindi il caso di Bema isolato dall'Italia "il
caso di Bema".

Come ha acutamente osservato il cons. regionale Bordoni in
una intervista a Teleunica, Bema é divenuto un simbolo, il
simbolo della montagna italiana.


Una
"LETTERA APERTA" significativa


Giova riscoprire una lettera aperta di un "bemino",
Donato Passamonti, che mesi fa sul "Buletin de Bema, anno
VIII° n. 4 dell'aprile 2002, - solo qualche stralcio -
scriveva:

"L'ultimo numero del nostro giornale "Buletin de Bema" marzo
2002, è uscito in edizione straordinaria. Tutti gli articoli
parlano e si concentrano sull'argomento del giorno: "La
strada per Bema". Più avanti la definisce "storia infinita"
per la vicenda "strada, galleria frana di Bema", e ancora
più avanti parla de "l'ingarbugliato capitolo "strada di
Bema". con la speranza di "un collegamento agibile e sicuro
con il resto del mondo" ma ricorda anche l'interesse ampio
per questa realizzazione: "La realizzazione dell'opera
coinvolge direttamente l'interesse di tutti gli abitanti del
paese ma anche quello di tutti coloro che possiedono un bene
nel territorio Comunale che, a differenza di qualche anno fa
ora sono ormai tanti, di conseguenza, i benefici derivanti
non sarebbero soltanto per i "Bemini" ,come si vuole far
credere, ma molto più ampliati, la vallata stessa, potendo
offrire un ulteriore punto di riferimento, facilmente e
sempre accessibile ne sarebbe avvantaggiata".

Vale la pena di richiamare il passo in cui, spiegando come
si arriva a Bema, cita la presenza di un cartello: "divieto
di transito", che avvisa pure "quali sono le ore nelle quali
e consentito il transito suddivise in tre fasce orarie:
(dalle 7 alle 8,30 --- dalle 12 alle 14,30 --- dalle 18 alle
19 ) e facendo un rapido conto si evince che la nostra
strada è ufficialmente aperta per sole 5 ore al giorno, per
le restanti 19 chi la percorre lo fa a suo rischio e
pericolo".

E il passo successivo é significativo:

"Credo però che non si debba essere dei geologi o degli
esperti del territorio per vederne la pericolosità, è
sufficiente osservare le rocce che in certi punti sovrastano
la carreggiata per essere e intimoriti, sembrano in
posizione tanto precaria che ti aspetti cadano da un momento
all'altro, osservare poi i dirupi sottostanti in certi punti
è da brivido. Per chi vuole provare l'ebbrezza del pericolo,
si consiglia di intraprendere il viaggio dopo alcuni giorni
di pioggia oppure, ancora meglio, quando è in corso un
temporale, il culmine dell'ebbrezza la si può raggiunge in
un giorno di pioggia battente durante il periodo del
disgelo, con queste condizioni atmosferiche e in questo
periodo ogni curva nasconde una trappola, frequentemente chi
la percorre, per poter proseguire deve scendere dalla
vettura a spostare dei massi alle volte anche di grosse
dimensioni, per cui è consigliabile avere a bordo
un'attrezzatura da minatore...".


UN COMMISSARIO
PER L
A
STRADA


Siamo convinti da tempo che nelle situazioni di emergenza
c'é una sola soluzione: il commissario con i poteri di
ordinanza propri della Protezione Civile. E' un discorso che
abbiamo ripetutamente fatto vedendo in molte circostanze la
vischiosità delle procedure ordinarie e i tempi conseguenti.
Le opposizioni a questo modo di procedere sono regolarmente
le più diverse fra cui l'accusa demagogica sintetizzata
nell'espressione "Licenza di uccidere". Non si dice per
esempio che deve essere tagliato fuori chi tutela il
paesaggio. Si dice solo che deve pronunciarsi a stretto giro
di posta, anzi, in conferenza dei servizi, dove ci sono
tutti, con obbligo di arrivare a una sintesi rapidissima.

La nuova strada di Bema é "per strada" da anni. E intanto é
successo quel che si temeva: l'unica via di collegamento si
é spappolata: Non entriamo nelle diatribe recenti, anche
perché bisognerebbe conoscere il dettaglio. Diciamo solo la
cosa più ovvia, che tutti dicono: la strada deve essere
fatta nel più breve tempo possibile. Un eventuale
commissario dovrebbe anche stabilire come appaltare, non
solo con il sistema della media dei prezzi ma soprattutto
badando a quale impresa si offre di realizzare nel tempo più
breve l'opera, beninteso con fortissime penali nel caso di
sforamento della scadenza. Le imprese sanno fare miracoli al
riguardo.Vogliamo qualche esempio? Le case - non di legno ma
definitive, di grande qualità e di basso costo, realizzate
in tre mesi dopo la calamità del 1987 a Fusine, Sondalo,
Torre. Una grossa scuola, trenta classi, realizzata a
Sondrio nei primi anni '80 in meno di otto mesi, e con forte
risparmio, quando mai ne era stata costruita una di simile
impegno in meno di due anni. La stessa Strada della
Rinascita il cui avanzamento lavori - sino al blocco dei
pagamenti da parte dei committenti venuto in tutto il Paese
in conseguenza di tangentopoli - era addirittura in anticipo
sulla tabella di marcia fissata che pure era quasi
jugulatoria per il breve tempo concesso.

Alcuni tempi tecnici sono incomprimibili ma una serie di
altri dipendono dal manico.

E quello che ci vuole, chiunque sia, é appunto un
commissario.
a.f.


GdS 28 I 03 -
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a.f.
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