) Capitolo ottavo. NUOVO PALAZZO DI GIUSTIZIA A SONDRIO E TOURBILLON DI PALAZZI...30.3.07
IL VECCHIO TRIBUNALE DI SONDRIO
Il “Tribunale” era in Corso Italia, nel Palazzo costruito quando in Europa si accendeva il primo conflitto mondiale. 1800 mq in tutto, archivi nei sotterranei e nel sottotetto accatastati in un modo da far felici i piromani. Una sola aula-udienze. Uffici stracolmi. Niente sale di attesa. Corridoi intasati di avvocati, testimoni, cittadini in attesa di documenti o di pratiche varie, naturalmente in piedi e magari per ore. Salti mortali per trovare come e dove sistemare le apparecchiature per le intercettazioni telefoniche, riservatamente individuate poi da Sindaco, ingegnere capo del Comune e un magistrato in una sorta di intercapedine larga forse due metri e lunga una decina, e poi riservatamente predisposte. Competenza del Comune la sede degli uffici giudiziari con Tribunale, Procura, Pretura oltre le cancellerie e gli altri servizi. Competenza sì, ma i soldi?
UNO NUOVO? I SOLDI CI SONO
I soldi ci sono. Questa la notizia portata dall’on. Eugenio Tarabini da Roma che ha anche contattato il funzionario preposto, una dottoressa di grande capacità e di altrettanta disponibilità che collaborerà alacremente per tutta la durata della pratica. Ci sono ma occorre fare in fretta perché ci sono nella Penisola molte iniziative in cantiere sia per edilizia giudiziaria che carceraria (altrove poi si litigherà un po’ dappertutto e quasi sempre per la localizzazione per cui Sondrio si lascerà dietro le altre città. Prima cosa da farsi definire le necessità, in particolare di spazi. Poi individuare il luogo ove realizzare il nuovo Palazzo di Giustizia. Un gruppo di lavoro per le sue dimensioni Comune-Magistrati definisce rapidamente l’ordine di grandezza. Si tratta quindi di scegliere il luogo, cosa per nulla facile.
DOVE? LE SOLUZIONI SCARTATE
1. CAMPUS. Una prima ipotesi in Via Tonale, parte nord del Campus ove è stato poi realizzato il parcheggio, ora raddoppiato, cade subito per la netta opposizione di magistrati e cancellieri. Il loro parere è essenziale dato che per avere il finanziamento occorre che sia d’accordo il Ministero di Grazia e Giustizia che ovviamente si rifà per le valutazioni ai magistrati locali. Vogliono una soluzione più centrale ma la città è quello che è ed appare improbo trovare il modo di inserire nel contesto urbanizzato centrale una struttura imponente.
2. AREA ISTITUTO BESTA. C’è l’area antistante Palazzo Muzio con il Palazzo Scolastico sede (parziale) dell’Istituto Professionale per il Commercio Besta, l’edificio che ospita i servizi anagrafici e il giardino retrostante, 2400 mq. Un sondaggio con la Soprintendenza per valutare la possibilità delle due demolizioni non ha risposta negativa in quanto, viene detto, si tratta di vedere cosa si intende fare, tenendo conto che in questo modo si aprirebbe lo spazio davanti all’ingresso del Palazzo del Governo (allora comunemente tutti chiamavano così Palazzo Muzio) Allo studio Co-progetto, ing. Flaminio Benetti e arch. Aurelio Benetti viene affidato l’incarico di predisporre uno studio di fattibilità. Molte riserve, alcune opposizioni, qualche polemica in città ma il discorso si chiude per una ragione molto più semplice la superficie lorda di pavimento dell’edificio ipotizzato in fondo all’area disponibile, verso ovest, non bastano. Sono quattro i piani utili per un’altezza di m. 15,90. Sale udienze a pianterreno, Pretura al primo piano, Tribunale al secondo, Procura al terzo per un totale di 3455 mq di slp compresi però i 918 metri di parcheggio privato al 2° interrato e i 958 di parcheggio pubblico al primo interrato. Non è pensabile di procedere oltre, ad esempio con un ulteriore piano in più sul piano funzionale per una non agevole distribuzione a soprattutto sotto il profilo urbanistico l’indice di fabbricabilità essendo già su un valore limite, anzi oltre, con 5,5 mc/mq. Il Comune torna ad orientarsi nell’area a nord del Campus, l’unica che presenta caratteristiche adatte. Negli uffici giudiziari si discute. La soluzione non piace ma il fronte del no comincia a cedere all’insegna del “meglio che niente”. All’improvviso la novità.
DOVE? TROVATA LA SOLUZIONE
L’assessore ai LL.PP. Sirtori piomba dal Sindaco: “E se ristrutturassimo il De Simoni per metterci il Tribunale?”. Il De Simoni, già sede del prestigioso Istituto Tecnico per Geometri e allora, dopo il trasferimento dei Geometri nel Campus, del corso per Ragionieri – è stato realizzato negli anni 30 con vera maestria progettuale e costruttiva. Gli spazi ci sono. La posizione ottima. Il Sindaco è subito d’accordo, nel pomeriggio stesso la discussione, rapida, in Giunta e la decisione di sentire la Provincia, proprietaria dell’immobile, proponendo la permuta con l’edificio moderno nel Campus che ospita la Scuola Media Sassi. L’assessore ai LL.PP. della Provincia, on. Primo Buzzetti - dal 1985 al 1990 sarà Sindaco di Sondrio – e il Presidente ing. Roberto Marchini concordano, salvo ovviamente definire gli aspetti tecnico-amministrativi ed anche finanziari. Il consenso dall’attiguo Tribunale è immediato e l’intesa raggiunta. Naturalmente fase preliminare. I proverbi suggeriscono cautela, sia il “non fare i conti senza l’oste” che il “non vendere la pelle dell’orso prima di averlo preso”. Ma Sindaco, Giunta, Gruppi consiliari (con qualche dissonanza ma per ragioni particolari non sul disegno complessivo) assumono come linea un altro detto: “Chi la dura la vince”, anche se “la vittoria” non è così sicura visto quello che all’esterno bolle in pentola.
SOLUZIONE SI’ MA SU UN TERRENO MINATO
La situazione sembra infatti un terreno minato. Vediamo i soggetti in campo. Comune, Provincia, Magistrati d’accordo, salvo definizione dei contenuti. Il Consiglio d’Istituto del De Simoni, i docenti, il personale contrarissimi a cambiare sede. Uguale posizione ha la Scuola Media Sassi che dovrebbe andarsene e non si sa dove. Posizione critica anche quella del Professionale per il Commercio Besta, con le classi in diverse sedi. Contrarietà anche per spostamenti nel settore delle Elementari. Il Provveditore agli Studi, dr. Enrico Rossi, condivide la proposta. Da un lato per il suo valore generale, dall’altro per la prospettiva positiva di avere anche la Ragioneria nel Campus dove qualche anno prima erano state costruite dalla Provincia la nuova sede per i Geometri e dal Comune quella per il Liceo Classico. Condivide, la appoggia, attua iniziative concrete con i Presidi interessati, ma evidentemente ci sono pesanti condizioni da porre, e vengono poste, per ridurre al massimo inevitabili disagi per le Scuole. Si ammorbidisce però la posizione del De Simoni. L’edificio in cui dovrebbe andare, sede della Media Sassi, è moderno, è nel Campus, destinazione razionale, e il Comune garantisce in tempi rapidi le modifiche che “i nuovi inquilini!” richiedono, garanzia che sarà mantenuta con una spesa di circa 250 milioni. Trasloco quindi solo a lavori conclusi. Non è così per la Media Sassi, solo parzialmente sistemabile nel periodo transitorio anche con qualche doppio turno, e per il Besta, Scuola frazionata come pochi. Per loro si rischia un periodo lungo di disagi, il che vuol dire parere negativo e quindi il rischio che salti tutto per aria. O ci sono le soluzioni entro l’anno… Il detto “Chi la dura la vince” rischia di cedere il passo a quell’altro: “Chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non sa quel che trova”. E in effetti nella strada vecchia non ci sono problemi, o, meglio, li ha solo l’amministrazione della Giustizia, mentre in quella nuova gli ostacoli si trovano ad ogni pié sospinto e le opposizioni spuntano come funghi. Si sa del resto che lo sport più diffuso è l’opposizione al cambiamento. Il podestà Gunnella dovette andarsene da Sondrio per le contestate – ma illuminate - realizzazioni di Palazzo Muzio e del Preventorio. Il Sindaco Schena si sentì le sue per l’espansione – positiva - ad ovest della città, nascita del Rione Milano. Il Sindaco Venosta ebbe feroci critiche per le scelte urbanistiche – dimostratesi splendide - del Campus e del PEEP, quartiere Maffei. In apposito capitolo verranno esaminate sotto la lente del tempo, galantuomo com’è, critiche e polemiche per scelte successive delle Amministrazioni guidate da chi scrive. Divertente esaminare a distanza di tempo la figura permanentemente presente del bastian contrario, ma soprattutto utile. L’ieri divertente al servizio dell’oggi per preparare un domani migliore che può venire solo da quel cambiamento che deve accompagnare, e talora precedere, le trasformazioni della società.
SOLUZIONE SUBORDINATA AD AVERE UNA SCUOLA NUOVA IN (!!!) OTTO MESI
S’è detto delle condizioni. Pesantissime quelle temporali. Si riunisce la Giunta per quella che sembra l’ultima seduta sul problema, tutti infatti, come si suol dire, con le orecchie basse perché la partita sembra perduta. Arriva il Sindaco cui è venuta l’idea, verificata con tecnici e due serie. importanti imprese: “C’è la soluzione: facciamo una scuola nel Campus in otto mesi. Usiamo il progetto Ninatti, che è solo da aggiornare”. I volti degli assessori sono eloquenti. Nessuno crede che sia possibile fare in otto mesi quello che di solito richiede, al minimo, due anni. Due soli gli ottimisti, l’assessore geom. Sirtori e il Presidente della Commissione Urbanistica ing. Giovanni Del Curto che pensano possibile la cosa non in otto mesi ma in un anno o poco più. C’è una strada, si tenti. L’incontro con il progettista arch. Ninatti, a posteriori può essere definito esilarante. Lui è soddisfatto che la scuola si realizzi e ritiene che in due o tre mesi si possa rimettere a punto il progetto anche con i prezzi adeguati. Il Sindaco gli dà una settimana di tempo. Il progettista pensa a una battuta, poi si accorge anche dai volti degli altri presenti che non è uno scherzo. “impossibile”. Un’ora almeno con il progettista fermo sulla linea del Piave dell’impossibilità. Spiegazioni, rischi, posta in gioco, eccetera. Cede il Sindaco, non una settimana ma quindici giorni. L’arch. Ninatti crolla r consnete. E lavorando 14/15 ore al giorno senza soluzioni di continuità, in due settimane il progetto, da 1,8 miliardi per 30 aule più laboratori, servizi e quant’altro, è aggiornato e pronto per l’appalto. Due passi indietro però.
BESTA. Primo passo indietro. La soluzione era stata prospettata subito al Preside del Besta, prof. Piergiorgio Del Curto che ne era rimasto entusiasta, assumendo la parola del Sindaco per il tempo di esecuzione come propria e facendola valere nel Collegio dei Docenti e nel Consiglio d’Istituto. Altro tassello del mosaico dunque al suo posto.
SASSI. Secondo passo indietro. Lasciando la sua sede ai Ragionieri la Scuola aveva ovviamente bisogno di sapere quale fine avrebbe fatto. Giravano da tempo voci di sovradimensionamento delle Medie in Sondrio, per cui il timore era quello di finire aggregati alla Media Ligari o alla Media Torelli. Il Comune aveva messo sul piatto la proposta di utilizzare la “Scuola Speciale”, realizzata dall’Amministrazione Venosta per – questa era la dizione di allora, “ragazzi subnormali”, sovralzandola. Per anni aveva assolto questa funzione sino a quando non venne l’integrazione scolastica dei portatori di handicap. A suo tempo il Sindaco Venosta, tagliando corto a discussioni senza fine degli esperti della materia in perenne dissenso fra loro, aveva deciso per la realizzazione specificando che se fosse venuta meno la sua funzione sarebbe stata utilizzata per altro. Profezia avveratasi. Non come soluzione di ripiego ma con scelta razionale: posizione ideale e nel contesto urbano e per ricevere gli alunni della sponda orobica, realizzazione nuova, garanzia di continuità, tempi di realizzazione garantiti brevi dal Comune. Ovviamente consenso..
GLI OTTO MESI
Otto mesi erano stati promessi per la realizzazione del Besta. Otto mesi dovevano essere, tanto che nel bando era stata inserita una penale cospicua per ogni giorno di ritardo. Cantiere sotto osservazione continua non solo da parte del Direttore dei lavori Ninatti ma degli assessori, primo fra loro quello ai LL.PP. e del Sindaco stesso. L’impegno assunto era di consegnare l’edificio per le vacanze di Natale 1983 onde usufruire dei giorni di vacanza per i traslochi dalle diverse sedi. Telefonata allarmata a novembre da parte del Preside al Sindaco perché un docente tornato dal cantiere giudica i lavori in notevole ritardo. Immediato sopralluogo di Sindaco, assessori, Preside, collaboratori del Preside. Lo spettacolo è incredibile. Sembra di essere non in un cantiere edile ma in una catena di montaggio. Al piano rialzato alcuni stanno posando tubi sul pavimento, avanzano poi i piastrellisti che sistemano il pavimento dove i tubi sono a posto, gli elettricisti più avanti posano i cavi. Più avanti ancora muratori fanno i lavori di finitura. Oltre i pittori stanno dipingendo le pareti. A fianco stanno sistemando le apparecchiature igienico-sanitarie. In fondo, ove tutto il resto è fatto, stanno collocando gli apparecchi illuminanti mente l’impianto di riscaldamento è a posto. Il vantaggio del “chiavi in mano”! L’impresa, la Com-edile, ha coordinato evitando, come di solito si fa, un intervento per volta con allungamento inevitabile dei tempi, in consonanza con Direzione Lavori e Ufficio Tecnico Comunale coordinato dall’ing. Capo Aldo Vaccari e dall’assessore geom. Piero Sirtori.
INVECE SETTE MESI E VENTI GIORNI, IL MINISTRO, LA PASSWORD
Telefonata di convocazione da parte del Sindaco al Preside Del Curto: “fra un quarto d’ora là”.
Il Preside arriva e chiede a Sindaco ed assessori presenti cosa c’é. C’è che, sette mesi e venti giorni dall’appalto, l’edificio è finito e il Comune lo consegna alla Scuola che può farci dentro l’albero di Natale. La soddisfazione è generale, ma addirittura i docenti, che temevano che prima di un paio d’anni, andando bene, la Scuola non ci sarebbe stata, rinviano addirittura il trasloco alle vacanze di Pasqua. - L’inaugurazione da parte del Ministro della Pubblica Istruzione Franca Falcucci che un caso del genere, dirà, nei cinque anni passati al Governo non l’ha mai incontrato…
Con linguaggio moderno possiamo dire che questa realizzazione, in particolare gli otto mesi, è stata la password che ha consentito di andare oltre. Senza questa password non ci sarebbe stato il Palazzo di Giustizia e tutto il resto.
TUTTO IL RESTO? GRANDE RIASSETTO URBANISTICO
Finora s’è detto di una parte sola della grande operazione di riassetto urbanistico cittadino. Sinteticamente vediamo la scheda complessiva.
De Simoni da Provincia a Comune – Palazzo di Giustizia
Media Sassi da Comune a Provincia – Sede Ragionieri
Palazzo sede Besta da Comune a Provincia – Sede uffici provinciali
Palazzo Martinengo da Provincia a Comune – Associazioni culturali (poi il Comune ha deciso di collocarvi anche l’assessorato alla P.I.).
Uffici anagrafici da Comune a Provincia – Uffici provinciali e park sotterraneo
Magazzino e servizi ASM da Comune a Provincia – Magazzino provinciale
Nuova sede servizi ASM in Via Samaden
Nuova sede Sassi realizzata dal Comune sovralzando la Scuola Speciale
Sistemazioni esterne Campus a cura della Provincia (intesa con Comune)
Palestra Campus a cura del Comune (intesa con la Provincia) (x)
Ex Tribunale in Corso Italia – Uffici comunali e aula consiliare
Edificio Cengalo in Largo Valgoi per Ufficio Tecnico Comunale già a palazzo Lambertenghi
Parcheggio in Via Mazzini al servizio del Palazzo di Giustizia (Comune)
E, A LATERE, “IN”
A latere da ricordare, sempre in termini di riassetto oltre che di recupero sostanzialmente in contemporanea, la ristrutturazione del Palazzo Sassi per sede Museo (Comune), la ristrutturazione dei Palazzi Sertoli, Paribelli, Giacconi (Creval con spazi pubblici), la ristrutturazione dell’isolato oggi Garberia con la nuova via, già Filzi, di penetrazione in centro e il park sotterraneo.
MENTRE, A LATERE, OUT
Da ricordare anche quello che non è andato in porto. La scomodissima decentrata posizione del Liceo Scientifico ne aveva suggerito il trasferimento al Campus ma la Provincia non aveva le risorse necessarie. Il Comune propose all’USL uno scambio: sede ex INAM in Via Sauro contro il Liceo. In questo modo l’area da Via Brennero a Viale del Cimitero sarebbe divenuta tutta ospedaliera, facilitando il Comune l’esodo di una lavorazione delle pietre allora ivi insediata, peraltro in modo non adeguato tanto che vi fu poi il trasferimento volontario dell’azienda. La sede ex INAM avrebbe potuto ospitare l’allora Provveditorato agli Studi senza “sfrattare”, come poi avvenne, l’Istituto Magistrale dall’edificio di Via Toti che avrebbe potuto continuare a svolgere la sua funzione essendo ad un passo dal Campus. Una ipotesi arricchita da quelle conseguenti alla richiesta ricevuta dal Comando Generale degli Alpini di ospitare un reparto. Un battaglione di 800 alpini non sarebbe stato compatibile con le dimensioni della città, una compagnia di 300 sì. Fra l’altro questo avrebbe consentito all’intera leva annuale valtellinese, dopo il CAR, di effettuare a Sondrio il servizio militare. Effettuati sopralluoghi da parte dei servizi tecnici e dello stesso Comandante, Generale di Corpo d’Armata, la zona prescelta, parte nord dell’ex Ospedale psichiatrico al Moncucco, fu giudicata ottimale. C’era la possibilità di uno scambio con il Castello Masegra, allora sede del Distretto militare. Con l’USSL a quanto visto in precedenza si aggiungeva questa interessante prospettiva. Per la parte concernente la Provincia non c’erano problemi. L’Unità Sanitaria Locale, forte della personalità giuridica che in Italia solo la Lombardia aveva concesso, non ne volle sapere. Non si fece niente di niente. Il Comune è riuscito ad ottenere lo stesso il Castello. Il Liceo ha costretto e costringe generazioni di studenti in posizione di estrema periferia e lo stesso è successo per quelli della Magistrali. Il padiglione nord e la Casa Albergo al Moncucco sono rimasti senza alpini ma anche senza niente, oggi in condizioni di totale degrado…
(x) La ipotizzata palestra, per concorde volontà consiliare, dapprima divenne “Palazzotto” con tribune adeguate per il pubblico, poi “Palazzone” (dizione comune) o “Palazzo polifunzionale” (dizione formale) che verrà illustrato in dettaglio in apposito capitolo. Ricordiamo solo alcuni dati: 110 metri per 60 e 13 di altezza, adatto per vari sport, anche atletica con pista di 250 metri di sviluppo (in Italia allora l’indoor solo a Sondrio e Torino), per musica, teatro, spettacoli con diverse combinazioni da 800 a 4500 spettatori con un’estensione in via eccezionale a 6810 occupando pista atletica e corridoi laterali. Tre setti per consentire tre iniziative contemporanee. Previste anche due Mostre in un anno. Inoltre due palestre regolari ed altre attrezzature. Ipotizzato pure il collegamento con il già progettato golf fluviale (9 buche su una ventina di ettari dal costo di 1300 milioni 300 dei quali già stanziati per la parte prioritaria di carattere idrogeologico), e con le tre piste di fondo con neve artificiale, di km 0,7 quella illuminata e di 2,8 e 3,5 le altre due. Costo del Palazzone previsto: poco meno di cinque miliardi ma senza oneri per il Comune. Costo reale molto meno per il forte ribasso d’asta. Costi di esercizio contenutissimi per le soluzioni tecnologiche e organizzative adottate.
TORNIAMO AL PALAZZO DI GIUSTIZIA: IL PROGETTO
L’ESISTENTE. Parallelamente alla evoluzione dei contatti, delle riunioni, della messa a dimora dei singoli tasselli del mosaico era partita, da parte dello studio Co-progetto (Benetti ing. Flaminio e arch. Aurelio) la progettazione della ristrutturazione del De Simoni, impostata in una serie lunghissima di riunioni con magistrati e cancellieri e con una scelta di fondo dimostratasi vincente alla prova dei fatti. Si puntò sul fatto che, dopo precedenti negativi, questa volta la riforma del Codice di procedura penale sarebbe andata in porto. Aspetti della riforma, ad esempio il giudice monocratico, comportavano conseguenze di un certo rilievo sul fabbisogno di spazi e quindi sull’organizzazione strutturale.
Si partiva da una superficie coperta di circa 700 mq. per un slp totale di 2100 mq con un quarto piano adibito ad archivio e un volume di 9570 mc. In un’appendice laterale sovrapposte aula magna e palestra. Edificio in muratura, tetto in legno.
L’IDEA-BASE. L’idea alla base della ristrutturazione si fondava: a) su una articolazione degli spazi, da un lato concordata con i magistrati in relazione alle loro esigenze, dall’altro tenuto conto delle innovazioni da introdursi ex novo ma in un corpo esistente; b) sulle esigenze di sicurezza, interne ed esterne, notevoli per ottemperare alle direttive ministeriali in tempo di gravi turbative (Brigate rosse ecc.); c) su una flessibilità anche con riferimento agli impianti.
CRITERI. Innanzitutto la scelta di limitare al massimo afflusso e circolazione del pubblico agli uffici, situati nei piani superiori, e quindi aule di udienza al piano rialzato (Pretura, Tribunale e tre minori) con la sola eccezione dell’aula di Corte di Assise, a livello intermedio fra primo e secondo piano. Ogni aula comprende anche la propria camera di consiglio (quella di Corte di Assise collegata direttamente con il terminale della Cassazione, e siamo quasi un quarto di secolo fa…!), e servizi, e attesa testimoni. Per intuibili ragioni un solo ingresso, quello centrale. Tre porte laterali solo per eventuali emergenze.
PIANI. A quello rialzato gli uffici a maggiore contatto con il pubblico (casellario giudiziario, ufficiali giudiziari, Polizia giudiziaria, Conciliazione (che poi si sposterà nell’attigua ex Casa dello Studente di Via Raina). Al primo Pretura e Procura, al secondo Tribunale e sala Ordine avvocati. Sia al primo che al secondo presente un’ampia sala riunioni – biblioteca. Gli uffici dei magistrati hanno un’attesa per il pubblico, quelli principali hanno servizi autonomi. Nel pianerottolo della scala centrale previsti saletta avvocati e bar. Nell’ampio seminterrato corpi di reato ed archivi, parte dei quali anche nel sottotetto. Oltre la scala centrale una scala minore laterale per assicurare il collegamento diretto PG, Procura e GI, Naturalmente inserimento anche di un ampio ascensore-montacarichi oleodinamico. Interventi complessi infine per la realizzazione delle maggiori aule di udienza con recupero di spazi. Per il parcheggio previsione di 25 posti-auto interrati e 21+10 esterni.
IMPIANTI. Fra gli impianti, tutti facenti capo alla sala operativa dotata delle attrezzature più moderne, degni di nota quelli relativi alla sicurezza: a) rivelazioni d’incendio b) rivelazione intrusione e furti (copn radar a microonde, contatti magnetici, rivelatori di vibrazioni, sensori ad ultrasuoni; inoltre microfoni selettivi di rumore a protezione delle casseforti) c) rivelazione armi (ingresso) d) controllo accessi e) TV a circuito chiuso f) segnalazione automatica con combinatore telefonico g) impianti anti-aggressione.
A PROVA DI BAZOOKA. Per la sicurezza dei magistrati indispensabili per l’approvazione ministeriale vetri di sicurezza che resistano a un tiro di bazooka da 90 metri. Di qui la necessità di un vetro a camera termoisolante con cristallo antiproiettile di 36 mm. Basteranno 13 mm. per i locali dei corpi di reato e del casellario e di 6 per tutti gli altri locali. Si presenterà un bel rompicapo. I cristalli da 36 mm ci sono e vanno bene, ma sono i serramenti che non resistono. Problema risolto dopo aver trovato in Germania una lega speciale. Sta comunque il fatto che una finestra supera il quintale di peso…
GLI SPAZI. 1075 mq nell’interrato, 1887 nel piano rialzato, 1530 al primo piano, 1925 al secondo, 175 nel sottotetto.
I COSTI A PROGETTO E LE RISORSE
I costi a progetto, definitivamente approvato dal Consiglio Comunale il 12.3.1982:
Lavori edili, come risultanti da 20 voci specifiche indicate in grande dettaglio nel capitolato speciale di appalto: 2.155.471.197
Impianti riscaldamento, sanitario, antincendio 131.609.660
Impianto elettrico 69.700.000
Impianto di sicurezza 378.261.225
Impianto telefonico 28.000.000
Revisione prezzi e imprevisti 900.000.000
Spese tecniche 180.000.000
IVA 15% 576.453.612
TOTALE INTERVENTO 4.419.477.694
Acquisto edificio e terreno 3 miliardi
TOTALE 7.419.477.694
Le risorse fanno capo alla Cassa Depositi e Prestiti, fondo per l’edilizia giudiziaria e carceraria, che concede il mutuo di £. 7.419.494.0.000 il 28.9.1982.
L’APPALTO (LAVORI EDILI)
Novantasette le imprese che chiedono di essere invitate all’appalto. Fra queste diverse arrivate, curiosamente, lo stesso giorno da Catania. Sei le valtellinesi, solo quelle cioè che hanno l’iscrizione all’albo valida per la categoria di lavori e per l’importo a base d’asta. Un problema. Non solo si tratta del maggiore appalto mai fatto dal Comune – verrà superato poi dal Palazzone – ma si tratta di un intervento sull’edificato. Possono presentarsi imprevisti, reali o magari anche stimolati, anche in presenza di una direzione lavori presente e capace. Si discute in Giunta la proposta del Sindaco di limitare l’invito alle imprese locali e quelle delle province confinanti e di Milano. C’è qualche perplessità ma il Sindaco assume la responsabilità delle decisione. Fra le 97 le imprese di Sondrio, Brescia, Bergamo, Como, Milano sono 15. Delle altre 82 una sola protesterà e avrà la precisazione ampia e dettagliata con le motivazioni della scelta, addirittura con l’invito di rivolgersi al T.A.R. Non farà nulla forse anche perché si sarà accorta che non si è trattato di un sistema di comodo.
Arriva dal Sindaco il titolare di una delle imprese invitate che chiede quali possibilità ci sono visto che la partecipazione ha dei costi. La risposta è pronta e semplice: “le stesse delle altre 14 imprese, né più né meno”. Soddisfatto chiede se ci sono condizioni. “Nessuna. Certo, se Lei vince sarebbe auspicabile che non i quadri ma almeno gli altri lavoratori venissero assunti qui”. Risponde che è suo interesse ed anzi poi su rivolgerà ai fornitori del Comune. “Non ci sono fornitori del Comune. Non indichiamo nessuno. Speriamo che Ella si serva qui ma se i locali sono più cari ha perfettamente ragione a servirsi altrove”. Partecipa all’appalto e il suo ribasso d’asta è il terzo. Sgrana gli occhi a vedere che vengono svincolate immediatamente le cauzioni. Non crede ai suoi occhi. Lui ha presentato non il documento bancario ma titoli, e si capisce perché: “ma da altre parti la cauzione la restituiscono dopo mesi…”. Inconcepibile. Far pagare alle imprese interessi alle banche senza nessun costrutto e solo per l’inerzia dei Comuni! Gli vengono restituiti i titoli e fa il suo commento: “Non ho vinto, ma sono contento lo stesso… Che bell’appalto!” E se ne va.
ALTRI APPALTI
Dopo l’appalto principale del febbraio 1983 gli altri di cui diamo le date contrattuali:
Impianti riscaldamento, sanitario, antincendio 30.11.1983, Impianto elettrico 21.2.1984, Impianto di sicurezza 9.8.1984, Serramenti di sicurezza 12.7.1984, Impianto telefonico 28.9.1984.
I COSTI EFFETTIVI, MENO DEL PREVISTO!
I costi effettivi, nonostante che si siano fatti interventi originariamente non previsti come ad esempio la sistemazione esterna a giardino, e il tasso d’inflazione prossimo al 10% e quindi incidente in misura sensibile sulla revisione prezzi, risulteranno inferiori e quindi non solo non vi sarà bisogno di finanziamenti ulteriori ma, rara avis, i 7.419.477.694 non verranno utilizzati tutti!
Non è vero quello che si è detto e scritto all’epoca di tangentopoli che cioè “il sistema era quello” (quello dei “diritti speciali di prelievo” per qualcuno, talora per i Partiti ma spesso con questa come scusa e con destinazioni ben diverse…). Per tanti pubblici amministratori il sistema era quello di cercare di fare le cose nel modo migliore facendo spendere il meno possibile. E non si dica che questo valeva come regola per la Valtellina ma altrove… Anche altrove, in giro per il Paese, c’era chi, guarda un po’, pensava al potere come servizio e allo specchio come giudice.
Parlando del Palazzo di Giustizia è doveroso parlare di Giustizia, e di quella sostanziale, di cui si è chiamati a rispondere dalla propria coscienza. E dare atto a tanti che non hanno avuto certo l’insonnia dell’ingiusto con riferimento alla loro funzione di pubblici amministratori.
CHI
Chi ha collaborato alla realizzazione? Citazione per l’impresa costruttrice negli anni 30, Impresa Moroni di Sondrio. Progettazione, come già ricordato, Studio Co-progetto con l’ing. Flaminio Benetti (sarà Sindaco di Sondrio nel 1990) e l’arch. Aurelio Benetti. Lavori edili impresa Meraviglia Isidoro di Berbenno, Impianti riscaldamento, sanitario, antincendio Idraulica Camer di Sondrio, Impianto elettrico Francesco Pelizzatti di Montagna, Impianto di sicurezza LAV.ART.LE di Castione, Impianto telefonico Italtel di Milano.
INAUGURAZIONE: NO DEL PRESIDENTE
Conclusi i lavori si pensa all’inaugurazione per la quale l’allora Ministro di Grazia e Giustizia Fermo Mino Martinazzoli ha già dato la sua disponibilità. Il Comune ha finito la sua parte. Tutti i lavori sono conclusi, compresa la grande scritta in facciata, l’illuminazione e la sistemazione esterne. Per l’arredamento tocca al Ministero. Nell’annuale riunione congiunta tra i titolari degli uffici giudiziari e il Comune di Sondrio per la determinazione delle spese sostenute da parte del Comune per conto del Ministero, il Sindaco comunica la notizia. La reazione è sorprendente. Il Presidente del Tribunale dr. Minotta in modo che definire brusco è eufemistico risponde negativamente. Tentativo di discussione e poi “questa è manovra elettorale e noi non ci stiamo”. Il carattere del Presidente era noto, anche nelle udienze ma questa volta trova, come si suol dire, pane per i suoi denti. Dopo le risposte con calma e diplomazia cercando di discutere con serenità, a quest’accusa secca e seccata di manovra elettorale, con un tono ed un volume tali da essere sentiti fin nelle piazze Campello e Garibaldi il Sindaco si alza di scatto e inizia con un “non Le permetto!!!” Prosegue poi sottolineando come intanto la realizzazione è avvenuta d’accordo tutti i gruppi consiliari, tutti ancora d’accordo sulla venuta del Ministro, aggiungendo poi, per quanto riguarda lui personalmente a gran parte degli amministratori uscenti non si ricandideranno. Conclude in modo molto chiaro: “noi abbiamo il diritto-dovere di far verificare ai cittadini come abbiamo speso il pubblico denaro, anzi come l’abbiamo speso bene, per cui il Palazzo glielo faremo vedere lo stesso, che ci siate o no”. Gelo totale. Silenzio per un tempo che sembra un’ora, anche se è solo più o meno di un minuto Prende la parola Carmelo Guadagnino, (per 43 anni, dal 1952 al 1995, magistrato in Sondrio. a cui nel giugno 2005 verrà intitolata l’aula magna) con la sua abituale pacatezza con un invito alla discussione serena. Il Sindaco accoglie ipso facto l’invito e chiarisce le ragioni. Il Presidente del Tribunale non replica e tace (per qualcuno una novità). Immediata valutazione, in Giunta e poi in Commissione capigruppo. Il Comune non recede. Si tratta della più imponente realizzazione pubblica in Sondrio dai tempi di Palazzo Muzio in un contesto di riassetto urbanistico senza precedenti. E’ giusto che i cittadini prendano visione di quanto realizzato, anche se non c’è l’arredamento competenza ministeriale. E’ giusto in quanto si tratta di un investimento di oltre sette miliardi di cui quasi quattro e mezzo per l’intervento, con un risparmio (!) su quanto preventivato in tempi in cui per l’alto tasso di inflazione revisioni prezzi e perizie suppletive portano quasi tutte le opere pubbliche a sforare l’importo di progetto. Dopo lo scontro con il Presidente del Tribunale e la sua dichiarazione di non partecipazione dei magistrati alla ipotizzata inaugurazione con la presenza del Guardasigilli Martinazzoli si pensa ad una soluzione “diplomatica”. Confermata l’eventuale presenza del Ministro di Grazia e Giustizia in provincia per alcuni incontri, la prima ipotesi è di rinunciare alla cerimonia facendo però una visita al nuovo Palazzo di Giustizia. Poco male. Per centinaia di opere realizzate in un decennio le inaugurazioni con rituale taglio del nastro sono state solo due. In questo modo però l’obiettivo di verificare il lavoro svolto verrebbe ugualmente raggiunto.
INAUGURAZIONE NO MA C’É UNA GRANDE MOSTRA
Viene però in aiuto una eccezionale opportunità, inizialmente indicata dai coniugi Porta: una grande Mostra, internazionale, “Le strutture della visualità”. Copenaghen, Varese, Sondrio. 78 opere d’arte, pitture e sculture, prestate da musei, gallerie e artisti di Svizzera, Germania, Francia oltre che d’Italia. Fra gli italiani: Emilio Vedova, Caporossi, Dorazio, Morandini, Tanzi. Fra gli stranieri: Aeschbacher, Bazaine, Iapicque, Lohse, De Stael, Yoshikawa ecc., Tutti esponenti dell’avanguardia strutturalistica e costruttivista. Autore della Mostra il prof. Hans Heinz Holz, dell’Università di Gromingen, Olanda, con la collaborazione della consorte Silvia Markun e, in Sondrio, di Angela Dell’Oca, attuale direttrice del Museo, e Franco Monteforte allora dipendente del Comune. Il catalogo è edito da Feltrinelli. La Mostra trova una sede ideale nel nuovo Palazzo di Giustizia.
Il 13 aprile la vernice. Sino al 30 maggio migliaia di persone la visitano.
L’inaugurazione verrà dopo. Il Ministero ha chiesto al Comune di progettare anche l’arredamento. Poi di chiedere le offerte. Saranno una ventina e il Comune, dovendo valutare “per tipi e prezzi”, con apposita commissione farà una graduatoria. Assegnato a Roma l’incarico, completato l’arredamento, toccherà alla nuova Amministrazione comunale di procedere all’inaugurazione, questa volta senza obiezioni, con l’intervento del Guardasigilli Giuliano Vassalli, nominato Ministro nel Governo presieduto dall’on. Giovanni Goria, in carica il 28 luglio 1987 (e sino al 13 aprile dell’anno successivo) proprio il giorno della frana di Val Pola.
VENT’ANNI DOPO
Vent’anni dopo, anzi qualcuno in più. Guardando indietro si può convenire che è stato fatto un buon lavoro. Per la città, per i cittadini, per i con valligiani.
Alberto Frizziero