CON GLI OCCHI DEL MONDO PUNTATI ADDOSSO ( VIAGGIO DI BENEDETTO XVI IN TURCHIA, 28 XI.- 1 XII.2006)

“EurHope 1153 (Arte Contemporanea dal Bosforo” - Gli artisti in mostra - Perché tanti problemi per questa visita del Papa se viene sempre accolto altrove da folle strepitose? - La religione, le religioni in Turchia - La comunità cattolica in Turch

Contro ogni pessimistica previsione, il viaggio del Papa Benedetto XVI in Turchia, vaticinato dai soliti “soloni” che impazzano sui quotidiani e ne dicono sempre il peggio, quasi che l’umanità debba essere costretta di continuo a vedersi come nemica di se stessa, si sta svolgendo nel modo più semplice ed amichevole possibile, oltre che affastellato da tante speranze dalle persone di buona volontà. Mentre il Time ha dedicato persino la sua copertina al Papa, non bisogna dimenticare che in Italia, da parecchio tempo, si stanno organizzando incontri, simposi, mostre, esperienze didattiche per meglio conoscere l’estrema sponda del Mediterraneo, la Turchia il cui motto principale è: “Pace a Casa, Pace nel Mondo”,, che è anche l’augurio che si sono scambiati Erdogan e il Papa nel loro incontro . Senza oscurare, poi, il compito di questo Paese che divenne un membro della NATO nel 1952, ed è stato sin dall'inizio uno dei paesi cardine dell'alleanza, con un esercito convenzionale secondo tra i paesi membri soltanto a quello degli USA( si potrà obiettare che siamo contro la guerra…già!).

E diamo un’ occhiata almeno ad:

EurHope 1153 (Arte Contemporanea dal Bosforo, a cura di Francesco Bonami e Sarah Cosulich Canarutto, 29 ottobre 2006 – 25 febbraio 2007).

1153 sono le miglia marine che separano il Golfo di Trieste dal porto di Istanbul. Un percorso simbolico che vuole ricalcare la storia, sottolineare il presente, ma anche ispirare i futuri rapporti tra due regioni di un mondo in costante trasformazione. La Turchia è una nazione che si esprime geograficamente come ponte tra Europa e Asia e che, particolarmente oggi, può essere principale luogo d’incontro e fondamentale territorio di dialogo tra oriente ed occidente. L’articolata realtà sociale e culturale di questo paese è matrice di un'identità forte caratterizzata tanto dalla sua eterogeneità quanto dalla sua unicità.

La mostra EuroHope1153 organizzata dal Centro d'Arte Contemporanea di Villa Manin presenta un gruppo di giovani artisti turchi che utilizzano principalmente il video e la fotografia e che, nel loro lavoro, raccontano un mondo multiforme e dinamico, particolarmente rilevante in relazione agli attuali sviluppi artistici internazionali.

L’esigenza di dare vita a narrazioni originali che riflettano i mutamenti avvenuti negli ultimi anni in Turchia, la necessità di utilizzare liberamente i diversi mezzi espressivi e il desiderio di sperimentazione sono alcuni degli aspetti che accomunano gli approcci e i linguaggi di questa mostra. Gli artisti esprimono un’ironia corrosiva che smaschera sia le mitologie nazionali che quelle quotidiane: dalla rielaborazione di un passato tanto ricco quanto complesso all’urgenza di analizzare le contraddizioni della società contemporanea, le loro opere forniscono profondi spunti di riflessione sui rapporti tra arte, individuo e società.

Portando in Italia le visioni di questi artisti, EurHope1153 vuole essere uno strumento di scambio e di conoscenza di realtà differenti attraverso l’arte contemporanea.

La mostra EurHope1153 si affianca all’iniziativa I Turchi in Europa della Regione Friuli Venezia Giulia, in sinergia con i governi italiano e turco. Il progetto si articola in un programma di mostre, incontri ed eventi nelle sedi di Palmanova, Pordenone, Trieste, Udine, Gorizia e Cividale. www.iturchiineuropa.it

Gli artisti in mostra:

Haluk Akakçe, Fikret Atay, Bashir Borlakov, Osman Bozkurt, Banu Cennetoglu, Hussein Chalayan, Cevdet Erek, Esra Ersen, Inci Eviner, Hatice Güleryüz, Gülsün Karamustafa, Ömer Ali Kazma, Sefer Memisoglu, Ahmet Ögüt e Osman Bingöl, Erkan Özgen, Nasan Tur.(per altre notizie su questa previdente ed originalissima mostra, basta andare su: www.villamanincontemporanea.it , oppure scrivere a: info@villamanincontemporanea.it ).

Perché tanti problemi per questa visita del Papa se viene sempre accolto altrove da folle strepitose?

Eccone alcuni.

La Turchia , è uno stato fortemente laico fin dalla sua fondazione dopo la caduta dell’Impero ottomano, abitato da una maggioranza di musulmani che non sono arabi, strategicamente ed economicamente più propenso a guardare verso l’Europa che non verso l’Asia, culla storica del cristianesimo nascente prima e dell’ortodossia bizantina poi. E’ uno di quei luoghi di «frattura» in cui minime crepe possono scatenare terremoti, ma dove è anche più agevole gettare ponti, scambiare merci e modi di pensare, confrontare stili di vita. Il patriarca ecumenico Bartholomeos I., capo degli ortodossi, risiede qui , in questo Paese laico a maggioranza musulmana avviatosi a entrare nell’Unione europea. Poi vi sono movimenti integralisti di varia matrice che mettono in discussione la laicità delle istituzioni e contestano l’adesione a un’entità politico-economica che considerano occidentale e cristiana(ma proprio di recente, L’Unione europea ha detto niet per la faccenda di Cipro) e , non ultimo, la difficile situazione delle esigue minoranze cristiane.

Per quanta concerne l’islam e il cristianesimo, i due monoteismi , sono le religioni che maggiormente devono misurarsi con l’inevitabilità del confronto e che, di conseguenza, sono quasi quotidianamente chiamate ad assumere opzioni che lo incanalino nel solco del dialogo e della convivenza e non lo lascino degenerare nel conflitto. Sono anche due mondi religiosi e culturali ricchi di principi, di tradizioni e di realizzazioni storiche di portata tale da consentire loro di non cedere al nuovo assolutismo del mercato e della tecnica e di resistere di fronte allo spirito dominante che vuole che ogni cosa abbia un prezzo ma nessun valore. Non solo, ma i legami che sanno suscitare e mantenere tra generazioni di credenti e all’interno di ogni singola generazione riescono sovente a custodire il tesoro prezioso del sentirsi e dell'essere «comunità», animata da un medesimo spirito e tesa a una comunione nella diversità. Il dialogo fra Cristianesimo e Islam, dunque, è questione che non riguarda solo l’insieme dei fedeli delle due religioni, ma la stessa convivenza civile mondiale, perché ciascuna di loro non è minimamente riducibile all’orizzonte geo- culturale con cui la si vorrebbe identificare: l’Occidente per il Cristianesimo e il mondo arabo per l'Islam. Ora, quanti preconizzano, auspicano o addirittura propugnano lo «scontro di civiltà» commettono il tragico errore di rinchiudere se stessi e gli «avversari» in una caricatura riduttiva delle grandi tensioni spirituali che animano milioni di credenti, appiattendoli su concrete, limitate e sovente difettose realizzazioni storiche: il cristianesimo è ben di più di quello che è stato per secoli e che fatica ancora a essere «l’Occidente cristiano», così come l'Islam non è riducibile ad alcune società arabe, neanche considerandole nel periodo del loro massimo splendore.

La religione, le religioni in Turchia

Le statistiche dicono che i Musulmani sunniti e sciiti (alevi) sono il 98%, i cristiani 1%, gli atei e agnostici 1%.

Musulmani o non

Con il Trattato di Pace di Losanna, firmato il 24 luglio 1923, tutte le minoranze godono i diritti legali uguali, a norma della Costituzione, la quale descrive e garantisce che in Turchia "la libertà della coscienza, della fede religiosa e dell'opinione" è legalmente riconosciuta a tutti i cittadini.

Secondo la Costituzione della repubblica turca, ognuno ha libertà di coscienza e credo religioso, le celebrazioni e il servizio liturgico possono essere svolti liberamente. Nessuno può essere forzato a partecipare a riti, ovvero essere accusato per il suo credo e le sue convinzioni. Istruzione religiosa ed etica vengono condotte sotto la supervisione dello Stato, sono obbligatorie nel corso degli studi secondari( ma naturalmente, come avviene in Italia per il cattolicesimo, si privilegia l’islamismo). Altro tipo di insegnamento religioso è soggetto al desiderio del singolo e, nel caso di minori, alle richieste dei suoi rappresentanti legali.

Il sunnismo.

E’ l’orientamento nettamente maggioritario dell'Islam - circa il 90% dell'intero mondo islamico - che prende il suo nome dal termine arabo "Sunna" (consuetudine), riferita al profeta dell'islam Muhammad e ai suoi Sahaba (Compagni). Si differenzia essenzialmente dallo sciismo (organizzatosi come dottrina prima del sunnismo) per il suo netto rifiuto di riconoscere la pretesa degli sciiti che la guida della Comunità islamica ( Umma ) dovesse essere riservata alla discendenza del profeta Muhammad attraverso sua figlia Fātima bt. Muhammad e suo cugino Alī ibn Abī Tālib. Secondo il sunnismo invece alla guida politica e spirituale (non strettamente religiosa però) della Comunità poteva accedere qualunque musulmano pubere, di buona moralità, di sufficiente dottrina e sano di corpo e di mente. Il fatto di essere meccano o, almeno, arabo, era un elemento preferenziale ma non essenziale. I primi a riflettere sulla questione del peccato e della qualifica di musulmano (muslim), di empio (fāsiq), di miscredente (kāfir) e di ipocrita (munāfiq) — chi si atteggia cioè per convenienza a musulmano non condividendone però nel profondo il portato — furono i kharigiti, allontanatisi dal resto dei musulmani contendenti nella battaglia di Siffīn che contrappose il quarto califfo Alī ibn Abī Tālib al governatore di Siria Mu'āwiya ibn Abī Sufyān. Rispetto alla rigida convinzione del Kharigismo dove si affermava che il peccato facesse perdere la natura di vero credente, i sunniti affermarono invece la loro convinzione che il peccato non facesse decadere il musulmano dalla sua condizione di credente, ma che egli si venisse a trovare in una condizione "mediana" fra la posizione del miscredente e quella del musulmano fintanto che la consapevolezza di aver peccato, il suo pentimento e l'implorazione di perdono rivolta sinceramente a Dio non lo riportassero alla condizione di vero credente. Tra sunnismo e sciismo, con l'andar del tempo, si sono create differenze in campo puramente giuridico (ad es. il cosiddetto "matrimonio a termine" è ammesso dallo sciismo ma non dal sunnismo), ma tali differenze non hanno mai intaccato la consapevolezza di aderire a un comune assetto dogmatico. Sunniti e sciiti si ritengono quindi vicendevolmente musulmani a pieno titolo.

Alevismo

L'alevismo o Kizil Nash è un gruppo religioso sincretista diffuso in Turchia orientale, i suoi aderenti sono soprattutto di etnia curda( nei giorni della visita del papa sono stati citati spesso). Esso ha origine, così come il culto dei Yezidi e dell' Ahl-e Haqq, nell'antico "Culto degli Angeli" che è stato poi soggetto all'influenza soprattutto islamica sciita e in minor misura cristiana. Proprio per il fatto che gli alevi sono tanto devoti alla figura di ‘Alī ibn Abī Tālib, quasi al punto di deificarlo, essi non sono considerati dal resto del mondo islamico facenti parte dell'ortodossia musulmana. Seguono un'interpretazione gnostico-allegorica ( bātin ) del Corano piuttosto che una di tipo letteralistico ( zāhir ). Non impongono il divieto di consumo dell'alcol e hanno una forte devozione per Gesù e Maria. Hanno sviluppato un modello di trinità basato su Allah, Muhammad e ‘Alī. La loro fede è inoltre ricca di elementi animisti. La moderna teologia alevi è stata fortemente suggestionata dall'umanesimo e dall'universalismo.

ll misticismo Islamico

Alcune importanti confraternite religiose si sono formate nei secoli; due di esse, tra le più significative per i contenuti del loro messaggio, sono nate dal pensiero di due mistici vissuti in Turchia: Mevlana Gialal ad-Din Rûmî (detto nostro signore) e Hacı Bektaşi Veli.

Il primo, nato intorno nel 1203 a Balkh, in Afghanistan, si stabilì a Konya nel 1226 e vi restò fino alla morte. Infiammò la città con la sua predicazione e con opere poetiche. Tra le opere principali figurano il Mathnawî (Mesnevi) una raccolta di distici in 6 volumi (26.000 distici) di enorme importanza nella letteratura religiosa islamica, e il Divan-i Kebir entrambi composti originariamente in lingua persiana e in seguito tradotti in lingua turca.

Alla morte di Mevlana il posto del maestro fu preso da uno dei suoi discepoli e successivamente dal figlio Sulatan Valad che diede una forma organizzata al ordine dei dervisci danzanti. L'ordine fu sciolto da Ataturk nel 1925. Nelle loro cerimonie indossano costumi bianchi, in lana, gonne ampie e alti capelli. La loro danza, famosa ovunque nel mondo, simboleggia le evoluzioni armoniche degli astri celesti. Nonstante l’ aspetto spettacolare, le danza dei dervisci seguono una particolare liturgia simbolica del graduale processo di unione mistica con Dio: ogni gesto, ogni movimento segue regole rigorose e ha un suo preciso significato. Anche l'abbigliamento ha un valore simbolico: l'abito bianco rappresenta il sudario, l'ampio mantello nero la tomba, l'alto copricapo conico di feltro rosso la lapide. La tomba di Mevlana e dei suoi più importanti discepoli, a Konya, è meta di molti visitatori, tra curiosi e adepti. Nel mese di dicembre, ogni anno, si rinnova la cerimonia di commemorazione di Mevlana, molto spettacolare appunto per le danze dei dervisci alle quali è possibile assistere.

Haçi Bektasi Veli, come Mevlana, nacque in Iran, a Nishapur, nel 1209. Visse in a una piccola città ai margini nord-ovest della Cappadocia che prese il suo nome. Elaborò un credo religioso riassunto nel libro Makalat, nel quale confluiscono temi dell'islam sunnita e "Alevi" - cristianesimo ortodosso . Le sue tesi comportamentali prevedono un'osservanza al Corano meno severa e rigida: si potrebbe dire che la sua visione è molto liberale e individualista. La Bektâsiyyah, fu una confraternita molto popolare, rivale di quella di Mevlana, e, incorporando molti elementi extraislamici, ebbe grande seguito in tutto l'impero, che raccoglieva popolazioni di così varie religioni. Per raggiungere l'illuminazione e la beatitudine nell'aldilà, dice Haçi Bektas, l'uomo pio deve superare quattro porte di conoscenza che gli consentiranno di vedere sempre la via giusta tra il bene e il male.

Anche questa confraternita venne messa fuori legge nel 1925, ma il fatto che ancor oggi più di mezzo milione di persone si riunisca ogni agosto a nella città di Haçibektas per ricordare il profeta, sta a significare quanto sia ancora influente la sua predicazione.

Gli Armeni della Turchia

Sono cristiani ortodossi orientali. Gli armeni hanno vissuto a Istanbul dal 1197 d.C. e nuovi stanziamenti sono comparsi in Kumkapi, in Yenikapi ed in Samatya dopo la conquista della città da Mehmet II (1453).

L'antica Armenia si trovava nella regione dell'Anatolia orientale la sua capitale era Ani (vicino Kars). Vissero in questa zona prima sotto il dominio dei bizantini poi dopo la guerra Malazgirt nel 1071 d.C. passarono sotto il dominio dei Selgiuchide e poi Ottomano. Nonostante fossero sotto il dominio turco, gli armeni conservarono i loro usi e costumi e professato liberamente la loro religione e lingua. Alla fine del 1800 con l'indebolimento dell'Impero Ottomano e incoraggiati dai russi e loro alleati, cercarono di riconquistare il territorio nord orientale (la Turchia attuale). La guerra terminò definitivamente con il trattato di Mosca del marzo 1921 stabilendo gli attuali confini con la Georgia e l'Armenia. Gli armeni hanno cominciato ad emigrare universalmente dal 1896 in poi. Dopo l'inaugurazione del primo parlamento turco (1908) hanno iniziato a partecipare alla vita politica.

Oggi oltre 55.000 armeni vivono in territorio turco e contribuiscono alla cultura, alla scienza e alle arti del paese continuando le loro tradizioni, i inter-matrimoni e i commerci (specialmente come tipografi, gioiellieri e nell'artigianato del rame).

Gli Ebrei della Turchia .

Ci sono ebrei in Turchia sin dal sec. IV a. C.. Alcune rovine antiche di sinagoghe sono state trovate a Sardi (Sardis) del sec. III a.C.

Con la conquista nel 1324 della città di Bursa (Prusia) da parte dell'Impero Ottomano, la Comunità Ebraica che fino a quel momento fu oppressa dai bizantini e obbligata a seguire le loro regole, riacquista la libertà professando sia la loro religione sia le loro arti e commerci.

Gli ebrei dei balcani informati sulla tolleranza dell'Impero Ottomano verso altre religioni emigrate nei territori del Sultano Murat I, ne furono assai contenti e formarono, come le altre minoranze religione delle vere e proprie enclave. Gli ebrei successori degli Ashkenazi fuggiti in Anatolia, furono ricevuti dal Sultano Mehmet II. Egli offrì la sicurezza per i rifugiati dall’ inquisizione spagnola nel 1492, in cambio di un piccolo obolo.

Durante la II Guerra Mondiale , La Turchia era l’unico paese in Europa dove gli ebrei si sentivano più sicuri e protetti contro Hitler. Guardando la storia, gli ebrei non hanno trovato soltanto l'asilo religioso in Turchia, ma anche di realizzarsi nella società, dove hanno ricoperto importanti ruoli in settori diversi.

Oggi circa 30.000 ebrei vivono in Turchia. La vasta maggioranza si trova ad Istanbul, una comunità di circa 3.000 persone a Izmir ed altri più piccoli gruppi sono situati principalmente ad Adana, Ankara, Bursa, Canakkale, Iskenderun e Kirklareli.

Gli ebrei sono più complessi di altre minoranze per non avere un’omogeneità nel linguaggio e nella storia. La maggior parte di essi sono Sephardic, i cui gli antenati sono fuggiti dagli inquisitori o sono stati espulsi dalla Spagna e dal Portogallo durante e dopo il 1492. In generale parlano le lingue materne differenti, quali il turco, il latino o il francese.

I Greci della Turchia ( i Rum)

I greci che si trovano in Turchia oggi sono di origine bizantina. Negli anni 70 hanno formato la più grande minoranza in Turchia. La loro popolazione sta diminuendo e secondo le valutazioni recenti sono meno rispetto ai cristiani ortodossi orientali. I greci di Istanbul si sono inseriti con successo nel commercio e nella finanza. La maggioranza dei greci- turchi vivono sulle due isole egee di Gokceada e di Bozcaada, che si trovano proprio all'entrata dello Stretto di Dardanelli (Çanakkale Boğazı).

La comunità cattolica in Turchia

La chiesa cattolica in Turchia conta circa 35.000 battezzati, pari allo 0,05 % della popolazione in grande maggioranza islamica. La chiesa cristiana ebbe storicamente grande rilevanza in Turchia, in antico sede di importanti concili ecumenici. I cattolici attuali seguono diversi riti: bizantino, latino, armeno, caldeo. Vi sono inoltre altre minoranze cristiane, fra le quali particolare peso storico hanno gli ortodossi legati al patriarcato di Costantinopoli. Sebbene in teoria la Turchia sia uno stato laico, il governo riconosce giuridicamente, fra le comunità non islamiche, solo le comunità cristiane esistenti ai tempi dell'impero ottomano, che costituivano circa un quarto della popolazione complessiva e che sono state in gran parte sterminate (come gli armeni che rimangono uno dei grossi scogli per la negazione del loro genocidio ) o trasferite in Grecia, come gli ortodossi. I cattolici non sono riconosciuti dallo stato e subiscono diverse limitazioni, fra cui l'impossibilità di costruire nuove chiese o strutture di formazione.

Il viaggio del Papa ha anche l’intento di poter offrire nuove possibilità di una migliore vita ai cattolici di questo Paese, di per sé tollerante ed ospitale.

Maria de Falco Marotta

gazzettadisondrio.it - 30 XI 06

Maria de Falco Marotta
Speciali