LA TRAGEDIA DELL'AIRBUS (ahimé, precisiamo, il primo): SEMBRA PROPRIO CHE AVEVAMO RAGIONE
All'indomani della tragedia dell'Airbus 330 partito dal Brasile, quando sulla stampa giravano diverse ipotesi anche fantasiosi su "La Gazzetta di Sondrio" abbiamo ditto la nostra. Eccola:
"L'ipotesi
La conclusione, assunti i due dati precedenti, non potrebbe essere che una sola: un collasso in volo, tesi avvalorata dalla notizia che nel giro di quattro minuti sono pervenuti progressivi segnali di disfunzioni, l'ultima di sbalzo verticale. Collasso strutturale nell'incontro con la forte turbolenza, 'perdita di pezzi', tuffo nell'Oceano, con ulteriore 'perdita di pezzi' e di carburante e affondamento non lento.
I lettori ci chiederanno chi siamo noi per poter fare ipotesi al pari di esperti. Ne riparleremo quando se ne saprà di più, liberi i lettori di non crederci e di criticarci".
Per questo secondo aspetto attendiamo la conferma ufficiale. Stanno cercando le scatole nere, un po' come cercare l'ago in un pagliaio. Gli elementi a disposizione ci sono già per consentire ai tecnici di trarre conclusioni attendibili. Si tratta dei 300 pezzi dell'aereo e anche, purtroppo dei 51 corpi recuperati. Tutti con politrauma e fratture diffuse, oltre che - dicono gli esperti - per via dell'acqua molto grossi (ne abbiamo visti durante la guerra; sbarcati da un mezzo della marina che li aveva recuperati; si trattava dell'equipaggio di un aereo inglese abbattuto dalla nostra contraerea e finito in laguna. Stavano per scaricarci addosso un carico micidiale di bombe, fermati in tempo. Eppure una folla muta con il parroco pregava per loro e un drappello rendeva gli onori militari… Ricordiamo perché, bambino allora, facevano molta impressione, grossi com'erano. Spiegava qualcuno che era l'effetto dell'acqua).
Per quanto riguarda l'ipotesi allora formulata tutto per ora collima. Che poi il collasso sia da ricondurre ai tubi di Pitot è cosa che lascia quantomeno perplessi. Si tratta di un dispositivo misuratore della velocità inventato non già nel 1900 dopo la nascita dell'aereonautica, ma molto prima. Incentato dall'ingegnere idraulico francese Pitot nel 1700 e perfezionato il secolo dopo da un altro grande idraulico, Darcy, basandosi, se la memoria non ci tradisce, sul teorema di Bernoulli, uno dei tanti di questa famiglia di formidabili scienziati, Daniel per l'esattezza, contemporaneo di Pitot.
Pare che Air France mesi fa abbia raccomandato di cambiarli.
Alitalia ha comunicato di averli cambiati da tempo.
Qualcosa non quadra e non solo in questo caso.
L'ATR 72 tunisino ammarato vicino alla Sicilia, rompendosi ma dopo una operazione da manuale del pilota che ha permesso di salvare la vita di gran parte dei passeggeri, aveva finito il carburante perché il segnalatore malfunzionava essendo inadatto per tale aereo essendo previsto invece per il più piccolo 'fratello' ATR 32. Pare che per l'aspetto esterno fosse facile confonderli, non se ne è saputo nulla. Fosse così altro che condannare il pilota!
Aspettiamo comunque i responsi ufficiali ripetendo la conclusione della precedente nota.
"Un'ultima cosa. Prima di chiudere una cosa che nessuno ha invitato a fare. Lo facciamo noi: una preghiera per le 228 persone ora nel fondo dell'Atlantico".
Red
PS E intanto oggi un altro Airbus è finito nell'Oceano, quello Indiano. Il Ministro francese della materia ha subito detto che quell'aereo aveva difetti tali da inibirgli lo spazio aereo francese. Il collega Ministro Yemenita ha escluso problemi di mancata manutenzione. Forse sarebbe il caso che l'Europa ci mettesse il naso. Qui c'é un altro busillis. L'aereo, a nostro avviso, ha tentato un ammaraggio, spaccandosi. Era buio e l'acqua reagisce come un solido. Ebbene come mai il pilota non ha segnalato nulla? (O ha segnalato ma non lo dicono, e in questo caso perché?).