DOSSIER.RICAPITOLANDO (dal n. 33): a) IL NODO DELLE PROVINCE. DEMAGOGIA ALLO STATO PURO. E AUMENTO DEI COSTI

(Dal n. 33 del 30.XI.2011)

Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Mutatis mutandis o il suo contrario? Non c'é peggior sordo di chi vuol sentire. E via dicendo.

La saggezza popolare ci fornisce fior di elementi per commentare la mancanza di saggezza che circonda questo falso problema della soppressione delle Province.

Precisiamo che nel quadro costituzionale non ci sono tabù. Anche la Legge fondamentale dello Stato può cambiare, per alcune cose anzi deve cambiare perché la società del terzo millennio non é più quella del tempo in cui operò l'Assemblea costituente. Provvedimenti di questo genere non possono essere presi a sé stanti ma vanno inquadrati in un diverso mosaico per passare razionalmente da un sistema ad un altro.

Abbiamo ripetutamente esposto le ragioni per cui é profondamente sbagliato l'orientamento parecchio diffuso traducibile nello slogan 'via le Province'. Abbiamo esposto i problemi che determinerebbero provvedimenti ispirati dalla demagogia e non da un genuino desiderio di innovazione che postula un passo in avanti e non due indietro come sta avvenendo. Che si sia in presenza di un dilettantismo allo sbaraglio é d'altronde provato dai passi successivi. Alla più elementare delle domande, quella relativa a chi dovrebbe svolgere le funzioni ora proprie delle Province la prima risposta, illuminante, era stata 'i Comuni'. Cartina di tornasole: risposta basata sulla situazione dei grandi Comuni, quelli per i quali la legge prevede la città metropolitana con la conseguente giusta soppressione delle Province. Sono una quindicina. Da anni dovrebbero procedere. Non lo fanno. Si parta da lì, proprio da dove ci potrebbe essere contenimento della spesa pubblica. Siccome ci sono resistenze corporative si supera l'ostacolo intervenendo in termini generali. Il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Alla obiezione che in Italia di sono 8086 Comuni, ben pochi in grado di svolgere, e solo qualcuna, funzioni oggi della Province, non si può scappare e allora si cambia: 'Regioni e Comuni'. Qualcuno fa capire che siamo alla follia. Pensare che al Pirellone ci si occupi delle specificità di una regione che ha la bellezza di 1546 Comuni, una decina di milioni di abitanti, é fuori di testa. Di Pietro ha presente la situazione del suo Molise. Lì non solo non ha senso l'esistenza di due Province ma addirittura non ha senso la Regione!

Ultima ipotesi buttata là dai sostenitori della soppressione quella che siano poi le Regioni a istituire le Province regionali!!!

Contro l'Europa

Conti alla mano. Qualsiasi provvedimento sulla linea dei soppressori comporta costi aggiuntivi in termini sia di costi vivi che di costi indotti. Visto che bisogna documentare all'Europa quello che si sta facendo per ridurre le spese ci sarà qualcuno che all'Europa dimostrerà come con queste misure demagogiche si determini un aumento dei costi, contro cioé la linea del rigore imposta al nostro Paese.

L.A.

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