DOSSIER. RICAPITOLANDO: b) PER L'UPI "INSENSATO" INSERIRE NEL DECRETO LEGGE IL TEMA DELL'AB0LIZIONE DELLE PROVINCE 11 12 10 20

(Dal n. 33 del 30.XI.2011) - La posizione delle Province in un odg approvato pochi minuti fa dall'assemblea nazionale delle Province italiane in corso a Roma (6 XII 2011) riunitasi a Roma, il 5 e 6 dicembre 2011

L'odg approvato:

L assemblea nazionale delle Province italiane

preso atto della grave situazione economica e finanziaria e della necessità di una manovra aggiuntiva che consenta di riportare in equilibrio i conti pubblici e, allo stesso tempo, di rilanciare la crescita del Paese;

consapevole che solo attraverso l'impegno e il concorso di tutte le istituzioni della Repubblica è possibile coniugare risanamento, equità e crescita in una prospettiva di coesione sociale e territoriale;

consapevole che l'Italia ha oggi bisogno di un profondo processo di riordino istituzionale con un percorso di riduzione degli sprechi nella spesa pubblica costruito su tagli efficaci e non indiscriminati;

valutate le disposizioni sull'abolizione delle Province contenute nel decreto legge approvato lo scorso 4 dicembre dal Consiglio dei ministri;

approva il seguente ordine del giorno.

E' insensato e inaccettabile dal punto di vista istituzionale che il tema dell'abolizione delle Province, che ha un impatto profondo sulla forma di stato prevista dalla Costituzione, sia inserito in un decreto legge che ha l'obiettivo di salvaguardare le finanze pubbliche: non ci sono né i presupposti di necessità e di urgenza, né si determinano risparmi di spesa.

Al contrario, la scelta di abolizione delle Province ingenera confusione, pone nel caos le amministrazioni territoriali che oggi dovrebbero essere in prima linea a cercare di dare risposte alla crisi, causa disservizi per i cittadini e i territori, porta ad un sensibile aumento della spesa pubblica, come rilevato in estate dalla competenti commissioni parlamentari e dalla stessa ricerca oggi prodotta dall'Università Bocconi.

Le disposizioni approvate sono palesemente in contrasto con i principi e le disposizioni costituzionali che disciplinano i rapporti tra lo Stato e le autonomie territoriali ed, in particolare, gli articoli 5, 114, 117 (comma 2, lettera p) e comma 6), 118 e 119 della Costituzione. Le norme inoltre hanno una valenza meramente demagogica e sono frutto di improvvisazione e confusione istituzionale.

Le Province italiane sono infatti le istituzioni intorno alle quali è stata costruita 150 anni fa l'Italia unita e sono oggi le istituzioni costitutive della Repubblica che più stanno dando il loro contributo nella riduzione della spesa pubblica e nel rilancio degli investimenti nei territori.

Le Province italiane sono pronte a fare la loro parte per il risanamento delle finanze pubbliche ma non possono accettare di essere il capro espiatorio per coprire i tagli ai costi della politica e agli sprechi della pubblica amministrazione italiana.

Le disposizioni del decreto legge inseguono derive demagogiche a scapito della democrazia, comportano una svilimento delle Province, quali istituzioni costitutive della Repubblica, e una delegittimazione degli organi di governo delle Province che sono stati eletti a suffragio universale, direttamente dal popolo: nella storia d'Italia i consigli provinciali sono stati sciolti d'imperio soltanto durante la dittatura fascista.

La strada per una vera e sostenibile riduzione della spesa pubblica e per il risanamento del Paese passa attraverso una proposta unitaria di riordino complessivo delle istituzioni territoriali che sia elaborata celermente e condivisa da Stato, Regioni, Province e Comuni e non imposta per decreto legge. Dalle disposizioni del decreto legge non emerge invece alcuna riforma organica e semplificazione della pubblica amministrazione.

Le Province sono pronte fin da subito a fare la loro parte e ad autoriformarsi e si augurano che anche gli altri livelli istituzionali abbiano la stessa responsabilità. Ecco la nostra proposta.

Le Province daranno una coerente attuazione alle disposizioni normative relative all'individuazione dei fabbisogni standard, per realizzare processi di efficienza e miglioramento nel funzionamento delle loro strutture che portino da subito a risparmi concreti e non aleatori.

Le Province ritengono essenziale che ogni livello di governo si concentri in modo organico sulle sue funzioni: le Province vogliono concentrare la loro attività in modo organico sulle funzioni fondamentali di area vasta già individuate nella legge sul federalismo fiscale e sono favorevoli al trasferimento delle funzioni di prossimità attualmente esercitate ai Comuni, singoli e associati, in attuazione del principio di sussidiarietà.

In attuazione dei principi costituzionali di adeguatezza e differenziazione, le Province chiedono di avviare da subito un processo condiviso per accorpare le Province intorno ad una dimensione adeguata per l'esercizio delle funzioni di area vasta ed, allo stesso tempo, istituire le Città metropolitane.

Riteniamo essenziale, in ogni caso, che tra i Comuni e le Regioni ci sia anche in Italia, come in tutta Europa, un ente intermedio con funzioni reali di area vasta e di coordinamento territoriale, i cui organi siano legittimati direttamente dal popolo e non nominati.

Per questi motivi, chiediamo con forza al Governo, al Parlamento e alle forze politiche di sopprimere tutti gli enti e le strutture non direttamente legittimate dal popolo (Ato, Agenzie, consorzi, enti, società…) che rappresentano i veri costi della cattiva politica, trasferendo le loro funzioni agli enti territoriali previsti dalla Costituzione.

Allo stesso modo, chiediamo al Governo di procedere da subito all'attuazione della spending review e di razionalizzare profondamente l'amministrazione periferica dello Stato.

L'Assemblea nazionale delle Province italiane, alla luce di queste considerazioni, richiede al Parlamento di stralciare le norme ordinamentali contenute nel provvedimento e di portare immediatamente in aula le diverse proposte sull'abolizione o razionalizzazione delle Province, in modo che si apra un dibattito serio su quale deve essere il modello di forma di stato del nostro Paese e si faccia una scelta chiara da parte di ciascuna forza politica.

In questa prospettiva:

le Province si impegnano fin da subito a promuovere una forte azione di sensibilizzazione presso tutti i partiti politici e i gruppi parlamentari affinché le proposte contenute nel presente ordine del giorno siano condivise per riaffermare la necessità delle Province come livello di governo territoriale previsto nella Costituzione;

tutti gli amministratori delle Province italiane, nel rispetto del mandato elettivo e della carica pubblica ricoperta democraticamente in base alla volontà popolare, continueranno a svolgere con senso di responsabilità fino in fondo le loro funzioni per rispondere alle domande pressanti dei cittadini e dei territori e per difendere il ruolo e il carattere democratico delle istituzioni provinciali.

le Province si attiveranno fin da subito presso i Consigli regionali delle autonomie locali per richiedere l'impugnazione davanti alla Corte costituzionale delle norme lesive dell'autonomia politica ed istituzionale delle Province e, specificamente, delle norme relative alla soppressione del carattere democratico degli organi e alla loro decadenza prima della scadenza naturale del mandato elettivo, utilizzando gli strumenti dalla legge 131/03;

chiederemo alle Regioni e ai Comuni di condividere insieme una proposta di riforma delle istituzioni che parta dai territori;

chiederemo infine un incontro immediato al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, per illustrare le nostre proposte.

UPI

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