COMUNICATO UFFICIALE DELLA DIFESA DI MUAMMAR GHEDDAFI, SAIF GHEDDAFI ED AL SENUSSI 11 6 30 20
Riceviamo dai legali di Gheddafi, suo figlio e Capo dei Servizi segreti libici per i quali la Procura della Corte Penale Internazionale ha chiesto l'arresto.
Ovviamente pubblichiamo con alcune puntualizzazioni.
1) Siamo stati fin dall'inizio, e continuiamo ad esserlo, contrarissimi a questa 'guerra' (le cose vanno chiamate con il loro nome)
2) Lo siamo stati, come a suo tempo per la seconda guerra del Golfo, perché come abbiamo più volte documentato, siamo stati più volte sotto le bombe, una delle quali ci ha addirittura sfiorato, a pochi metri, ammazzando la gente al di là del muro che ci ha protetto.
3) Lo siamo stati, nello specifico, per l'evidente forzatura da parte di quelli che abbiamo chiamato i 'bombaroli' di Parigi e Londra, a tutela chiarissima dei loro interessi. La gente pensa al petrolio ma abbiamo documentato che c'è molto di più, ovvero il controllo finanziario delle monete africane proprio nel momento che in Libia si avviava il processo per una sorta di ',euro' africano. Successivamente all'introduzione dell'euro, il valore del franco CFA è stato fissato alla nuova moneta; è comunque il Tesoro francese e non la Banca Centrale Europea che continua a garantire la convertibilità del franco CFA.
4) Lo siamo stati, questo in subordine, perché il conto salatissimo di questa guerra lo pagherà l'Italia e quindi tutti noi.
5) Lo siamo stati perché non vale il richiamo alla giustizia per poi usare i due pesi e due misure. Vedasi il caso siriano, tanto per fare un esempio.
6) Lo siamo stati perché oggi Gheddafi appare il reprobo, al punto di scatenargli contro la NATO - anche se gran parte dei Paesi han fatto flanella, a partire significativamente dalla Germania…) quando poco tempo fa all'ONU lo avevano inserito nella commissione dei diritti umani.
7) Lo siamo stati partendo da posizioni assolutamente obiettive non influenzate né condizionate da valutazioni politico-partitiche ma basate esclusivamente sulla logica e sulla trasparenza disinteressata.
Siamo ovviamente disponibili a pubblicare qualsiasi voce in argomento, critica o a sostegno.
Alberto Frizziero, direttore
Avv. THEMBA BENEDICT LANGA, in qualità di difensore e per conto di Muammar Gheddafi, Saif Al Islam Qadhafi e Abdullah Al Sedussi e Avv. FABIO MARIA GALIANI, consulente legale e membro del collegio di difesa:
1. La Libia non ha mai sottoscritto nè ratificato il Trattato internazionale istitutivo della Corte Penale Internazionale (Statuto di Roma), pertanto tale Trattato non ha alcuna efficacia nei confronti della Libia. E' evidente dunque che la CPI non ha giurisdizione per i fatti commessi da cittadini libici in Libia e che al Colonnello Gheddafi si applica l'immunità di Capo di Stato in carica, prevista dal diritto internazionale consuetudinario.
2. La Risoluzione 1970 (2011) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contenente la segnalazione della situazione Libia al Procuratore della Corte Penale Internazionale prevede che "I cittadini, ex ufficiali e ufficiali in carica o il personale di Stato diverso dalla Libia che non è parte dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, sono soggetti alla giurisdizione esclusiva di tale Stato per azioni od omissioni derivanti da o relativi ad operazioni in Libia intraprese o autorizzate dal Consiglio, salvo l'espressa rinuncia a tale esclusiva giurisdizione da parte dello Stato". L'art. 13 (b) dello Statuto della Corte Penale Internazionale prevede che "Una situazione della quale uno o più di tali crimini appaiono essere stati commessi è segnalata al Procuratore dal Consiglio di Sicurezza in seno ad interventi ai sensi del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite". E' palese che, ai sensi delle disposizioni dello Statuto di Roma della CPI, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha esclusivamente il potere di segnalare una situazione al Procuratore, senza alcuna selezione o esclusione delle persone e dei fatti da perseguire, come invece operato dalla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1970 (2011), Par.6. Ne consegue che, anche in virtù del fatto che la segnalazione del Consiglio di Sicurezza è in contrasto con lo Statuto della Corte Penale Internazionale, la Corte Penale Internazionale non ha giurisdizione sulla Libia. Secondo lo Statuto della Corte Penale Internazionale il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha infatti il potere di segnalare una situazione, ma ciò non lo legittima ad arrogarsi altri poteri esclusi dagli Stati in seno alla Conferenza di Roma istitutiva della CPI e che difatti non risultano dalle disposizioni dello Statuto della CPI. In altre parole, con l'emissione dei mandati di arresto la CPI si è sottoposta alla discrezione politica del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, fallendo in termini di indipendenza, imparzialità ed immagine. La segnalazione della situazione Libia da parte del Consiglio di Sicurezza alla CPI, così come concepita, rappresenta l'umiliazione della CPI, indotta a violare il suo stesso Statuto costitutivo.
3. Il Procuratore della CPI ha deciso di iniziare le indagini sulla situazione Libia in tempo record, tenuto conto delle altre situazioni. Anche questo è segno di sudditanza, almeno psicologica, verso il Consiglio di Sicurezza. Infatti, in casi molto meno complessi, il Procuratore ha impiegato (o sta impiegando) un tempo molto più lungo per decidere se aprire o meno un'indagine ai sensi dell'art.53 dello Statuto della CPI:
• Afghanistan, in valutazione dal 2007;
• Georgia, dal 2008;
• Guinea, dal 2009;
• Colombia, dal 2006;
In merito alle investigazioni già iniziate, il Procuratore ha impiegato
• Congo, due mesi;
• Africa Centrale, Quattro mesi;
• Uganda, sei mesi;
• Darfur, tre mesi
In relazione alla situazione Libia, il Procuratore ha impiegato tre giorni per decidere di iniziare le indagini (in tale lasso di tempo avrebbe dovuto valutare tutte le informazioni in suo possesso; la sussistenza della giurisdizione; l'ammissibilità del caso; la sussistenza dell'interesse della giustizia). In soli cinque giorni il Procuratore della CPI ha indicato i nomi delle persone sottoposte a indagine.
4. La carenza di indipendenza e di imparzialità della CPI si evince anche dalle dichiarazioni sulla situazione Libia rilasciate alla stampa, in più occasioni, da uno dei componenti della stessa Camera Preliminare I, Dr. Cuno Tarfusser.
5. Ora che la CPI ha emesso gli illegittimi mandati di arresto, ci aspettiamo che la NATO interrompa immediatamente i bombardamenti ed abbandoni l'intento illecito di uccidere il Colonnello Gheddafi. In caso contrario, vorrebbe dire che la CPI non è riconosciuta nè rispettata dalla stessa NATO. Inoltre, la NATO deve immediatamente annunciare il cessate il fuoco per permettere al Capo di Stato della Libia, Colonnello Gheddafi ed agli altri ufficiali della Libia di esercitare i loro diritti di difesa secondo i principi fondamentali del giusto processo.
6. Abbiamo motivo di ritenere che la situazione Libia sia frutto del disperato tentativo di accedere alle ricche risorse energetiche della Libia e non si fondi su basi giuridiche, come provato dall'intervento della NATO mediante la distruzione di infrastrutture libiche, l'uccisione di civili innocenti, donne e bambini, dal divieto di fornire beni di primaria necessità, inclusi gli alimenti per i bambini.
7. Nel merito dei fatti contestati, è sufficiente sottolineare che essi sono il risultato di una campagna condotta attraverso i media. La maggior parte delle informazioni rese dai media, si sono già rivelate infondate. Fermo restando che è diritto dovere del governo libico in carica usare ogni legittimo mezzo, come fatto dai nostri assistiti, per mantenere e ristabilire la legge e l'ordine in Libia e per difendere l'unità e l'integrità territoriale della Libia.
JOHANNESBURG - ROMA 27 Giugno 2011
Avv. THEMBA BENEDICT LANGA, in qualità di difensore e per conto di Muammar Gheddafi, Saif Al Islam Qadhafi e Abdullah Al Senussi;
Avv. FABIO MARIA GALIANI, consulente legale e membro del collegio di difesa (fabiogaliani@tiscali.it)
Ricordiamo di avere pubblicato - indirizzo in calce - sul n. 12/2011 5.5.2011 il curriculum dell'avv. Galiani nonché la nota con cui veniva pubblicato, in particolare, quanto riportato di seguito:
'Il Colonnello Muammar Gheddafi, ha dato mandato all'avv. Laura Barberio ed all'avv. Fabio Maria Galiani di presentare un'istanza alla Corte Penale Internazionale affinché indaghi sull'uso di armi contenenti uranio impoverito da parte delle forze militari della NATO in Libia e sull'uccisione ed il ferimento di civili libici, tra i quali il figlio ed i nipoti del Colonnello Gheddafi, mediante bombardamenti da parte delle forze NATO, al fine di procedere per crimini di guerra contro coloro ritenuti responsabili di tali fatti.
Il Forum ha altresì conferito mandato affinché i suddetti avvocati facciano istanza al Procuratore della Corte Penale Internazionale di riconsiderare, preliminarmente, la sussistenza della giurisdizione della Corte, sottolineando che la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite N. 1970 ha deferito il caso Libia alla Corte, escludendo la giurisdizione per talune categorie di cittadini non libici; potere selettivo che lo stesso Statuto della Corte Penale Internazionale deliberatamente nega al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a tutela dell'indipendenza e dell'imparzialità della stessa Corte Penale Internazionale'.
http://www.gazzettadisondrio.it/31756-libia__esposto_alla_corte_penale_i...