Ecco chi c’è dietro Greta!

di Maria de falco Marotta (esclusiva)

Ho seguito- con vivo interesse- tutti i vari dibattiti televisivi sulla questione del clima. Mi hanno anche molto divertito i discorsi tra cui quello di Feltri alla trasmissione di B. Palombelli che non sapendo che dire di questa ragazzina di 16 anni così ben ammaestrata, l’ha chiamata “ gretina”. Non riporto altro di varie e stucchevoli trasmissioni della 7 condotta dalla bravissima Lilli Gruber. Stop!
Passo subito a chi c’è dietro al movimento globale e cioè a Olafur Eliasson, nominato Ambasciatore per azioni urgenti sul clima   dall’ONU!

L’ARTISTA DANESE, NOTO PER LE SUA OPERA TRENTENNALE A FAVORE DELL’AMBIENTE ORA IN MOSTRA ALLA TATE, PARTECIPERÀ AL PROGRAMMA DI SVILUPPO DELLE NAZIONI UNITE PER RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ. COSÌ anche l’arte si allinea al mood della green generation guidata da Greta Thunberg, cercando, però, di cambiare le cose non solo con atteggiamenti responsabili, ma utilizzando gli strumenti veri e propri della politica. È di pochi giorni fa, la notizia che l’artista danese Olafur Eliasson (Copenaghen, 1967) è stato nominato Ambasciatore ONU per azioni urgenti sul clima e lo sviluppo sostenibile. È successo lo scorso 22 settembre, a margine del summit sul clima a New York che precede l’assemblea generale delle Nazioni Unite.

OLAFUR ELIASSON AMBASCIATORE ALL’ONU
“Sono estremamente onorato di diventare un Ambasciatore di buona volontà dell’UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo N.d.R.)”, ha riportato sul proprio sito Eliasson. “È necessaria un’azione urgente per il clima e la migliore tabella di marcia per le nostre attività sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite. Come artista, credo che la cultura offra accesso e una comprensione approfondita delle sfide a portata di mano e non vedo l’ora di unirmi al Programma di sviluppo delle Nazioni Unite per raggiungere questi obiettivi”. Una nomina – del tutto inedita alle Nazioni Unite – che premia l’impegno per l’ambiente che l’artista porta avanti da tanti anni nelle sue opere.  Dalla serie Waterfall, una cascata artificiale di 11 metri di altezza inaugurata a Sydney nel 1998, in grado di attirare l’attenzione dei passanti sulla preziosa risorsa che la alimenta, al lavoro inedito The presence of absence pavilion, ispirato ai ghiacci in fase di scioglimento dell’Islanda, è un susseguirsi di interventi artistici votati all’impegno e al sociale realizzati in trent’anni di carriera e tutti visibili nella grande retrospettiva in corso alla Tate.

LITTLE SUN DI OLAFUR ELIASSON
Ma c’è un’opera, o meglio operazione, che più di tutte può dare il polso di quello che potrà fare Eliasson nel suo nuovo ruolo di ambasciatore per il clima: la torcia Little Sun, lanciata dall’artista nel luglio 2012 per portare energia solare pulita e conveniente per 1,1 miliardi di persone che vivono senza elettricità. Da allora, oltre 830mila lampade Little Sun sono state distribuite in tutto il mondo( IO NE HO UNA DATAMI ALLA Biennale d’arte del …), in particolare nelle zone abitate da rifugiati e colpite da calamità naturali. “La vita sulla Terra riguarda la convivenza, tra persone, animali, ecosistemi e ambiente”, ha concluso Eliasson. “La convivenza è bella e generativa, caotica e stimolante. Il fatto è che ci siamo dentro tutti insieme. Ecco perché dobbiamo prendere sul serio l’emergenza climatica”.

Chi è
Olafur Eliasson è di origine islandese, vive tra Berlino, dove insegna all’Accademia, e Copenhagen, dove ha la moglie con i loro due bambini, ma i suoi interessi - tra il sociale e l’imprenditoriale - si spingono fino in Africa: lì dove milioni di persone vivono senza elettricità, il “piccolo sole” potrebbe portare la luce.
Danese, di famiglia islandese, a 51 anni Olafur Eliasson è considerato uno degli artisti più influenti della scena artistica mondiale. Noto al grande pubblico per interventi che spaziano dall’arte visiva all’ architettura è a capo di un team di 90 persone. Parole chiave di Studio Olafur Eliasson sono sempre state sostenibilità, energia pulita, ambiente.
Nel 2012 lo studio, in collaborazione con l’ingegnere Frederik Ottesen, ha lanciato un progetto globale che è diventato rapidamente una fondazione: Little Sun Foundation è nata infatti con l’intento di distribuire energia solare a quel miliardo (precisamente 1,1 miliardi) di persone che non hanno accesso immediato a luce ed elettricità e sono costrette all’uso di lampade alimentate a kerosene, notoriamente tossico e costoso.
Come dichiarano gli stessi fondatori: “ (…) Olafur Eliasson dimostra la convinzione che l’arte può cambiare il mondo, anche promuovendo Little Sun come un’estensione della sua pratica artistica. Molti dei nostri progetti attuali e futuri derivano dall’arte, coinvolgono il pensiero artistico o utilizzano i nostri stessi prodotti per creare altra arte”.

Little Sun viene presentata in tutto il mondo, passando anche per la Tate Modern di Londra
I dati, aggiornati a tre mesi fa, sono ragguardevoli e sempre consultabili su littlesun.com. Sono state vendute più di 660mila lampade che hanno aiutato più di 1.648.000 persone senza disponibilità elettrica, riducendo di 134.572 tonnellate le emissioni di Co2.
Molti artisti da tutto il pianeta stanno ora rispondendo alla richiesta di Olafur Eliasson, creando video e cortometraggi sul tema di luce, energia solare e naturalmente su Little Sun, tutti visibili sulla pagina dello studio.
Olafur Eliasson è celebre per i suoi progetti artistici su larga scala, presentati in musei ma anche in spazi pubblici. Inoltre ha ideato numerose installazioni architettoniche in tutto il mondo. L’artista, per metà danese e per metà islandese, vive e lavora tra Copenhagen e Berlino. Qui, nel 1995, ha fondato lo Studio Olafur Eliasson, in cui un team - composto da un centinaio di artigiani, architetti, storici dell’arte, archivisti, programmatori, amministratori, tecnici scientifici e cuochi - lo assiste nella realizzazione dei suoi lavori altamente sperimentali.

Una volontà di sperimentare evidente se si pensa, ad esempio, all’evocazione dei cambiamenti meteorologici ricostruiti nella Turbine Hall della Tate Modern di Londra (The Weather Project, 2003), alle quattro cascate che scrosciavano in pieno East River a New York (New York City Waterfalls, 2008), o al viaggio cosmico proposto alla Fondation Louis Vuitton a Parigi (Contact, 2014-2015).

L’arte di Olafur è una ricerca sulla percezione e sul movimento, in relazione allo spazio che ci circonda, sia in termini puramente spaziali che ambientali. I fenomeni naturali sono al centro dei suoi interventi, indagati sia in quanto tali, cioè nel loro aspetto scientifico, sia per la loro influenza sulla vita umana.
Uso gli elementi naturali in vari modi, e il clima mi interessa molto. In particolare cerco un modo per rendere la questione climatica tangibile. 
Sappiamo tutti che il problema esiste ma non agiamo di conseguenza. Perché allora esiste ancora questa discrepanza? Questo discorso vale anche per me.
Olafur Eliasson
L’artista parte proprio dal presupposto di rendere tangibili e comprensibili le leggi fisiche che governano l’Universo. Attraverso un processo di materializzazione percettiva e visiva, Olafur ci fa riflettere sul modo in cui ci relazioniamo al mondo, proponendoci alcuni strumenti cognitivi e intellettuali per affinare il nostro comportamento nei confronti dell’ambiente.
Mi interessa molto poter stimolare un cambiamento nella percezione e nel comportamento. La percezione teoretica e intellettuale, la conoscenza e i dati sono importanti, ma è altrettanto importante saper trasformare questa conoscenza in strategie concrete di comportamento.

Olafur Eliasson
Nel suo lavoro traspare l' attenzione a tematiche etiche e sociali, come nel Green light. An artistic workshop in corso alla 57esima Biennale di Venezia. Altri progetti sottolineano il perdurare di quest’interesse: la sua lampada solare Little Sun (2012), estremamente economica, o il suo progetto Ice Watch (2014), per cui fece arrivare direttamente dall’Islanda dodici enormi blocchi di ghiaccio con i quali invase la piazza del municipio di Copenaghen. Performance ripetuta nel 2015 nella piazza antistante al Pantheon di Parigi.  I suoi progetti hanno lo scopo di farci riflettere sui danni ambientali causati dall’uomo, dallo sfruttamento delle risorse naturali, dalle industrie e dall’inquinamento. L’arte diventa così un veicolo privilegiato, metafora visibile per sensibilizzare ad una condotta più ecosostenibile per il pianeta.

Immergersi dentro un’installazione aggiunge una forte componente esperienziale individuale ai suoi lavori. In Riverbed del 2014-2015 al Louisiana Museum in Danimarca, il visitatore si è trovato di colpo calato in un paesaggio naturale roccioso, attraversato da un corso d’acqua. Alla Reggia di Versailles nel 2016, Eliasson ha creato molte installazioni site-specific immersive, tra cui cascate e banchi di nebbia. Molte sue opere richiedono una partecipazione attiva del visitatore che diventa, di conseguenza, parte integrante dell’esperienza artistica.
Ecco perché la piccola Greta, ha trovato chi l’ha sostenuta ed aiutata nella sua battaglia per il clima. Soddisfatti i signori che volevano sapere chi c’era dietro alla piccoletta?
Maria de falco Marotta (esclusiva)

 

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