Comuni piccoli addio. Un pasticcio. Impariamo dalla Francia!

La relazione dei soppressori. Le nostre osservazioni. Dati, notizie, commenti

Abbiamo pubblicato due articoli, in calce gli indirizzi, su questa avventata proposta di legge che ipotizza la soppressione di tutti i Comuni con meno di 5000 abitanti con l'obbligo per loro di fondersi con fior di minacce per chi non lo fa e addirittura prevedendo di tagliare al 50% i soldi alle Regioni che non provvedono. Qualcuno ha criticato il fatto che tale PdL noi l'abbiamo attribuita al PD con l'opinione che si tratti di una iniziativa autonoma di qualche parlamentare. Non é così. La PdL è sottoscritta non da due o tre ma da ben 20 parlamentari, tutti PD. Impossibile pensare che sia stata presentata senza l'OK del capogruppo. Impossibile pensare che sia stata presentata senza l'OK del Ministro per le Riforme (che poi è di fatto la co-Presidente del Consiglio). Impossibile pensare che sia stata presentata senza che lo stesso Renzi ne sapesse nulla. Siamo a un prudentissimo innesco di un altro evidente tassello del mosaico della dittatura morbida. E nel dire queste cose non entriamo nel recinto della politica ma ne stiamo fuori e ne diciamo partendo dal terreno della logica politica e non partitica. D'altronde a Roma si può procedere con l'ascia ma nel non volere che quella capiti sul collo sono cittadini d'ogni colore che possono capire l'esigenza di innovazione che possono esserci in diversi casi – e si tratta di discuterne in attesa di quell'Ente di maglia larga che avrebbe dovuto fare faville al posto della Provincia ma che sconta l'improvvisazione e il dilettantismo di chi l'ha voluto -.
Nel pubblicare la relazione dei venti soppressori dei Comuni sotto i 5000 abitanti introduttiva della proposta di Legge alcune osservazioni:
1) Lo svolgimento efficace ed efficiente dell'azione amministrativa non dipende dalle dimensioni in quanto aggiungendo a debolezza altre debolezze non ne viene la forza. Esempio francese docet.
2) Fallimento di quanto fatto finora. Si analizzi il perchè. Premesso che i risultati sui ottengono unificando i servizi indipendentemente dal fatto che due o più Comuni si fondino, vorremmo sapere perchè invece non si procede con una misura che farebbe poi sda traino per tutte le altre: l'accentramento dello Stato Civile. Argomento delicato e importantissimo ma oggi con informatica e tematica dominanti le obiezioni di tempo fa si squagliano come neve al sole.. Un esempio, la Valmalenco con lo Stato Civile  a Chiesa e con semplici disposizioni amministrative per i residenti negli altri Comuni. Non solo. Ma anche unico Segretario che da Comunale diventi intercomunale.
3) Dimensione ottimale, dicono, quella fra i 5 e i 10mila abitanti lasciando intenbdere che dunque si tratta di andare a inserirsi in quella fascia. Dilettantismo e quasi cinismo. Si tratta di Comuni preesistenti con una storia anche secolare, con una forte identità, Comuni quindi “naturali” e non “artificiali ottenuti, magari a tavolino, a dispetto della gente. Hanno presenti i soppressori le difficoltà di mettere insieme gente che non ha un denominatore comune, che ha magari esigenze diverse, di mettere insieme, in certi casi, amministrazioni, spesso con liste civiche, non conflittuali?
4) LA FUSIONE DEI PICCOLI COMUNI DIVENTA PERTANTO INELUDIBILE PER L'ESERCIZIO DI FUNZIONI CHE ERANO IN CAPO ALLE PROVINCE E CHE L'ECCESSIVA FRAMMENTAZIONE AMMINISTRATIVA IN PICCOLI COMUNI FINIREBBE PER RICONDURRE IN CAPO ALLE REGIONI, DETERMINANDO IL RISCHIO DI UN NEO-CENTRALISMO DI TIPO REGIONALE.  Ma questi 20 vivono sulla luna? Li sfidiamo a dimostrare che competenze in capo alla Provincia possano essere spezzettate, per stare a noi, in una ventina di Comuni. O si tratta di ignoranza completa di che facevano la Province o di una furbata. Nell'uno o nell'altro caso cosa da mettersi la mano nei capelli.
5) Nemmeno il fascismo era giunto a tanto
Dalla PdL “Qualora non lo facciano autonomamente nei primi due anni, in base all'articolo 2 della proposta di legge, saranno le regioni, con propria legge, a provvedere. In tal caso però i comuni perderanno il diritto a tutti i benefici previsti dalla legge per incentivare le fusioni di comuni. Questa norma, apparentemente molto severa, ha in realtà l'obiettivo di dare una fortissima spinta nella realizzazione delle fusioni dal basso perché ritenute più efficaci, in quanto basate su criteri più omogenei”. E poi avanti con le sanzioni che arrivano fino al punto di dimezzare i finanziamenti alle Regioni !!! Nemmeno il fascismo era giunto a tanto (il comunismo forse sì). Vedasi il caso della separazione tra Aprica e Teglio che non ha visto interventi coercitivi dall'alto per la definizione dei confini ma trattative durante oltre una ventina d'anni e concluse solo negli anni '60. attento mdiatore il dr. Feliciani Capo della Forestale.
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Impariamo dalla Francia!
Aggiorniamo la situazione in Francia ove una pubblica Amministrazione efficientissima si basa su quasi 37.000 Comuni, situazione che abbiamo sempre portato ad esempio per dimostrare che il problema non è affatto il numero o la dimensione dei Comuni.
Ebbene è dello scorso 16 marzo una legge che incentiva l'accorpamento. Una risposta c'è stata ma non per quanto si aspettavano: 773 Comuni chiusi con fusione, pari a circa il 2 per cento in tutto con nascita di 230 nuovi Comuni (48 con meno di 1000 abitanti e 8 con più di 10.000) con 815.115 abitanti, media cioè di 3543 abitanti assai meno dei 5000 ipotizzati in Italia.
Ma la perversa logica dei numeri trova piena sconfessione con altri dati francesi. I Comuni di  Mièges, Esserval, Combe et Molpré nel Jura, ad esempio, ora sono insieme con un totale che non arriva a 239 abitanti. Per converso  Cherbourg-Octeville, ora Cherbourg-en-Cotentin, con Comuni contermini arriva a 82.000 abitanti. Là hanno capito che bisogna tenere presenti tradizioni e storia. E bisogna tenere presente che un Comune non è solo “abitanti” ma “abitanti e territorio”
Alberto Frizziero
Ed ora la relazione alla PdL (rimandando le altre notizie e considerazioni conseguenti agli articoli di cui diamo in calce gli indirizzi)
La relazione alla PdL
Onorevoli Colleghi! La presente proposta di legge nasce dall'esigenza di trovare un efficace meccanismo per ridurre l'elevata frammentarietà dei comuni italiani e favorire il raggiungimento da parte di questi ultimi di dimensioni più adeguate, atte cioè a consentire un netto miglioramento della qualità e dell'efficacia dei servizi offerti ai cittadini. È ormai noto, infatti, che le ridotte dimensioni che caratterizzano la maggior parte dei comuni italiani sono spesso del tutto insufficienti a garantire uno svolgimento efficace ed efficiente dell'azione amministrativa, così come previsto dall'articolo 118 della Costituzione. Basti pensare che secondo dati dell'Istituto nazionale di statistica del 2014, su 8.057 comuni italiani presenti in totale in Italia, ben 5.652 comuni (ossia circa il 70 per cento di tutti i comuni italiani) hanno una dimensione inferiore a 5.000 abitanti. D'altra parte, a livello nazionale, la percentuale degli abitanti residenti in piccoli comuni è pari al 17,07 per cento dell'intera popolazione. È evidente allora il disequilibrio esistente tra il numero delle amministrazioni locali e la distribuzione degli abitanti tra i residenti.
Del resto, soprattutto negli ultimi anni, sono state fortemente incentivate tutte le forme di associazioni tra comuni, dalle convenzioni alle unioni fino all'esercizio obbligato di funzioni essenziali, così come fortemente incentivate sono state le fusioni stesse, da ultimo con la stessa legge n. 56 del 2014, la cosiddetta legge Del Rio.
La presente proposta di legge individua proprio nelle fusioni, attualmente disciplinate dall'articolo 15 del testo unico della legge sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, lo strumento più idoneo per superare l'attuale frammentarietà dei comuni italiani. La fusione, infatti, a differenza delle altre forme di associazionismo tra comuni, comporta la costituzione di un unico ente, nel quale sono aggregate tutte le risorse umane, strumentali e finanziarie, al fine di ottenere non solo l'ottimizzazione dei servizi esistenti, ma anche talvolta il loro ampliamento.
Il processo di revisione costituzionale in atto, tra l'altro, prevede il superamento della provincia quale ente territoriale sovraordinato con competenze di area vasta. LA FUSIONE DEI PICCOLI COMUNI DIVENTA PERTANTO INELUDIBILE PER L'ESERCIZIO DI FUNZIONI CHE ERANO IN CAPO ALLE PROVINCE E CHE L'ECCESSIVA FRAMMENTAZIONE AMMINISTRATIVA IN PICCOLI COMUNI FINIREBBE PER RICONDURRE IN CAPO ALLE REGIONI, DETERMINANDO IL RISCHIO DI UN NEO-CENTRALISMO DI TIPO REGIONALE. 
Va altresì sottolineato che è ormai statisticamente provato che la fascia dei comuni tra 5.000 e 10.000 abitanti è quella che consente una dimensione ottimale perché, da un lato, consente il mantenimento di una dimensione a misura d'uomo, di un ambiente nel quale ci si conosce e dove è anche bello vivere e, dall'altro, coniuga questo aspetto con la capacità dell'Ente comunale di offrire buoni servizi, realizzando economie di scala che consentono l'ottimizzazione delle risorse.
Questa fascia, peraltro, è quella in cui è stata osservata nei comuni la più bassa spesa pro capite delle funzioni di amministrazione generale.
Alla luce delle poche fusioni fin qui realizzate, nonostante i cospicui incentivi e contributi previsti da leggi statali, è arrivato allora il momento di compiere un passo in avanti. La presente proposta di legge, nel pieno rispetto della normativa costituzionale di riferimento, stabilisce innanzitutto che il limite minimo di abitanti perché possa esistere un comune è fissato nella soglia di 5.000 abitanti. Essa modifica pertanto il citato testo unico di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, introducendo un nuovo comma nell'articolo 13. Trascorsi poi ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge, le regioni provvederanno con legge alla fusione obbligatoria di tutti i comuni la cui popolazione sia inferiore a 5.000 abitanti e che non abbiano già avviato di propria iniziativa procedimenti di fusione.
Quindi, di fatto, i comuni avranno due anni di tempo per procedere autonomamente, dal basso, e secondo criteri di omogeneità, maggiormente rispettosi delle caratteristiche fisiche dei territori o delle tradizioni loro proprie, a predisporre fusioni al fine di costituire comuni che abbiano almeno 5.000 abitanti.
Qualora non lo facciano autonomamente nei primi due anni, in base all'articolo 2 della proposta di legge, saranno le regioni, con propria legge, a provvedere. In tal caso però i comuni perderanno il diritto a tutti i benefici previsti dalla legge per incentivare le fusioni di comuni. Questa norma, apparentemente molto severa, ha in realtà l'obiettivo di dare una fortissima spinta nella realizzazione delle fusioni dal basso perché ritenute più efficaci, in quanto basate su criteri più omogenei.
Infine, all'articolo 3 è introdotta una sorta di norma di chiusura: trascorsi quattro anni dalla data di entrata in vigore della legge, le regioni che abbiano omesso di adottare le necessarie leggi regionali saranno sottoposte a una decurtazione del 50 per cento dei trasferimenti erariali in loro favore, diversi da quelli destinati al finanziamento del Servizio sanitario nazionale e al trasporto pubblico locale. Tale norma, quindi, dovrebbe costituire un reale incentivo nei confronti delle regioni, che sono spinte a emanare le leggi se non vogliono incorrere in un drastico taglio da parte dello Stato delle risorse erariali loro destinate. 
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Gli altri articoli in argomento;
18.2.2016   Il PD vuol chiudere 5000 Comuni? Rispondiamo
http://www.gazzettadisondrio.it/editoriali/18022016/pd-vuol-chiudere-500...

18.2.2016   L'ultima follia PD: chiudere oltre 5000 C
http://www.gazzettadisondrio.it/politica/18022016/lultima-follia-pd-chiu...
In questo articolo anche la Proposta di Legge firmata da 20 parlamentari del PD (e in altro articolo i nostri commenti)

22 febbraio
Chiudono circa 55 nostri Comuni, su 77, se passa la legge - Non è così che si razionalizza il sistema, imponendo dall'alto
http://www.gazzettadisondrio.it/speciali/22022016/chiudono-circa-55-nost...

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