Uno studio di CNA Lombardia, CNA Veneto e CNA Emilia Romagna. Per le tre regioni danno economico da virus? No, catastrofe

Le nostre imprese devono poter ripartire in sicurezza o il conto economico che il Covid 19 ci presenterà sarà salato forse paragonabile a quello in termini di vite umane

I dati dell’Osservatorio Economia e Territorio per CNA Lombardia, CNA Veneto e CNA Emila Romagna: il danno economico per le 3 Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna rappresenta da solo la metà di tutte le perdite economiche nazionali dei passati 2 mesi. CNA Lombardia, quasi 500 mila imprese hanno sospeso l’attività con un danno pari a 62,2 miliardi di fatturato, coinvolti 2.021.564 addetti. Impatto economico delle misure di contrasto all'epidemia Covid- 19 nelle 3 Regioni più colpite

Le CNA di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna pubblicano i primi dati dell'Osservatorio economia e territorio realizzato questa volta sull'impatto economico delle misure di contrasto all'epidemia da Covid19. Ad elaborarlo come di consueto il Centro Studi Sintesi di Mestre (VE) che ha messo in luce, oltre a una comparazione dei dati tra le tre Regioni che da sole producono il 40 per cento del PIL nazionale, i focus regione per regione.

UNA VISIONE COMPLESSIVA DELLE TRE REGIONI

Dalla visione complessiva delle tre regioni emerge chiaramente come la somma delle sospensioni, il 34 per cento delle imprese italiane, abbia portato alla compromissione di 114 miliardi di euro di fatturato e alla messa a rischio di 171,3 miliardi di euro di export, pari al 50 per cento di tutte le perdite nazionali nei passati 2 mesi. Lo stop ha determinato, sempre nelle tre regioni, la sospensione dal lavoro per oltre 3milioni e 910mila lavoratori di cui oltre 1milione e 435mila impiegati nel manifatturiero.

“Appare chiaro - dicono i tre Presidenti di Veneto, Alessandro Conte, Emilia-Romagna Dario Costantini e Lombardia Daniele Parolo – come sia necessario avviare quanto prima la Fase 2. Crediamo inoltre che la riapertura in sicurezza debba tener conto delle specificità del comparto artigiano. L'attivazione di protocolli di sicurezza specifici regionali deve essere inserita in un quadro chiaro nazionale al fine di evitare ulteriore confusione. Riteniamo inoltre – spiegano i Presidenti - che questa indagine, sviluppata su tre regioni che da due mesi sono in prima linea per affrontare l’emergenza covid19, possa rappresentare uno strumento utile per gli amministratori regionali che saranno chiamati ad intervenire con misure di sostegno strutturali in base alle specificità dei territori”.
Con riferimento specifico alla situazione della Lombardia, il Presidente di CNA Lombardia Daniele Parolo è netto: “Non abbiamo più tempo. Le nostre imprese devono poter ripartire in sicurezza o il conto economico che il Covid 19 ci presenterà sarà salato, forse paragonabile a quello in termini di vite umane per i suoi effetti sociali di medio e lungo periodo. La società globale va ripensata, i Governi nazionali e la governance europea possono e devono riservare maggiore attenzione al sistema diffuso e capillare delle produzioni manifatturiere dei territori. Di questi giorni è la fuga in avanti di alcune ATS territoriali sulle regole per la gestione in sicurezza della fase – 2. E’ una deriva pericolosa, serve unità, così come chiediamo tempestività e lealtà al sistema creditizio nell’attuazione del Decreto Liquidità.”
Il Segretario di CNA Lombardia, Stefano Binda, aggiunge: “La Regione Lombardia faccia buon uso delle sue competenze e della sua forza istituzionale: alle nostre imprese non servono fughe in avanti sul terreno delle regole per la riapertura, ci occorre invece in queste ore un autorevole azione di coordinamento con il Governo e un incremento del peso economico delle pur apprezzabili misure di supporto già annunciate nei giorni scorsi. Misure di supporto capillare in conto capitale, anche con piccoli importi, di 5-10 mila euro, per singola impresa, costituirebbero un segnale apprezzabile e un’iniezione di fiducia.”

La Lombardia

LO STUDIO, LE REGOLE DI INGAGGIO

IL PRESENTE FOCUS HA L’OBIETTIVO DI FORNIRE UNICAMENTE ALCUNE QUANTIFICAZIONI PRELIMINARI RELATIVE ALL’IMPATTO DELLE MISURE DI CONTRASTO ALL’EPIDEMIA DA COVID-19 SULLE IMPRESE DELLA LOMBARDIA.
LE IMPRESE LOMBARDE SONO STATE CLASSIFICATE «APERTE» E «SOSPESE» SULLA BASE DI QUANTO PREVISTO DAI VARI DPCM DI MARZO E APRILE 2020, CHE HANNO ESPLICITATO LE ATTIVITÀ NON SOGGETTE A SOSPENSIONE MEDIANTE INDICAZIONE DEI CODICI ATECO.
SONO STATI CONSIDERATI FORMALMENTE SOSPESI GLI IMPIANTI A CICLO PRODUTTIVO CONTINUO E L’INDUSTRIA DELL’AEROSPAZIO E DELLA DIFESA (DCPM 22/03/2020, ART. 1 LETT. G); NON È STATO POSSILE TENERE CONTO DELLE IMPRESE APERTE A SEGUITO DI COMUNICAZIONE ALLE PREFETTURE.
ANALOGAMENTE, NON È STATO POSSIBILE CONSIDERARE LE IMPRESE SOSPESE MA LE CUI ATTIVITÀ LAVORATIVE SIANO PROSEGUITE IN MODALITÀ SMART WORKING.

IMPRESE E ADDETTI

SONO 476.790 LE IMPRESE LOMBARDE SOSPESE A SEGUITO DELL’EMERGENZA COVID-19, PARI AL 59% DEL TOTALE DELLE IMPRESE ATTIVE (DATI RIFERITI AL 2019).
TRA I PRINCIPALI SETTORI, I PIÙ COLPITI SONO EDILIZIA (76%), COMMERCIO E TURISMO (75%), SERVIZI ALLA PERSONA (70%) E MANIFATTURIERO (64%). NON SONO COINVOLTE DAL BLOCCO AGRICOLTURA E LOGISTICA.
PRESSO LE IMPRESE SOSPESE LAVORANO 2.021.564 ADDETTI, PARI AL 42% DEL TOTALE. NEL COMMERCIO E TURISMO SI ARRIVA AL 65%; A SEGUIRE, MANIFATTURIERO ED EDILIZIA (63%).
NEL MANIFATTURIERO, IL SISTEMA MODA E IL COMPARTO DELLA METALLURGIA SFIORANO IL 100% DELLE IMPRESE SOSPESE.
GLI ADDETTI DELLE IMPRESE MANIFATTURIERE SOSPESE SONO QUASI 715.000 (63% DEL TOTALE). IL COMPARTO AGROALIMENTARE NON È SOGGETTO A SOSPENSIONE.

IL FATTURATO

IL FATTURATO DELLE IMPRESE LOMBARDE AMMONTA A QUASI 812 MILIARDI DI EURO; SI STIMA CHE CIRCA IL 46% SIA IMPUTABILE AI SETTORI ECONOMICI MAGGIORMENTE COINVOLTI DALLE MISURE DI SOSPENSIONE DELLE ATTIVITÀ.
PERTANTO, È VEROSIMILE IPOTIZZARE CHE NEGLI ULTIMI DUE MESI IL FATTURATO FORTEMENTE COMPROMESSO AMMONTI A 62,2 MILIARDI DI EURO, PARI ALL’8% DEL VALORE ANNUO COMPLESSIVO. TALE INCIDENZA ARRIVA AL 10% NELL’EDILIZIA E NEL COMMERCIO-TURISMO.
IN LOMBARDIA IL FATTURATO DELLE IMPRESE MANIFATTURIERE AMMONTA A 249 MILIARDI DI EURO, DI CUI CIRCA IL 55% È ATTRIBUIBILE ALLE ATTIVITÀ SOGGETTE A SOSPENSIONE.
NEI COMPARTI MANIFATTURIERI IL FATTURATO ATTUALMENTE COMPROMESSO (DUE MESI) È STATO STIMATO IN 22,8 MILIARDI DI EURO (9%): PARTICOLARMENTE COLPITI METALLURGIA, SISTEMA MODA, MECCANICA E SISTEMA CASA.

L'EXPORT

NEL 2019 IL VALORE DELL’EXPORT DELLA LOMBARDIA RISULTA ESSERE PARI A 127,2 MILIARDI DI EURO. IL 97% DELL’EXPORT (123,2 MILIARDI) È GENERATO DAL MANIFATTURIERO.
IL 65% DELLE ESPORTAZIONI MANIFATTURIERE DELLA LOMBARDIA (79,8 MILIARDI DI EURO) È IMPUTABILE AD ATTIVITÀ ECONOMICHE CHE FANNO REGISTRARE UN TASSO DI SOSPENSIONE SUPERIORE AL 50%. PER UN ULTERIORE 11% DELL’EXPORT SI STIMA UN IMPATTO INTERMEDIO, MENTRE IL RESTANTE 24% APPARE MENO TOCCATO DALLE MISURE RESTRITTIVE.
SISTEMA MODA, METALLURGIA, SISTEMA CASA E MECCANICA SONO I COMPARTI MANIFATTURIERI MAGGIORMENTE A RISCHIO.

Laura Zugnoni CNA Lombardia
 

*NON È STATO POSSILE TENERE CONTO DELLE IMPRESE APERTE A SEGUITO DI COMUNICAZIONE ALLE PREFETTURE; ANALOGAMENTE, NON È STATO POSSIBILE CONSIDERARE LE IMPRESE SOSPESE MA LE CUI ATTIVITÀ LAVORATIVE SIANO PROSEGUITE IN MODALITÀ SMART WORKING.

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