PERCHE' A REMO GASPARI (PER NOI 'VALTELLINESE AD HONOREM') LA VALTELLINA AVREBBE DOVUTO FARE UN MONUMENTO?. 11 7 20 09

FASE UNO: IL PRIMA

18 luglio 1987. Pomeriggio. Il finimondo. Sul Bernina, oltre 4000 metri di quota, piove. Di solito lassù nevica, e anche a quote più basse ma questa volta lo zero termico è salito alle stelle. L'acqua che parte da lassù squassa le morene, trascina enormi quantità di materiale solido. Solo dove non ci sono ghiacciai perenni, e quindi morene, succede poco o niente. E, smentendo gli avvoltoi che in ogni occasione di questo tipo strumentalizzano a viva voce, il disastro non ha connotati diversi di qua o di là del confine. Nella civilissima ed ecologicissima Svizzera succede quello che succede da noi (anzi, nella seconda ondata da loro sarà peggio). Sono ore terribili. Avrebbero potuto esserci 1000 morti con i 1600 km di corsi d'acqua impazziti che abbiamo. La reazione, immediata, capace della gente di Valtellina, in testa gli amministratori che hanno la cultura della montagna, ben diversa dalla cultura metropolitana, riesce a evitare che il bilancio di vite umane diventi grande e anzi addirittura catastrofico. I danni no. Impossibile, ad esempio, salvare i 12 ponti che vengono spazzati via in poche ore. Impossibile contenere l'immane quantità d'acqua. I profeti di sventura del giorno dopo manco sanno cosa vuol dire un dato come quello dell'immissione idrica nel lago di Como, giunta a 1800 metri cubi al secondo (la portata media del Po è di 1540 mc/sec), la quantità d'acqua, - in un secondo! - che basta per tutti i consumi giornalieri di circa 7000 persone. Una quantità d'acqua in un giorno che basterebbe al consumo giornaliero di tutta la popolazione italiana. Forse da questi dati si comprende la straeccezionalità dell'evento.

E' sabato. Tutto chiuso. Tanti, a cominciare dal Prefetto e dal Comandante dei VVFF, in ferie. In Prefettura l'efficientissimo Capo di Gabinetto, oggi Prefetto, dr. Fallica con il sottoscritto. Il Comune di Sondrio ha distaccato l'assessore Calcinardi che fa avanti e indietro. Bonvini e Sala, radioamatori, sono presenti con le loro attrezzature in funzione, soprattutto per sopperire alla carenza di collegamenti con le zone dove i telefoni non funzionano. Si aggiungono i geologi Azzola e Tuia che spediamo a Tartano, isolato, e con loro la 4x4 dei radioamatore e un'ambulaza 4x4. A Roma si pensa di fare il centro operativo a Morbegno perché, dicono, la Statale 38 è sotto l'acqua. Illustro la via alternativa (Cek, Cevo, Ponte del Baffo, Ardenno, provinciale per San Pietro; la colonna troverà acqua ma Zamberletti darà l'ordine al col. Da Corte, Comandante della Stradale, di passare, e una alla volta tutte le auto faranno il guado).

Alle tre di notte il Ministro entra in Prefettura. Con lui, oltre lo staff, il Prefetto e il Presidente della Provincia Marchini. Subito operativo. Paura per Le Prese e fondovalle ulteriore perché nell'alveo dell'Adda non arriva più acqua segno di un pericolosissimo 'tappo'. Il Ministro sveglia il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Vuole soldati, tanti, e mezzi adeguati. Poco dopo la risposta: non si arriva a Sondrio da nessuna parte. Viene l'idea di passare dalla Svizzera, ma si scopre che la strada in Valposchiavo è sparita in più punti; il disastro non riconosce i confini amministrativi. E' la prima volta che succede di non poter avere aiuti esterni. Gli elicotteri. Il Ministro mobilita l'Esercito, l'Aviazione, i Vigili del Fuoco, i Carabinieri, la Polizia, la Forestale. Torre di controllo a Morbegno, senso unico sulla destra a salire e sulla sinistra a scendere. Capiterà perfino che si trovino in volo contemporaneamente ben 65 elicotteri.

E' tale il carisma di Zamberletti, peraltro da sempre spesso in Valtellina che contagia tutti, a partire dai nostri Alpini dell'ANA che già avevano lavorato con lui in Friuli.

FASE UNO: GIORNI INTENSI

Giorni intensi. Il Ministro va a Roma perché ci sono da predisporre tutti i provvedimenti del caso. Lavoro tanto. Il treno arriva a Sondrio. Qualche collegamento si riapre. Lunedì 27 riunione plenaria a Palazzo del Governo con Sindaci, amministratori, uffici interessati, società civile. E', in un certo senso, la certificazione di emergenza conclusa.

Pareva fosse così.

L'indomani il ronzio di tanti elicotteri, poco dopo le sette e mezza, segnala che qualcosa è successo. Telefonata: un paese non c'è più. Corsa in Prefettura: il direttore del Parco dello Stelvio, dr. Frigo, mi dice: "poteva scendere 10.000 anni fa o fra 10.000 anni. Ha scelto stamattina.

Di nuovo emergenza, senza che nessuno sospetti la tegola che sta per arrivare.

In Prefettura siamo in pochi perché tutti sono corsi in Alta Valle. Siamo intorno alle cinque della sera, quelle di Garcia Lorca. Da Roma arriva la notizia che Goria sta andando al Quirinale con la lista di Governo e Zamberletti non c'é. Non si sa ancora chi lo sostituirà, ma è certa la sua esclusione. Chi era lì in quel momento sa cosa vuol dire il termine "annichiliti".

Stralcio dal mio libro di testimonianze, da testimone o co-protagonista di almeno un quarto di secolo, il passo relativo.

FASE DUE: L'EPURAZIONE

L'esclusione di Zamberletti appare una epurazione, far saltare il generale proprio mentre infuria la battaglia. La situazione è resa dallo stralcio relativo, tratto dal mio libro:

"Riunione in Alta Valle con il Ministro, il suo staff, gli amministratori della zona Sindaco Pedrini, anche Presidente della Comunità Montana, in testa. Si delineano le prospettive d'intervento.

Rientro a Sondrio.

La sorpresa.

28 luglio, via Zamberletti

Giovanni Goria costituisce il 45° Governo dalla Liberazione che durerà sino al 13 aprile del 1988. I 29 Ministri, del pentapartito, giurano al Quirinale lo stesso giorno della frana. Si cercano notizie. Il Ministro Zamberletti torna dalla citata riunione operativa in Alta Valle, entra in Prefettura, si siede alla scrivania del Prefetto e chiama Roma. Nella stanza ci saranno almeno 30 persone, chiamo Zamberletti e lo porto, in fondo al corridoio, dove ha insediato il suo ufficio il Prefetto Gomez responsabile al Viminale della Protezione Civile. E' lì che ha la notizia, nel frattempo circolata prima nello staff e poi diffusa dappertutto. Incredibile. Disarmante, peggio, assolutamente deprimente. Mentre infuria la battaglia il generale, l'esperto, come si autodefiniva, "Il Ministro delle disgrazie nazionali" per antonomasia, quello che con il suo operato riconciliava la gente con lo Stato e che a Roma era visto "fuori quota", in un certo senso al di fuori della lotta e delle polemiche politiche, viene mandato a casa e non certo per scarso rendimento. Una mazzata e non solo tra gli addetti ai lavori. La gente protesta per strada, nei bar, ovunque. In prima linea gli Alpini, come lui, gli uomini del Soccorso Alpino e quanti sono abituati all'impegno, talora al rischio, per salvare gli altri. Non ci sono distinzioni politiche, salvo i Verdi per i quali è un bene che Zamberletti non ci sia più. Il mondo è bello perché è vario, certo che pontificare in questo modo da qualche salotto milanese non è lo stesso che commentare in mezzo al fango con le morene squassate lassù dove non arriva l'attività dell'uomo, gli argini superati, e soprattutto molti funerali.

Zamberletti: "obbedisco", e va a Roma a fare le consegne.

LE PROTESTE

Abbiamo detto delle reazioni della gente comune come quelle degli addetti ai lavori.

Partono a firma dell'allora Presidente del BIM, - lo scrivente - una serie di telegrammi.

- A ZAMBERLETTI

Ti siamo tutti enormemente vicini dopo l'enormità della tua esclusione. Cordialità

- AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA COSSIGA

Le trasmetto l'enorme delusione dei Valtellinesi, suppongo anche di Friulani ed Irpini, per l'esclusione di Zamberletti. Distintamente

- AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GORIA

A te felicitazioni e voti augurali, ma Zamberletti doveva esserci ( testo che più eloquente di così non poteva essere…).

- A GIORGIO BOCCA

Suo articolo su Valtellina ha temperato l'amarezza per avventati pareri di troppi. Est esempio di professionalità e capacità. Al Suo rientro in Valle qualsiasi dato, oggettivo, est a Sua disposizione. Distintamente

- A INDRO MONTANELLI

Il grazie per il Suo stupendo fondo dedicato alla Valtellina (x) si unisce al consenso per il suo positivo giudizio sul Ministro Zamberletti ingiustamente escluso dal Governo per il quale gli indiscussi meriti, che i Valtellinesi o i Friulani o gli Irpini -quelli terremotati - meglio che a Roma sono in grado di valutare, evidentemente sono passaporto ininfluente. Distintamente

- A CIRIACO DE MITA, irpino, Segretario nazionale DC

Dalla Valtellina disastrata la rivolta per l'esclusione di Zamberletti. E' questo il tuo rinnovamento?

STAMPA NAZIONALE: UN CORO

I principali giornali nazionali pubblicano questi telegrammi, salvo quelli a Bocca e Montanelli. A sua volta il Presidente della Provincia Marchini rilascia dichiarazioni pesanti: che i quotidiani nazionali raccolgono e pubblicano, aggiungendo anche qualche commento "alpino" di ufficiali presenti in Prefettura. Il concetto di Marchini è reso benissimo dalla sua dichiarazione "Il siluramento è come una nuova frana" che "Il Giorno" sceglierà come titolo dell'articolo. Chiamano da Roma "Le vostre dichiarazioni hanno fatto molto rumore", linguaggio diplomatico per dire che abbiamo colpito nel segno. Qualcuno laggiù cerca anche di rimediare ma l'unica soluzione ritenuta possibile non è in realtà possibile. Parliamo con il numero uno della Protezione Civile Prefetto Pastorelli, se ne va anche lui. Cosa fatta, insomma, capo ha. E per qualche giorno, di fatto, la macchina si arresta.

Venerdì 31 arriva il nuovo Ministro, Remo Gaspari.

FASE TRE: IL NUOVO MINISTRO

Il nuovo Ministro ha alcune esperienze di calamità affrontate da Sottosegretario prima e da Ministro poi. Ha una linea diversa. Zamberletti era il Rommel della situazione, sempre in prima linea a vedere, riflettere, decidere, verificare. Gaspari anticipa da Roma, tramite la stampa, la sua posizione che è quella da 'Stato Maggiore' o, se vogliamo, 'ministeriale'. Arriva a Sondrio. Per rendere in modo appropriato l'inizio della sua attività ricorriamo al Corriere della Sera che pubblica sabato primo agosto un articolo di Andrea Biglia con l'eloquente titolo "Sospetti e diffidenza hanno accolto Gaspari". Stralciamo un significativo periodo:

"La prima volta in Valtellina non è stato facile per il neoministro della Protezione Civile. Il suo arrivo nelle zone del disastro, dove non riescono a digerire il cambio della guardia al ministero quando ancora si contavano le vittime, non sembrava particolarmente gradito. Manifesti e altri documenti di solidarietà al predecessore Zamberletti… Il gelo non si scioglie nppure quando il Ministro annuncia che 'l'impegno dello Stato sarà enorme'.

Come prima la situazione è resa dallo stralcio relativo, tratto dal mio libro:

Gaspari in Valle

"Nomina e giuramento il 28 luglio. Il neo-Ministro della Protezione Civile Remo Gaspari venerdì 31 luglio arriva in Valtellina, con i due colleghi ai LL.PP. De Rose e al Turismo Carraro e con il neo-Presidente, dal 10 luglio, della Regione Tabacci,. Vede la situazione dall'alto e poi nel salone di Palazzo Muzio per incontrare Sindaci, amministratori, titolari di uffici. Naturalmente presenti i senatori V. Colombo, Forte, Bissi, gli onorevoli Tarabini, Mazza e Ciabarri e il consiglieri regionali Muffatti e Contini. Gelo. Riunione formale ma pesa nella sala come un macigno la "carognata" dell'esclusione dal Governo di Zamberletti mentre era nel fango a coordinare gli interventi e non nelle stanze romane per tutelare la propria posizione di Governo. Gaspari ringrazia tutti quelli che stanno operando e poi ricorda le sue esperienze personali, primo Ministro ad occuparsene (alluvione di Firenze e terremoto del Belice). Indica la sua linea d'azione partendo dal fatto che il Ministero non dispone che di 240/250 persone per cui il tema è quello della delega agli Enti locali. Linea del tutto diversa da quella del "Rambo di Varese", come da definizione giornalistica di allora. Il gelo aumenta. La riunione si scioglie senza sciogliere la delusione, come la successiva conferenza stampa documenta. Quale sia il clima generale lo indica un episodio, marginale ma significativo. Il Ministro dei LL.PP. scende dalla Prefettura senza che nessuno lo accompagni e ..si trova a piedi. Neppure l'auto per lui e segretario. Tocca proprio a chi scrive, con un guizzo di fantasia, inventare una soluzione presentata come prevista calmando un giustamente arrabbiato neo-Ministro. Il terzo, Carraro, non c'é. E' in Alta Valle dove oltre alle vittime si intravede un futuro fosco. Andata la stagione estiva si prospetta il flop anche per la stagione invernale perché l'unico filo che lega il Bormiese all'Italia passa dai 2621 metri del Gavia, chiuso d'inverno e praticabile d'estate solo da chi abbia confidenza con stradacce di montagna, strapiombi senza protezione e simili caratteristiche (l'ANAS ad ogni buon conto interverrà in protezioni, con allargamenti, con sistemazione del fondo e abbastanza rapidamente).

Il Prefetto dr. Piccolo mi chiede di andare nelle sua residenza, al piano superiore, dove è predisposto un piccolo buffet freddo e in piedi. Me lo chiede perché con il Ministro non c'è nessuno salvo Questore, Comandanti dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Stradale, dei Vigili del Fuoco. Risolto il problema dell'auto del Ministro dei LL.PP. salgo un po' dopo. L'on. Gaspari è vicino al camino, un piatto in mano, e sta mangiando. Gli altri sparpagliati nella sala. Silenzio di tomba. Arrivo e vado al camino. Gli sguardi piombano addosso come tanti dardi lanciati da una maxi-balestra.

"Ciao, sono il Presidente del BIM, quello di cui avrai letto sui giornali le proteste per l'esclusione di Zamberletti…"

"Lo so. Eri Sindaco a Sondrio, no?"

"Si, dal 1975 al 1985"

Arriva con un curriculum di tutto rispetto, e che sarà utile alla Valtellina: nove volte sottosegretario, 15 volte Ministro (Trasporti, Riforma P.A. in tre Governi, Sanità, Rapporti con il Parlamento, Poste in tre Governi, Funzione Pubblica in quattro Governi, Difesa ed ora Protezione Civile cui seguirà il dicastero del Mezzogiorno). Memoria di ferro. Ricorda persino alcune delle occasioni in cui ci siamo incontrati, e istituzionali e nei congressi nazionali DC.

Proseguo. "Le mie, le nostre dichiarazioni riflettevano il pensiero di tutti noi, uno stato d'animo generale. Sarebbe stato lo stesso per chiunque avesse preso il posto di Zamberletti…". Il Prefetto non é ancora rilassato ma non è più sui carboni ardenti. Gli altri escono dal rigore del gelo e persino bisbigliano qualcosa tra loro. Gaspari replica con un commento sulla formazione del Governo. Il colloquio prosegue,

"Da noi ci sarà la massima collaborazione…"

"Questo mi fa piacere…"

"Mancherebbe altro, ne va del nostro futuro. Tieni però conto che in un certo senso sei sotto esame e se farai bene sarai apprezzato". Segue un diplomatico consiglio per superare la visione "ministeriale", o comunque affiancarla con una presenza sul campo. Mi spiega cosa deve fare il Ministro, fra procedure e ricerca di finanziamenti - lo farà benissimo - ma è riluttante sul ruolo "Zamberlettiano". Cambierà idea e lo farà, dopo Vasto".

FASE QUATTRO: LA CONVERSIONE

25 agosto. Il Ministro, rassicurato da Sondrio circa la situazione in Valle se ne va a Vasto. Non al Grand Hotel ma alla pensione Sabrina, come di solito trasformata nel suo ufficio estivo. Senonché di nuovo le cateratte dal cielo, quelle che infliggeranno enormi danni a Poschiavo, nella confinante Svizzera. La Prefettura ordina lo sgombero di tutte le case sino a 30 metri sopra gli argini. 20.000 persone lasciano le loro abitazioni con una evacuazione da manuale guidata dai nostri amministratori con l'aiuto delle forze dell'ordine e dei vari corpi istituzionali. Nonostante sia notte, il preavviso sia stato di un quarto d'ora, non ci sarà nessun inconveniente e neppure proteste (ovvio, siamo in Valtellina - ndr).

Ondata di critiche con addirittura richiesta di dimissioni.

Gaspari si rende conto che aveva ragione Rommel. Che nei momenti topici il numero uno deve essere sul posto per decisioni tempestive. Si rende conto, si converte e lascia il suo Abruzzo. Di sera è ospitato al Campelli di Albosaggia, da cui parte il mattino presto per rientrare la sera tardi. I suoi interlocutori privilegiati sono i Sindaci.

La diffidenza iniziale si è sciolta. Sempre più persone lo chiamano "zio Remo". Ad ogni incontro istituzionale il primo che cerca è il Sindaco reggente di Montagna Sandro Gianoncelli per chiedergli come va la sua spalla, ingessata dopo una caduta mentre di notte guidava quelli che cercavano di contrastare le acque. Poi il rapporto diretto innanzitutto con quelli dell'Alta Valle e poi via via con quelli dei Comuni maggiormente colpiti.

Nel suo peregrinare non si limita a guardare, va oltre utilizzando le varie tessere per completare il mosaico complessivo.

Carta vincente.

FASE QUATTRO: LA VERIFICA CON LA TRACIMAZIONE

La verifica alla fine di agosto.

La grande frana non ha soltanto cam

Ncellato S. Antonio Morignone seppellendolo. Ha anche creato uno sbarramento, quanto stabile non è dato di sapere, con la formazione conseguente di un lago che aumenta normalmente di mezzo metro al giorno ma anche di dieci volte tanto nel caso di intense precipitazioni. E' in fase realizzativi il by-pass per scaricare l'acqua (un po' come il troppo pieno del lavandino ma in modo gigantesco) ma la sua conclusione non è possibile prima del riempimento del lago.

Si alzano le polemiche. Litigi fra tecnici. Quelli ufficiali sono per la tracimazione. Il consulente dell'AEM teme un disastro con la perdita gravissima della centrale di Grosio. Due partiti a confronto che hanno, entrambi, seguaci anche in Valle. Gaspari dai tecnici non ha che indicazioni contraddittorie. Si rivolge, solita linea, ai Sindaci dei Comuni che sono sotto la frana, quelli che se vanno male le cose non vedranno più parti considerevoli dei propri paesi. Insieme valutano che prima o poi il lago deve tracimare. Meglio farlo subito pianificando, preparando, organizzando che non doverlo magari fare d'urgenza, all'improvviso e magari di notte. L'operazione è imponente in quanto viene evacuato il fondovalle per più di 50 km da Sondalo a Sondrio. Gaspari decide assumendosi la responsabilità. Il peso di questa decisione lo abbiamo verificato. Al Ministro Gaspari ho chiesto dove fosse la moglie quel mattino di domenica 30 agosto. Mi rispose che era andata in una certa Chiesa di Roma. Il giorno dell'inaugurazione della pista alta, costruita a tempo di record, dopo la cerimonia ci fu il pranzo al Pentagono di Bormio. Alla signora Gaspari che era seduta al tavolo vicino feci la stessa domanda. Mi rispose che era entrata in chiesa alle sette e mezza e ne era uscita all'una e mezza, quando poteva essere già successo un disastro epocale.

La decisione fu quella giusta, confortata dai nostri Sindaci.

FASE CINQUE: IL CONTO

Alla fine di un pranzo si chiede il conto. Ce lo chiediamo anche noi alla fine di questo lungo dire.

Un po' tutti hanno considerato, positivamente, l'attività del Ministro sul campo, il suo attivismo, la sua disponibilità con la gente che incontrava, con i suggerimenti che dava agli amministratori per meglio canalizzare le loro ricichieste.

Elementi oggettivi per un giudizio favorevole ma c'è dell'altro. Ci sono due fattori che sono stati fondamentali. Sicuramente il peso politico acquisito in decenni di presenza governativa da un lato e di presenza politica ai vertici della DC ha contato e molto. Poi il suo modo di reggere le responsabilità ministeriali. I Ministri avevano istituzionalmente il Capo di Gabinetto e poi, politicamente, la segreteria particolare. Gaspari nei vari dicasteri aveva sempre scelto grandi commis dello Stato, persone di grande preparazione culturale e professionale con i quali aveva sempre instaurato un positivo rapporto, mantenuto anche quando passava ad altro Ministero. Ebbene in quel periodo, ma anche nel successivo in quel di Roma, era sorprendente vedere con quale accanimento, tanto maggiore quanto maggiore era la difficoltà, Gaspari affrontava il problema, chiamando alla collaborazione quei grandi commis di cui si diceva fino, spesso anche se non sempre ovviamente, alla soluzione.

La Valtellina gli deve molo, anzi moltissimo. Avremmo dovuto fargli un monumento. Non lo abbiamo fatto. Almeno noi qualcosa diamo alla sua memoria chiamandolo 'valtellinese ad honorem'.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
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