Sondrio La Sanità: la grande ammalata
Di alto rilievo l’intervento all’Unitre di Sondrio di Raniero Spaterna, Direttore Unità Operativa Complessa Pronto Soccorso
(Nello Colombo) Certamente di alto rilievo l’intervento all’Unitre di Sondrio di Raniero Spaterna, Direttore Unità Operativa Complessa Pronto Soccorso (in foto), presentato ad una folta platea dal presidente Maria Luisa Arista (in foto),. Sul tavolo un argomento delicato e pressante: “Pronto Soccorso: istruzioni per l’uso”. Certamente complesso l’abbordaggio ad un argomento ostico sotto molti aspetti e soprattutto a molti sconosciuto. Spaterna, professionista serio e scrupoloso, dalle lungimiranti architetture organizzative, regge con alta responsabilità le fila dell’Unità Operativa Complessa di Pronto Soccorso, conscio di essere talvolta, con tutta l’équipe medica e infermieristica, l’arbitro inconsapevole del destino che gioca a rimpiattino con la vita degli uomini. “Una struttura molto cambiata negli ultimi anni con un organico motivato e specialistico che vive un forte carico adrenalinico, ma i veri problemi sono per lo più legati a una situazione di carattere politico” – spiega Spaterna – Anzitutto bisogna entrare nella logica dello “spoke”, cioè di ospedali che non possono fare tutto, avendo la necessità di inviare per percorsi a più alta specializzazione i propri pazienti ad un “Hub” maggiormente qualificato”. Ma come vengono gestiti i pazienti in urgenza? Ci sono quelli che necessitano di stabilizzazione clinica, procedure diagnostiche, trattamenti terapeutici, ricovero oppure trasferimento urgente al Dipartimento di Emergenza e Accettazione – DEA di livello superiore di cura, in continuità di assistenza, secondo specifici protocolli organizzativo-assistenziali mirati alla gestione delle diverse patologie. L’orografia e la demografia del territorio in provincia di Sondrio, alterano non poco i criteri di accreditamento del DPM 70 del 2015, che norma tali aspetti, se pensiamo che la funzione di pronto soccorso sarebbe prevista per un bacino di utenza di 80.000 - 150.000 abitanti, con accessi in PS intorno ai 20.000 all’anno, mentre la funzione di DEA (dipartimento di emergenza accettazione) prevederebbe un bacino di utenza di almeno 150000-300000 abitanti con 45000 accessi all’anno. La situazione in Provincia invece prevede, per 177000 abitanti, che stagionalmente raggiungono anche i 250000, ben due DEA, Sondrio e Sondalo e un Pronto Soccorso a Chiavenna a cui si aggiungono due PPI (punti di primo intervento) di Livigno h12 e Morbegno h 24, considerabili come avamposti dell’ospedale in territori disagiati, per percorrenza e distanza dall’ospedale, con funzioni di primo intervento stabilizzazione e trasporto dei pazienti. Il questo contesto il Territorio di pertinenza del DEA di Sondalo: l’Alta Valle, rappresenta circa il 20% del territorio Provinciale con analoga pertinenza della popolazione e con importanti variazioni stagionali, mentre il territorio di pertinenza del DEA di Sondrio: media bassa valle e Val Chiavenna, e relativa popolazione è circa l’80% della rappresentazione provinciale, con una meno importante, ma non per questo trascurabile variazione stagionale. Spaterna entra poi nel merito delle varie specificità degli ospedali in funzione di una importante rete per patologia il Trauma, definendone i criteri di attribuzione (CTS, CTZ, PST) per poi passare alla descrizione dei percorsi di Pronto Soccorso. Ma come avviene il primo “Triage infermieristico”? Tale procedura, prettamente infermieristica, fino ad oggi definiva la priorità d’accesso alla visita medica portando alla determinazione di un codice colore: Rosso critico, emergenza: accesso immediato di solito alla Shock Room; Giallo grave, evolutivo, urgenza, accesso quanto prima, ma procrastinabile, preferenzialmente non maggiore a 15’; Verde bassa criticità, non evolutivo, accesso procrastinabile, preferenzialmente 60’; Bianco ambulatoriale accesso preferenzialmente entro 120’. In un futuro prossimo il Triage definirà invece l’inserimento del paziente in un percorso di intensità di cura con una diversa modalità di presa in carico del paziente stesso, e sarà definito da 5 codici numerici, abbinati ad un colore che definiranno percorso del paziente ed impegno delle risorse di PS per la sua gestione: Codice 1 Rosso e 2 Arancio paziente critico instabile e/o altamente evolutivo, alta intensità di cura accesso diretto al percorso; Codice 3 Verde media criticità accesso entro 60’; Codice 4 Azzurro bassa criticità accesso entro 120’; Codice 5 Bianco nessuna criticità accesso entro 240’. Naturalmente ci sono regole di precedenza per grandi anziani e bambini o pazienti disabili, per la violenza di genere e l’omicidio stradale. Per ogni paziente dunque c’è un codice di attesa. La presa in carico infermieristica dopo l’anamnesi familiare e remota, farmaci assunti, interventi, allergie, ultimo pasto assunto, permette di iniziare il percorso diagnostico terapeutico anticipando prestazioni che comunque dovranno essere fatte e che vengono appunto richieste ed effettuate dall’infermiere. In base a percorsi già definiti con gli specialisti: Fast Track, l’Infermiere di Triage invia pazienti a bassa criticità, per patologie a gestione ambulatoriale, direttamente agli specialisti negli ambulatori/reparti di pertinenza dove verranno valutati e dimessi direttamente con le eventuali prescrizioni dallo specialista stesso., abbreviando decisamente i tempi di permanenza in Pronto Soccorso. Vero cuore dell’emergenza la “SHOCK ROOM”, sala ad alta tecnologia con risorse complete per la gestione di pazienti in arresto cardio circolatorio, con insufficienza respiratoria (infettiva, cardiaca, allergica, traumatica), con ostruzione delle vie aeree (primarie o secondarie) in shock (settico, emorragico, anafilattico, cardiogeno) o soggetto a tutta una lunga serie di traumi che richiedono analisi approfondite anche radiologiche e diagnostiche per immagini (TAC, RMN, ECG ed EEG). Tutto in loco, in piena autonomia, con una fitta serie di prestazioni, per non gravare sul sistema ospedaliero. Naturalmente importante sarà l’apporto della consultazione di specialisti in sede e specialisti fuori sede, anche con metodiche di telemedicina. In un Prossimo futuro, già approvato nel nuovo piano organizzativo aziendale strategico (POAS) il Pronto Soccorso si arricchirà dell’OBI (osservazione breve intensiva), dove accederanno i pazienti per cui a fronte di un’alta possibilità di dimissione a domicilio è prevedibile una permanenza in Pronto Soccorso maggiore a 6 ore e minore di 24/36 ore. Ulteriore passaggio sarà la creazione di un reparto di Medicina di Urgenza (MEU) dove vengono invece ricoverati i pazienti per cui è previsto un periodo di osservazione/terapia per un tempo presunto di ricovero di 72/86 ore. La fine del percorso è rappresentata dalle dimissioni (per ricovero in reparto dell’ospedale, in un futuro prossimo in MEU, in reparto di altro presidio aziendale, a domicilio, per decesso con attivazione della procedura di prelievo delle cornee direttamente in Pronto Soccorso). Tutto naturalmente con l’identificazione del percorso diagnostico e terapeutico, la prescrizione farmaci ed esami diagnostici e l’assegnazione di un codice colore di dimissione da cui dipende il pagamento o meno del ticket di Pronto Soccorso. Come siamo lontani dunque dall’immagine di un’aneddotica sfrangiata e terrifica di tempi remoti di un Pronto Soccorso da Far West, meta di un selvaggio arrembaggio clinico in vista dell’assegnazione alla prima bolgia infernale involata da un colore “taurino” per una priorità non sempre acclarata, comunque esibita con tracotante ostentazione. E non c’è un buon diavolo che tenga, governando l’abisso infernale avviticchiando la sua coda a mo’ di spire, né un “mammasantissima della Sanità” pronto ad amministrare favori con faziosa “oculatezza” ai suoi fratelli satelliti di cosca. La Sanità, per quanto malata e bisognosa, ancor oggi si regge invece sulla sacra missione votata ad Ippocrate di uno stuolo di uomini preparati e coscienziosi, che si mettono al servizio della salute di altri uomini. Basti ricordare la triste “peregrinatio” del Covid che ha messo a dura prova il sistema sanitario che ha retto soltanto grazie ad eroi quotidiani che, dimentichi del proprio tempo, a proprio rischio lo hanno sacrificato per gli altri. Tutto perché “salus populi suprema lex est”. Bene e salute si baciano sulla bocca.
Nello Colombo