Paura per l'ISIS cattiva consigliera, ora complice
Fin dai tempi, e nei testi, biblici si è costantemente ripetuto che la paura è una cattiva consigliera. La paura può venire per il succedersi di eventi o essere una costante per determinate situazioni. Nel primo caso si può andare da eventi minimi sino a quelli gravissimi degli scorsi giorni a Parigi. Nel secondo caso un classico è quello della paura di volare come un collega che si rifiuta sistematicamente di salire su un aereo anche quando il prezzo che paga è ore e ore e ore con altri mezzi di trasporto.
Dopo la strage di Parigi
Sondaggi di vario tipo indicano un'elevata percentuale di persone che ammettono di avere paura. Lo si vede in TV, lo si sente nei discorsi. Paura come sentimento irrazionale, quella sindrome di insicurezza che porta a trasalire ad ogni botto che pure normalmente si capirebbe essere un frutto della quotidianità.
Occorre riflettere un momento con due esempi.
- Il primo riguarda la domanda a un ufficiale che veniva da una scena di guerra se avesse avuto e se avesse paura. La risposta affermativa era accompagnata però da una spiegazione. Essere al fronte con dall'altra parte chi imprevedibilmente per tempi e modi può dare corpo alle ostilità significa dover avere giustificatamente paura ma dominandola, razionalmente dominandola. L'ufficiale che non ha paura in situazione guerreggiata è infatti un incosciente che mette a rischio la vita dei suoi soldati.
Il secondo è invece personale e si rifà ai ricordi fanciulleschi quando non si ha ancora paura (era uno spettacolo andare alla finestra per vedere l'antiaerea che sparava proiettili traccianti che quindi sembravano giochi pirotecnici) ma si registra tutto nella memoria molto più di quanto non faccia l'adulto, preso da altre cose, paura compresa. La bomba: il motore di un aereo in avvicinamento, poi più forte, vicino, vicino ed ecco il sibilo acutissimo. Quindi un tempo infinito – in realtà 2 o 3 secondi – di silenzio totale persino di chi recitava preghiere, infine lo scoppio. Subito dopo la solidarietà: “povera gente quelli sotto la bomba!” mentre il gas dell'esplosione, acre, si infila giù per la gola con la gente intorno che piange, che impreca, che urla.
La paura arrivava solo agli adulti. C'era chi tremava ad ogni squillo di sirena quale fosse dei tre segnali, quelli di preallarme, di allarme, di cessato allarme. C'era chi conviveva con la guerra, alla sera col materasso per terra nell'atrio della casa per essere pronti a fuggire se la bomba avesse scelto quel posto come ideale per scoppiare. La vita non si era arrestata nonostante questa micidiale guerra ai civili, fino ai 200 bambini morti nella scuola elementare di Gorla, nel milanese. Perfino a un ragazzino di 7 anni mitragliato, anche se ovviamente non obiettivo principale, da sette “mustangs” in picchiata. Ne conservo per ricordo l'ogiva del proiettile trovato vicino alla mia biciclettina una provvidenziale manata di un soldato avendomi fatto finire al sicuro dentro una tabaccheria. I ricordi sono nettissimi, precisi anche nei particolari e nei dettagli. Chi aveva avuto più paura meno ricordava....
Tutto questo a che pro? In calce il racconto di alcuni degli episodi bellici per rendere quella che poteva essere la stessa situazione di quell'ufficiale al fronte: bombe a Pontremoli (1), poi a Chioggia (2), poi a Ponte (3). Il pericolo era una costante. Basti pensare che si era arrivati perfino a 20 allarmi in un giorno e non c'erano rifugi antiaerei come, ad esempio, i due sondriesi. Paura giustificata.
Oggi no. La paura non è giustificata
Una signora, qui a Sondrio, diceva nei giorni scorsi di avere paura. A Sondrio?!? Dicono che l'ISIS minaccia Duomo e Scala a Milano, Colosseo a Roma. Premesso che è probabile siano solo indicazioni e non obiettivi, fossi a Milano andrei a dire una preghiera all'interno del Duomo e poi alla biglietteria della Scala; fossi a Roma andrei al Colosseo. Non come sfida ma come semplice dimostrazione che la vita deve continuare come prima, confortati anche dalla statistica che definisce fortissimamente improbabile la compresenza e l'incontro contemporaneo della mia (tua, sua, di altri) presenza in quel luogo con la presenza di un ordigno e poi addirittura nella stessa ora, nello stesso minuto, negli stessi secondi.
Lasciamo perdere la paura rebus sic stantibus tenendo però presente, per chi non si sforza di metabolizzarla, che chi ha paura e per questa paura modifica i suoi comportamenti, cambia i percorsi abituali, i viaggi, le visite DIVENTA COMPLICE DEI TERRORISTI perchè li fa raggiungere l'obiettivo che si propongono.
a.f.
Testimonianze
1. Valtellinesi sotto le bombe a Pontremoli
La Falck aveva gli uffici in Via Roma in un edificio a un solo piano dove oggi c'è l'Autoscuola Pontremolese e nella elegante Palazzina a fianco, oltre l'alloggio del direttore la mensa dirigenti e impiegati, una mensa da ristorante stellato cui provvedeva la chilometrica cuoca, forse 1.80 di altezza ma in compenso snellissima, lì, lei Esterina Donati di Briotti con tanti altri operai valtellinesi. In quella che ora è via Pirandello c'era il cantiere della Falck, capocantiere il Parolo, pure della Val d'Arigna padre del prof. Graziano vittima pochi anni fa a Sondrio in Via Beccaria di quel tondino sfuggito al cantiere sovrastante. La sorella Rita vive in ittà come in Valtellina altri che erano là a lavorare. Contro quel cantiere si avventarono gli aerei alleati una notte intorno alle cinque. 30 le bombe, del tipo “spezzoni” sul cantiere e sulle zone abitate attigue. Quelle sì che furono BOMBE INTELLIGENTI e una INTELLIGENTISSIMA. 29 evitarono accuratamente non solo le persone, i capannoni, le case adiacenti ma persino quei piccoli 'orti di guerra' intorno alle case che assicuravano un po' di cibo in tempi in cui ce n'era assai poco. E la trentesima? La 30ma sfiorò la parete di una casa (il secondo edificio a sinistra dopo l'imbocco di Via Pirandello, salendo verso le scuole, edificio a due piani, allora uno solo più quello rialzato) finendo sul marciapiede e scavando una grossa buca. Fosse esplosa la casa sarebbe andata in pezzi. Ed ecco che lei, INTELLIGENTISSIMA, decise di non scoppiare. Fuga da Pontremoli e dal cantiere visto che era un obiettivo e il cielo era costantemente pieno di aerei. La domenica successiva cominciarono a passare intorno alle 10. Circa due ore dopo gli uomini smisero di contarli arrivati a 1700. Erano i B17 le cosiddette “Fortezze volanti” costruite in 12731 esemplari, che andavano a bombardare Berlino.
Pontremoli l'avremmo rivisto, così come i lavoratori valtellinesi dopo la guerra quando la Falck riprese i lavori della centrale di Teglia, secondo salto.
2. Valtellina via Chioggia
In attesa dei lavori della casa a Ponte, trasferta in luogo sicuro, Chioggia, terminale della laguna e porto peschereccio con quasi 1000 imbarcazioni, quasi tutte a vela e quelle lagunari a remi, nonché con fiorente orticoltura. Posto così sicuro che proprio alla vigilia della partenza per la Valtellina alle cinque di notte, ora canonica, altro bombardamento questa volta per nulla intelligente ma assassino con almeno una ventina di morti, alcuni al di là del muro della stanza dove dormivo. L'altra vicino allo spigolo posteriore. Altre su una serie di case, due a poppa e prua del vapore, il “Giudecca”, per Venezia che poco tempo dopo verrà affondato in laguna con un pesante bilancio di morti, secondo la “vox populi” almeno 200, quasi tutti civili, inermi.
3. La bomba intelligente di Ponte
Una bomba INTELLIGENTE quella sganciata intorno alla mezzanotte da “Pippo”, dall'aereo così soprannominato che ogni notte piombava qua e là sganciando i suoi confetti sulla popolazione civile. “Guerra psicologica la chiamavano...
La bomba era finita nella parte sud dei cimitero nei pressi della strada che dalla Madonna di Campagna raggiunge San Carlo, a fianco della strada campestre e senza danneggiare le colture! Più intelligente di così...
Ponte ricorda anche che quella sera tre famiglie avevano usato del sale medicinale per cuocere i cibi. Sale non ce n'era salvo che al mercato nero ma i soldi non li voleva nessuno. C'era il baratto posto di trovare la materia prima.. Due kg di zucchero, o due di burro per un kg di sale. E così il farmacista Garlaschelli quando aveva dei sali medicinali li dava per uso alimentare. Quella sera ne usarono, un tipo nuovo, tre famiglie. Bollendo si formava formaldeide, veleno. Tutti o quasi colpiti. Mio fratello di 4 anni, dr. Giacomoni al suo fianco per 4 ore, steso sul tavolo delirava - Più tardi si sarebbe liberato con il classico dito in gola superando così la crisi - con tutti noi e tanti amici intorno che poi sarebbero andati di corsa nelle loro case sperando che quella bomba non le avesse colpite. Per fortuna era una bomba intelligente e poi non è detto che nella deviazione fino a farla finire in un angolo tranquillo e inutilizzato non ci sia entrata l'attigua Madonna di Campagna...