Questa pandemia da COVID 19, interviene il dr. Cucchi

(Gianfranco Cucchi)  In questa pandemia da COVID 19 in Lombardia sono state fatte le diagnosi solo in un numero limitato di casi : in pazienti  con  febbre e dispnea : cioè nelle persone che verosimilmente avevano sintomi che potevano fare sospettare la presenza di una polmonite. Quindi nei casi complicati, piu’ seri che necessitano di ospedalizzazione e nelle situazioni piu’ gravi di assistenza respiratoria con intubazione, che in letteratura scientifica costituiscono circa  l’85 % dei contagiati dal virus.  In tutti gli altri ammalati con sintomi come la  febbre persistente per piu’ di 4 giorni  sono stati tenuti al proprio domicilio  a contatto  spesso telefonico con il medico di medicina generale. Molte volte con famigliari anch’essi con febbre persistente.
Questo giustifica la letalita’ elevata nella nostra Regione che ha superato il 10 % , perche’ sono stati diagnosticati e censiti solo i casi piu’ gravi. Letalita’ elevata ad esempio rispetto alla Cina  (2,5%) e Corea del Sud  (1%) ma anche della Regione del Veneto  e ad oggi delle altre nazioni come la Germania e la Spagna.
Le line guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanita’) sull’effettuazione della diagnosi di contagio COVID19 prevede che l’esame diagnostico debba essere eseguito sui pazienti sintomatici  quindi solo con febbre senza necessariamente tosse e/o dispnea  e su coloro che hanno avuto un contatto stretto con coloro che sono risultati  contagiati: Per contatto stretto  si precisa che sono coloro, che ad esempio  vivono nelle stessa casa , che avuto un contatto  come la stretta di una mano, che ha un contatto diretto faccia a faccia ad una distanza minore di 2 metri per oltre 15 minuti  oppure un operatore sanitario che ha prestato assistenza ad un malato di COVID 19.
Diagnosticare questo iceberg  di contagiati non ha solo un valori statistico-epidemiologico ( cosi’ si ridurrebbe certamente la letalita’) ma ha un valore prettamente clinico e di  prevenzione di nuovi ammalati che potrebbero evolvere in polmonite, cioe’ di riduzione della diffusione dell’epidemia.  Perche’ questo virus è molto contagioso, 3 volte quello dell’influenza.
Non solo ma anche dal punto di vista etico credo che’ sia giusto che un ammalato che e’ a casa da 10 giorni con la febbre debba conoscere  se e’ stato contagiato da COVID 19 o da altro.
Certamente in questo mese di emergenza  il sistema sanitario lombardo  ha prodotto uno sforzo immane ed encomiabile per la cura degli ammalati piu’ gravi  con, a volte armi insufficienti in termini  di protezione individuale,  e di un numero elevato di ammalati negli operatori sanitari.
Oggi i maggiori esperti come il Prof. Ricciardi e Galli concordano con la richiesta di eseguire un maggiore numero di tamponi e quindi di diagnosi nei sintomatici apparentemente non gravi ( ad esempio con solo febbre a domicilio) in coloro che hanno avuto un contatto stretto con i positivi, ed in tutti gli operatori sanitari secondo le linee guida dell’OMS. Questo intervento non è piu’ differibile.
Solo cosi’ si potranno veramente isolare  coloro che possono contagiare e diffondere la malattia e ridurre  i i casi negli ospedali . Non per niente l’ospedale di Alzano Lombardo in Val Seriana ed i comuni limitrofi,  e’ stato un potente focolaio epidemico sul quale non si è ‘intervenuti  tempestivamente con misure restrittive come si e’ fatto nel lodigiano.
Vale sempre il detto che è meglio prevenire che curare.
 

Gianfranco Cucchi
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