REFERENDUM: 4. NOI. GIUSTIFICATO IL NOSTRO SCETTICISMO

Siamo scettici, anzi del tutto contrari. Non per le ragioni che portano coloro che invitano a non andare ai seggi o comunque a votare contro - del tutto inutile aggiungere considerazione a considerazione ormai ripetuta sino alla noia, ma per una ragione che costituisce una valida pezza giustificativa.

La DC, nel suo periodo migliore anche per forza elettorale era considerata on un certo senso un Partito-Stato. Non entriamo in valutazioni se questo fosse vero o no e casomai fino a qual punto. Sta il fatto che esperienze fatte allora in contesto simile possono servire oggi.

Orbene ad un Congresso, vista l'azione negativa delle correnti, ma in particolare delle 'correntine' che magari avevano numeri minuscoli, pochi parlamentari aderenti, ma che pretendevano tanto essendo determinanti per la maggioranza - non è un deja vu? - fu deciso un regolamento tale da favorire il bi-correntismo. Due blocchi l'un contro l'altro, per posta la segreteria e la maggioranza. Per la verità si dice che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. I due grandi blocchi presero l'uno intorno al 48%, l'altro il 47% perché era arrivato a sorpresa un gruppetto di giovani che non aveva inteso di mettersi agli ordini dell'uno o dell'altro Capo, e questo gruppetto che veniva dato per massacrato nello scontro, non solo sopravvisse ma con i suoi 6 consiglieri nazionali - chi scrive queste note pur venendo da una provincia di scarso peso demografico e quindi anche di voti congressuali fu il primo dei non eletti ed ebbe poi l'opportunità di entrare nel Gotha del Partito (lo ricordiamo solo per dimostrare che che non stiamo esponendo una tesi astratta ma riferendo un'esperienza concreta).

Il risultato quale fu? Le intese tra correnti che presentarono le liste congegnate in modo che il numero degli eletti di ciascuna fosse proporzionale alla consistenza.

Formalmente una lista, nella sostanza una sorta di federazione.

Non andrebbe molto diversamente. Certo, con un potere in più in mano alla formazione politica maggiore che però, in uno scontro a due, avrebbe bisogno dell'apporto di tutti.

Il problema non lo si risolve con la ingegneria istituzionale per la semplice ragione che il problema è politico, con le conseguenti sue regole, con i suoi tempi, con i suoi aspetti positivi e con quelli negativi.

Aggiungiamo un altro ingrediente dello scetticismo dimostrato e praticato: l'esito non positivo, nel tempo, di quasi tutti i referendum oltre, per alcuni, un'espressione del voto, diciamo, emotiva. Basta ricordare quello sul nucleare che è costato enormemente all'Italia senza che poi al seguito venissero, come ci era stato detto, analoghi pronunciamenti in altri Paesi…

Ci fermiamo qui perché per le ragioni di fondo non c'è che rifarsi a quello che è stato detto e ridetto dagli uni e dagli altri

a.f.

a.f.
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