IL VOTO A SONDRIO. VOLATA FINALE PER UNA FASCIA TRICOLORE CARICA DI PROBLEMI
Volata finale. Per la fascia tricolore un gruppetto di sei aspiranti. Per i 32 seggi del Consiglio Comunale un gruppone di concorrenti suddivisi in 12 squadre a sostegno dei sei leader. Sono 351 vale a dire uno ogni 52-53 elettori sondriesi, quanti cioé ce ne sono in un medio condominio.
Se il buon giorno si vede dal mattino non si dovrebbe avere il timore che tanta gente stia lontana dai seggi com'é avvenuto per le elezioni politiche. In fin dei conti parlare di 'casta' con riferimento ai nostri Comuni, e a quello capoluogo in particolare, é cosa da far ridere contemporaneamente i polli, i rinoceronti e le formiche.
Che problemi!
Chi andrà a Palazzo Pretorio, il Sindaco con la Giunta che lui si sceglierà e i 32 consiglieri comunali, si troverà di fronte a problemi sinora mai conosciuti dal Comune capoluogo, neppure nel periodo buio successivo alla Riforma Preti che eliminando le due leve della finanza locale, imposta di consumo (dazio) e imposta di famiglia sostituendole con trasferimenti statali mise in ginocchio i bilanci per l'inadeguatezza di tali trasferimenti e per l'impossibilità per i Comuni di muoversi autonomamente. Dovette poi intervenire il Ministro Stammati con un provvdemento, fra l'altro comunicato a Sondrio durante una sua visita alla DC, 'erga omnes'. Fu considerato il Premio ai cattivi e la punizione per i buoni ma l'unico modo per uscire dalla spirale negativa.
Oggi é peggio.
Oggi c'é una crisi generale del Paese. Nella crisi generale si inserisce la crisi locale perché le 100 e più vetrine che il nostro giornale tempo fa aveva censito con i cartelli 'vendesi' o 'affittasi' sono ad un tempo sintomo e monito. Così come lo sono i falansteri, non quelli classici di Fourier ma quelli che hanno assunto tale denominazione grazie al cemento armato. Salendo alla Sondrio di Sopra se ne vedono parecchi, con una caratteristica comune.
Non ci sono fiori nei balconi, non ci sono tendine alle finestre, non ci sono ragazzi intorno che giocano. Maliconicamente tristi testimoni di una città che langue attendono che qualcuno, andandoci ad abitare, li faccia vivere anche se vedono spuntare ulteriori concorrenti con le gru in movimento, le betoniere che fanno la spola, i ferraioli che preparano i tondini. Altri falansteri. Chi andrà a Palazzo Pretorio deve sapere che saranno gli ultimi e per lungo tempo. Non ci saranno introiti per gli oneri di urbanizzazione e per l'aliquota sul costo di costruzione. Non si potrà fare molto affidamento su soldi dall'esterno perché la merce sempre più rara in Italia e non solo pare sia proprio quella della volgare pecunia (salvo che a Washington, Londra e Tokio dove ai problemi sopperisce la tipografia di Stato semplicemente stampando dollari, sterline, yen.
Si sono colte alcune occasioni ad esempio per fare piste ciclabili in parte con contributo regionale in parte in sostituzione degli oneri, se ne é persa una che poteva non essere certo la panacea di tutti i mali ma una tappa importante, quella del Piano di Governo del Territorio.
Un deficit culturale in parte dentro a Palazzo Pretorio ma in parte esterno. C'é da chiedersi infatti dove é finita la vivacità culturale che non moltissimi anni fa alimentava la vita amministrativa cittadina e come mai si sono spenti i riflettori su problemi quali lo sviluppo, quali il ruolo del capoluogo, quali magari lo stesso significato del termna 'urbanistica', non solo 'disciplina dell'urbano' ma elemento motore di uno sviluppo ovviamente sostenibile che non dipende da qualche metro quadrato di verde o da qualche centinaio di metri di pista ciclabile in più (politiche del resto ideate molti anni fa...). in più.
Abbiamo scritto, dimostrandolo, come a Sondrio per recuperare un suo ruolo occorrerebbero 1000 residenti in più. Non abbiamo scritto ma a qualcuno, al di fuori di Comune o di elezioni, abbiamo quantificato il budget che ci vorrebbe se, e questa é la cosa più importante, si facesse esercizio di fantasia, un ingrediente difficilissimo a trovare di questi tempi. Fantasia, diciamo, per cose serie, per tessere di mosaico, per fattori di sviluppo, per elementi di strategia condivisa.
Chi scrive non si é occupato, e preoccupato, di campagna elettorale se non per la parte giornalistica. In fin dei conti si tratta di coerenza. Il virus, quello positivo, della politica aveva, anche lui!, il suo DNA. Sono tanti che ci hanno creduto, che si sono accostati, che ci sono entrati, che l'hanno rappresentata. Parlo della Democrazia Cristiana che allora mobilitava tantissimi, qualcuno per personali interesse, qualcuno incoerente con i valori fondamentali e dalla loro ispirazione, ma, ripetiamo, tantissimi che intendevano il potere come servizio, come quei padri fondatori della Repubblica che - oggi non ne parla nessuno, oggi nessuno sa, nessuno conosce... - prese le redini di un Paese distrutto, anche nelle coscienze, alla fame, quella reale, in pochi anni con una svolta inimmaginabile lo portarono ai primi posti nel mondo. Gli ultimi tempi non furono felici, e la ragione il venir meno dell'egemonia. Succede ovunque. Se viene meno una egemonia, quale che sia, non si pensa più non solo al dopodomani ma nemmeno al domani e solo all'oggi e in questo, ad esempio, sta una prima spiegazione dell'immenso debito pubblico.
Torniamo a noi. Chi allora ci ha creduto e allora si é impegnato non ha avuto e non ha ragione di cambiare mostrine.
Il welfare? La dottrina sociale della Chiesa.
L'economia? Un interclassismo che rifiuti il collettivismo, che peraltro la storia ha già condannato, ma anche quel liberismo che ci ha condotto alla tirannia della finanza.
Il territorio? L'indifferenza della proprietà rispetto alle destinazioni urbanistiche.
L'ambiente? Venezia come simbolo, di un ambiente che non é stato messo sotto una cupola di vetro ma si é trasformato, dalla suggestione delle malinconiche nebbie sulle barene a quel capolavoro che é la città di San Marco.
I tempi cambiano e bisogna, al minimo, adeguarsi, meglio se si riesce ad antivederli. Un compito che non sempre, anzi quasi mai, viene svolto nelle aule consiliari, detto non come critica ma come constatazione. A suo tempo, per sorridere con distacco per gli anni trascorsi, gente autodefinasi 'con i piedi per terra' e quindi solo attenti all'oggi, criticava una certa Amministrazione del capoluogo perché "pensano troppo al 2000". Pensare avanti non é una fuga ma prefigurare scenari entro cui collocare l'azione quotidiana e le prospettive di breve, medio, lungo periodo. Diverse cose allora ai nastri di partenze non sono poi andate avanti e attendono ancora... Utile farne tesoro, utile reimpostare l'agenda e partire col rinnovato Documenti di piano al minimissimo dal 2020 se non oltre.
Non é stata una pre-campagna esaltante. Da un lato il Sindaco uscente é partito in quarta "mi ricandido". Che ci fosse unanimità nel suo Partito non si può certo dire anche se non c'erano figure tali da avere lo stesso appeal personale che ha il Sindaco uscente, ragionevolmente convinto di essere anche quello rientrante. A scanso di equivoci in autunno sono usciti due manifesti in cui "si votava l'esperienza". Espediente giusto anche perché si era in un periodo in cui dalle rottamazioni di Renzi, alle aspirazioni di repulisti grilline, alla voce diffusa ovunque anche in modo stentoreo, pareva proprio che la salvezza del Paese dipendesse esclusivamente dal fare piazza pulita con un rinnovamento oltre ogni ragionevole limite.
Parola d'ordine basta con i politici, basta con quelli che sono lì da tempo. Singolare ma unidirezionale come si vedrà subito. Quel commerciante che si esprimeva in questi termini a proposito dell'azienda di cui ciascuno di noi é un azionista, uno dei circa 60 milioni di italiani, ritenendo quindi che la ricetta migliore sia quella di cambiare, invitato a dare l'esempio non lo diede affatto. Bastò questa frase per zittirlo, più o meno: 'sei in età di pensione, o quasi, é ora che vai a casa. Tuo figlio é nelle condizioni ideali: é giovane, non si é mai occupato della tua azienda, porta aria nuova', é quindi quello che vi vuole per la tua azienda.
Così tanti pervicacemente convinti della ricetta senza valutare le controindicazioni che ci sono per qualsiasi farmaco.
Via tutti?
E agli Esteri, all'Interno, all'Economia eccetera chi ci mettiamo? Il neofita?
E, parallelamente, per il Comune, lo stesso interrogativo ma almeno negli assessorati-chiave (bilancio e urbanistica) guardiamoci bene dal metterci il neofita, fosse anche fresco di laurea con lode e bacio accademico.
Pre-campagna non esaltante, sull'altro versante in cui una maggioranza sulla carta per ben tre volte é riuscita a diventare minoranza in Consiglio. Settimane di avanti mezza, indietro tutta, avanti piano per arrivare ad avere, alla fine, da una parte Molteni, e le sue cinque liste, e dall'altra ben cinque candidati-Sindaco con la soluzione finale il 9 e 10 giugno quando si sfideranno nel ballottaggio Molteni e uno degli altri cinque, quello che al primo turno avrà preso il maggior numero di voti.
Sembrava fatta per Grimaldi con una base elettorale rilevante. Poi giravano nomi. Unico atto da parte nostra in questa strana campagna una verifica. Era corsa voce della discesa in campo del dr. Cucchi. Non era per la quale ma di fronte ad una prospettiva di ampio respiro nessuno si può tirare indietro e quindi non avrebbe potuto farlo lui per quel che rappresenta, nella fattispecie una parte importante del mondo cattolico. Ci sarebbe magari piaciuto sentire che la cosa aveva fondamento perché sarebbe stata una bella partita ma ha prevalso il gioco frastagliato che dura da 20 anni e che costituisce l'arma aggiuntiva del Sindaco Molteni. Sarebbe infatti stato necessario un largo schieramento con la presenza indispensabile di quanti in buona sostanza potevano definirsi d'ispirazione cattolica. Cucchi andava bene per tutti che però fra di loro non quagliavano. Sentirlo quindi non era solo una esigenza giornalistica ma andava oltre interessando più d'uno, noi compresi, dopo anni di lontananza dalla politica partitica.
Da ex quasi candidato Sindaco, forse anche da ex Sindaco in pectore a moderatore dell'incontro fra i sei, mercoledì 22 nella sala della Banca Popolare. Ci saremo.
Alberto Frizziero