"ACQUA AZZURRA, ACQUA CHIARA…"( 22 MARZO GIORNATA INTERNAZIONALE DELL'ACQUA)

Entro il 2030, a causa dei cambiamenti climatici ma anche della rapida crescita demografica, quasi la metà della popolazione del pianeta vivrà in regioni ad alto shock idrico, tra cui in particolare l'Africa che avrà fra i 75 e 250 milioni di abitanti sottoposti a tale pressione. La denuncia e' contenuta nelle 348 pagine del Rapporto mondiale dell'ONU sullo sviluppo delle risorse idriche dal titolo ''L'acqua nel mondo che cambia " presentato di recente al Palazzo di Vetro a New York. Fra l'altro il rapporto punta anche il dito contro una diffusa incapacità gestionale e la crescente domanda di energia che hanno accentuato la pressione sulle risorse idriche mondiali in continua diminuzione. Secondo l'ONU, inoltre, la situazione idrica mondiale e' già preoccupante perché più di un miliardo e 200 milioni di persone non hanno accesso sufficiente alle fonti di acqua pulita e quasi altri due miliardi di esseri umani vivono senza servizi igienici. E' con questi scenari e queste cifre che, organizzato dal Consiglio Mondiale dell'Acqua, si è aperto a Istanbul il quinto Forum Mondiale sull'Acqua , che terminerà proprio il 22 marzo. Il titolo? : ''Colmare il divario per l'acqua''. Il Forum, che ha cadenza triennale, riunisce esponenti di tutti i settori per trovare soluzioni sostenibili alle sfide idriche mondiali. Oltre a 3.000 organizzazioni e circa 20.000 esperti, al Forum di quest'anno partecipano una ventina di capi di Stato e circa 180 ministri dell'ambiente da altrettanti Paesi del mondo. Per l'Italia è presente il ministro Stefania Prestigiacomo. Ma, all'incirca negli stessi giorni, sempre a Istanbul - in parallelo al Forum ''ufficiale'' - si terrà il Forum Alternativo, promosso dai numerosi movimenti mondiali che non riconoscono la legittimità del Consiglio Mondiale dell'Acqua (che essi denunciano come un think- tank privato intrinsecamente legato alla Banca Mondiale, alle multinazionali dell'acqua e alle politiche dei governi più potenti del mondo) e riconoscono l'ONU come unico organismo legittimato a guidare le politiche mondiali dell'acqua. Le associazioni del Forum Alternativo lottano ''contro la privatizzazione dell'acqua e a favore di una gestione pubblica, partecipata e democratica della risorsa idrica intesa come un diritto inalienabile dell'uomo, anche se non ancora riconosciuto dalla Dichiarazione Universale dell'ONU''. In particolare i partecipanti al Forum Alternativo sono fortemente contrari alla costruzione di altre dighe, come avviene da anni in Turchia, che ritengono dannose per il loro impatto sulle popolazioni e sull'ambiente Si svolgerà anche un'udienza pubblica del Tribunale dell'Acqua su quattro casi di conflitti correlati al soggetto (due in Turchia e due in altri Paesi) e verrà promossa una ''giornata internazionale'' per concordare le strategie con i governi e gli enti locali che partecipano al Forum ufficiale, favorevoli al riconoscimento del diritto all'acqua. (Cfr.:ANSA).

Intanto noi ricordiamo che:

• Un miliardo e cento milioni di persone, più o meno un sesto della popolazione mondiale, non hanno accesso ad acqua sicura e 2 miliardi e 400 milioni, ossia il 40 per cento della popolazione del pianeta, non dispongono di impianti igienici adeguati.

• Ogni giorno, circa 6.000 bambini muoiono per malattie causate da acqua inquinata, da impianti sanitari e da livelli di igiene inadeguati - come se 20 jumbo jet si schiantassero ogni giorno.

• Si stima che acqua non potabile e impianti igienici inadeguati siano all'origine dell'80 per cento di tutte le malattie presenti nel mondo in via di sviluppo.

• Donne e bambine tendono a soffrire maggiormente a causa della mancanza di impianti igienici.

• Lo sciacquone della toilette in un paese occidentale impiega una quantità d'acqua equivalente a quella che, nel mondo in via di sviluppo, una persona media impiega per lavare, bere, pulire e cucinare nell'arco di un'intera giornata.

*L'acqua è un bene prezioso di cui tendiamo però a fare un uso spesso distratto. Se da un lato ne sottovalutiamo la qualità, il che spiega il clamoroso e ingiustificato successo delle minerali in Italia, dall'altro non ci facciamo problemi a sprecare acqua potabile in tutti i possibili usi domestici.

Essa non è una risorsa infinita, anzi, la sua scarsità è diventata un'emergenza pressante in molte parti del mondo.

* Anche nelle religioni molto fatti sono legati ad essa. Nel mondo alcuni fiumi sono considerati sacri come il Gange, il Nilo, il Giordano, il Tigri e l'Eufrate, nelle cui acque i fedeli compiono molti riti sacri.

Nella storia religiosa l'acqua è stata per alcuni amica e salvatrice, come per il popolo Ebreo che è stato liberato dalle acque del mar Rosso; ma per gli Egizi la stessa acqua è stata fonte di morte sofferenza e sconfitta.

Allo stesso modo il Diluvio Universale ha contemporaneamente salvato e punito.

Anche alcuni fatti della vita di Gesù sono legati alla presenza dell'acqua: il suo battesimo nel Giordano, il suo miracolo nelle nozze di Cana, la pesca miracolosa, il camminare sulle acque, la lavanda dei piedi.

Per noi cristiani l'incontro con l'acqua avviene con il sacramento del Battesimo e S. Francesco nel suo "Cantico delle Creature" chiama l'acqua sorella proprio perché è tanto utile ed notevole per la vita e lo spirito dell'uomo. E vediamo più particolarmente:

L'acqua nelle religioni

Il valore simbolico dell'acqua riassume in sé le stesse ambiguità del sacro: l'indistinzione, la violenza, la salvezza, la purificazione.

Nei mondi religiosi essa assume significati complessi e di non facile decifrazione, proprio perché mai univoci e chiari all'interno di ogni singolo contesto. La complessità è tale da poter affermare, senza tema di smentita, che il valore simbolico dell'acqua negli orizzonti del credere tollera in sé le stesse ambiguità del sacro: essa, da un lato, rappresenta, con la sua fluidità, l'indistinzione che precede la nascita del mondo; da un altro, con la sua forza e la sua violenza, diviene ciò che distrugge, corrode e ricopre; da un altro ancora, costituisce ciò che rende sacro, perché dissolve e purifica.

Ovviamente, non potendo dar conto di tutta la varietà delle connotazioni simboliche in queste brevi righe, occorrerà limitarsi a individuare alcune grandi categorie dentro cui collocare i sostrati mitici più disparati. L'acqua ha l'orgoglio di essere senza confini, senza barriere che limitano la possibilità di movimento libero. L'acqua può essere sorgente, fiume, nebbia, vapore, nuvole, pioggia, neve, ghiaccio, mare. All'acqua, nella simbologia umana, viene associata la Luna, cioè la parte femminile dell'essere umano (sia uomo o donna). L'anima, lo spirito, la mente, la capacità percettiva, la sintonia con l'ambiente. È massima sensibilità, intuizione, emozione profondissima. La parte femminile ha una disponibilità armoniosa ad accogliere i sentimenti, è distacco da ogni fatale terrestrità. Significa anche disponibilità al dialogo con orizzonti meno misurabili.

In principio era acqua

L'acqua è connessa ai miti cosmogonici, ossia quelli che narrano la creazione. Le acque, in questo senso, sono la "totalità delle virtualità"(Cfr. M. Elide), ossia sono l'assoluta potenzialità, il simbolo di tutto ciò che può cominciare a essere, proprio perché contengono le forme che l'azione creatrice farà emergere. Le acque dei primordi sono indistinte, amorfe, fluide, ma racchiudono ogni possibilità dell'essere, positive e negative, come è narrato in una delle più celebri cosmogonie acquatiche, contenuta nell'Enuma Eliš babilonese. Secondo questa visione mitica, infatti, l'oceano primordiale è composto dalle acque dolci del dio Apsu, da cui si originerà la terra, e da quelle salate di Tiamat, orrorifiche e popolate di mostri tremendi, che verranno vinte dal dio guerriero Marduk.

L'indistinzione, poi, è anche la caratteristica principale di Nun, l'oceano che precede ogni creazione secondo le cosmogonie egizie di Eliopoli ed Ermopoli, dal quale prende avvio ogni realtà e, per prima, quella degli dèi. Il caos acquatico è, dunque, un leitmotiv delle religioni antiche, che la consideravano matrice di ogni concretezza anche perché la vita di quei popoli era legata in modo indissolubile alla presenza e all'abbondanza dell'acqua stessa. Per gli antichi, infatti, così come la terra proviene dal liquido indistinto, allo stesso modo ogni singolo uomo promana dalle acque materne, simbolo microcosmico di quell'oceano primordiale da cui tutto è scaturito.

Tale sostrato mitico rimane ancora oggi evidentissimo in molte culture tribali, per le quali morire costituisce un vero e proprio ritorno alle acque dell'indistinto: per gli Zuni, ad esempio, gli antenati risiedono in un villaggio situato nelle profondità di un lago, mentre per i Desana esiste un mondo parallelo e sotterraneo bagnato dalle acque e chiamato Axpicon- dia, da cui ogni uomo proviene.

L'acqua del diluvio

Nel patrimonio scritturale e sapienziale di molte tradizioni religiose compare il tema del diluvio, che assegna all'acqua il compito di cancellare e di annientare la creazione o gran parte di essa, macchiatasi di qualche colpa di ordine rituale o etico. Le acque del diluvio si riconnettono alle acque dei primordi nel senso che, come quelle degli inizi furono la fucina di tutto ciò che esiste, così le acque devastatrici hanno il compito di annullare per ri-creare, ri-generare un'umanità e un ordine naturale corrotti, rendendoli nuovi attraverso l'immersione. In particolare, l'umanità colpevole è destinata a scomparire per riapparire identica nella forma, ma rigenerata nella sostanza.

Le acque, dunque, cancellano le comunità umane ormai irrimediabilmente contaminate e non più reintegrabili, ma non segnano la fine definitiva del tempo e dell'esistere, perché ad ogni diluvio fa seguito un nuovo inizio, una riapertura del ciclo vitale. L'uomo vecchio è cancellato, ma gli dèi, il Dio, o, più in generale, il divino non perdono fiducia nell'idea stessa della creazione, che torna infatti a splendere di nuovo, rigenerata, diversa e, insieme, uguale a se stessa. Il diluvio, quindi, porta in sé i segni di una concezione pessimistica dell'umanità, come irrimediabilmente corrotta e impura, ma, nel contempo, ospita un'idea ottimistica dell'uomo e del creato, cui vengono offerte nuove possibilità.

Accanto all'accezione solo parzialmente distruttiva del diluvio, occorre rilevare che l'acqua può assumere nei contesti religiosi anche significazioni più chiaramente negative. Per i Greci, ad esempio, il mare era popolato di mostri, alcuni dei quali figli del dio Ponto, quali le Gorgoni e l'Idra, come di mostri era popolato anche il mare dell'Antico Testamento, basti pensare al Leviatano nel libro di Giobbe. Questa visione a tinte fosche era legata, ovviamente, alla concezione molto diffusa tra gli antichi che tutto ciò che salva può contenere in sé anche elementi di distruzione e di violenza, al punto che l'uomo mai può sentirsi superiore alla creazione, come se fosse messo "a parte" nella considerazione del divino, ma, al contrario, deve percepire il suo essere in stretto rapporto di contiguità con la natura e la sua duplicità, la sua ambiguità. Le acque marine agitate o quelle torrenziali, infatti, diventano un simbolo chiarissimo del divenire di ogni realtà e , quindi, anche dell'uomo, dello scorrere del tempo che lentamente tutto travolge, tutto sommerge, tutto cancella a partire dal patrimonio individuale. La persona vede nelle acque le bellezze dell'esistere, ma anche, riflessi in esse, i pericoli collegati al venire chiamati alla vita, tra cui, in primo luogo, quello del tempo, del suo inesorabile scorrere.

Una nuova nascita

Ma è fuor di dubbio che il significato simbolico dell'acqua nei mondi religiosi sia perlopiù positivo e salvifico. L'immersione nell'acqua, di cui il rito del battesimo è uno degli esempi più noti, riconduce proprio all'idea della cancellazione, della dissoluzione delle forme precostituite e, quindi, del peccato. Immergersi significa essenzialmente dissolvere, sciogliersi in una realtà più grande e assoluta, perdersi e morire a se stessi, mentre l'emersione corrisponde a una nuova nascita, a una trasformazione radicale e rigenerante.

È con questa precomprensione, ad esempio, che il credente indù si affida alle acque, possibilmente quelle correnti del fiume, ogni mattina, desiderando ardentemente rinnovarsi e purificarsi. E, mentre si immerge, le sue labbra recitano versetti degli antichi testi sacri, i Veda, e le sue mani, congiunte a coppa e piene di liquido attinto dal fiume, si levano sopra il capo per aprirsi e abbandonare nuovamente l'acqua alla corrente. L'acqua che è parte della totalità, che vive dentro e fuori ogni essere umano, è capace di riconnettere il corpo alla natura grazie al suo potere uniformante. È sempre l'acqua a trascinare via con sé le ceneri del defunto dopo che la combustione del corpo ne ha elevato lo spirito al cielo, quasi a significare che tutto, costantemente, è inserito in un circolo perenne di trasformazione.

Così, allo stesso modo, il musulmano ricorre all'acqua per purificarsi prima di iniziare le preghiere rituali, affinché bocca, naso, occhi e orecchi, oltre alle articolazioni e al capo, possano disporsi puri alla rivelazione del Corano, alla voce di Allah che risuona nelle parole stesse contenute nel testo sacro. E ogni singola abluzione è accompagnata da un'invocazione, affinché, ad esempio, Dio aiuti l'orante a sentire il profumo del paradiso, a udire veramente e nella sua sconvolgente essenza di bellezza, la parola. E il senso della sottomissione come abbandono a Dio, che ogni buon musulmano tenta di praticare, viene metaforicamente interpretata dal grande mistico Al-Din Rūmī proprio come un annegamento nell'oceano divino. In un celebre dialogo tra il mistico e Dio, infatti, Allah così apostrofa l'anima inquieta di Al-Din Rūmī: "Tu sei del mio oceano la goccia: a che più parli ancora? Annégati in me, e l'anima conchiglia abbi piena di perle".

Nell'elemento dell'acqua l'uomo religioso riesce a far convergere il credente, il mondo, l'intero universo e Dio stesso, come dimostrano chiaramente anche le religioni afro- americane, come il Candomblé brasiliano che annovera ben tre divinità dell'acqua: la grande dea Yemanjà, divinità del mare, Oxun, dea dell'acqua dolce e signora dell'eros, e Nana- Buruku, dea delle acque paludose. Yemanjà, infatti, è una madre potente che conferisce una forma esistenziale alle divinità trattenendole nel suo liquido amniotico e partorendole all'individuazione; la giovane e avvenente Oxun, invece, è signora dell'acque dolci e insieme dea dell'amore, a sottolineare in modo lampante come l'acqua sia il simbolo per eccellenza di quella vita che l'esercizio dell'eros garantisce; infine, Nana-Buruku è l'anziana dea delle acque ferme e paludose, mortifere di per sé perché corrotte, impure, mischiate al fango che le contamina.

Attraverso le simbologie acquatiche il credente medita, nell'evidenza della natura, sull'evolversi dell'esistenza terrena, che è nascita, crescita e morte, ed è sempre attraverso l'acqua, nelle cerimonie ad essa connesse, che egli supera la dimensione terrena, venendo purificato da ogni corruttela possibile e rinascendo ogni volta nuovo interiormente.

Le religioni prelevano le loro simbologie dal mondo naturale che, nelle infinite sfumature del suo mostrarsi, riesce a interpretare correttamente quel senso di complessità, di inafferrabilità e, spesso, anche di incomprensibilità, che caratterizza Dio, gli dèi o il divino in genere(Cfr.: Mosaico di Pace: : info@mosaicodipace.it).

Nella Bibbia

L'acqua è indubbiamente, il più universale dei simboli dell'inconscio collettivo. Essa rimanda alle sorgenti di vita, alla purificazione, alla rigenerazione. In particolare presso i popoli egiziani e mesopotamici l'acqua era l'elemento cosmico primordiale da cui scaturivano tutte le forme di vita. Tali convinzioni, profondamente radicate nelle culture vicine, sono state fatta proprie dal popolo ebraico e poi sono state travasate nei testi dell' Antico e Nuovo Testamento: a queste visioni mitiche dell'acqua dobbiamo le immagini poetiche della Bibbia. Ricordiamo il primo uomo impastato di acqua ed argilla, il diluvio universale, il passaggio del Mar Rosso, il Battesimo, la lavanda dei piedi, per citare solamente i più noti.

Beati coloro che fanno di Te il loro rifugio,

pellegrini che le Tue vie portano in cuore.

Via via che avanzano,

la Valle del Pianto

vanno mutando,

e benedetta una pioggia li irrora Salmo 83, 6-7: (Salmo 83, 6-7: nella versione di p. D. M. Turoldo)

"come la cerva anela a corsi d'acqua,

così l'anima mia anela a te, o Dio.

L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente;

quando verrò e vedrò il volto di Dio?( Salmo 42, 2-3).

Maria de Falco Marotta

Maria de Falco Marotta
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