Giornata del Personale sanitario
Carbone (Fials): Ricordiamo chi non c'è più occupandoci di chi rimane con lavoro non precario, prevenzione e cura dello stress post traumatico
Roma, 20 feb. – “La Giornata nazionale del Personale sanitario celebrata in memoria degli operatori vittime del Covid, sia da monito affinché si ricordi quanto sono importanti i lavoratori della sanità all'interno del nostro SSN. Una ricorrenza che sicuramente resterà viva nei professionisti sanitari che oggi, più di altri giorni, avranno modo di ricordare i volti di tutti i pazienti assistiti in questi mesi, ma anche della paura e del senso di abbandono provato. Auspico altresì che si lavori, ognuno per la propria parte e il sindacato in primis, in modo che il 20 febbraio non si trasformi nel tempo in una mera celebrazione svuotata del suo significato”. Così Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials, in occasione della prima 'Giornata nazionale dei professionisti sanitari, sociosanitari, socioassistenziali e del volontariato' che si celebra oggi.
“É necessario guardare al futuro - ammonisce - senza però dimenticare quello che è stato. Soprattutto ciò che è accaduto durante la prima ondata pandemica. Quando i professionisti sanitari, che il mondo ha chiamato eroi, hanno combattuto una guerra a mani nude, quasi senza armi che contrastassero con efficacia la violenza del virus. E nonostante l'immane sacrficio sostenuto, 259 sanitari uccisi dal virus, non è stato predisposto al livello politico alcun riconoscimento alla categoria: né dal punto di vista contrattuale, né dal punto di vista professionale. Niente, se pensiamo a quanto i sanitari hanno dovuto fare e vedere a vantaggio del bene comune”.
“I nostri infermieri e professionisti sanitari - denuncia Carbone - apprezzati a livello europeo per l’elevata formazione universitaria, per le loro competenze, sono tra i peggio pagati, con 1400 euro al mese di media, rispetto alla media europea di 2500. E questo grida vendetta per l'insensibilità dei diversi governi e ministri della salute. Mi attendo in questa Giornata del personale sanitario dichiarazioni ed espressioni di concretezza, nonché di impegno anche economico retributivo con il prossimo contratto nazionale, da parte del premier Draghi, dei ministri competenti della Salute, Speranza, e della Funzione Pubblica, Brunetta, come anche delle varie istituzioni ed in specie dei presidenti di regione e direttori generali delle Aziende sanitarie”.
“L’indifferenza a cui sono abituati a vivere da tempo i professionisti sanitari - avverte il segretario generale della Fials - è la cosa che fa più male ed umilia la professione. Gli operatori attendono, in questa giornata, anche le scusa di un governo, che, insieme alle regioni, hanno perseverato in questo periodo di pandemia, nello sfruttamento degli stessi professionisti con il precariato, assunzioni senza diritti e licenziati senza ragione alcuna. Lavoratori usa e getta.
“D'ora in poi e sempre di più, sarà inoltre necessario prevenire con misure di sicurezza adeguate sui luoghi di lavoro, ma anche curare le ferite invisibili ma ormai evidenti - spiega Carbone - come la sindrome da stress post traumatico (PTSD) di cui soffre, stando ai recenti studi pubblicati dalla Società Italiana di Psichiatria, una percentuale di operatori sanitari che varia dal 7,4% al 37,4% con gravi ripercussioni anche sulla loro vita personale”. Oltre al malessere psichico, gli operatori sono risultati suscettibili ad elevati livelli di burnout. Alti livelli di ansia o depressione, turni di lavoro superiori alle otto ore al giorno e l'essere assegnati a nuove postazioni lavorative, sono risultati i fattori maggiormente correlati a punteggi più alti nella scala di valutazione del burnout.
“Si tratta di un vero e proprio grido d'allarme, che a un anno dallo scoppio della pandemia, come sindacato - afferma il segretario generale della Fials - vogliamo rilanciare proprio oggi. Le amministrazioni, i medici competenti assieme alla medicina legale, non possono e non devono trascurare questo fenomeno e dovranno tenere conto dei segni e sintomi lasciati dal Covid in chi si è contagiato, anche con ripercussioni da uno a tre anni di distanza”. “In questo triste giorno di memoria delle vittime del virus - conclude - vogliamo ricordare le vittime tutte di questa pandemia, non disgiuntamente dai loro familiari, che non hanno potuto stare al fianco dei propri affetti negli ultimi attimi di vita. Ricordiamo quegli infermieri, oss, medici che erano e sono tuttora lì in corsia al fianco dei pazienti. Ricordiamo i lavoratori della sanità deceduti a causa del Covid”.