CAMPIONI DEL MONDO
Campioni del mondo.
E chi l’avrebbe detto?
E chi l’avrebbe immaginato?
E chi avrebbe scommesso un €uro contro 100?
E invece campioni del mondo.
Meritatamente campioni del mondo.
Meritatamente anche per la finale anche se i francesi la pensano diversamente.
Hanno scritto in diversi oltralpe di superiorità tecnica e fisica dei bleus di Francia. Diciamo che il primo tempo, come ha riconosciuto L’Equipe, è stato di marca italiana. Il secondo e parte dei supplementari di marca francese. Al calcio non si vince ai punti ma se per caso dovesse essere stilato un referto questo sarebbe in favore dell’Italia. La Francia può mettere in conto due occasioni da gol vanificate da splendidi interventi di Buffon, ma il portiere è uno degli undici della squadra, e per vincere bisogna superarlo. Solo i francesi ci sono riusciti in tutto questo campionato ma solo su rigore come l’altro gol preso dall’Italia è venuto da un’imparabile autorete italiana.
L’Italia invece ha due centri. Il primo è un gol su azione annullato per una posizione di fuorigioco millimetrica. Il secondo gol è un secondo regalo che la traversa ha fatto ai francesi. Il primo era stato per il rigore con il pallone respinto dal legno e finito dentro ma forse solo per 20 cm. Il secondo è stato sempre merito della traversa che ha deviato il nostro colpo di testa ma non verso l’interno come aveva fatto per Zidane bensì verso l’esterno. In entrambi i casi a portiere battuto.
Ineccepibile del resto anche la semifinale con la Germania.
Analogie con Spagna 1982
Molte le analogie con il mondiale vinto nel 1982 in Spagna.
Tre pareggi nel girone eliminatorio, con quel 1-1 con il Camerun che aveva fatto imbestialire gli italiani e la nostra stampa già fortemente critica con Bearzot e perdippiù con un filone romanista che faceva fuoco e fiamme per una maggiore presenza di romanisti in squadra. Polemiche dure mentre un sondaggio in una ventina di Paesi dava un esito sconfortante visto e considerato che solo uno su cento dava all’Italia qualche chanche di conquistare il Trofeo per la terza volta.
Quando non siamo andati oltre un deludente 1-1 con gli Stati Uniti, per giunta con un’autorete, abbiamo rivissuto l’Italia-Camerun del 1982. Scaramanticamente abbiamo esorcizzato l’analogia pur considerandoci soddisfatti se fossimo arrivati agli ottavi. Non facevamo i conti con Lippi e con la squadra. Importantissima infatti un’altra analogia. Bearzot furibondo per quel che veniva scritto scelse il silenzio-stampa affidando a Zoff il compito di collegamento con gli organi di informazione per le notiziole del giorno. Lippi se la prese mica male con la stampa, in TV uscendo con l’espressione “tanto è ancora per poco”. Non un silenzio stampa ma la stampa a distanza, cosa importante per i giocatori che potevano altrimenti venire distratti proprio nel momento della necessità di un’assoluta concentrazione.
Terza analogia. In Spagna l’isolamento della squadra aveva tenuto distanti anche i dirigenti del calcio e delle squadre italiane. Anche in Germania registrata questa positiva assenza sebbene per altre ragioni, quelle note.
Abbiamo vinto
E così abbiamo vinto in un mese in cui il tricolore sventola in diverse sedi: per la Ferrari, per Valentino Rossi (che indossava la maglia azzurra e non una qualsiasi ma quella col numero 23, quella di Materassi, tutto un programma!), persino nel tennis con l’Italia che conquista per la prima volta la finale della Federation Cup, in sostanza la Coppa Davis femminile.
La Ferrari era surclassata dalla Renault, e sono venuti i Gran Preni di USA e Francia con grandi affermazioni. Valentino Rossi sembrava molto acciaccato dopo l’incidente e invece, pur partendo dalle retrovie, ha infilato ancora per primo il traguardo. Le tenniste non erano certo favorite in Spagna e invece hanno smentito il pronostico. Tutti come nel calcio.
Abbiamo vinto.
Il tricolore è stato sbandierato come mai prima. Fratelli d’Italia cantato come mai prima.
Vogliamo provare a vincere anche altrove, anche nelle competizioni economiche, politiche, sociali visto e considerato che potenzialmente nel mondo non siamo secondi a nessuno e semmai, per ragioni di cromosomi, sono gli altri ad essere secondi a noi.
GdS