La Provincia resterà, non il nome
Ente di area vasta, l'erede della ghigliottinata Provincia. Importante messa a punto del Governatore Maroni che tempo fa aveva parlato di “Cantoni”, corrispondenti come area a quelli delle ATS, riferendosi appunto a quegli eredi. Per noi si tratterebbe oltre che di Valtellina e Valchiavenna anche delle due appendici,l'una dei Comuni a Lago e l'altra della Valcamonica.
Il primo a reagire era stato Massimo Sertori, ex Presidente della Provincia ma soprattutto responsabile nazionale Enti Locali della Lega, dicendo che la nostra realtà non si adatta a nessun'altra configurazione territoriale rispetto a quella che la storia ci ha consegnato, la Provincia, sulla base di una esperienza vicina ai due secoli di vita. Stessa posizione via via espresse da altri sia delle Istituzioni che delle forze politiche, economiche, sociali (con qualche sintomatico silenzio).
"Ascoltare il territorio", per "fare sintesi" e trovare "la soluzione più condivisa possibile" lo ha ribadito lui, il Presidente della Regione Maroni, ieri al “Tavolo competitività della Provincia di Como” che si è riunito al parco scientifico tecnologico dando già appuntamento al prossimo 15 aprile presso la locale Provincia per entrare nel merito della proposta del territorio sull'assetto della futura 'Area vasta', ossia il livello intermedio fra Comuni e Regione, l'erede della Provincia, un Ente che funzionava egregiamente, forse con l'eccezione di Firenze.
Se la riforma della Costituzione verrà approvata nel referendum di questo autunno, toccherà poi al Parlamento approvare una legge nazionale per definire compiti e confini di queste future zone di Area vasta. E come le chiameranno? Immaginate di dover scrivere Tal dei tali, Via delle Idiozie 39 Vattelapesca in “Area Vasta di Isernia” o in “Area Vasta di Forlimpopoli) e simili.... La cosa logica sarebbe di mantenere il nome ma in questa vicenda la logica è stata spesso nello scantinato.
In Regione – ha detto Maroni - abbiamo voluto anticipare i tempi, iniziando a interrogarci su come vogliamo sia organizzata la nostra regione, per offrire a Parlamento e Governo, un'indicazione su come dovrebbero essere le Aree Vaste secondo l'opinione dei nostri territori". A tal proposito ha ricordato che e' gia' attiva "una cabina di regia, guidata dal sottosegretario Fermi, che comprende Regione, ANCI, Upl e Unioncamere, per trovare una soluzione omogenea, anche per quanto riguarda le associazioni di categoria, pure loro interessate in questo periodo da un riassetto territoriale. C'è un testo base, che serve per discutere, non certo la soluzione definitiva, ma un documento per iniziare a confrontarci. A tal fine sono stati istituiti in ogni città capoluogo di provincia un tavolo per ascoltare l'opinione territorio. Entro giugno la sintesi arrivando a definire una proposta, che possa essere discussa anche in Consiglio regionale, e poi essere inviata a Parlamento e Governo subito dopo il referendum costituzionale".
Referendum
Ci sono tre ragioni precise per non votarlo, ragioni solo di contenuti e non di carattere politico-partitico che non appartengono a questo giornale.
1. La prima riveste un carattere generale ed è valida per chiunque vinca le elezioni perchè il combinato disposto tra Riforma costituzionale e legge elettorale determinerebbe una condizione che non è eccessivo chiamare regime. A tanti, come a chi scrive, non va l'idea, indipendentemente dal fatto che il futuro beneficiario sia il PD, il Centrodestra o il M5S. Se a qualcuno invece la condizione di 'regime' piace buon pro gli faccia, voti SI ma poi non faccia il pentito – e ce ne saranno motivi di esserlo – per quanto la saggezza popolare ci dice e cioè che chi è causa del suo mal pianga se stesso.
2. Il Senato. Doveva essere soppresso per evitare le lungaggini per via del doppio passaggio di una proposta di legge con le stesse competenze. Per strada sono in parte cambiate le cose per cui il Senato resta, svuotato al punto di chiedersi se esiste ancora il senso del pudore e per compiti che gli vengono assegnati e per chi saranno i futuri senatori, un pasticcio in salsa teverina. Funzioni di controllo, fondamentali in uno Stato democratico squagliate come neve al sole. Vale il discorso di cui sopra: Senato tassello di un 'regime'
3. La Province. Ne abbiamo scritto e riscritto. Anche chi la pensava diversamente si é reso conto del pasticcio gianburraschese che sono riusciti a fare partendo in quarta perchè, pensavano, tanto erano Enti che non servivano, che non facevano niente. Si era arrivati al punto di stabilire la ridistribuzione del personale delle Province, dimenticandosi che per svolgere le funzioni di cui evidentemente a Roma si aveva, quando la sia aveva, una vaga conoscenza, occorreva che ci fosse quel personale che non andava a spasso come a Sanremo ma che faceva girare la macchina dei servizi per servire i cittadini. Quella simpatica ragazzotta della Ministra Madia con l'entusiasmo della neofita aveva parlato di 20.000 persone da distribuire tra i vari Enti. Lo scorso 16 febbraio abbiamo pubblicato un comunicato sindacale che parla, di 2500 posti messi a disposizione dai vari Enti contro 1957 dipendenti da ricollocare..... Quanto ai risparmi non ne parla più nessuno perchè forse hanno capito che quelli che sostenevano che non ce ne sarebbero stati, in primis per autorevolezza Senato e Corte dei Conti, avevano non ragione ma straragione. Leggerezza, incoscienza, incompetenza. In altri tempi un Ministro per molto meno sarebbe andato a casa.
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Il voto di chi scrive, negativo nella sostanza dei contenuti per le ragioni addotte e non per ragioni di colore politico, non muterà certamente il responso referendario considerato il prevedibile astensionismo che favorisce Renzi. Importa dunque soffermarci su quello che a noi interessa.
La norma della legge Delrio che attribuisce uno status particolare alle Province montane e confinanti finora è stata – e dovremmo usare parole pesanti – una pia illusione distribuita a piene mani (basta rileggere la dichiarazione entusiastica del sen. Del Barba all'indomani dell'approvazione, pubblicata lo scorso 24 maggio e con indirizzo in calce se qualuno volesse documentarsi).
Noi per la verità siamo stati dubbiosi sin dall'inizio. Così chiusavamo la dichiarazione di Del Barna e Borghi: “Senza entrare nelle valutazioni politiche vorremmo sapere che fine fanno le deleghe in materie ex art. 117 della Costituzione visto che lo Stato se le riprende. In secondo luogo con la soppressione delle Province – legge costituzionale in itinere – il testo Del Rio va a farsi benedire se non c'è una disposizione legislativa. E' così o no?”.
Ovviamente è così. La norma della Delrio sarebbe andata bene nel caso di una Regione centralizzata che in base alla legge si vedeva costretta a “mollare” almeno una parte di competenze. Quello che era di competenza della nostra Regione – a parte ovviamente i tempi tecnici e la legge post-referendum – è andato in porto.
Quello che ci avrebbe fatto comodo, demanio idrico in primis, discendeva dall'art. 117 della Costituzione che stabiliva una sorta di condominio Stato-Regioni. Ebbene di questo c'è stato lo scippo alle Regioni da parte dello Stato, uno scippo che con diverso Governo avrebbe visto una mobilitazione a dir poco 'parossistica'.
Dobbiamo allora guardare a Roma superando anche l'inevitabile diffidenza suscitata da come sono state gestite le cose, sostanzialmente con modalità da 'centralismo democratico'.
Dobbiamo fare molta attenzione a cosa succede nell'iter della legge post-referendum. Anche, sia pure come corollario, per vedere come vorranno chiamare il surrogato delle Province. Notoriamente per la casalinga di Ardenno, il meccanico di Cosio, l'infermiera di Sondalo, il professore di matematica al Campus è motivo di entusiastica soddisfazione il seppellimento della Provincia e la sua sostituzione con EAV, o EVA acronimi di “Ente di Area Vasta”. Rivoluzione eustorgica. Chissà. Maroni proponeva “Cantone”, alla Svizzera. “Cantone Retico” potrebbe andarci bene ma abbiamo l'impressione che non sarebbero contenti nelle altre regioni visto che come erano le Province così dovrà esserci pari omogeneità su tutto il territorio nazionale.
Intanto però si comincia a discutere in Lombardia. Per quanto ci riguarda la proposta che viene dal passato e si proietta nel futuro potenzialmente c'è già, per giunta robusta.
Ma di questo parleremo un'altra volta.
L'indirizzo dell'articolo "Del Barba e Borghi (PD): avviato il percorso previsto dalla legge Delrio - e nostra nota": http://www.gazzettadisondrio.it/politica/24052015/del-barba-borghi-pd-av...