1 16 (Aggiornamento del 16.1) CRAXI, 'MORTO POVERO': MEGLIO PERO' NON INTESTARGLI UNA VIA A 10 ANNI DALLA MORTE. LA RAGIONE

A Craxi no, a Stalin, Tito, Mussolini, Che Guevara e Ho Chi Min si. Così va il mondo

++ Pubblichiamo il testo inviato a "La Provincia di Sondrio" : ++

Martedì prossimo, 19 gennaio ricorre il decimo anniversario della scomparsa di Bettino Craxi. Giusto ricordarlo e anche giusto correggere affermazioni che nel tempo si sono rivelate luoghi comuni. Mi riferisco, ad esempio, ad una lettera a firma Gianfranco Mortoni pubblicata da "La Provincia di Sondrio" (quotidiano) nella pagina delle lettere. In calce (x) il testo.

Scrive infatti Gianfranco Mortoni sulla Provincia (11 gennaio) "Una via a Bettino Craxi: ecco perché dico no". Ne riconosce i meriti ma gli rimprovera "la latitanza nella sua sontuosa villa di famiglia".

E' così?

Combinazione, il 12 gennaio in una intervista al Corriere della Sera Stefania Craxi ha tracciato una appassionata difesa della memoria del padre e non solo per amor filiale.

Morto povero

Nel richiamo in prima pagina al titolo "Mio padre Craxi e quei fondi del PSI" si accompagna l'occhiello "La figlia Stefania: lui sbagliò a non capire quanto fosse corrotto il partito". Va osservato, giornalisticamente e non solo, che sarebbe stato più giusto, traendolo dal testo dell'intervista, il titolo "Craxi è morto povero".

Mani pulite

Sul resto occorrerebbe troppo spazio, anche se un cenno è però dovuto a Mani pulite.

Abbiamo sempre scritto che chi ruba nella o alla pubblica amministrazione si merita la legge araba, quella del taglio delle mani (per cominciare) e quindi lode a Mani pulite per la guerra alla corruzione. La realtà però non è tutta bianca o tutta nera e Mani pulite non fa eccezione. Non tutti sono stati, ad esempio, trattati allo stesso modo e il dubbio sulle ragioni è fortissimo. Non sono pochi quelli che hanno dovuto subire la galera per poi (per qualcuno molto, molto 'poi') essere riconosciuti innocenti mentre altri che in gattabuia non ci sono andati hanno però visto sconvolta la loro carriera politica e, talvolta, l'onorabilità personale.

Conseguenza nefasta del giustizialismo a tutti i costi - giornali in prima fila - è stata la generalizzazione per cui la gente è stata indotta a pensare che tutto il sistema fosse marcio, che tutti quelli che si occupavano di politica ad ogni livello fossero coinvolti o colpevoli o complici quando invece c'erano, altro esempio, decine di migliaia di amministratori locali che davano il loro tempo, talora rimettendoci di tasca propria (indennità e gettoni allora erano ridicoli) per il bene di tutti.

La 'sontuosa villa' di Hammamet

In questo contesto torniamo a Bettino Craxi. Ricordiamo quei momenti per capire il significato di quel vero e proprio grido di dolore di una figlia che grida ai quattro venti una cosa sorprendente per molti ma oggi da tutti verificabile: "mio padre è morto povero!". Altro che favoleggiare del suo 'tesoro' ben conservato in Svizzera!

Favola che continua. Lo dimostra la lettera del lettore che, certamente in buona fede e semplicemente condizionato dal clima e dalla realtà in parte romanzesca, parla della "sontuosa villa" ad Hammamet.

Vada a vederla questa "sontuosa villa" sulla collina dove ci sono queste che nella realtà tunisina sono casette, vendute e comprate tutte allora - mi pare di ricordare - a 20 milioni l'una quando a Sondrio con tale cifra si comprava al massimo un box. Ville non da Berlusconi o Agnelli ma da semplici impiegati che le acquistavano con la liquidazione quando andavano in pensione. Per non parlare dei terreni. Vendendo una pertica di vigna qui con il ricavato ad Hammamet si comprava una tenuta!

Non era e non è dunque una 'sontuosa' villa. La vada a vedere e chieda anche di poter sbirciare dentro. Io non sono entrato ma chi c'è stato mi ha parlato di un arredamento del tutto modesto.

La sua tomba

Aggiungo che colpisce la sua tomba sotto le mura della Medina, rivolta verso l'Italia. Semplice, con un libro aperto in marmo sul quale campeggia la scritta "La mia libertà equivale alla mia vita". Sopra "24.02.1934 19.01.2000". Garofani e la bandiera italiana. E un registro ove annotare le proprie impressioni. L'abbiamo fatto anche noi di altra parte politica, con molta tristezza.

Gli intitoliamo una via? (ce ne sono a Stalin, Tito, Mussolini, Che Guevara e Ho Chi Min!)

Stimatissimo in Tunisia, come del resto in molti altri Paesi, dopo che per incarico dell'ONU si era occupato con successo della riduzione del debito dei Paesi del Terzo Mondo. Ne parlano bene ancora oggi e con grande rispetto. Ti portano a vedere il caffè, lassù in alto dove alle cinque arrivava a prendere il the. Conseguentemente là ad Hammamet - Jasmine, la parte turisticamente nuovissima, gli hanno intitolato una via.

Non so però se sia opportuno dedicargliene in Italia, a Milano, a Roma, in altri posti.

Le voci contrarie alla notizia si sono subito levate alla persistente insegna dei due pesi e due misure. Basti pensare che sono rimaste in Italia intitolazioni di strade allucinanti. C'è persino una strada intitolata al dittatore più sanguinario dopo Hitler ovvero J. Stalin. Ce ne sono dieci dedicate a Tito, quello delle foibe, per decenni 'dimenticate', nelle quali sono finiti trucidate migliaia di persone che avevano il solo torto di essere italiani e di non essere comunisti. Ce ne sono dedicate ai protagonisti di una pagina della storia liberticida come mai prima della storia dell'umanità partendo da Marx per finire a Lenin. Ce ne sono intestate a Che Guevara e a Ho Chi Min. Abbiamo lasciato per ultime le Vie Benito Mussolini. Sono rimaste persino quelle ancora oggi a Villanova di Camposampiero e Borgoricco (Padova), Petacciato (Campobasso), Pozzilli (Isernia).

Ci sono tutte queste ma Craxi non va bene per alcuni, Di Pietro in prima linea.

Avrà avuto i suoi torti e, come tutti, luci ed ombre. Non c'è dubbio comunque che allora non gli abbia affatto giovato - eufemismo - l'essere anticomunista, l'essere amico degli arabi, l'essere insieme a Andreotti e Forlani (non dimentichiamo che ad essere falcidiata fu solo la parte moderata della DC anche se 'molto poi' vennero tante assoluzioni, come in questi giorni dimostra il caso dell'ex Ministro Mannino, assolto definitivamente dopo 16 anni ma tolto di mezzo dalla politica), l'avere a Sigonella fatto valere la sovranità nazionale. Il Presidente del Consiglio D'Alema aveva offerto il funerale di Stato alla famiglia che rifiutò perché prima gli era stata negata la possibilità di venire in Italia a farsi curare. Onore ai morti dunque ma dopo morti. E quindi ci starebbe anche l'intitolazione di una via, di un giardino, di un busto a Sigonella.

Ma restiamo perplessi.

Forse è meglio di no.

Forse è meglio di no. In questo caso infatti c'è il rischio che la targa diventi un bersaglio degli intolleranti, che i muri circostanti si riempiano di scritte non idilliache. Sarebbe avvilente. E ingiusto.

Alberto Frizziero


La lettera di Gianfranco Mortoni:

(x) Una via a Bettino Craxi: ecco perché dico no

Basterebbe l'episodio di Sigonella (CT) dell'11 ott. 1985, ven., ore 23.00 ca, per fare di Bettino Craxi un uomo politico di statura mondiale, e, proprio per quell'episodio, il settimanale inglese 'The Economist' lo definì "l'uomo forte d'Europa". Poi è venuta Tangentopoli, che sarebbe ancora niente, visto che "così facevan tutti", quindi la condanna, e infine la latitanza, e mica in una catapecchia col tetto di paglia e il cesso en plein air, ma ad Hammamet (Tunisia), nella sua sontuosa villa di famiglia.

Al Bettino nazionale i suoi talenti di stratega politico, ampiamente dimostrati sul campo, vanno riconosciuti, ma ad una via a lui dedicata penso si debba dire categoricamente di NO: se non altro per rispetto a quei tanti lavoratori, precari, e senza lavoro, che si sentirebbero troppo presi in giro da un leader un po' troppo poco "socialista".

Alberto Frizziero
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