LE SORPRESE DEL DDL CHE VUOL SOPPRIMERE LE PROVINCE MA CHE IN REALTA' SEGUE L'ESEMPIO DEL MINISTERO DELL'AGRICOLTURA 11 9 10 36

Dallo Stato alla Regione? - Niente elezione diretta - Fine delle Comunità Montane? - Torniamo alla C.M. unica! - Risparmio? Ma neanche per sogno

Dallo Stato alla Regione?

Prima osservazione: il provvedimento disciplina la soppressione della Provincia QUALE ENTE LOCALE STATALE lasciando quindi la porta aperta per la Provincia QUALE ENTE LOCALE REGIONALE. Un po' come le Province della Sardegna o quelle 'regionali' della Sicilia. Ma in un certo senso il bis dell'operazione che ha soppresso, per via del voto referendario nel 1993, il Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste che poi, come l'Araba Fenice è risorto dalle sue ceneri prima come Ministero per il Coordinamento delle Politiche Agricole, poi come Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, poi come Ministero per le Politiche Agricole per arrivare infine alla dizione odierna: Ministero delle politiche agricole e forestali. La morale è questa: c'era un Ente intermedio che si chiamava Provincia, democraticamente eletto. Via quello ne arriverà un altro a fare lo stesso mestiere senza alcun risparmio.

Niente elezione diretta

Seconda osservazione: siccome un Ente ci vuole e ci si è finalmente resi conto - e non tutti - che non possono essere né i singoli Comuni né le Regioni, si prevede un nuovo Ente, organismo di secondo grado non più con elezione a suffragio universale, salvo, se lo decide la Regione, per il Presidente che verrebbe eletto come oggi il Sindaco..

Torniamo alla C.M. unica!

Terza osservazione, clamorosa. Di fatto si torna alla logica della Comunità Montana unica, l'Ente che i più si resero conto troppo tardi di quello che sostenevamo in pochi, il mantenimento della sua esistenza, come cosa fondamentale per la Valtellina. Avevamo infatti allora a portata di mano una certa forma di autonomia, con i poteri che la legge dello Stato aveva conferito. Basta citare che l'art. 3 della legge 1102 del 1971 sanciva che al Piano della C.M. "debbono adeguarsi i piani degli altri enti operanti nel territorio della Comunità, delle cui indicazioni, tuttavia, si terrà conto nella preparazione del piano di zona stabilendo gli opportuni coordinamenti".

Meno poteri oggi rispetto ad allora ma come allora concorrevano alla formazione della Comunità Montana i 65 Comuni valtellinesi, così domani sarà per i 78 magari con l'aggiunta di Colico ed anche di Sorico visto che questo Comune é nel bacino imbrifero dell'Adda riscuotendo dal BIM di Sondrio la sua parte di sovracanoni.

Rispetto alla CM ci sarà una diversa rappresentanza. Allora i Comuni nominavano tre rappresentanti, di cui uno di minoranza, cinque i Comuni maggiori con due alle minoranze. Oggi toccherà alle Regioni (art. 2) istituire queste forme associative non solo definendone gli organi e le funzioni ma anche occupandosi della rappresentanza. Evidente a questo punto che un rapporto tra popolazione e rappresentanza dovrà pur esserci in quanto - esempio - il Comune di Sondrio ha una popolazione 658 volte quella di Pedesina. Al tempo dei Comitati Sanitari di zona la legge elettorale prevedeva che fossero tutti i consiglieri comunali a votare ciascuno portatore di una quota di voti data dal rapporto tra la popolazione di quel Comune e il numero dei consiglieri.

Fine delle Comunità Montane?

Quarta osservazione, dubitativa. Il quarto comma dell'articolo terzo stabilisce "Le Regioni sopprimono gli enti, le agenzie e gli organismi, comunque denominati, che svolgono, alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale, funzioni di governo di area vasta." Domanda: c'entrano o no in questa fumosa definizione le Comunità Montane? Abbiamo un'idea al riguardo ma lasciamo che siano gli altri a pronunciarsi. Il BIM non svolge 'funzioni di governo di area vasta', e titolari del diritto ai sovracanoni, o all'energia corrispondente, sono i Comuni.

La procedura

Quinta osservazione. Si tratta di una legge modificativa della Costituzione che ha un percorso particolare determinato dall'art. 138 della Costituzione stessa: "Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

Risparmio? Ma neanche per sogno

Sesta e conclusiva osservazione. Il DDL si concludeva nella precedente stesura in un modo che riguardava le grida manzoniane: "Dalla attuazione della presente legge costituzionale deve derivare in ogni regione una riduzione dei costi complessivi degli organi politici e amministrativi". La Unione dei Comuni sostitutiva della Provincia, di cui alla precedente proposta, avrebbe mosso nella nostra provincia 78 Sindaci (eventualmente più Colico e Sorico) rispetto ai 24 consiglieri più il Presidente di oggi. A Brescia saranno 206. A Bergamo 244. A Como 160. A Lecco 'solo' 90. A Varese 141. In Italia 8092.

Le funzioni qualcuno dovrà svolgerle. Il personale c'è e resterà. Gli uffici pure.

E' già difficile elaborare e poi approvare provvedimenti come il Piano Territoriale oggi, figurarsi domani quando i Comuni avranno in ogni caso, visto che non ci sarà elezione diretta per i nuovi Enti regionali, più voce in capitolo. Per fare un solo esempio ricordiamoci che ci son voluti nove mesi per eleggere il Presidente del BIM.

Il finale è cambiato. Ora è: "Ciascuna Regione assicura che il numero degli enti locali regionali di cui all'articolo 117, comma quarto della Costituzione, come modificato dall'articolo 2, comma 1, della presente legge costituzionale, sia inferiore al numero delle Province della medesima Regione alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale." Norma che non sta in piedi visto che ci sono tre regioni con sole due Province.

In ogni caso è pacifico che di risparmi non ce ne potranno essere.

Si dica almeno che non si poteva fare diversamente vista la situazione e il clima, sostanzialmente ideologico, creato attorno a questo tema. Un po' come il risultato del referendum recente sui servizi pubblici che oggi proprio quelli allora più scatenati cercano di ripudiare.

Dunque non si risparmierà un €uro. Si complicheranno le cose in nome di asseriti tagli ai costi della Pubblica Amministrazione, agitando ectoplasmi, del tutto by-partisan, come questa, finta, soppressione delle Province.

Ce ne sarà da dire.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
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