IL VALTELLINESE TREMONTI E LA CINA. E GLI USA. E L'EUROPA. E LA BANCA EUROPEA. E L'ITALIA 12.4.10.A..67
Massimo Giannini il 14.9 dello scorso anno su Repubblica di Giulio Tremonti scriveva "Schiacciato dal peso di una crisi economica che ha saputo fiutare ma non ha voluto affrontare, schiantato dai vecchi patti e dai nuovi ricatti subiti dal suo ormai nemico Cavaliere..."
Per la verità non era difficile il riconoscimento di aver fiutato la crisi. Lo ha riconosciuto il mondo intero e quindi , contrariamente al solito visto che da noi vale il "nemo propheta in Patria" era anche difficile non farlo. L'aver fiutato la crisi è servito all'Italia, e sarebbe ancor più servito se si fosse pensato di più ai contenuti e meno alla bottega. Il guaio é che, come dice la saggezza popolare, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, dentro e fuori i confini nazionali.
Per Giannini Tremonti non avrebbe "voluto affrontare" la crisi. In realtà c'è una differenza fondamentale fra i due corni del dilemma di Giannini. Per quanto concerne il primo, quello del fiutare, a farlo era, fortunatamente, solo. Per quanto concerne il secondo doveva fare i conti con una pluralità di soggetti con i quali certe cose era impossibile farle, tanto è vero che è stato necessario inventare il cosiddetto 'Governo dei tecnici'.
La velocità con cui si dimenticano le cose positive è inversamente proporzionale a quella delle cose negative. Vale la pena rispolverare alla memoria alcuni passaggi.
TREMONTI E LA CINA. Per lui l'undici dicembre del 2001 è stata una data infausta. E' il giorno in cui si aprono le porte del WTO (a), la figlia del GATT (b) alla Cina sia pure con decorrenza posticipata di un decennio. La sua opposizione è stata ampiamente motivata. Certamente alle multinazionali faceva gola un mercato di oltre 1,3 miliardi di abitanti sparsi in un territorio 30 volte l'Italia con bisogni arretrati da colmare, con il sette per cento delle terre fertili del mondo dalle quali ricavare il cibo per più del 20% della popolazione mondiale. Una bella calamita era inoltre costituita dalla possibilità di andare là a produrre, con manodopera a basso costo, nessun problema sindacale, nessun problema di tipo ambientale, nessun problema di natura fiscale. Che poi aprendo la porta i flussi fossero bidirezionali alle multinazionali, e ai principali governi da quelle condizionati, non è che importasse. Che siano arrivate le scarpe facendo chiudere molte nostre aziende, che siano arrivati gli occhiali, che sia arrivata tutta una varietà di prodotti a bassissimo costo l'abbiamo pagatone lo stiamo pagando noi tutti.
prima conclusione: Tremonti aveva ragione.
TREMONTI E GLI USA. In USA per una serie di conferenze, dato che in quel periodo si era nel pieno delle vicende Parmalat e Cirio, Tanzi e Cragnotti, le prime domande che gli arrivarono furono su questi temi. La risposta fu alla tremonti prima maniera, abbastanza sferzante. Disse che si trattava di 'bruscolini' rispetto a quello che stava maturando negli Stati Uniti. Fu poi lui stesso a dire "non l'hanno presa bene". Arrivò il 2006, la bolla immobiliare, i mutui subprime, l'intervento dello Stato nella finanza nel Paese più liberista del mondo. Una roba da oltre 4000 miliardi di dollari, a tanto essendo giunte le perdite di Banche e sedi finanziarie secondo una relazione di tre anni fa del Fondo Monetario Internazionale.
seconda conclusione: Tremonti aveva ragione.
Nell'aprile 2009, il Fondo Monetario Internazionale ha stimato in 4.100 miliardi di dollari Usa il totale delle perdite delle banche ed altre istituzioni finanziarie a livello mondiale.
seconda conclusione: Tremonti aveva ragione.
TREMONTI E L'EUROPA. La sua profonda critica nei confronti dell'Europa è documentata in un suo libro nel quale pone in chiara evidenza il dramma di un continente in mano a burocrati che arrivano a stabilire quanti bacelli devono esserci nei piselli o di quale spessore debbono essere i profilattici imprigionando le attività economiche e sociali dei cittadini europei in una ragnatela di norme che poi ci mettono in difficoltà nei confronti dei competitori mondiali che fregandosene di queste norme capestro possono produrre a costi ben minori. Si leggano, o si rileggano i suoi ultimi libri. Ne viene la
terza conclusione: Tremonti aveva ragione.
TREMONTI E LA BANCA EUROPEA. Da anni Tremonti sosteneva l'esigenza dei cosiddetti Eurobond e di interventi diretti della Banca europea. Inascoltato ma
quarta conclusione: Tremonti aveva ragione.
TREMONTI E L'ITALIA. Nel tempo dell'ultimo Governo Berlusconi Tremonti è andato ripetendo, quasi ossessivamente, che l'Italia ha il terzo debito pubblico del mondo ma non è il terzo Paese più ricco del mondo. Tremonti è andato ripetendo, quasi ossessivamente, che non si finanziano gli interventi con il debito (in particolare a Bersani che chiedeva che, sia pure col debito, si stanziasse un uno per cento, ma anche a suoi compagni di Partito fortemente polemici con collega perchè teneva chiusi i cordoni della borsa. Di fronte al massiccio attacco della speculazione mondiale, primario obiettivo non solo Grecia, Spagna, Portogallo, Italia, in ordine, ma soprattutto l'€uro, ce la siamo cavata per il rotto della cuffia. La situazione è ancora incerta. Perdippiù c'è il Governo Monti che prende una serie di provvedimenti che ora. vengono votati da quelli che non ne volevano sapere quando li presentava Tremonti (che aveva definito "terrificanti" le 39 richieste dell'Europa). Anche a questo proposito la
quinta conclusione: Tremonti aveva ragione.
CHI HA TORTO?
Può darsi che qualcuno ritenga che nello scrivere quanto sopra si sia finiti dalla parte del torto (visto che il 18 agosto del 1944 l'ex Ministro dell'Economia ha visto i suoi natali nel pieno centro di Sondrio qualcuno potrebbe anche pensare ad un tributo di affetto per un concittadino importante). Non lo riteniamo perchè abbiamo scritto cose di palmare evidenza. Se però c'è qualcuno che ha da obiettare scriva. Firmando, s'intende.
Alberto Frizziero
a) Il, o meglio la, WTO World Trade Organization, e cioè 'Organizzazione Mondiale del Commercio' è l'organizzazione mondiale del commercio con quasi tutti i Paesi che contano. La sua nascita è stata decisa dal GATT nel 1994 con inizio operativo dal 1.1.1995 con una serie di obiettivi e finalità che in pratica, nostra opinione, sono rimasti nella carta i Paesi ricchi essendo diventati più ricchi e quelli poveri ancora più poveri.
b) Il GATT ('Agreement on Tariffs and Trade' ovvero Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio), è stato sottoscritto firmato il 30.X.1947 a Ginevra da 23 Paesi, per facilitare il commercio mondiale. Nel 1994 ha poi dato vita al WTO