RACHELE, 12 ANNI. SVENTURATA CRUDELTÀ. IL ROSARIO DI GIOVEDÌ 12. L'ULTIMO SALUTO DI VENERDÌ 13. POMERIGGIO. L'ABBRACCIO DELLA COMUNITÀ 11 5 10 17

Morire a 12 anni cadendo da cavallo

Una famiglia modello.

Quattro figli educati al culto dei valori che contano, legati molto fra loro e tali da suscitare una istintiva simpatia in chiunque.

Lui musicista e Direttore d'orchestra. Lei medico, capace di svolgere la professione, in modo apprezzato, e attendere alla necessità della casa ma soprattutto alla crescita dei figliuoli.

La serenità suscita l'invidia, e tanta. Non bussa alla porta infatti ma la sfonda, lei, 'la sventura'. In un modo perfido, tale da suscitare un moto generale di una rabbia intrisa di una commozione profonda anche da parte di estranei.

Fatalità? 'Destino crudele'. Sventurata crudeltà.

Lei, Rachele, dodici anni in un pomeriggio pre-estivo è, - passione sua -, sul cavallo nei pressi di Sondrio, al maneggio di Albosaggia. E' brava. Salta gli ostacoli, di un'altezza adatta alla sua età (80 cm), come ha fatto mille volte, in gara e no. All'ultimo del percorso cade.

Cadono in tanti da cavallo. In genere una botta e via, di nuovo in sella.

Questa volta no.

La 'sventura' le tira i capelli, peraltro raccolti nel casco, fa cadere in malo modo lei e il cavallo.

Succede, ma questa volta tutto cospira contro. Cade rovinosamente, a testa in giù. Inanimata. Ambulanza, elicottero, rianimazione, medici allo spasimo. Bandiera bianca, niente da fare, la 'sventura' ha completato la sua opera.

Resta il pianto, anche di chi non l'ha conosciuta. La commozione non conosce confini. La notizia corre lungo la penisola. Sono decine i quotidiani che hanno dato la notizia, al nord, al centro, al sud, nelle isole stimolando un abbraccio gigantesco a consolazione di papà, mamma , Giacomo, Giovanna, Maria.

Domani, venerdì 12, l'ultimo, struggente, saluto.

Alberto Frizziero


Il rosario, giovedì sera

Giovedì 11 sera, ore 21. Recita del Rosario nella Chiesa di San Rocco in Sondrio. Mezz'ora prima in Chiesa non c'è più un posto libero. Continua ad arrivar gente. Tempio gremito. Nel pronao portano alcune panche, poi gremito anche quello. Chi arriva ancora, tantissimi, restano nel piazzale. Mai vista, dicono, simile affluenza.

Dopo il canto iniziale il sacerdote, con delicatezza inframmettendo accenni a Rachele e ai suoi familiari, snocciola i cinque Misteri gaudiosi: l'annunciazione dell'Angelo a Maria Vergine, la visita di Maria Santissima a Santa Elisabetta, la nascita di Gesù nella grotta di Betlemme, Gesù viene presentato al Tempio da Maria e Giuseppe, il Ritrovamento di Gesù nel Tempio. Poi il canto conclusivo.

Il rito è finito ma i convenuti sembra vogliano prolungare questa corale manifestazione di sentita, discreta solidarietà. Tutti intorno alla mamma, al papà, ai nonni, agli altri familiari in un significativo silenzio.

Il tempo passa. Chiudono il portone della Chiesa. La gente si avvia, tutti con un magone così…


L'ultimo saluto, venerdì pomeriggio

Pietas, intraducibile parola latina, che, liberamente interpretando, vuole essere l'indicatore di uno stato d'animo, di un particolare stato d'animo, di un umanissimo stato d'animo. Quasi impossibile tradurla, quasi impossibile spiegarla, possibile invece viverla. L'anno vissuta in tanti, venerdì pomeriggio. Le esequie funebri erano fissate per le 15 nella Chiesa Collegiata dei Santi Gervasio e Protasio, quasi, per dire a chi è di via, una specie di Duomo dalle imponenti colonne, dal caratteristico altar maggiore, da un grande organo. Già mezz'ora prima in Chiesa non si poteva più entrare, c'era posto solo sul sagrato. All'organo uno dei migliori musicisti venuto appositamente a Sondrio per portare con la sua arte la solidale vicinanza del suo mondo a Giovanni, al musicista Giovanni, con i suoi familiari.

Concelebravano con l'Arciprete Mons. Marco Zubiani, parecchi sacerdoti e faceva corona uno stuolo di chierichetti.

Nell'omelia di Don Zubiani una felice immagine, quella di una cornice con dentro una tela. Da una parte il messaggio divino, 'la consegna' dal cielo a Giovanni e Chiara di Rachele. Nell'altra parte il disegno di una vita, l'affresco di 12 anni, tracciati da lei, così repentinamente e prematuramente chiusi. Un fiore reciso, è stato detto.

Tanti i ricordi. Dei sacerdoti in Chiesa. Delle amiche in cimitero ed anche del fratello Tommaso, in un'atmosfera sorretta da Fede profonda, da Fede vissuta.

Un particolare ancora. Conclusa la cerimonia, prima di avviarsi insolitamente a piedi verso il camposanto (quanti autobus ci sarebbero voluti sennò?) uscito il feretro dalla chiesa impressionante il silenzio. Il tempo si era fermato nella piazza Campello, quasi a ricordare come fosse finito il tempo di Rachele

Alberto Frizziero
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