Perchè niente ritorno alle urne - . Il cons. regionale da considerare perduto
Premessa
Ci è stato chiesto come mai il giornale ha dedicato pochissimo spazio alle elezioni contrariamente al solito E' stata una scelta.
1. Il campo era molto vasto, a quanto ascoltato oltre 1000 i candidati in Lombardia (non c'è comunque bisogno di riscontri aritmetici visti manifesti e schede). La par condicio pesante per cui abbiamo rinunciato anche per la ragione che segue.
2. Il bombardamento televisivo impressionante. Ormai mancava poco che la politica entrasse anche, ad esempio, sulle ricette della bagna cauda, dei testaroli, degli arancini o sul come cuocere le quasi sconosciute, ma fantastiche, 'sogliole col porro'.
Si vedevano politici quasi in contemporanea sulle TV da far pensare alla ubiquità di S.Antonio. Aiuta la teleconferenza per cui per alcuni passare da una TV all'altra era uno scherzo; bastava cambiare postazione TV.
3. Da tempo incommensurabile davamo alle stampe i nostri commenti soprattutto preelettorali trascinandosi una sola previsione sbagliata in tutto, quella di non aver previsto l'esplosione della Lega con 11.000 voti venuti all'improvviso alle prime europee. Per inciso nel 1972 avevamo già collaudato le proiezioni - nessuno le faceva -. Dopo neanche un migliaio di voti scrutinati avevamo diffuso un dato per la DC che alla fine, oltre il 52%, si scosterà solo dello 0,4% dal reale. Eppure questa volta troppi gli elementi di cui tenere conto in condizioni di equilibrio. Abbiamo pubblicato quello che ci è stato inviato e poco altro.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------
Torniamo a votare?
Ora a noi. Ci sarebbe parecchio materiale ma ci fermeremo su un primo aspetto che riguarda l'ipotesi che circola di ritorno al voto. Primo dato: escludiamo nella maniera più assoluta che si torni fra poco tempo al voto. Al di là delle motivazioni politiche c'è il fatto che oltre 900 parlamentari non hanno per niente voglia di chiudere anticipatamente la Legislatura. Non si facciano però commenti qualunquisti. Citiamo solo un aspetto: il costo di una elezione. Non vediamo il caso nostro che è particolare ma ricordiamo, ad esempio, cosa costa la inevitabile presenza a Milano, diretta e per spot, nelle varie TV. La politica ha un costo. Chi blatera , e anche chi in modo civile ha da ridire, dovrebbe dare risposta al famoso detto della botte piena e della moglie ubriaca. Se non deve esserci finanziamento pubblico dei Partiti nelle Istituzioni elettive fino al Parlamento inevitabile il ricorso alla
LEGGE DEI TRE PI.
La politica senza finanziamento pubblico la potrebbero fare tre figure
1. i Possidenti a vario titolo con portafogli ben fornito
2. i Pensionati o almeno quelli con pensione d'oro o d'argento
3. i Pagati (da chi qualche interesse ce l'ha)
Sarebbe negazione della democrazia.
Naturalmente può anche succedere che la situazione romana si aggrovigli e lo scioglimento divenga inevitabile ma allora saremmo sul ciglio di passaggio dalla oggi neonata Terza Repubblica alla Quarta con rischi ai quali non vogliamo pensare.
Il triangolo
In matematica, la disuguaglianza triangolare afferma che, in un triangolo, la somma di due lati è maggiore del terzo. Traduciamo; nel triangolo politico attuale la somma del numero di parlamentari di due gruppi è maggiore del numero di quelli del terzo Gruppo. Allora:
a) centrodestra + M5S 260 + 221 = 481 maggiore del 112 del centrosinistra
b) centrodestra+centrosinistra 260 + 112 = 372 maggiore del 221 del M5S
c) centrosinistra + M5S 112 + 221= 332 maggiore del 260 del centrodestra
Singolarmente quindi nessuno supera il 50%
Vero, per cui in assenza di accordi l'aritmetica condannerebbe a tornare ai numeri, quelli elettorali. L'aritmetica conta anche in politica ma non mancano ampie deroghe con introduzione di variabili di calcolo, come la riduzione dei totali (per l'astensione di uno o due dei tre gruppi) o addirittura il cambio degli addendi per qualche trasmigrazione di deputati ostili al ritorno al voto. Tutto è possibile, persino in aritmetica: 2 = 1 !!!. Eccone la dimostrazione avvertendo che il segno ° sulle lettere sta per due: a° vuol dire a quadrato e cosi via.
Tutto è possibile, anche che due sia uguale a 1 partendo dalla uguaglianza tra a e b
a = b
moltiplico entrambi per a e ottengo a° = ab
sottraggo a tutti e due b° e ottengo a° - b° = ab – b°
prodotti notevoli quindi (a – b) x (a + b) = b x (a - b)
ma (a – b) c'è dalle due parti per cui lo elimino e resta (a + b) = b
ed è come scrivere 2b = b. DIMOSTRATO DUNQUE che 2 = 1
Traduciamo in politica il marchingegno dialettico di cui sopra che si rivela tutt'altro che un marchingegno dialettico visto che sino al 2 marzo, ore 24.00, eran tutti l'un contro l'altro armati.con tale virulenza da schieramento bellico con missili, armamento nucleare e persino da armi chimiche. Anche i più moderati personaggi erano stati contagiati in una campagna elettorale su e giù per l'Italia all'insegna del manzoniamo 'a torme di terra passarono in terra cantando giulive canzoni di guerra, tutti contro tutti. Chissà se facevano come noi da ragazzi che quando si diceva una bugia in casa si tenevano scaramanticamente dietro la schiena le mani per non far vedere l'antidoto alla bugia ossia le dita incrociate.
Dalla Firenze di Renzi, da un suo tribolato cittadino un richiamo in parte ancora attuale: proprio 8 secoli or sono: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”. Un vantaggio però rispetto ad allora: Mattarella al Quirinale, che però nemmeno lui può fare miracoli.
E noi, in Valtellina e Valchiavenna?
S'è parlato di successi con percentuali bulgare per Sertori, Milano, e Parolo, Roma (Del Barba non ha partecipato al voto in quanto “nominato”). Noi ricordiamo che a quegli stratosferici livelli di consenso si era arrivati solo con Vanoni negli anni '50.
Un saluto è dovuto ai senatori uscenti Crosio e Della Vedova, il primo avendo compreso serenamente le esigenze del sui Partito, il secondo avendo mancato per poco l'elezione a Prato la frana del PD avendo compromesso la sua riuscita in un collegio che avrebbe dovuto essere 'blindato'.
Il consigliere regionale che abbiamo perso
C'è un capitolo che scotta ed è il consigliere regionale che Valtellina e Valchiavenna hanno perso. In questi anni si è visto come sia stato utilissimo per la soluzione di grossi problemi uno schieramento unitario. E' vero che non se ne sentirà la mancanza con un Sertori ben piazzato a Milano, e non solo, ma un consigliere perso è un consigliere perso ed un danno per la provincia. Abbiamo una serie di elementi probatori. Nei prossimi giorni approfondiremo.