1 10 ALTRO CHE ARABIA FELIX! YEMEN DOPO AFGHANISTAN E IRAK. 'MICROFOTOGRAFIA' DELL'ISLAM. SCENARI INATTESI. E POI IL PETROLIO

Yemen - Perché? - Galassia Islam - Correnti scismatiche - Doveri religiosi - La 'demonizzazione' dei musulmani e la battaglia per il petrolio - La Crociata americana in Asia centrale e Medio Oriente - La battaglia per il petrolio: demonizzazione del nem

Anni fa Pasolini visitando lo Yemen lo definì "il Paese più bello del mondo", mentre nel 1983 l'Unesco include Sana'a nel patrimonio mondiale. Per secoli lo Yemen, come un miracolo, è rimasto isolato dal mondo ed è arrivato alle soglie del terzo millennio intatto, in tutta la sua pura bellezza. E tale vorrebbe restare se non fosse per i fuochi di guerra che si stanno scatenando a seguito di un perverso intreccio di conflitti tribali(Un conflitto che oppone il governo a un gruppo di ribelli, gli «houthisti», guidati dall'ex ministro Hussein Al-Houthi, e poi, dopo la sua morte, nel settembre 2004, dal fratello più giovane Abdoulmalik Al-Houthi. La ribellione houtista si richiama all'identità religiosa zaidita, una branca dell'Islam sciita presente sugli altipiani yemeniti, ma che, sul piano teologico, si distingue nettamente dallo sciismo duodecimano, dominante in Iran) e a sfondo religioso (fra sciiti protetti dall'Iran e sunniti appoggiati dall'Irak), in cui un Governo debole è costretto a ricorrere all'aiuto di potenze esterne, la confinante Arabia Saudita a nord e gli Stati Uniti e del fallito attentato all'aereo in volo da Amsterdam a Detroit, dello studente universitario nigeriano Abdulmutallab che ha confessato di essere stato addestrato come terrorista nello Yemen. Così Obama, assieme ai suoi esperti, hanno deciso di correre ai ripari facendo installare negli aeroporti il "Body scanner"; in questo modo addio per sempre al riserbo personale. Ci sono tante ridicole misure di sicurezza (le bottigliette d'acqua, il dentifricio, i profumi da gettare nel cestino: tra poco ordineranno di presentarsi nudi all'imbarco, no???) E tutti obbediranno perché c'è paura, un senso d'insicurezza per tutto, tanto che le paure negli ultimi decenni sono cresciute a dismisura: epidemie, stranieri, piaga atomica, terrorismo, virus informatici, malattie; tante paure che stimolano richieste continue di sicurezza: inferriate alle finestre, cani da guardia, sensori elettronici, telecamere, panic room, polizia privata, esami clinici.

Siamo quindi ritornati al Medioevo? Viviamo in una nuova epoca del terrore diffuso? Il sociologo Wolfgang Sofsky scrive nel suo " Rischio e sicurezza" (Einaudi) che è «da quando popolano la terra che gli uomini sono alle prese con il problema di mettersi al sicuro». Viviamo dentro la «cultura dell'apprensione», per cui le norme di sicurezza negli aeroporti tendono a diventare totali e assolute nella speranza di fugare il timore dell'attentato, come se la sicurezza illimitata fosse davvero a portata di mano mediante una strumentazione sempre più complessa e sofisticata, destinata, al contrario, a suscitare impedimenti e paralisi, come è accaduto in questi giorni. Stiamo reiterando, afferma Sofsky, la paura come tecnica stessa del governo dell'umanità secondo quanto avevano teorizzato Montesquieu e Hobbes, quando tra '500 e '600 le condizioni d'insicurezza crescente, e la corrispondente domanda di rassicurazione e garanzia agli apparati coercitivi degli antichi regimi, avevano portato al contratto sociale degli Stati moderni, in cui la libertà dei singoli era subordinata all'interesse generale del Sovrano. Ma torniamo allo Yemen e cerchiamo di capire qualcosa in questo ingarbugliato intreccio tra alleanze( per il petrolio) di Stati del medio Oriente con gli Usa - specialmente- e il terrorismo di Al Qaeda. Ultimamente, il senatore Joe Liberman, Presidente della Commissione sicurezza interna degli Usa ha dichiarato: «L'Irak è la guerra di ieri, l'Afghanistan quella di oggi, lo Yemen quella di domani».

Perché?

Il 2010 appena iniziato ha visto l'ennesimo intervento militare degli USA, con la scusa della solita fantomatica Al Qaeda.

E tra non molto- anche se il governo yemenita ha informato che vuole combattere da solo Al Qaeda (CFr.: La Stampa, 8 gennaio2010) toccherà allo Yemen essere bombardato e forse anche invaso, per via di quello scemo nigeriano.

Barack Obama riferendosi al nigeriano con "la mutanda esplosiva", ha dichiarato "Sappiamo che quest'uomo e' stato nello Yemen, un Paese che deve lottare contro una povertà devastante e una guerriglia micidiale. Sembra che si sia unito a un gruppo legato ad al Qaeda, e che questo gruppo lo abbia addestrato all'uso degli esplosivi e mandato a colpire quell'aereo diretto in America".

Dopo l'aumento di truppe in Afghanistan e i continui bombardamenti in Pakistan, Obama sta industriandosi al meglio per meritarsi il Nobel per la Pace... (Cfr:Yemen: la guerra del Pentagono nella penisola araba, di Rick Rozoff - http://rickrozoff.wordpress.com). Umar Farouk Abdulmutallab ha dato agli USA un felice pretesto per intervenire nella guerra civile in corso nello Yemen. Al Qaeda è preziosa per la politica estera degli Stati Uniti: consente di giustificare qualsiasi invasione o aggressione, comparendo sempre nel luogo opportuno - quello in cui gli USA desiderano intervenire - al momento opportuno. Se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Il 14 dicembre la BBC News ha riferito che 70 civili erano rimasti uccisi nel corso di un bombardamento aereo effettuato sul mercato del villaggio di Bani Maan, nel nord dello Yemen.

Le forze armate nazionali si sono assunte la responsabilità dell'attacco, ma un sito web dei ribelli Houthi, contro i quali l'attacco era presumibilmente diretto, ha affermato che "aerei sauditi hanno compiuto un massacro contro gli innocenti abitanti di Bani Maan". (BBC News, December 14, 2009).

Il regime saudita si è inserito, ai primi di novembre, nel conflitto armato tra i suddetti Houthi e il governo dello Yemen, a sostegno di quest'ultimo, e da allora è accusato di aver condotto attacchi all'interno dello Yemen con carri armati e aerei da guerra. Anche prima di quest'ultimo bombardamento, moltissimi yemeniti erano già Stati uccisi e altre migliaia erano Stati costretti alla fuga dai combattimenti.

L'Arabia Saudita è anche accusata di aver utilizzato bombe al fosforo. Inoltre, il gruppo ribelle noto come Giovani Credenti, con base nella comunità musulmana sciita dello Yemen che comprende il 30% dei 23 milioni di abitanti del Paese, ha dichiarato il 14 dicembre che "jet da combattimento americani hanno attaccato la provincia di Sa'ada nello Yemen" e che "jet statunitensi hanno compiuto 28 attacchi contro la provincia nordoccidentale di Sa'ada" (Press TV, December 14, 2009).

L'evocazione del babau di Al Qaeda è comunque uno specchietto per le allodole. I ribelli del nord dello Yemen, infatti, sono sciiti e non sunniti, tantomeno sunniti wahabiti della specie saudita, e pertanto non solo non possono essere ricollegati a nessun gruppo definibile come Al Qaeda, ma ne costituirebbero eventualmente un probabile bersaglio.

Per avvalorare i progetti statunitensi sulla regione, la stampa americana e britannica ha di recente iniziato a parlare dello Yemen come della "patria ancestrale" di Osama Bin Laden. Infatti egli viene da una ben nota famiglia di miliardari dell'Arabia Saudita, ma poiché suo padre era nato più di un secolo fa in quella che è oggi la Repubblica dello Yemen, i media occidentali hanno iniziato a sfruttare questo irrilevante accidente storico per suggerire che Osama Bin Laden avrebbe un ruolo attivo all'interno della nazione e per creare un sottile legame tra le guerre in Afghanistan e Pakistan e l'intervento americano e saudita nella guerra civile dello Yemen.

Nel 2002 il Pentagono aveva inviato circa 100 soldati - secondo alcune fonti, forze speciali dei Berretti Verdi - nello Yemen, allo scopo di addestrare le forze militari del Paese. In quell'occasione, verificatasi due anni dopo l'attacco suicida - attribuito ad Al Qaeda - contro la nave USS Cole di stanza nel porto di Aden, nello Yemen meridionale, e accompagnata da attacchi missilistici contro leader della stessa organizzazione, Washington giustificò le proprie azioni come ritorsione contro quell'incidente e contro gli attacchi a New York e Washington dell'anno precedente.

Il contesto attuale è assai diverso e una guerra antirivoluzionaria nello Yemen, sostenuta dagli USA, non avrebbe nulla a che fare con le presunte minacce di Al Qaeda, ma sarebbe parte integrante di una strategia per estendere la guerra afgana in cerchi concentrici sempre più vasti che comprendano l'Asia meridionale e centrale, il Caucaso e il Golfo Persico, il Sud-Est Asiatico e il Golfo di Aden, il Corno d'Africa e la Penisola Araba.

La tanto attesa partenza del presidente George W. Bush ha messo termine alla guerra al terrorismo ufficiale, ora definita "operazioni del contingente oltremare", ma nulla è cambiato, a parte il nome.

Il 13 dicembre il Gen. David Petraeus, ufficiale supremo del Comando Centrale del Pentagono, a capo delle operazioni belliche in Afghanistan, Iraq e Pakistan, ha dichiarato alla TV Al-Arabiya che "gli Stati Uniti sostengono la sicurezza interna dello Yemen nell'ambito della cooperazione militare fornita dall'America ai suoi alleati nella regione" e ha sottolineato che "le navi americane che navigano nelle acque territoriali dello Yemen, [sono lì] non solo per svolgere funzioni di controllo, ma per impedire i rifornimenti di armi ai ribelli Houthi" (Yemen Post, December 13, 2009).

La stampa occidentale sta partendo di nuovo alla carica nel collegare gli Houthi, il cui background religioso di sciismo zaidita è molto diverso da quello iraniano, con le sinistre macchinazioni attribuite a Teheran. Nemmeno i funzionari del governo americano sono riusciti finora a raccogliere alcuna prova che l'Iran stia appoggiando, o addirittura armando, i ribelli dello Yemen.

Lo Yemen diventerà il campo di battaglia di una guerra per interposta persona tra Stati Uniti e Arabia Saudita da una parte - le cui relazioni politiche sono tra le più forti e durevoli dell'epoca successiva alla II Guerra Mondiale - e l'Iran dall'altra. Non dimentichiamo che l'Arabia Saudita ha finanziato i gruppi estremisti in Afghanistan e ancora oggi, due decenni dopo il ritiro dell'armata sovietica dal Paese, le fiamme della guerra in Afghanistan stanno devastando gli alleati dell'Arabia Saudita. Uno scenario simile sta ora emergendo nello Yemen" (Tehran Times, December 10, 2009).

Il paragone tra lo Yemen e l'Afghanistan si riferiva soprattutto a Riyadh, alleata di ferro degli Stati Uniti, e al suo tentativo di esportare il wahabismo di matrice saudita per espandere la propria influenza politica.

L'Arabia Saudita sta cercando di promuovere una propria versione dell'estremismo nello Yemen, come ha già fatto in Afghanistan e Pakistan e come sta attualmente facendo in Iraq. Senza che né gli Stati Uniti né i loro alleati occidentali esprimano la minima obiezione, i sauditi e le monarchie loro alleate del Golfo Persico si troveranno al centro, nei prossimi cinque anni, di un commercio di armamenti, stimato per un valore di circa 100 miliardi di dollari, dai Paesi occidentali verso il Medio Oriente. Insieme a Iran e Afghanistan, lo Yemen sta per unirsi a quelle nazioni in cui l'esercito degli Stati Uniti è impegnato in varie tipologie di azioni di guerra, ricche di massacri di civili e di altre forme di cosiddetti "danni collaterali": Colombia, Mali, Pakistan, Filippine, Somalia e Uganda Gli yemeniti sono gli ultimi ad apprendere la legge della giungla voluta dal Pentagono e dalla Casa Bianca. Traducendo in volgare poi la famosa raccomandazione del Corano ai fedeli musulmani nell'aggrapparsi l'un l'altro per restare uniti nella UMMA (la comunità di tutti i musulmani), c'è da rimanere stupiti nello sfascio che sta avvenendo nella galassia Islam.

Galassia Islam

ISLAM="Abbandono", "sottomissione" totale e incondizionata a Dio, VII sec. d. C. Principali grandi correnti: Sunniti, Shi'iti (Sciiti), Scismatici.

1) Sunniti = (ahl al- Sunnah wa' l - gama'a : "gente della Sunnah e della comunità"). Fedeli alla Sunnah ("Tradizione").circa un miliardo. Per i Sunniti, dopo la morte di Muhammad ("sigillo dei profeti") il califfato non è altro che una carica politica di carattere esecutivo volta alla corretta applicazione della legge (shari'a). ulteriore ramificazione sunnita; Hanifiti, Malikiti, Sciafiiti, Hanbaliti).

Storicamente, l'ortodossia sunnita si suddivide in quattro scuole di giurisprudenza (madhab) o riti ripartiti nelle diverse regioni del mondo musulmano: il malekismo (presente essenzialmente nel Maghreb); il chafeismo (nel Medioriente, nello Yemen e nel Sud est asiatico); lo hanbalismo (nella penisola arabica); lo hanafismo (in Asia centrale e del sud).

a) Hanfiti = più di 350 milioni. Seguaci della scuola dell'imam iracheno Abu Hanifa (696 - 767). Musulmani indiani e sudditi della dinastia turca degli Ottomani.

b) Malikiti = seguaci della scuola dell'imam Malik ben Anas (710-795 d. C.). Sono in Algeria,Marocco, Tunisia, Sudan, Alto Egitto.

c) Sciafiiti = Scuola dell'i. al- Shafi' i Abu ' Abd Allah Muhammad ibn Anas (767-820).

d) Hanbaliti = Seguaci scuola ipertradizionalista di Ahmad ibn Hanbal (780-855).

2) Sciiti = seguaci della shi' a ("partito" di Ali). Sostengono che alla morte di Muhammad il più meritevole di essere capo (imam) era proprio Ali suo parente più prossimo e rappresentante dei più pii, marito di Fatima, figlia di Maometto. Ulteriore ramificazione: Zaiditi, Ismailiti, Quarmati, Fatimidi, Nizariti, Khojas, Bohora, Imamiti, Nusairiti.

a) Zaiditi = da Zaid ibn 'Ali. Yemen.

b) Ismailiti = da Ismà il, figlio di Già- far as- Sadik. Siria, Iran, Afghanistan, India settentrionale. Gli ismailiti sono la seconda in ordine di grandezza tra le correnti in cui è diviso l'islam sciita dopo i duodecimani. Il loro nome deriva dalla convinzione che il settimo imam fosse Isma il ibn Jafar e non il fratello minore Musa al-Kaẓim la cui legittimità è invece sostenuta dagli altri sciiti. più «moderato».

c) Qarmati = da H. Qarmat, Iraq meridionale, Siria, Chorassan, Punjab ed Arabia.

d) Fatimidi = da 'Ubaidallah. Africa del Nord.

e) Nizariti = scissione dai Fatimidi. Arabia Saudita, Siria, Iran, India.

f) Khojas = da Nizariti. India e Africa Orientale.

g) Bohora = dai Fatimidi, ma non appartengono al ramo dei Nizariti, ma a quello di Musta'li.

h) Imamiti = Duodecimani, ossia che riconoscono 12 imam. Iran e Pakistan.

i) Nusaraiti = da Muhammad ibn Nusair. Corrente estremista. Libano e Siria. Inoltre altre correnti sciite sono gli 'Ali ilahi, gli Assassini, i Batniti, gli Hurufi, i Muhammadiya e i Mutawali.


Correnti scismatiche.

1) Kharijiti = seguaci del 4° califfo 'Ali. Oasi Africa settentrionale, Oman ed isole.

2) Ibaditi = ramo moderato dei Kharijiti, dal nome del fondatore 'Abd Allah ibn Ibad. Diffusi in Oman, Zanzibar, tra i Berberi dell'Algeria meridionale.

3) Wahhabiti = corrente radicale, di sedicenti sunniti, che prende il nome dal fondatore Muhammad ibn 'Abd al-Wahhab. I Wahhabiti predicano il ritorno all'Islam originario di Maometto e proibiscono il consumo del caffè e del tabacco. Predicano, inoltre, l'ineluttabilità della "guerra santa", ritenendo normativi solamente il Corano e la Sunnah primitiva. Rifiutano il culto delle reliquie e dei sepolcri dei santi.

4) Yazidi = corrente diffusa soprattutto dai Curdi. Originata da Omayyadi Yazid I. denominati anche "timorosi di Satana". Gli Yazidi si dividono in laici e religiosi (sei classi). I bambini sono circoncisi e battezzati.

5) Drusi = dal turco Muhammad ibn Isma'il ad-Darazi. Curiosamente essi credono nella trasmigrazione delle anime e non riconoscono come precetti religiosi il digiuno ed il pellegrinaggio alla Mecca.

6) Ahmadiya = originario del Punjab indiano e formato da Mirza Ghulam Ahmad.

Doveri religiosi

Per i Sunniti i pilastri dell'Islam sono cinque:

1) la shahada = la professione di fede

2) la salat = la preghiera

3) la zakat = l'elemosina

4) il sawan = il digiuno nel mese del ramadan

5) lo hagg = il pellegrinaggio alla Mecca

Oltre a questi 5 doveri gli sciiti considerano come normativo un sesto dovere:

6) la fede negli imam.

Anche gli Kharijiti e gli Ismailiti considerano come fondamentale un sesto precetto:

6 ) la gihad = la "guerra santa".

E, sempre per aiutare a capirci meglio in questo terribile incubo di ancora guerre, propongo uno studio di Michel Chossudovsky professore di economia all'Università di Ottawa:

La 'demonizzazione' dei musulmani e la battaglia per il petrolio

(Fonte: Global Research - Centro di ricerca sulla Globalizzazione (http://www.globalresearch.ca) )

Durante tutta la storia, le 'guerre di religione' sono servite per occultare gli interessi economici e strategici che stavano dietro la conquista e l'invasione dei territori stranieri. Le 'guerre di religione' erano invariabilmente combattute con un occhio ad assicurarsi il controllo sulle rotte commerciali e le risorse naturali.

Le crociate comprese tra il XXI e il XIV secolo sono spesso presentate dagli storici come 'una serie continua di spedizioni militar-religose organizzate dai cristiani europei nella speranza di scacciare dalla Terra Santa i turchi infedeli'. L'obiettivo delle Crociate, in realtà, aveva ben poco a che fare con la religione. Le Crociate erano piuttosto un modo per sfidare, attraverso l'azione militare, il dominio delle società mercantili musulmane che controllavano le vie commerciali orientali.

Il principio della 'guerra giusta' forniva supporto alle Crociate. La guerra era portata avanti con il sostegno della Chiesa Cattolica, divenendo un efficace strumento di propaganda religiosa e indottrinamento, usato per arruolare in tutta l'Europa contadini, servi e vagabondi urbani.

La Crociata americana in Asia centrale e Medio Oriente

Agli occhi dell'opinione pubblica, avere una 'giusta causa' per dichiarare guerra è cruciale. Una guerra è definita giusta se è mossa su basi morali, religiose o etiche.

La Crociata americana in Asia centrale e Medio Oriente non fa eccezione. La 'guerra al terrorismo' pretende di difendere la Patria Americana e proteggere il 'mondo civilizzato'. E' portata avanti come una 'guerra di religione', uno 'scontro di civiltà', quando in effetti l'obiettivo principale è assicurarsi il controllo e la proprietà industriale sulle estese ricchezze petrolifere della regione, imponendo allo stesso tempo, sotto l'egida del FMI e della Banca Mondiale (ora guidata da Paul Wolfowitz), la privatizzazione delle imprese statali e il trasferimento delle risorse economiche dei Paesi nelle mani del capitale estero.

La teoria della 'guerra giusta' consente di portare avanti la guerra come un'operazione 'umanitaria'. Serve a camuffare i veri obiettivi dell'operazione militare, fornendo anche un'immagine di moralità e solidità di principi agli invasori. Nella sua versione contemporanea, spinge per interventi militari contro 'Stati canaglia' e 'terroristi islamici' che minacciano la Patria.

Possedere una 'giusta causa' per fare la guerra è cruciale per la giustificazione data dall'amministrazione Bush all'invasione e occupazione di Afghanistan ad Iraq.

Insegnata nelle accademie militari USA, una versione moderna della guerra giusta è stata incorporata nella dottrina militare statunitense. La 'guerra al terrorismo' e il concetto di 'prevenzione' sono predicate in nome della 'autodifesa'. Essi definiscono 'quando è permesso dichiarare guerra': ius ad bellum.

La ius ad bellum serve a creare consenso nelle strutture di comando delle forze armate. Serve anche a convincere le truppe che il nemico è 'malvagio', e che stanno combattendo per una 'giusta causa'. Più in generale, la teoria della guerra giusta nella sua versione moderna è parte integrante della propaganda di guerra e della disinformazione dei media applicate all'ottenimento di supporto dell'opinione pubblica per un'agenda di guerra.

La battaglia per il petrolio: demonizzazione del nemico

La guerra crea un'agenda umanitaria. Lungo il corso della storia, la crudelizzazione del nemico è stata applicata più e più volte. Le Crociate demonizzavano i Turchi come infedeli ed eretici, un punto di vista che giustificava l'azione militare.

La demonizzazione è al servizio degli obiettivi geopolitici ed economici. Allo stesso modo, la campagna contro il 'terrorismo islamico' (segretamente supportato dall'Intelligence americana) supporta la conquista di ricchezze petrolifere. Il termine 'islamo-fascismo' serve a denigrare politiche, istituzioni, valori e tessuto sociale dei Paesi musulmani, indicando allo stesso tempo i principi di 'democrazia occidentale' e 'libero mercato' come unica alternativa per quei Paesi.

La guerra portata avanti dagli USA nella regione centro-asiatica e mediorientale ha lo scopo di ottenere il controllo su più del 60% delle riserve mondiali di petrolio e gas naturale. I giganti del petrolio anglo-americani cercano anche di ottenere il controllo sulle rotte di oleodotti e gasdotti della regione.

I Paesi musulmani, come Arabia Suadita, Iraq, Iran, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Yemen, Libia, Nigeria, Algeria, Kazakhistan, Azerbaijan, Malaysia, Indonesia, Brunei, possiedono una quota tra 66.2 e 75.9% delle riserve petrolifere totali (a seconda delle fonti e della metodologia utilizzata per la stima). Al contrario, gli USA hanno a malapena il 2% delle riserve di petrolio. I Paesi occidentali, inclusi i maggiori produttori dell'area (Canada, USA, Norvegia, Gran Bretagna, Danimarca e Australia) controllano approssimativamente il 4% delle riserve.

La maggior parte delle riserve di petrolio del mondo si trovano nell'area compresa tra la punta dello Yemen a nord, il bacino del mar Caspio a sud, la costa orientale del Mediterraneo a est e il golfo Persico a ovest. Questa ampia regione mediorientale- centroasiatica, teatro della 'guerra al terrore' guidata dagli USA, comprende secondo le stime più del 60% delle riserve mondiali.

L'Iraq ha cinque volte più petrolio degli Stati Uniti.

I Paesi musulmani possiedono almeno sedici volte più petrolio dei Paesi occidentali.

I principali Paesi non musulmani con riserve petrolifere sono Venezuela, Russia, Messico, Cina e Brasile.

La demonizzazione è applicata ad un nemico che controlla tre quarti delle riserve mondiali di petrolio. 'Asse del male', 'Stati canaglia', 'Nazioni fallite', 'terroristi islamici': demonizzazione e crudelizzazione sono i pilastri ideologici della 'guerra al terrore' americana. Servono come casus belli per portare avanti la battaglia per il petrolio.

La battaglia per il petrolio richiede la demonizzazione di chi ha il petrolio. Il nemico è caratterizzato come malvagio, un punto di vista che giustifica l'azione militare, finanche le uccisioni di massa dei civili. La regione del Medio Oriente e dell'Asia Centrale è pesantemente militarizzata. I pozzi petroliferi sono circondati; le navi da guerra della NATO stazionano nel Mediterraneo orientale (come parte della missione ONU di 'peacekeeping'), i Carrier strike groups e gli squadroni Destroyer nel golfo Persico e Arabico sono dispiegati come parte della 'guerra al terrore'.

L'obiettivo finale, per cui si combinano azioni militari, operazioni di intelligence segrete e propaganda di guerra, è smembrare il tessuto sociale nazionale e trasformare Stati sovrani in territori economicamente aperti, dove le risorse naturali possono essere saccheggiate e confiscate sotto la supervisione del 'libero mercato'. Un controllo che si estende anche ai corridoi strategici per gasdotti e oleodotti (es. in Afghanistan).

La demonizzazione è un trucco psicologico, usato per influenzare l'opinione pubblica e creare consenso per la guerra. La guerra psicologica è direttamente sponsorizzata dal Pentagono e dalle strutture di intelligence americane. Non si limita ad assassinare o giustiziare i governanti dei Paesi musulmani, si estende all'intera popolazione. Pretende di spezzare la coscienza nazionale e la capacità di resistere all'invasore. Denigra l'Islam. Crea divisioni sociali. E' finalizzata a scindere le società nazionali e, da ultimo, scatenare guerre civili. Mentre crea un ambiente favorevole per l'appropriazione completa delle risorse dei Paesi, allo stesso tempo ha potenziali ripercussioni: crea una nuova coscienza nazionale, sviluppa la solidarietà interetnica, unisce le persone nella lotta contro gli invasori.

Non importa che lo scatenare divisioni settarie e 'guerre civili' sia contemplato nel processo di ridisegnamento della mappa del Medio Oriente, dove gli Stati vengono colpiti per smembrarli e trasformarli in territori. La mappa del Nuovo Medio Oriente, anche se non ufficiale, è utilizzata all'Accademia Militare Nazionale USA. E' stata recentemente pubblicata nel Giornale delle Forze Armate (giugno 2006). In questa mappa, gli Stati nazionali sono spezzettati, i confini internazionali ridefiniti secondo linee settario-etniche, perlopiù in linea con gli interessi dei colossi petroliferi angloamericani (vedi sotto). La stessa mappa è stata utilizzata in un programma di addestramento nel College di Difesa della NATO per alti ufficiali.

La mappa del Nuovo Medio Oriente

Il petrolio sta negli Stati musulmani. La crudelizzazione del nemico é parte della geopolitica energetica dell'Eurasia. E' una funzione diretta della distribuzione geografica delle riserve mondiali di gas e petrolio. Se il petrolio fosse in Paesi occupati in modo predominante da Buddisti o Hindu, uno si aspetterebbe che la politica estera USA fosse diretta contro Buddisti e Hinu, che diventerebbero a loro volta oggetto di crudelizzazione...

Nel teatro di guerra mediorientale, Iran e Siria, entrambi parti dell' 'asse del male', sono i prossimi obiettivi secondo le dichiarazioni ufficiali degli americani.

'Guerre civili' sponsorizzate dagli USA sono state condotte anche in altre regioni strategiche per gas e petrolio, tra cui Nigeri,a Sudan, Colombia, Somalia, Yemen, Angola, senza menzionare la Cecenia e diverse altre repubbliche dell'ex- Unione Sovietica. Tra quelle ancora in corso, sono state sponsorizzate dagli USA, ad esempio con sostegno segreto ai gruppi paramilitari, le 'guerre civili' nella regione del Darfur (in Sudan)e in Somalia. Il Darfur ha estese riserve petrolifere, e in Somalia sono già state garantite lucrative concessioni a quattro giganti petroliferi anglo-americani.

"Secondo documenti ottenuti dal Times, circa i due terzi della Somalia sono Stati allocati alle grandi imprese petrolifere americane Conoco, Amoco (ora parte di British Petrol), Chevron e Phillips negli ultimi anni prima che il Presidente filostatiunitense Mohamed Siad Barre fosse deposto e la nazione piombasse nel caos, a gennaio del 1991. Fonti industriali dissero che le compagnie titolari dei diritti per le concessioni più promettenti sperano che la decisione dell'amministrazione Bush di inviare truppe per salvaguardare l'invio di aiuti alla Somalia aiuti anche a proteggere i loro investimenti multimilionari nel Paese" (da America's Interests in Somalia, Global Research, 2002).

La globalizzazione e la conquista delle risorse energetiche mondiali

La demonizzazione collettiva dei musulmani, che include la crudelizzazione dell'Islam, applicata su scala mondiale, costituisce a livello ideologico uno strumento di conquista delle risorse energetiche mondiali. E' parte del più ampio meccanismo economico e politico che sta dietro al Nuovo Ordine Mondiale.

Note:

Michel Chossudovsky è professore di economia all'Università di Ottawa e direttore del Centro di ricerca sulla globalizzazione, già autore del bestseller internazionale "The globalisation of poverty". Il suo ultimo libro si intitola "America's 'war on terrorism'" (2005).

Testo originale (inglese): http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=CHO20070...

Termino, però, con i versi di un poeta yemenita che vede la sua straordinaria terra colpita da tante lotte, sperando che il buon senso e l'amore per la vita, faccia rinsavire le menti dei potenti assetati dal potere e dimentichi che le persone vogliono un mondo in pace.

Non c'è posto per chi uccide fanciulli e fiori

per chi uccide parole innocenti

sulle labbra

non c'è posto per loro nella coscienza della vita

non c'è posto per chi uccide con le idee

né per chi uccide per ambizione

per chi sparge il sangue della terra

con la guerra

per chi inquina la purezza dell'acqua

con la sabbia del fanatismo...( Al-Maqalih, poesta Yemenita).

Bibliografia minima

- A. Bausani, Il Corano, Firenze

- A. Bausani, Persia religiosa, Milano

- A. Bausani, l'Islam, Milano

- H. Corbin, Storia della filosofia Islamica, Milano

- L. Massingnon, Parola data, Milano

- H. C. Puech, Storia dell'Islamismo, Milano

- SH. Nasr, Ideali e realtà nell'Islam, Milano

- Maria de falco Marotta, Religioni Culture Dialogo, Roma.

Maria de Falco Marotta

Maria de Falco Marotta
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