D.L. SULLE PROVINCE A RISCHIO. A ROMA SI TEME IL CAOS ISTITUZIONALE. HANNO SCOPERTO QUELLO CHE ABBIAMO SEMPRE SCRITTO! LE CONSEGUENZE PER NOI

Uno studio del Dipartimento Riforme - Ministero Funzione Pubblica, denuncia la gravità delle conseguenze che si avrebbero qualora il Decreto Legge sulla riduzione del numero delle Province non venisse convertito in legge, vigendio quindi le norme del cosiddetto Decreto Salva Italia.

Per prima cosa resterebbero in vita tutte le attuali Province ma sostanzialmente a far niente. Infatti, sparite le norme di cui al Decreto Legge per via della mancata conversione, senza le funzioni di area vasta resterebbero loro solo quelle "di indirizzo e coordinamento". Oggi le Province lombarde gestiscono una serie di funzioni che la Regione, positivamente, ha delegato. Dovrebbe tornare tutto indietro, tranne quelle - ben poche - destinate ai Comuni e la Regione dovrebbe trovare il modo di operare. Come? In gran parte attraverso soggetti (società, agenzie, convenzionamenti e simili) gestendole, a costi ben superiori e con inevitabile minore efficienza. Dal 1 gennaio.

E il personale?

E i finanziamenti?

E le procedure?

E i rapporti attivi e passivi (mutui, tesorerie, banche, partecipazioni e via dicendo?

La Costituzione? La legge fondamentale dello Stato é chiara (x). Le Province debbono avere funzioni fondamentali che non sono certo quelle previste semplicemente "di indirizzo e coordinamento dei Comuni".

Si denuncia oggi chiaramente il rischio di caos istituzionale e, ovviamente, ben maggiori costi alla faccia di chi pensava di ridurli.

Nel leggere il rapporto-denuncia ci viene da chiedersi se per caso al Ministero della Funzione Pubblica si siano scoperti in ritardo i vari articoli pubblicati in argomento da "La Gazzetta di Sondrio".

Le obiezioni, i dubbi, i problemi che nascono oggi li avevamo messi sul tavolo. Neppure l'UPI (Unione Province Italiane) lo aveva fatto se non parzialmente, tutto sommato con risposte di basso profilo. I vertici, in sostanza, si erano accontentati di una soluzione di riduzione che comunque salvava la loro organizzazione. Una posizione quasi rinunciataria giustamente contestata dalle Province Lombarde che hanno addirittura deciso di uscirne.

Da anni abbiamo seguito questa annosa querelle dell'abolizione delle Province portata avanti dai suoi fautori con una superficialità degna di miglior causa. Una delle ragioni sempre avanzata era quella della inutilità delle Province basandosi sul modello di Roma, Milano e compagnia. Riferimento dunque a quelle situazioni che da temporibus illis erano state destinate anche con leggi ad hoc a vedere la nascita delle "città metropolitane", che però ci si guardava bene, sia i capoluoghi che i Comuni di hinterland, di portare avanti operativamente. Situazioni tutt'affatto diverse dalle altre Province.

Altre ragioni si basavano su casi particolari. Pacifico, per fare un solo esempio, che fosse per l'abolizione Di Pietro che aveva a riferimento il suo Molise - microRegione da abolire, altro che le Province! - con due Province una delle quali, Isernia, del tutto micro.

Abbiamo più volte avanzato la proposta che i legislatori, ma prima ancora i loro "esperti" - per alcuni di loro tali si fa per dire - venissero qui a vedere cosa fa la Provincia di Sondrio per le piccole e poi un'altra per le medie e una terza per le maggiori. A riscontrare cosa si dovrebbe fare se la si sopprime o anche se le si riducono le competenze. A far due conti per vedere quali sarebbero i costi dell'operazione.

La realtà ha tre facce:

- La prima riguarda l'esigenza politica. Bisognava fare qualcosa. Se la riduzione del numero dei parlamentari, o altri provvedimenti di questo genere, veniva enfaticamente annunciata ma non praticata, bisognava praticare qualcos'altro da enfaticamente regalare alla pubblica opinione come grande riforma e come elemento di fondamentale riduzione dei costi della politica. Questa posizione si ebbe, dopo dimostrazione, il nostro giudizio di "dilettanti allo sbaraglio".

- La seconda riguardava l'esigenza "tecnica". Come far costare meno la struttura. Se due Province vengono accorpate - questo il ragionamento - sopprimo una Prefettura, una Questura, una Camera di Commercio e via via di questo passo.

- La terza riguardava la cognizione a Roma dei problemi. In primis la cognizione di cosa fanno le Province perlomeno in alcune zone del Paese. Poi il passaggio di funzioni ai Comuni (ai 1544 lombardi?!?) che, come abbiamo dimostrato, o non é fattibile o, dove forse può esserlo, comporta problemi a iosa, a partire da quelli del personale e finanziario. Infine cosa creerebbe il passaggio alle Regioni, restituzione delle deleghe compresa: problemi emormi oltre che costi di gran lunga maggiori.

Lo sprint elettorale ha determinato ovviamente la corsa dei parlamentari delle zone in cui é prevista la soppressione della provincia con emendamenti a raffica che complicano ulteriormente il già difficile iter del Decreto Legge. Previsioni non se ne possono quindi fare. Staremo a vedere.

Ultima annotazione. Non siamo per niente soddisfatti che i fatti ci abbiano dato ragione su tutta la linea. Avremmo preferito, per carità di patria, di avere sbagliato ma di vedere il problema in una situazione meno drammatica. Non é così. Si toccano con mano i gravi problemi "tecnici" di provvedimenti - lo possiamo dire - alquanto demagogici. E il colmo che siano proprio i problemi "tecnici"a provocare uno sconquasso é che li ha procurati un Governo "tecnico"!!!

Le conseguenze

Impossibile prevedere l'esito. Si possono solo fare ipotesi. Potrebbe affacciarsi anche quella - estrema ratio - di un rinvio di tutta la materia di un anno. Anche questo, il colmo.

a.f.

(x) Dall'art. 118: I Comuni, le Province e le Città metropolitane sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.

Dall'art. 119:

I Comuni, le Province e le Città metropolitane sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.

I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa.

I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio.

Dall'art. 133: Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Province nell'ambito di una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziative dei Comuni, sentita la stessa Regione.


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a.f.
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