DALLA 65.ma MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA: IL LEONE D'0RO 2008 SALE SUL RING
"The wrestler" di Darren Aronofsky vince il Leone d'Oro della 65. Mostra del Cinema di Venezia. La Giuria Venezia 65, presieduta da Wim Wenders e composta da Juriy Arabov, Valeria Golino, Douglas Gordon, Lucrecia Martel, John Landis, Johnnie To dopo aver visionato tutti i ventuno film in concorso, ha deciso di assegnare il premio più importante al film che distingue il ritorno al cinema dopo molti anni dell'ex sex symbol Michey Rourke('Nove settimane e mezzo' e 'L'anno del dragone' ), che è stato bravissimo, ma che forse meritava più la Coppa Volpi per l'interpretazione maschile. Il film vincitore racconta la storia di un campione di wrestling sul viale del tramonto, ingrassato, rughe profonde, combattimenti in palestre minori, molti compromessi sul ring, una solitudine personale che non gli dà più speranze. Con questo film Mickey Rourke che, per il suo ritorno al cinema dopo 15 anni di grandi difficoltà con sé stesso, si è infilato per 2 mesi nella palestra dove tira di boxe, è ingrassato di 15 chili e ha imparato tutti i trucchi più feroci e tutte le mosse più avventate del wrestling per poterle interpretare in prima persona. L'attore visibilmente emozionato per i lunghi applausi con cui è stato accolto a Venezia. ha la stessa espressione del campione sul viale del tramonto che interpreta nel film, gli stessi tic così evidenti nella pellicola che tradiscono quel suo malessere esistenziale che lo ha penalizzato.
Il film The Wrestler
REGIA: Darren Aronofsky
SCENEGGIATURA: Robert D. Siegel
ATTORI: Mickey Rourke, Evan Rachel Wood, Marisa Tomei, Ernest Miller, Todd Barry, Judah Friedlander, Ajay Naidu, Mark Margolis, Ashley Springer, Angelina Aucello, Giovanni Roselli
PRODUZIONE: Protozoa Pictures, Saturn Films
DISTRIBUZIONE: Lucky Red
PAESE: USA 2008
USCITA CINEMA: Prossimamente
GENERE: Drammatico, Azione
DURATA: 105 Min
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La Storia
Il film scritto da Robert D. Siegel, racconta le gesta di Randy "l'Ariete" Robinson, un lottatore professionista che alla fine degli anni '80 era sulla cresta dell'onda.
Oggi, a vent'anni di distanza, sbarca il lunario esibendosi per pochi fanatici del wrestling nelle palestre delle scuole superiori e nei centri ricreativi del New Jersey.
In rotta con la figlia ed incapace di impegnarsi in una vera relazione, Randy vive per il brivido dello spettacolo e per la venerazione da parte dei fan, fino a quando, nel mezzo di un incontro sarà colto da un attacco di cuore.
Dopo i controlli medici, il dottore lo spingerà a rinunciare per sempre al wrestling, perché potrebbe infatti essergli fatale. Costretto a ritirarsi Randy trascorre il suo tempo a riflettere, cercando di riconciliarsi con la figlia e lanciandosi in un'avventura amorosa con una matura spogliarellista.
Tuttavia, il richiamo del ring é troppo forte, e Randy deciderà di tornare a combattere in un match di rivincita contro il suo nemico storico, un lottatore noto come l'Ayatollah.
Protagonista del film che nella trama e nel richiamo agli anni '80 ricorda molto Rocky Balboa, è un bravissimo Mickey Rourke.
Domande & Risposte
Darren Aronofsky, regista americano di 39 anni e autore della trilogia: Il Teorema del delirio(1997), Requiem for a dream(2000) e L'albero della vita2006) così risponde alle nostre domande.
Perché ha scelto proprio il wrestling?
"Perché il cinema ha prodotto un filone sulla boxe, mentre nessuno ha mai realizzato un film serio sul wrestling professionistico, che è un fenomeno al pari della boxe. E' uno sport da molti ritenuto "finto" e che invece ha un'incredibile autenticità".
Cosa ha scoperto esplorando l'universo del wrestling?
"Che anche se i risultati degli incontri sono effettivamente stabiliti in partenza, lo sport richiede enormi sforzi atletici. E' gente che lavora sei giorni a settimana e fa incredibili acrobazie per divertire il pubblico. E poi è uno sport che diventa sempre più impegnativo e violento: hanno introdotto elementi di arti marziali, e gli atleti rischiano molto fisicamente. è un piccolo mondo affascinante che agli spettatori piacerà scoprire".
Perché ha voluto Mickey Rourke?
"Tutto il cast parte da lui. Da ragazzino ero un suo fan, ricordo film come Nove settimane e ½ e L'anno del dragone. Questo mio lavoro ha cominciato a prender forma nella mia mente quando ho pensato a lui: non sarebbe stato facile trovare un attore in grado di recitare un wrestler in modo altrettanto convincente. Mickey è un lottatore nato, un vero duro. Si è subito interessato al ruolo di Randy per via della sfida fisica che richiedeva, e ha messo su 15 chili di muscoli imparando l'arte del wrestling. La boxe che lui conosceva è completamente diversa: non a caso i pugili non hanno alcun rispetto per i wrestler, per loro solo la boxe è vera lotta. Ma poco a poco Mickey s' è appassionato, fino al punto di pretendere di girare egli stesso ogni singolo combattimento nel film, un'impresa non facile per uno di 50 anni passati".
Rourke è anche bravo come attore?
"E' un maestro della recitazione! Mickey ha un incredibile talento: l'industria del cinema l'ha dimenticato. E' abile ad impegnarsi in tante cose diverse".
Perché, a suo avviso, Rourke abbandonò sul nascere una carriera che avrebbe potuto essere fenomenale?
"Non ha saputo sostenere il peso del successo. Talento significa anche sapere come gestirlo, e lui ci ha messo tanto a capirlo. Tanti giovani attori si sono autodistrutti: almeno Mickey non è morto. E ora spero che la gente riconosca la sua forza e gli dia una seconda chance".
E' contento di essere tornato a Venezia?
"Siamo innamorati di Venezia: con Rachel(la moglie) ci siamo incontrati proprio alla Mostra al tempo di The Constant Gardner(film bellissimo e tragico contro le multinazionali farmaceutiche), ed è stato amore a prima vista. Poi siamo tornati insieme con L'albero della vita(una pellicola altamente simbolica, non capita neanche dai critici che la stroncarono senza pietà). Nostro figlio è stato concepito a Venezia, e ora è con noi tre anni dopo. Siamo felici di essere di nuovo qui".
Domande a M. Rourke:
Mickey, come mai, lei che si è allontanato dal cinema da sette anni per fare il pugile, ha accettato
il ruolo propostole da Darren di un wrestler suonato e sul viale del tramonto?
: "Non sono un fan del wrestling, anzi da ex pugile non avevo rispetto per questo sport finché Darren mi ha fatto andare per due mesi a scuola di wrestling. Anche se, di fatto, i combattimenti sono tutti coreografia, a lanciare persone di centro chili fuori dal ring ci si fa male. Il panorama del wrestling è molto variegato. Vi sono atleti famosi perché sanno fare scena, anche se non sono bravi e altri bravi, ma non famosi". Ho lavorato meglio dell'80% dei wrestler, però sono un pugile e il pugilato non vuole vedere il wrestling, visto che è uno sport tutto sbilanciato sul lato dello spettacolo e le cui acrobazie si rifanno al circo.
Randy ha delle similitudini con la sua vita…
Randy è uno che ha passato la giovinezza, ma è ancora un sognatore. Un sognatore che vive come un nulla e questo riflette perfettamente un determinato periodo della mia carriera. Quindici anni fa io gettai via la mia carriera di attore. C'è molto di me in questo personaggio, tanto della mia vita. Desideravo tantissimo lavorare con Darren Aronofsky e, quando ho letto il copione, mi ricordava moltissimo i periodi più bui della mia vita.
Come si è preparato al ruolo di questo lottatore?
Ho scoperto che nonostante sia Entertainment, il wrestling sul ring può essere così reale da farti rischiare grosso. Ho capito che nonostante sia tutta coreografia, sul ring e ci si può far molto male. Ti fai male quando fai wrestling, sotto tutti i punti di vista fisici e psicologici, perché quando hai chiuso, ti buttano via ed è come se non valessi più niente. Per prepararmi al ruolo non ho guardato il wrestling che fanno oggi in Tv… ma ho cercato tanti incontri del passato con lottatori non tanto conosciuti, ma davvero incredibili.
Che cosa è il Wrestling
è un termine inglese con il termine lotta. In Italia viene utilizzato come riferimento esclusivo alla lotta di tipo spettacolare, chiamata negli Stati Uniti professional wrestling (o pro wrestling) per distinguerla dall'amateur wrestling, ovvero l'insieme di quelle discipline che si riferiscono alla lotta sportiva, come la lotta greco-romana o la lotta libera. Se nell'amateur wrestling i contendenti sono due sportivi non professionisti che si preoccupano solamente di prevalere l'uno sull'altro, nel pro wrestling i protagonisti sono due o più atleti che cercano di ampliare la sfera della pura competizione offrendo agli spettatori una vasta gamma di azioni spettacolari, spesso oltre il limite del lecito; inoltre il risultato di ogni match è predeterminato. In aggiunta quindi alle ovvie connotazioni sportivo-agonistiche, il pro wrestling ha dunque come obiettivo predominante quello di intrattenere il pubblico.
Questa disciplina, derivata (solo dal punto di vista storico) dal Catch, si è sviluppata in Inghilterra ed oggi è popolare non solo negli Stati Uniti, ma anche in altri stati come Giappone (dove prende il nome di Puroresu), Messico (Lucha Libre) e Canada. Da qualche anno anche in Italia si è tornati a trasmettere wrestling con regolarità in televisione e la scena delle federazioni italiane è in continuo fermento.
Le origini del wrestling
Le origini del wrestling risalgono alle fiere itineranti, durante le quali spesso era presente un'esibizione di wrestling. Tuttavia la disciplina all'epoca era molto diversa, il combattimento non era predeterminato e risultava quindi molto meno spettacolare. Gli atleti coinvolti utilizzavano tecniche provenienti da diversi stili di lotta e di arti marziali. Durante i primi anni del XX secolo, il wrestling ebbe la sua prima evoluzione, e nacquero le prime leghe con una struttura simile a quelle attualmente utilizzate nel pugilato. Al giorno d'oggi il wrestling è "simulato", nel senso che l'esito dei match è predeterminato e l'effetto delle mosse è volutamente esagerato da chi le subisce, si parla infatti di "vendere una mossa" (sell). Tuttavia è necessario notare che benché i match di wrestling siano non competitivi, le proiezioni utilizzate sono molto dolorose e possono essere decisamente rischiose se non eseguite correttamente. I colpi inferti possono essere solamente simulati o molto più spesso sono dati in modo da procurare il minor danno reale possibile. Alcuni wrestler inoltre adottano una tecnica di lotta particolarmente aggressiva: i colpi vengono inferti in modo forte e violento, per meglio dare al pubblico una sensazione di realismo scenico.
In ogni caso, è uno sport altamente pericoloso ed inguardabile. Sconsigliato assolutamente ai ragazzi che sono circondati già troppo da violenza di ogni genere. Il wrestling è orribile anche se ora si fregia del Leone d'oro 2008.
Maria - Elisa- Enrico Marotta - Antonio De Falco