Da Via Bernina a Via Fiume. Strade vuote, incombe il coronavirus

Ci avviamo dalla rotonda di Vie Bernina/Stadio/Adua/Milano, ore 15 del 9.3.2020. Viene l'idea di fare una sorta di censimento catalogando le persone che ci vengono incontro.  Dopo le prime tre e altre due all'interruzione di Via Adua un incontro a scansarci reciprocamente oltre il metro con una signora cinese, una al semaforo di Via Parolo. Poco più  avanti sul marciapiede un extracomunitario che non si sposta perchè tutto assorto ad ascoltar musica. Vicino al Monumento ai Caduti del Lavoro una mamma tiene a bada due bimbe un po' discole. Andiamo avanti. Tre ragazzotti sbarrano il marciapiede di fronte al Tribunale e due sono all'angolo dove c'è la sede della Cisl. Piazza della stazione insolitamente quasi vuota con coda 'metrica' alla farmacia che fa entrare uno alla volta. Per quel che ci riguarda mamma con carrozzina e altra persona. Siamo alla fine perchè dopo una donna di fronte all'ASST camminiamo riguardando i lavori in corso per sistemare tutta la parete dell'ex Magistrali a cristalli ma nessun incontro neppure nella successiva Via Fiume.
Totale 20 incontri su un percorso di circa 1400 metri cioè un incontro ogni 70 metri, quasi nessuno quindi. Qualche auto, ma poche.
Aggiungiamo l'età. Nessun ultra80enne ma neanche nessun ultra65enne. Peccato perchè mi sarebbe piaciuto, ne avessi incontrato uno, dire a lui per i suoi coetanei quel che si meritavano per la loro incoscientemente infelice dichiarazione rilasciata ad un giornale di non voler rispettare i limiti indotti dal virus.
Peccato perchè mi sarebbe piaciuto, ne avessi incontrato qualcuno, che mi chiedesse conto dell'essere in strada contro la legge rispondere di avere una ragione ammessa, ossia l'andare a ritirare dal medico una ricetta di medicine, abbastanza banali ma da prendersi senza interruzioni.
Aggiungo la malinconica struggente sensazione di un vuoto in una con la nostalgia anche solo di pochi giorni fa quando c'erano auto, biciclette, gruppi, carrozzine giovani e vecchi; quando c'era vita, oggi spenta. Non solo spenta ma anche con un interrogativo che sgorga, che scatena un fremito, quello dell'incertezza “ma quanto, quanto durerà? Siamo disarmati, non c'è nessun farmaco. L'unica arma che abbiamo è, come i castelli d'un tempo, quella passiva, le mura. Gli spartani non ne avevano perchè ritenevano, un po' ottimisticamente a dir il vero, che le migliori mura erano i petti degli spartani. Non dobbiamo fare la fine delle mura di Sparta. Le nostre sta a noi erigerle e difenderle paradossalmente con il vuoto. Ebbene il quasi-vuoto di quelle strade di cui avanti è un buon segno ma occorre comunque ricordare la gente che muore e quindi anche che alla loro scomparsa contribuisce, colpevolmente, chi non fa la sua parte, chi non rispetta le indicazioni così facendo la felicità dei virus ampliandon ancora le schiere.
f.

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