Luigi Mescia, una vita "pubblica" Il ricordo di Alberto Frizziero
Se n'è andato. Tranquillamente. Raccontava la sua sposa, che gli era accanto, che a un certo punto lo ha guardato e gli è scappato, quasi a se stessa, in quel momento sola, uno struggente “non respira!”. Medico e infermiera accorsi alla chiamata non hanno potuto che confermarlo: “vero, non respira più.” Chiuso un ciclo, anzitempo, a 'soli' 71 anni indubbiamente intensi”,.Un arco temporale iniziato giovanissimo e concluso , si può dire soltanto il giorno terzo di questo novembre. Anzitempo. Non aveva infatti smesso. Non aveva indossato le ciabatte, non aveva appeso al chiodo computer e quant'altro, non aveva, come si suol dire, tirato i remi in barca. Poche settimane or sono, lunedì 10 luglio, nella sala della Banca Popolare, “in rappresentanza dei coordinatori provinciali” aveva presentato il ”Movimento politico Valtellina – Valchiavenna Popolare” in un incontro cui avevano partecipato l'on. Lupi e i consiglieri regionali Colucci e Capelli. E ancora poche settimane fa in pista su due fronti.
- Da un lato, come s'è detto dianzi, il fuoco della politica ancora ardente al punto di accingersi a costruire un programma e a costruire una lista per le prossime elezioni comunali.
- Dall'altro le questioni sanitarie, in primo piano, pur nel contesto provinciale, quelle del Morelli di Sondalo. Al qual proposito sarebbe cosa meritoria, arrivando lassù e incontrando il quarto padiglione, quello a forma di nave per le circostanza della sua realizzazione, trovare un giusto riconoscimento. Immaginiamo che avrebbe certamente la condivisione di gran parte del personale, di allora ma anche di adesso oltre che degli amministratori suoi collaboratori interni ed anche tanti esterni.
Aveva cominciato ad andare oltre il suo paese, Ardenno, raccogliendo seguito e consensi nei paesi circostanti, Buglio (e Villapinta), Forcola (Sirta, Selvetta, Piani), Valmasino. Il terreno era quello politico quando fare politica era l'essere con la nostra gente, dedicando tempo e impegno, servire e non essere serviti. Ancora giovanissimo era stato eletto segretario della DC di Ardenno. Poi, 25enne, l'occasione congressuale. Con ampio consenso era entrato nel Comitato Provinciale della DC allora maggioranza assoluta in provincia. Era il momento in cui, per fortuna, in Valle si guardava avanti e ne era testimonianza la presenza in Direzione provinciale, una seduta alla settimana, di ben sette giovani su nove. Uno di questi giovani era Luigi Mescia 'incaricato SPES', in sostanza responsabile della comunicazione. Occasione d'oro per tradurre in concreto l'entusiasmo di questi giovani – pur alle prese con qualche difficoltà nei rapporti interni – l'improvvisa campagna elettorale per via dello scioglimento delle Camere, dopo la sfiducia al monocolore guidato da Andreotti (elezioni 7 e 8 maggio).
Innovativa l'organizzazione con più di 100 volontari nel centro operativo di Sondrio, fuori 105 sezioni. Nello staff del segretario, uno delle 4 – 5 persone al vertice della piramide era lui, Gigi.
Doverosa la nota di cui sopra per comprendere come la DC abbia affidato a un “ragazzino”, uno dei 7 su 9, la guida di un complesso che era arrivato ad ospitare fino a 2200 malati e che comunque aveva più di 1500 dipendenti. Ebbene in quel momento il contesto. Con la Riforma sanitaria il Morelli, dismesso dall'INPS, era entrato nel contesto regionale. Ovviamente occorreva dare una testa, una guida. Deciso il Consiglio di Amministrazione l'accordo politico a Milano prevedeva la Presidenza alla DC, la Vicepresidenza al PSI. Non era contento l'allora Sindaco di Sondalo che alla prima riunione del Consiglio sollevò eccezioni. Il Presidente designato, il bormino dr. Rovaris, prese cappello e se ne andò rinunciando. Clamore in Valle e voci diffusissime secondo le quali la DC avrebbe voluto chiudere il Morelli. Fantapolitica ma si sa che quando comincia a girare una voce, quale che sia l'argomento, l'emotività prevale sulla logica, sulla razionalità.. A quel punto c'era un solo modo di risolvere la situazione: designare alla Presidenza un membro della Direzione provinciale come chiaro segnale di responsabilità. E questa fu la scelta rapidamente adottata. Occorreva indicare la persona cui affidare la guida dell'Ente. Trovò in primo luogo pieno accordo la candidatura di Guido Visini, che era incaricato degli Enti locali ma l'interessato, impegnato su altri fronti, trasporti in primis, declinò la proposta. Fu allora il Vicesegretario provinciale Crottogini a indicare, motivatamente Luigi Mescia. Si guardò in giro. Trasognato. Vide l'incoraggiamento della segreteria e dei colleghi. Accettò. I primi giorni non furono facili perchè bisognava districarsi da qualche bizantinismo partitico, ma poi il terreno cominciò a farsi meno scivoloso. Era un terreno più a lui favorevole perchè i problemi prioritari.in quel momento erano quelli di carattere organizzativo . Sarebbero venuti poi, in fila, i problemi finanziari e infine quelli più propriamente sanitari. Da tenere infatti conto che la gestione INPS era fondata sulla destinazione a Sondalo di ammalati di TBC provenienti da tutta Italia. C'era sul tavolo del Presidente Mescia un grosso macigno: che fare del complesso ormai quasi senza ammalati di tbc? Tutto da inventare. Dislocato lassù quasi in permanenza, salvo quando c'era da andare a Milano in Assessorato Sanità, coadiuvato dal suo Vice Triulzi, in perfetta intesa, non affrontava i problemi, li aggrediva con esiti per gli altri imprevisti alla vigilia. Non dimentichiamo che in provincia non erano rose e fiori, con la chiusura dell'ospedale di Grosio, i dibattiti per Bormio e Tirano, i mormorii, anzi qualcosa di più, nell'Ospedale di Sondrio nei confronti del Morelli. E poi la questione soldi con i dipendenti arrivati anche al terzo mese senza stipendio. Gigi si mosse, nel modo giusto, con i necessari supporti, e – non ci credeva nessuno – tornò a Sondalo informando che almeno un acconto, sensibile, lo avrebbero avuto. Per parecchio tempo però difficile bfu il rapporto con i sindacati.
Due appunti.
- Il primo riguarda l'etica del lavoro.
Tanti dipendenti l conoscevano e la praticavano. Non tutti. Chi aggrediva i problemi non cambiava registro anche in materia di rapporto sindacale. Il dovere innanzitutto. E la spuntò.
- Il secondo punto: va ricordato quasi sorridendo ma comunque episodio assai significativo. Era stato proclamato uno sciopero, nazionale, con picchetti all'entrata. Nessuno poteva entrare, neppure il Presidente. E invece entrò eludendo la sorveglianza nascosto in un'ambulanza. Entrò per fare qualcosa dato che per lo sciopero gli ammalati restavano senza il cibo. Si mise in cucina aiutato dalle suore e dagli ammalati non acuti. Fu servito a tutti i degenti, ed erano tanti, un piatto caldo.
Difficile entrare nelle tematiche sanitarie. Sta il fatto che vistolo all'opera in sedi importanti con personalità importanti chi non ne sapeva niente poteva pensare di avere a che fare, ad esempio, con il Direttore sanitario. Agiva a 360 gradi. Per dirne una a Sondalo era arrivata la TAC in tempi in cui in tutta la Svizzera ce n'erano cinque in tutto. Diceva che la bontà di un ospedale è fatta innanzitutto dai medici. Non era facile, all'inizio, trovarne di qualificati nella situazione in cui si trovava l'Ente dal futuro, eufemismo, incerto. Cominciò a trovarne sino a quando venne a sapere di un certo dr. Magi. Ci credette, anzi ci credettero tutti e due tanto che fu Primario Ortopedico dal settembre 1975 al maggio 1995 (19 anni 9 mesi), all'avanguardia internazionale.con il suo Centro specializzato in chirurgia artroscopica e chirurgia del ginocchio, fiore all'occhiello di una Presidenza Mescia che, sempre sul piano internazionale, aveva trovato il modo in questa materia di andare in Australia e “soffiare” agli Stati Uniti l'organizzazione dell'annuale convegno internazionale sulla traumatologia sportiva (a memoria il tema) con un'astuzia da manuale.
Il Morelli non “era stato” la sua vita ma lo era ancora. Aveva continuato a seguirne l'attività, ad avere contatto con i sanitari, ad indossare perfino l'abito da sindacalista nella UIL FLP di cui era diventato segretario occupandosi dunque di tutta la sanità provinciale ma con l'occhio sempre teso lassù.
Per l'uomo 'pubblico' non c'era soltanto il Morelli. Fu assessore in Comunità Montana, quella unica, di cui aveva compreso, in una con quei giovani di cui dianzi, l'essenzialità in una visione di tipo autonomistico. Per portare avanti questa linea c'era da entrare nell'assemblea, di 205 membri. I Comuni avevano, tranne i maggiori che ne avevano cinque, membri di cui uno della minoranza. Fu votato a Cino e poi, una volta entrato nell'assemblea, eletto nel Direttivo, distinguendosi per l'attivismo. Fu, in tempi più recenti, consigliere comunale e assessore del Comune di Sondalo, anima del Comitato per l'Ospedale.
Parlavamo di visione di tipo autonomistico. Mescia si era spinto più in là fondando il “Comitato Retico”. Che non fosse una iniziativa velleitaria lo dimostra il fatto che fu il Presidente del Consiglio Regionale, Carlo Smuraglia, lui comunista, a cogliere l'essenza di una simile posizione che ebbe poi come seguito un trattamento particolare con il PIV, importante non solo per la rilevante dotazione finanziaria ma anche per le prospettive che offriva (non tutte colte).
Bisogna ora frenare il flusso dei ricordi, volgendolo su altro orizzonti, questa volta in fatto di comunicazione.
Torniamo indietro a quei quattro Comuni del centro della Valle (Buglio (e Villapinta), Forcola (Sirta, Selvetta, Piani), Valmasino.). Nel periodo iniziale della sua attività politica aveva avuto una 'pensata', quella di dare voce a quelle quattro comunità. Lo fece dando alle stampe una pubblicazione spedita in abbonamento, cui aveva dato alla testata una specie di identificativo: “Centro Valle”. Qualche numero ma poi uno sguardo volto ben oltre. Capitò per caso di parlargli di un settimanale, “L'informatore moderno” diffuso a Miilano in quasi 200.000 copie spedite in abbonamento gratuito. Abbiamo parlato di 'aggressione' dei problemi. Fu così anche in questo settore. C'era una piccola tipografia appena oltre il passaggio a livello di Via Bonfadini, dei malenchi fratelli Mitta. Il maggiore, Felice, aderì a quella idea, per molti balzana. Si trattava di fare, finanziando l'operazione con la pubblicità un giornale, “Centro Valle” di quattro pagine confezionate il sabato e poi consegnate da molti volontari in giro per la Valle nella nottata. Da cosa nasce cosa e fu così al punto, partendo da zero, arrivando alla stratosferica diffusione di 17.000 copie, più di molti quotidiani. Anche qui il colpo di fantasia: l'abbinamento gratuito del giornale al quotidiano “Il Giorno” che al lunedì non riportava la cronaca di Sondrio. L'ENI, proprietario della testata, letta una critica per il Nuovo Pignone di Talamona, vietò la prosecuzione dell'accordo. Chiamammo a raccolta gli edicolanti della provincia in cinque riunioni. Non vollero l'eliminazione della gratuità. Dettero il loro appoggio alla condizione di avere più copie perchè la domenica si esaurivano subito. Fu il primo passo, l'aumento delle 5000 copie e via via sempre di più.
C'è ancora anche se gli hanno messo a fianco “Il giornale di Sondrio”. Da non dimenticare però la sua presenza, d'intesa con “La Gazzetta di Sondrio”, con l'edizione online di quel “Il Cittadino” che per un certo tempo aveva dato non alle stampe ma al Web.
S'è parlato di giornale ma non meno importante la sua idea, realizzata, della TV in tempi in cui tumultuosamente cercava la sua via il movimento delle TV locali. Il via fu favorito dalle intese che aveva raggiunto con una emittente di Lecco e con altra facente parte di quel gruppo che poi alla lunga sarebbe diventato Mediaset. Tanto volontariato, molta fantasia nelle trasmissioni, qualcuna valida qualcun'altra meno e forte audience.
Si era poi riportato sul privato e di lì l'insidia. Al rientro dalla Nigeria dove si era recato per lavoro una febbre altissima oltre ogni limite. Al Morelli i medici avevano dato alla consorte, Agnese, un 20% di probabilità di sopravvivenza. Non fu come Coppi. Un medico di Sondalo aveva fiutato odor di malaria muovendosi di conseguenza. Avuta la conferma da Milano di che si trattava riuscì a fare diventare 100% quel 20. Di malaria però non si guarisce ma la si porta con sé, con le conseguenze del caso.
Non resta, pur sapendo che tante cose sono rimaste indietro, che il cordoglio da esprimere ai familiari. La ruota è girata: Dopo Bertazzini Bortolotti (il cui ricordo sarà nel trigesimo). Ora Gigi. Poi gli altri via via in sintonia con la ruota che gira, gira, gira...
Ciao Gigi
Alberto Frizziero