ABOLIRE LE PROVINCE. IGNORANZA ISTITUZIONALE 3) SCRIVEVAMO IL 30.5.2011: "ABOLIAMO LE PROVINCE, DICONO IN TANTI "11 7 10 25

Da "La Gazzetta di Sondrio", n. 35 del 20.12.2008

Un dejà vu - "Aree metropolitane" e resto del Paese. Basilicata e Lombardia ad esempio - La soluzione a tavolino - Accorpamento di Comuni solo se c'è il consenso - In ogni caso ci dicano come risolvere i problemi - Gli altri Enti - Umiltà

Eliminiamo le Province. Il quotidiano Libero raccoglie le firme, autorevoli esponenti by-partisan si esprimono in questo senso, Calderoli che dice "andiamoci piano, vediamo le diverse situazioni" non viene considerato per quel che dice, per gli argomenti che porta ma le sue argomentazioni vengono considerate di natura politico-partitica ovvero la difesa delle Presidenze leghiste (che poi sono poche e solo in Alta Italia).

Un dejà vu

Il fatto è che si tratta di un déja vu.

Parecchio tempo fa quando chi scrive era nel vertice nazionale ANCI (l'associazione degli allora 8086, oggi 8102, Comuni italiani) i portatori di questa proposta erano i repubblicani la cui presenza costante nel Governo comportò il rinvio di parecchi anni del superamento del Testo Unico della legge comunale e provinciale. Appena si cominciava a discutere il PRI poneva il veto e d'altronde gli altri Partiti, maggioranza e opposizione, non erano di questa idea. Fra questi però c'era già allora la considerazione, anzi la constatazione che le Province di Milano, Roma, Napoli e alcune altre erano cosa superata, mentre i tentativi spontanei di risoluzione armonica dei problemi di area vasta non davano risultati soffocati com'erano dallo strapotere del Comune capoluogo rispetto ai Comuni-cintura.. Si veda il Piano intercomunale Milanese che pure fra le diverse esperienze era quella più avanzata.

In altri termini ci si accorgeva della necessità della "Grande Milano", della "Grande Napoli" e così via. Si cominciò a parlare di "area metropolitana" con l'ovvia constatazione che la Provincia in tali situazioni era veramente un Ente superato avendo fra l'altro le stesse competenze di tutte le altre Province italiane con problemi enormemente diversi.

"Aree metropolitane" e resto del Paese. Basilicata e Lombardia ad esempio

Leaders politici e anche giornali nazionali hanno esteso questo paradigma a tutto il territorio nazionale sulla base della formuletta Stato-Regioni-Comuni. Non passa nell'anticamera del cervello di tanti la semplice considerazione che altro è il caso della Basilicata che ha meno di 600.000 abitanti e 131 Comuni in due province ed altro è il caso della Lombardia che ha quasi nove milioni e settecentomila abitanti distribuiti in 1546 Comuni in 11 (12) province.

1546 Comuni, 78 dei quali in provincia di Sondrio, dovrebbero far capo direttamente al Pirellone per tutta quella serie di problemi che esulano dalla rispettiva circoscrizione amministrativa mentre una serie di problemi, quali ad esempio quelli concernenti la diffusa rete stradale provinciale oppure quelli concernenti gli edifici scolastici - che nessun Comune sarebbe così folle di accettare, per fare un solo esempio, pensando ai quotidiani problemi di manutenzione - dovrebbero essere scaraventati a Milano, lontani dalla gente.

L'abolizione delle Province nelle situazioni non metropolitane porterebbe inevitabilmente alla creazione di altre strutture, consortili o societarie, di area vasta ma non su dimensione regionale.

La soluzione a tavolino

C'è un'altra pensata di gente che risolve i problemi a tavolino senza avere la minima percezione delle realtà concrete. Bisogna accorpare i Comuni. Sono troppi, 8102. Varrebbe la pena di ricordare che nella Francia, esempio di efficienza dell'Amministrazione pubblica, sono 36.168 nel territorio europeo, quelli oltremare esclusi. Sono troppi organizzati come sono oggi sostanzialmente normati nello stesso modo sia che abbiano pochi abitanti come Pedesina o Menarola o tanti come le città. Potrebbero anche restare se venissero organizzati in relazione alla loro dimensione anagrafica e territoriale, visto che esiste l'informatica e che non è affatto indispensabile che il municipio di tanti Comuni debba restare aperto 5 o 6 giorni alla settimana.

Accorpamento di Comuni solo se c'è il consenso

Questo tenendo conto che l'accorpamento dei Comuni non deve avvenire per imposizione - che determinerebbe conseguenze fra comunità spesso tra loro diverse anche a distanza d'un tiro di schioppo - ma per consenso, mentre potrebbe essere reso obbligatorio lo svolgimento di una serie di funzioni - in pratica quasi tutte - in forma associata. Per fare un esempio concreto non è pensabile di poter imporre la fusione fra i cinque Comuni della Valmalenco o i cinque delle due Valli del Bitto mentre dovrebbe essere possibile l'erogazione associata dei servizi, persino di quel delicato aspetto che è lo Stato Civile con le opportune cautele.

In ogni caso ci dicano come risolvere i problemi

In ogni modo il problema è molto semplice.

Dato il problema Lombardia - 1546 Comuni in poco meno di 10 milioni di abitanti - soppresse le Province come si pensa di organizzare la situazione successiva in modo tale che i cittadini non ne abbiano a soffrire? Se qualcuno ha una soluzione realisticamente accettabile la tiri fuori. Fino ad ora nessuno l'ha trovata. Sarebbe irresponsabile siccome la soluzione non si trova far finta che questi problemi non esistono. Per finire un'altra domanda. Da anni tutti riconoscono che per le grandi città non basta il Comune e non ha ruolo la provincia per cui occorre passare all'area metropolitana. Come mai non si provvede?

Gli altri Enti

Tempo fa era arrivato una specie di tsunami che doveva spazzare via le Comunità Montane. Anche qui con le solite approssimazioni. C'erano cose che non andavano come certe Comunità in riva al mare o altre di dimensioni minime. Qualcosa si è fatto. Si è ridotto il numero, ci sono state modifiche all'assetto. Non si è fatta la cosa essenziale. Volendo spazzare via tutto con discorsi approssimativi e scarso approfondimento ci si è accontentati di una sorte di taja e medega. Per le Comunità Montane ci sarebbe stato, e ci sarebbe, da definire due elementi fondamentali. Il primo è quello delle dimensioni minime, per territorio e popolazione. Il secondo è quello delle funzioni circoscrivendone l'ambito ed evitando, come oggi in Italia, e magari anche in Provincia, ci siano settori nei quali operano:

- la Regione

- la Provincia

- la Comunità Montana

- l'Ente Parco, ove c'è

- l'ATO

- altri soggetti istituzionali o paraistituzionali.

Questo con il risultato di sovrapposizioni e quindi di complicazioni e anche di sprechi.

Umiltà

Un bel tacer non fu mai scritto. Non si addice alla democrazia questo estratto di saggezza popolare perché la democrazia vuole che invece si parli e ci si confronti. Se ne addice una interpretazione. Quella che vuole sì che si parli ma avendo prima collegato la bocca al cervello nel senso di avere quantomeno studiato l'argomento che si vuol trattare. Per esempio rispondendo alla domanda posta dianzi e che ripetiamo: "come si pensa di organizzare la situazione successiva in modo tale che i cittadini non ne abbiano a soffrire?".

a.f.

Frizziero
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