La nostra provincia e i sondaggi del prof. Mannheimer – Montecitorio, la relazione Bressa

La stragrande maggioranza dei valtellinesi non vuole lo scippo della Provincia - Relatore on. Bressa: OK alle Province montane

Da Milano, sede dell'Unione Province Lombarde. In provincia di Sondrio la stragrande maggioranza dei cittadini non solo vuole la Provincia, ma la vuole con maggiori poteri, più autonoma e con la possibilità di utilizzare le risorse del territorio; vuole inoltre poterne eleggere direttamente i rappresentanti. Questo lo spaccato che emerge dal sondaggio ISPO “Le Province lombarde fra presente e futuro: il caso della Provincia di Sondrio” presentato oggi a Milano dal Presidente dell'Unione delle Province Lombarde (UPL) Massimo Sertori e dal Prof. Renato Mannheimer.

“Un dato molto importante – ha commentato Sertori - soprattutto se riferito agli atteggiamenti della politica che, in materia di Province, sembra tenere l'opinione pubblica in una considerazione tale da arrivare talvolta, in suo nome, a calpestare persino la Costituzione. Ebbene, al Governo centrale dico non solo di registrare l'opinione pubblica dei valtellinesi e valchiavennaschi, che è chiara e non lascia ombra di dubbio, ma di tenerne conto in sede legislativa”.

I numeri

In particolare, dal sondaggio ISPO emerge che “Il Presidente della Provincia di Sondrio Massimo Sertori è conosciuto da circa 8 cittadini su 10. Sempre 8 cittadini su 10 affermano che il Presidente della Provincia dovrebbe continuare ad essere eletto direttamente dai cittadini. La maggioranza assoluta (75%) degli abitanti di Sondrio e Provincia è poi convinta che la Provincia dovrebbe avere maggiore autonomia e dovrebbe poter utilizzare le risorse provenienti dal territorio. Altrettanto ampia la quota (77%) di chi pensa che la Provincia non sia solo un organo amministrativo, bensì rappresenti la storia, l’identità, la cultura e le tradizioni del territorio e che, pertanto, debba essere mantenuta”.

E allora?

“Se questo è il dato di Sondrio – ha spiegato Sertori – è lecito insinuare il dubbio anche relativamente alle altre Province lombarde. Perché non è affatto scontato che l'opinione pubblica sia favorevole all'abolizione delle Province. Soprattutto in Lombardia, dove le Province, insieme ai Comuni, esercitano la maggioranza delle funzioni amministrative.

 

Vogliamo il caos?

Non tutte le Province sono infatti uguali: le Province lombarde, a differenza delle altre, svolgono oltre 200 funzioni delegate dalla Regione. Per questo eliminarle significherebbe generare il caos istituzionale. Non siamo contrari ad una riforma del sistema istituzionale, che anzi è indispensabile: le Province lombarde sono pronte a discuterne e anche a rivedere gli attuali confini delle Province e a ridurne il numero. In particolare le Province lombarde sono d'accordo sulla necessità di una semplificazione: ci sono in Italia circa seimila enti di secondo livello che sono nati negli anni e che certamente non sono sinonimo di efficienza!”

Un'osservazione confortata anche dal dato del sondaggio ISPO secondo cui, escluso un 25% di astenuti, il 59% degli intervistati pensa che da abolire in via prioritaria siano enti come consorzi, enti di secondo livello locali, uffici periferici di Stato e agenzie della Regione, e non invece le Province, in favore della cui abolizione si esprime solo il 16%.A Montecitorio

Lunedì 2 dicembre, nella parte antimeridiana della seduta, si è svolta la discussione generale del disegno di legge recante disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni (C. 1542-A), e delle abbinate proposte di legge Melilli; Guerra ed altri (C. 1408, C. 1737). Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

La I Commissione Affari costituzionali, in sede di Comitato dei nove, ha iniziato l’esame degli emendamenti al provvedimento di cui sopra (C. 1542 e abb.-A - rel. Bressa, PD).

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO GIANCLAUDIO BRESSA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 1542-A

  GIANCLAUDIO BRESSA, Relatore per la maggioranza. Il disegno di legge n. 1542-A detta un'ampia riforma in materia di enti locali, prevedendo l'istituzione delle Città metropolitane, la ridefinizione del sistema delle province ed una nuova disciplina in materia di unioni e fusioni di comuni.

  Il testo originario del Governo, adottato come testo base, è stato ampiamente riscritto nel corso dell'esame in sede referente.

  Il Capo I (articolo 1) reca disposizioni generali.

  L'articolo 1, dopo aver indicato l'oggetto del disegno di legge (comma 1), reca le definizioni di città metropolitane, di province e di unioni di comuni (commi 2-4), dettando altresì alcune disposizioni in materia di unioni di comuni.

  Le città metropolitane sono riconosciute quali enti territoriali di area vasta, con le seguenti finalità istituzionali generali: cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano; promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione; cura delle relazioni istituzionali afferenti il proprio livello, comprese quelle a livello europeo (comma 2).

  Le province sono definite quali enti territoriali di area vasta, la cui disciplina è rimessa al capo III del disegno di legge. È ALTRESÌ RICONOSCIUTA LA SPECIFICITÀ DELLE PROVINCE MONTANE, INTENDENDOSI PER TALI LE PROVINCE CON TERRITORIO INTERAMENTE MONTANO E CONFINANTI CON PAESI STRANIERI (COMMA 3).

  Le unioni di comuni sono definite enti locali costituiti da due o più comuni per l'esercizio associato facoltativo di funzioni di loro competenza, al pari di quanto previsto dall'articolo 32 del testo unico sull'ordinamento degli enti locali. Tali unioni sono disciplinate dalle disposizioni del capo V, che apportano modifiche rispetto alla normativa vigente in relazione alla composizione e alla formazione degli organi. Resta fermo l'obbligo dei comuni al di sotto di 5.000 abitanti, previsto dal decreto-legge 78/2010, di esercitare in forma associata le funzioni fondamentali, ad eccezione di quelle relative all'anagrafe tramite unione di comuni o convenzione. In tal caso, non rilevano, ai fini del patto di stabilità, le voci relative al finanziamento delle spese gestite in convenzione nei bilanci dei comuni capofila di convenzioni. L'ultimo comma dell'articolo 1 modifica il timing per l'adeguamento dei comuni all'obbligo di esercizio associato delle funzioni fondamentali (previsto dall'articolo 14, co. 31-ter, decreto-legge 78/2010). In particolare, viene introdotto un termine intermedio al 30 giugno 2014 (che prevede l'esercizio di altre tre funzioni) e viene spostato il termine ultimo dal 1o gennaio al 31 dicembre 2014 (comma 4-6).

NORME SPECIFICHE RIGUARDANO LE PROVINCE MONTANE, cui le regioni riconoscono, nelle materie di loro competenza, forme particolari di autonomia (articolo 11, comma 2). Gli statuti delle province montane possono prevedere, d'intesa con la regione, la costituzione di zone omogenee, per specifiche funzioni e tenendo conto delle specificità territoriali, con organismi di coordinamento collegati agli organi provinciali (articolo 12, comma 7) A tali province sono inoltre attribuite funzioni fondamentali ulteriori rispetto a quelle attribuite alla generalità delle province, riguardanti: a) cura dello sviluppo strategico del territorio e gestione in forma associata di servizi in base alle specificità del territorio medesimo; b) cura delle relazioni istituzionali con altri enti territoriali, compresi quelli di altri Paesi, con esse confinanti e il cui territorio abbia caratteristiche montane (articolo 15, comma 1-bis). . 

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