Le mamme del mondo

E' la loro Festa. I/le figli/ie se ne ricordino - In calce l'indirizzo per l'ascolto

(Maria de falco Marotta & Team)   La mamma, in tutte le culture globali, per quanto l’uomo cerca di tenerla al “guinzaglio”, è sempre la preferita. Se non altro che per almeno nove mesi, porta il pargolo/a nella sua pancia che diventa più preziosa degli ultimissimi modelli tecnologici per preservare e far crescere la vita.
Infatti, se leggiamo di qua e di là, ci rendiamo conto come la mamma, come l’amore, la passione, l’odio e la guerra è da sempre stato uno dei temi più cari per gli artisti di tutto il mondo. Poeti e scrittori hanno spesso scritto rivolgendosi alle loro madri, oppure le hanno racchiuse in struggenti e ascoltatissimi versi sotto la più alta forma della poesia. Le possibili citazioni sono talmente tante che c’è da perdere la testa. C’è poi da dire che vi sono le musiche o canzoni, dipinti, sculture, film… e tutto ciò che l’affetto e la fantasia per ringraziarla, sono innumerevoli come è impossibile quantificare l’amore dei figli-e.

Le poesie
---Le Mani della Madre
Tu non sei più vicina a Dio
di noi; siamo lontani tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare in te dal manto, luminoso contorno: io sono la rugiada, il giorno, ma tu, tu sei la pianta. ( Rainer Maria Rilke)
---La madre
La madre è un angelo che ci guarda
che ci insegna ad amare!
Ella riscalda le nostre dita, il nostro capo
fra le sue ginocchia, la nostra anima
nel suo cuore: ci dà il suo latte quando
siamo piccini, il suo pane quando
siamo grandi e la sua vita sempre (Victor Hugo)
---La mamma
La mamma non è più giovane
e ha già molti capelli
grigi: ma la sua voce è squillante
di ragazzetta e tutto in lei è chiaro
ed energico: il passo, il movimento, lo sguardo, la parola. (Ada Negri).
---La madre
E il cuore quando d’un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d’ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all’eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m’avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d’avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro ( Giuseppe Ungaretti).
---La Madre celeste
Vergine madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’eterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti si’, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si riaccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’eterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar senz’ali (Dante Alighieri).

Lettera Alla Madre
Mater dolcissima, ora scendono le nebbie, il Naviglio urta confusamente sulle dighe, gli alberi si gonfiano d’acqua, bruciano di neve; non sono triste nel Nord: non sono in pace con me, ma non aspetto perdono da nessuno,
molti mi devono lacrime da uomo a uomo.
So che non stai bene, che vivi come tutte le madri dei poeti,
povera e giusta nella misura d’amore per i figli lontani.
Oggi sono io che ti scrivo:
Finalmente, dirai, due parole di quel ragazzo che fuggì di notte
con un mantello corto e alcuni versi in tasca.
Povero, così pronto di cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo.
Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti che
portavano mandorle
e arance, alla foce dell’Imera, il fiume pieno di gazze, di sale,
d’eucalyptus.
Ma ora ti ringrazio, questo voglio, all’ironia che hai messo sul  mio labbro,
mite come la tua. Quel sorriso m’ha salvato da pianti e da dolori.
E non importa se ora ho qualche lacrima per te, per tutti quelli che come te
aspettano, e non sanno che cosa.
Ah, gentile morte, non toccare l’orologio in cucina che batte
sopra il muro
tutta la mia infanzia è passata sullo smalto del suo quadrante, su quei fiori dipinti: non toccare le mani, il cuore dei vecchi.
Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà, morte di pudore.
Addio, cara, addio, mia dolcissima Mater (Salvatore Quasimodo).

Preghiera alla madre
Madre che ho fatto soffrire
(cantava un merlo alla finestra, il giorno
abbassava, sì acuta era la pena
che morte a entrambi io mi invocavo) madre
ieri in tomba obliata, oggi rinata
presenza, che dal fondo dilaga quasi vena
d’ acqua, cui dura forza reprimeva, e una mano le toglie abile o incauta
l’impedimento; presaga gioia io sento
il tuo ritorno, madre mia che ho fatto, come un buon figlio amoroso, soffrire.
Pacificata in me ripeti antichi
moniti vani. E il tuo soggiorno un verde
giardino io penso, ove con te riprendere
può a conversare l’anima fanciulla,
Inebriatasi del tuo mesto viso, sì che l’ali vi perda come al lume
una farfalla. È un sogno
un mesto sogno; ed io lo so. Ma giungere
vorrei dove sei giunta, entrare dove
tu sei entrata
— ho tanta
gioia e tanta stanchezza! —
farmi, o madre
come una macchia della terra nata
Che in sé la terra riassorbe ed annulla (Umberto Saba).

 Abbiamo preferito dire “parole”, piuttosto che altro.
Siamo talmente in un mondo tormentato e difficile da comprendere che facciamo fatica a capire qual è ora il ruolo della mamma.
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Mamma - audio - dedicato a tutte le mamme dal giornale. L'indirizzo per l'ascolto

https://www.youtube.com/watch?v=ErYpaa4omWA

 

 

Maria de falco Marotta & Team
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